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Il chioschetto dell'ebook propone:

domenica 31 marzo 2013

Il nostro marchio di qualità






Dedichiamo questo breve post per comunicare a tutti i nostri lettori che finalmente www.scrittorindipendenti.com ha deciso di fare il grande passo.

Oltre alle solite news, articoli e recensioni sul mondo dell'autopubblicazione, il nostro blog diventerà anche un "marchio di qualità", ossia un etichetta volta a garantire il buon livello dell’opera autoprodotta cui verrà concessa.

A tal fine abbiamo allestito un apposito "Comitato di Lettura", e poiché riteniamo che tale attestato possa essere conferito unicamente dai lettori finali, invitiamo chiunque di voi volesse aderire al progetto a farsi avanti sul nostro forum.

La nostra vuole essere un'iniziativa assolutamente trasparente, con un duplice fine:

·        aiutare i lettori a reperire testi ben scritti, "marchiandoli" e garantendo in tal modo uno standard di qualità uniforme fra gli stessi;
·        promuovere gli autori meritevoli, raggruppandoli sotto l'egida del nostro marchio.

A tal fine la paginetta Scritti dello Staff, verrà presto sostituita da quella "Marchio di qualità" nel quale inseriremo i primi lavori che hanno superato le nostre "selezioni".

A presto e intanto buona Pasqua a tutti!


martedì 26 marzo 2013

Strategia di Scrittura nº9: Dal familiare all’inconsueto, e viceversa

Gran parte del materiale di questo articolo - esempi esclusi - è tratto e/o riadattato dal manuale “Writing Tools” dell’insegnante di scrittura Roy Peter Clark, che ringrazio immensamente!

Il liquido scorre denso, salato, sulla mia pelle. Gli occhi mi bruciano, ciglia incollate come vecchia carta da parati. Il rivolo scorre fino alla punta del mio naso, forma una cateratta, quindi una pozza paludosa tra i peli del mio labbro superiore. Mi entra in bocca, lo sputo, lo ingoio un’altra volta. Maledetto il giorno che ho scelto l’Africa per le mie vacanze estive.
(Malgrado la pochezza del mio stile) nota come qualcosa di comune e familiare, tipo il sudore sulla pelle in una giornata d’afa opprimente, possa uscire trasformato dalla penna di chi scrive.

È un po’ quello che fanno i cineasti con uno zoom estremo o con un’inquadratura obliqua: tramutano la normalità in un mondo strano, misterioso, eccitante. Attraverso il filtro magico della prosa, uno scrittore può raggiungere lo stesso risultato, distorcere le lenti, mostrarci la più comune delle realtà in un modo totalmente nuovo.

Spesso, però, ci troviamo a fronteggiare il problema opposto: prendere ciò che è strano, complesso, oscuro, e renderlo comprensibile, se non addirittura familiare, per mezzo del potere della spiegazione.

Un esempio:

Il quesito propone l’abrogazione parziale della norma che stabilisce la determinazione della tariffa per l’erogazione dell’acqua, nella parte in cui prevede che tale importo includa anche la remunerazione del capitale investito dal gestore.
Wow. Una rapida occhiata, seguita da altre venti, e so già più o meno come votare... o no?

Non sarebbe stato meglio stampare sulla fredda scheda del referendum qualcosa del tipo:

Le aziende dell’acqua ricevono mensilmente una certa quantità per recuperare le spese del loro investimento iniziale. Questa quantità è sommata alla tariffa pagata dall’utente nella bolletta. Volete annullare, a partire da oggi, l’imposizione di questa quantità aggiuntiva?
Ho aggiunto mezza riga all’estensione del testo, ma in compenso ho spezzato il lungo periodo in tre più brevi e di più facile comprensione. Ho usato termini comuni, privi di tecnicismi. Mi sono rivolto al lettore con una domanda diretta e chiara.

Quando la nostra missione è spiegare qualcosa - che sia una legge cavillosa promulgata dal crudele principe Hilarius, una macchina volante a vapore, o un codice crittografato di ultima generazione - dobbiamo sempre aver presente il livello del nostro pubblico e scrivere di conseguenza. Un linguaggio molto tecnico e complesso può sveltire le cose quando si comunica con un gruppo chiuso di specialisti, ma nel caso generale è consigliato semplificare i punti di complessità con frasi, paragrafi, e persino parole più corte e meno astruse - appunto :)

Astorius studiò a lungo il marchingegno e comprese che per far sì che riempisse la vasca di acqua calda, era necessario girare contemporaneamente le due leve, in modo che il vapore rovente scaturisse dalla tubazioni per poi condensarsi in liquido sul soffitto di metallo. Così fece, con l’aiuto del suo servo, poi restò ad attendere che la vasca fosse piena.
Che fatica leggere ‘sta roba! Così sarebbe stato ben più interessante:

Astorius studiò a lungo il marchingegno.
- Aiutami - ordinò al suo servo - Gira quella ruota, mentre io giro quest’altra.
Avvertì il tremito del vapore rovente che scorreva per i tubi. Il primo refolo salì fino al soffitto, dove il contatto con il gelido metallo lo trasformò in gocce d’acqua pura. Le gocce caddero dentro la vasca, prima cento, poi mille, poi un milione. Presto sarebbe stata piena.
Hai difficoltà ad esprimere un concetto o a descrivere una scena nel tuo testo? Fermati a pensare, studia e fa’ ricerche se necessario, per toglierti ogni dubbio. Poi usa un linguaggio semplice, cambia la prospettiva se necessario, traduci la “durezza” del fatto in un testo morbido e di agevole lettura.

Facile a dirsi, difficile a farsi. La semplicità non viene servita su un vassoio allo scrittore. È frutto dell’immaginazione e della tecnica, un effetto creato col sudore della fronte...

L’esercizio, come sempre, ci aiuterà!

  • Recupera un testo di difficile comprensione, denso di informazioni complesse e mal distribuite, come un contratto legale o un formulario di tasse. Studia la lunghezza delle parole, delle frasi, dei paragrafi. Cos’hai scoperto?
  • Ripeti il processo con un tuo testo, prova a semplificare i passaggi troppo complicati.
  • Ispirati a testi dove un argomento complesso sia trattato in modo semplice ed efficace, per esempio libri o riviste di divulgazione scientifica.

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martedì 19 marzo 2013

Strategia di Scrittura nº8: Simmetrie e giravolte

Gran parte del materiale di questo articolo - esempi esclusi - è tratto e/o riadattato dal manuale “Writing Tools” dell’insegnante di scrittura Roy Peter Clark, che ringrazio immensamente!

Quando vuoi esprimere una sequenza di concetti in parallelo, niente di meglio che utilizzare strutture in parallelo: il ritmo è garantito. Ecco un esempio ben pompato:

- Venite a me, grandi guerrieri di Orebor! - tuonò il Diseredato, davanti alla sua tenda - Venite a me, superbi incantatori di Lunydia, gagliardi nani di Kartúk, nobili arcieri di Ylomár, e soprattutto voi, domatori di cavalli della steppa senza fine!
La ripetizione tambureggiante delle strutture, dal “venite a me” ai vari “grandi guerrieri”, “nobili incantatori” (sempre aggettivo + sostantivo), traina il discorso dell’oratore, dà origine a una vigorosa onda di ritmo e persuasione.

Se sei stato attento, avrai notato come l’ultima frase, da e soprattutto voi in avanti, sfugga alla cadenza generale. Anche questo è voluto: stabilire un ritmo chiaro, portante, ripetitivo, per poi variarlo all’improvviso.

La rottura occasionale non distrugge l’armonia del testo, ma l’arricchisce, e può dar enfasi a un elemento del discorso - nel caso dell’esempio, ho immaginato che il Diseredato sia accampato nella steppa con il suo modesto seguito, e per questo intenda arruffianarsi quanto prima le tribù dei nativi!

Proviamo con un altro esempio, più sobrio:

Nulla da dire sul massacro del bestiame, nulla da dire sull’inganno di McMunroe, nulla da diresulla viltà dello sceriffo... Ma mia figlia proprio no, non la dovevano toccare.
O ancora:

Talia lavava, strofinava, cuciva, rammendava, poi cucinava, serviva, sparecchiava, e a notte fonda scaldava il letto del barone.
La monotonia dei verbi all’imperfetto sprofonda la disgraziata Talia in una spirale di triste ripetitività, senza apparente via d’uscita. E a notte fonda, una sgradevole incombenza attende tanto lei quanto il lettore, introdotta da un inatteso cambio di struttura.

“Boom, boom, boom” va bene, ma in molti casi “Boom, boom, bang!” va ancora meglio!

Superman non si erge a difesa dei deboli per “verità, giustizia, e patriottismo”, bensì per “verità, giustizia, e il modo americano” – fa incazzare, eppur funziona!

In altri casi, la variazione di ritmo rischia di essere nociva, come un buco in autostrada: immaginatevi “fede, speranza e compromesso con la responsabilità sociale”, invece di “fede, speranza e carità”.

O se Lincoln avesse scritto di un governo “del popolo, dal popolo, per l’intera nazione a stelle e strisce”, al posto dell’efficacissimo e universale “del popolo, dal popolo, per il popolo”!

Buon senso, rilettura e un po’ di orecchio musicale possono aiutarci a schivare queste insidie.

Per esercitarci:
  • Cerca strutture parallele nei romanzi e negli articoli di giornale, prova a comprendere l’effetto che hanno sul lettore.
  • Nei tuoi testi, cerca situazioni dove l’uso di strutture parallele possa creare impatto sul lettore.
  • Per divertirti un po’ e aguzzare l’ingegno, prendi detti e slogan “paralleli” e prova a cambiare l’ultimo elemento: per esempio, “John, Paul, George, e quel tizio baffuto che suona la batteria”, o “Qui, Quo, e quell’altro”. La violazione occasionale del parallelismo può dar vita a un simpatico sbilanciamento umoristico.

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domenica 17 marzo 2013

"Five Fingers" di Luca Barbieri [Rating 6]





TITOLO: "Five Fingers"
AUTORE: Luca Barbieri
GENERE: Weird Western
PAGINE: 172
RATING: 6/10
Link Acquisto









Riprendo il sentiero che mi ha condotto ad esplorare il panorama weird western italico, presentandovi l’antologia di Luca Barbieri dal titolo Five Fingers.

Si tratta di una raccolta edita da Il Foglio Letterario, in cui verremo condotti nel west più selvaggio, dove il confine fra realtà e soprannaturale è più tenue, e le leggende più cupe non hanno difficoltà a sostituirsi ad una realtà gia di suo cruenta e spaventosa.

·       Polvere di legno nero
·       L'antico credo degli insepolti
·       Vivere da uomini, morire da topi
·       Cicatrici di roccia sopra l'anima di un assassino
·       Ciò che il Banshee porta con sè

Cinque racconti dedicati alle cinque dita utilizzate per impugnare una colt.
Un avviso: non c’è argine alla brutalità delle descrizioni offerteci dall’autore presentandoci racconti che possono essere annoveranti come veri e propri horror calati in una scenografia western, quindi meglio per i deboli di cuore tenersi alla larga.
Prima di tutto però un paio di appunti che non posso esimermi dal muovere al prodotto confezionato dal “Foglio Letterario”.



Mi sono preso la briga di leggere la storia di questa casa editrice e indubbiamente ne condivido spirito e passione, però devo altresì ammettere che quanto messo in pratica lascia parecchio a desiderare.
Il libello di Barbieri (172 paginette), costa ben 15 euro pur essendo un formato tascabile. Non bastasse questo, il testo abbonda di refusi e non è neppure disponibile in ebook.
Questo per quanto concerne gli aspetti “collaterali” del libro.
Purtroppo anche il contenuto dello stesso non è brillante, alternando racconti ben scritti ad altri decisamente amatoriali e mescolando anche all’interno dello stesso racconto strali brillanti ad altri appesantiti dall’uso di frasi ipertrofiche con secondarie a profuzione.
Una tale disomogeneità purtroppo rende difficile valutare l’opera nel suo complesso, poiché a mio avviso potrebbe derivare anche da miglioramenti in itinere dell’autore che quindi non mi sento assolutamente di bocciare.
Sarebbe interessante sapere ad esempio se il racconto “Polvere di legno nero“ sia stato scritto tempo prima di “Ciò che il Banshee porta con sè”, perché la prosa di Barbieri mi pare molto cambiata, in meglio.
Sta di fatto che un attento editing ad opera del Foglio Letterario avrebbe dovuto smussare queste differenze che appaiono del tutto evidenti.
Lo stile di Barbieri risulta a mio giudizio parecchio pesante e barocco, zeppo di aggettivi inutili, avverbi e paroloni che rendono alcune scene troppo “cariche”, ottenendo l’effetto opposto di quello cercato dall’autore. Sì perché i racconti hanno nell’atmosfera il loro punto di forza.
La capacità di evocare spettri capaci di smuovere l’animo del lettore, supera di gran lunga la brillantezza della trama stessa, che invero risulta spesso piatta e priva di guizzi decisivi.
I finali, ma qui parliamo di gusto personale, sono poco convincenti. In quasi tutti e cinque i racconti mi sono ritrovato con l’amaro in bocca di una conclusione scontata o senza verve alcuna, come trovandomi innanzi ad una fiaba che finisca con il solito “e vissero tutti felici e contenti.”, nonostante in Barbieri, il finale sia l’esatto opposto, trasudando sconforto e assenza di speranza. Il che sarebbe magnifico, un degno coronamento al clima cupo che l’autore riesce a imbastire quando non eccede nel voler mostrare la sua sicura preparazione.
Un peccato perché l’ambientazione è decisamente riuscita e i personaggi altrettanto calzanti. Dialoghi degni di nota e fortemente caratterizzati rendono queste parti assolutamente godibili, aumentando il rammarico per le parti meno riuscite.
Insomma una raccolta ricca di luci ed ombre.
Voto 6 quindi, una sufficienza ottenuta sicuramente più per i meriti dell’autore che dell’editore.

martedì 12 marzo 2013

Strategia di Scrittura nº7: Vacci piano coi gerundi!

Gran parte del materiale di questo articolo - esempi esclusi - è tratto e/o riadattato dal manuale “Writing Tools” dell’insegnante di scrittura Roy Peter Clark, che ringrazio immensamente!

Andando per le vie di Altanya, Cougar si stava rendendo conto che da quelle parti le cose erano cambiate. Pensandoci meglio, forse era il caso di far visita al saloon, scoprire un po’ di novità bevendo un goccio.
Avrai notato come l’uso troppo spinto del gerundio rallenta il passo e appesantisce il testo. Perché caricarci di tanto bagaglio extra, quando possiamo ricorrere alle armi del presente e del passato semplice, o del verbo all’infinito?

Mentre andava per le vie di Altanya, Cougar si rese conto che da quelle parti le cose erano cambiate. Forse era il caso di far visita al saloon, per bere un goccio e scoprire un po’ di novità.

Il periodo fila più liscio in questo modo, no?

Oddio, forse ho un tantino esagerato, il primo “andando” poteva starci senza troppi drammi. Nel caso di “pensandoci”, ho persino strappato via la frase: spesso il gerundio è un segnale di ridondanza o “parte inutile del testo”.

- Fammi causa - disse Jackobson, scoprendoi denti in un sorriso.
- È proprio quello che farò! - rispose Sally, tremando dalla testa ai piedi.
- Vacci con calma, ti verrà un infarto - disse l’avvocato ridendole in faccia.
Non so a te, ma a me suona come una filastrocca: -endo, -ando, -endo, sembra quasi una partita di ping pong! Proviamo a variare un poco:

- Fammi causa - disse Jackobson, scoprendoi denti in un sorriso.
- È proprio quello che farò! - rispose Sally. Tremava dalla testa ai piedi.
L’avvocato le rise in faccia: -Vacci con calma, ti verrà un infarto.
Il primo gerundio l’ho lasciato, gli altri li ho trasformati in tempi semplici - si dice così?!? - poi ho cambiato la posizione del verbo “ridere” per modificare il ritmo.

Il consiglio generale è di non esagerare. Non preoccuparti dell’uso strategico e occasionale del gerundio, evita solo di farcire il testo di -ando, -indo, -endo...

Ognuna di queste sillabe è un peso in più da sopportare per il testo e gli farà del male, specie se già traballa su gambe malferme. È il cugino meno stronzo degli avverbi.

Un po’ di pratica:
  • Leggi uno qualsiasi dei miei arcinoti libri e fa' strage di gerundi! No, vabbé, ci metteresti un anno... Prima o poi ci penso io :))
  • Va’ a caccia di gerundi nei tuoi testi: com’è l’uso, moderato, normale, eccessivo? Fai le necessarie revisioni. “Kill your babies”, insegna l’amico Sthepen King, sempre solare e allegro.
  • Quando leggi un passaggio difficile di un testo, conta i gerundi. Se ce ne sono troppi, prova a cambiare mentalmente la struttura della frase.
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