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domenica 18 dicembre 2022

Recensione: Anabasi Project, il lato oscuro del metaverso di Andrea Zanotti [Rating 8] - recensione a cura di Peg Fly

 


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Opera: Anabasi Project: Il lato oscuro del metaverso

Autore: Andrea Zanotti

Genere: distopico

Prezzo: ebook 3,99 - cartaceo 14,50

Target: Young/adult

Anno: Pubblicazione indipendenti (23 September 2022)

Rating: 8

Sinossi:

Anabasi Project è un potente gioco, una realtà virtuale che va oltre i confini dell’umano, regalando il Paradiso ai vincitori e condannando i perdenti all’Inferno. Chi è coinvolto in questa sfida metterà in palio la sua stessa anima e andrà incontro a una spietata realtà.


Recensione:

Anabasi Project è l’ultima creatura di Andrea Zanotti, un distopico che affronta il tema del Metaverso attingendo spunti dalla Cabala e dal Cristianesimo. Un esperimento con il quale ha voluto tornare alle origini della sua passione per la scrittura, realizzandolo in autonomia, gestendo il processo creativo interamente. Alla fine si ritiene soddisfatto.

Cos’è il Metaverso?

Spiegazione dovuta ai lettori del bravissimo autore:

Il metàverso non è altro che un concetto di spazio online, 3D e virtuale che collega tra loro gli utenti, in tutti gli aspetti della loro vita. Questo concetto porterebbe al collegamento di più piattaforme tra loro, proprio come al giorno d’oggi Internet, tramite un unico browser, permette l’accesso a diversi siti web. 

Il concetto è stato sviluppato nel romanzo fantascientifico Snow Crash di Neal Stephenson nel 1992. Tuttavia, sebbene in passato l’idea di un metaverso fosse solo finzione, ora sembra che potrebbe diventare realtà in futuro. A grandissime linee, il romanzo Snow crash racconta la storia di Hiro, un corriere/haker squattrinato che consegna pizze per conto della mafia e che nel tempo libero cerca di alzare qualche soldo extra vendendo informazioni private a una società nata dalla fusione della CIA e la Library of Congress. E queste informazioni le recupera nel Metaverso, una sorta di realtà virtuale alla Second Life.

Il metaverso sfrutterà la realtà aumentata, dove ogni utente sarà in grado di controllare un personaggio o un avatar.

Il metaverso non esiste ancora del tutto, ma alcune piattaforme contengono alcuni elementi che si avvicinano molto a questo concetto. I videogiochi offrono attualmente l’esperienza di metaverso più vicina a questa idea. 

Ora veniamo a noi.

“Una profferta al giorno per edificare il Regno dei Cieli e una per guadagnarti l’accesso.” Così cantilenano incessantemente le pubblicità chimeriche per promuovere Anabasi Project, la più popolosa realtà virtuale online.

Possibile che miliardi di giocatori abbiano risposto all’anacronistico lancio pubblicitario del proprietario della Fanasol Corporation? Oppure è l’effetto dei Doppi Dollari, offerti in premio a smuoverli? Un gioco che permette la scalata sino alle porte del Paradiso, capace anche di spalancare quelle dell’Inferno. Un viatico verso un transumanesimo che può essere liberatorio, oppure una condanna per l’umanità?

A cimentarsi nell’impresa di sollevare i veli sull’inconoscibile, un bibliotecario, una madre che ha visioni celestiali, un’adepta del portatore di Luce e un ex alcolizzato.

Fra scenari distopici ed echi di leggende esoteriche vecchie di millenni, ciò che verrà a galla sarà una spaventosa verità.

La vasca di deprivazione sensoriale è uno strumento perfetto per godere appieno delle potenzialità di Anabasi Project, che non è altro che un importante gioco, di una realtà virtuale che supera i confini dell’umano, regalando il paradiso ai vincitori e l’inferno ai perdenti. Chi sarà coinvolto in questa sfida metterà in gioco la sua stessa anima e andrà incontro a una spietata realtà.

Il libro inizia con riferimento a Jacques Ellul, Anarchia e Cristianesimo e prosegue con il primo capitolo, con il quale l’autore ci introduce in media res in quelle che sono le tematiche della storia.

Le parole danzano soffermandosi su simboli e oggetti come pergamene illuminate dalla luce soffusa delle candele. Un personaggio misterioso e quanto mai ascetico: Niccolò, che contempla la Sephirah Kether dall’aspetto di una corona reale, quella della Creazione, sede dell’Arcangelo Metatron e motore della vera Magia. 

Comprensione, Saggezza, Forza, Misericordia, Bellezza, Gloria, Vittoria, Fondamento, Regno. Queste sono le tematiche all’interno di tale romanzo distopico senza veli e affascinante, dove le parole scorrono sotto gli occhi del lettore con il potere di incantare trascendendo dalla realtà dalla vita di noi mortali. 

Irresistibile il riferimento al diagramma dell’Albero della Vita che racchiude l’intero creato e che emana un fascino trascinante. Ci sono demoni che attaccano il Necromanteion e chi cerca di difenderlo.

La riforma è importante per poter consumare e riallineare, questo è il destino che aspetta a un eretico come il nostro personaggio. Deve fare attenzione a non farsi scoprire, è costretto a tenere per sé i suoi pensieri sacrileghi. Perché lui sa che il male esiste in ogni dove. E le domande gli arrovellano il cervello e lo inducono a meditare a lungo. Niccolò riesce a comprenderlo con chiarezza, nonostante non sia la prima volta. Tuttavia, a un certo punto il percorso intrapreso nelle sue ricerche prende una svolta decisiva. Se ne rende conto quando l’Albero della Vita cabalistico che ha di fronte a sé lo scopre sotto una luce diversa. Già. Sono le Leggi dell’Universo in esso contenute che ora gli appaiono più oscure del solito, come se tutto ciò che aveva esplorato fino ad allora, si fosse modificato lasciandolo senza punti di riferimento su cui appigliarsi. I pensieri di Niccolò si perdono nella brillantezza della Sephirah, il cui colore rosso carminio lo destabilizza, ma è a questo punto, che nella sua mente si fa strada un ricordo: alla Sephirah è legato il Dio della Guerra: Marte.

Considerazioni personali: Che dire, la scrittura narrativa di Andrea Zanotti per me non è una novità, ma devo ammettere che con questo romanzo distopico si è davvero superato. 

La parte più consistente e incisiva la troviamo nei dialoghi ottimamente impostanti all’interno del testo.

Le descrizioni degli ambienti non scendono mai nel banale e nemmeno sono da considerare ponderose o scontate. Molto aiuta alla lettura i periodi non elaborati ma di una semplicità che accarezza la mente di chi legge.

Il lessico, sebbene in questo testo distopico sia richiesto quello ricercato, a quanto pare, l’autore è riuscito a esprimersi in modo chiaro ed esaustivo.

Superba la caratterizzazione psicofisica dei vari personaggi, che aiutano il lettore a comprenderne gli stati d’animo e le azioni che a mano a mano compiono o sono costretti a compiere.

Inoltre, penso che sia importante capire attraverso le metafore introdotte nel testo, se l’autore voglia mandarci un messaggio o più di uno. Quale? Beh, dovreste leggere il libro per scoprirlo.

Ovviamente, nel domandarvelo dovreste anche rispondere a queste domande introdotte in un testo che ha una consequenzialità logica e mai lasciata al caso. 

Dunque, posso affermare, che non solo un aspetto dell’opera mi ha colpito, ma l’insieme delle tematiche trattate con delicatezza e senso critico che non guasta mai.

La storia in sé non è solo metaverso, ma lascia all’interno dell’animo del lettore emozioni che portano dentro sino alla parola “fine”. Emozioni che ti portano a riflettere, su cosa veramente ci riserverà il futuro (a parte la fredda comunicazione sui social) Così, la prima domanda che mi è venuta in mente leggendo il romanzo è stata questa: Saremmo ancora in grado di sviluppare la giusta empatia che ci servirà a comunicare con gli altri?

Davvero un’opera in cui l’autore riesce a introdurre quel realismo dei cinque sensi sviluppati all’ennesima potenza, e con i quali riesce a proiettarci all’interno di dimensioni spazio/temporali unici, ma non molto distanti dalla realtà.

Il libro, scritto in terza persona, lascia fluire i pensieri dei protagonisti come se fossero all’interno di una pellicola a volte in bianco e in nero altre volte in un’esplosione poliedrica di colori affascinanti e abbaglianti, in cui si viene a creare una certa empatia tra lettore e narratore, grazie appunto alla descrizione perfettamente sequenziate dall’autore.

Non mancano, poi, le scene cruente nelle quali si mescolano quelle dell’amicizia, sensazioni emozionali del rapporto umano e dell’amore. La suspence si evince dallo scorrere della narrazione, dalle immagini ben delineate e paesaggistiche dei luoghi dove la storia è ambientata.

Lo consiglio a tutti gli amanti del genere e non.

Complimenti davvero all’autore. Voto: 8


Peg Fly



lunedì 12 dicembre 2022

Recensione: Rain of Pain, Ricerca di Catarsi nella Vendetta di Maurizio Maltese [Rating 8] - recensione a cura di Dada Montarolo

 


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Titolo: Rain of pain, Ricerca di Catarsi nella Vendetta 

Autore: Maurizio Maltese

Editore: Pubblicazione Indiendente

Rating: 8

Genere: Thriller, hard-boiled

Prezzo: Per la versione italiana Euro 3,89 ebook, Euro 9,14 copertina flessibile, Euro 17,98 copertina rigida.

Per la versione inglese Euro 5,25 ebook; Euro 9,33 copertina flessibile; Euro 18,72 copertina rigida.


Sinossi:

Job Godspeed è uno “sweeper”: un sicario della malavita. Una volta però era un poliziotto newyorkese. Uno dei migliori. Gli strapparono sua moglie e sua figlia e, dopo una vendetta goffa e monca, rinacque sotto le grinfie di un boss potente e manipolatorio, che lo tirò fuori di prigione e lo rese una macchina omicida perfetta.

Un giorno scoprì di essere stato tradito, ed allora il cane da guardia della mala si trasformò in un giustiziere senza pietà.

Questa è una storia di dolore. Non di redenzione, ma di punizione. Alla ricerca di pace interiore con i colpi di pistola. Una mente fratturata ed un animo storpiato cercano la chimera della Giustizia in un mondo corrotto, dove solo la violenza ha voce in capitolo.


Recensione: 

Ho un debito di riconoscenza verso Maurizio Maltese. Senza di lui non avrei conosciuto l’alternative/groove metal, parole che mi rimangono ancora ostiche ma che hanno fatto da chiave per entrare in un mondo musicale finora sconosciuto. Tutto è nato dal titolo del lungo racconto dello scrittore spezzino: quel “Rain of pain” mi rintronava nel cranio, appena ho avuto il testo davanti, ancora prima di leggerlo, ho deciso di avventurarmi alla ricerca dell’origine di una tale scelta titolosa e per istinto mi sono rivolta all’universo delle sette note. 

Uno dei pochi contatti seri con la musica contemporanea l’avevo avuta tempo fa intervistando il maestro Azio Corghi: avevamo parlato a lungo del prologo “Parole gelate” dalla sua opera lirica “Gargantua”, una composizione a metà fra inferno e carnevale, di sofisticata esasperazione. Ritrovarmi alle prese con la band Mudblood e il loro roco sussurio Rain of pain in apertura del brano “Exist or fade” è stata un’esperienza a dir poco singolare. Non so se Maltese si sia ispirato a loro o viceversa, non so se la scelta di quelle tre parolette sia stato un caso fortuito di “corrispondenza di amorosi sensi” fra lo scrittore e i musicisti.

So però che mi hanno riportato alla mente proprio quelle “Parole gelate” del compositore piemontese. Perché il testo di Maltese è crionico, costruito sul ritmo di una pioggia raggelante di apparente assenza di emozioni, inquietante nella rassegnata, lucida costruzione di una catarsi studiata a tavolino, con dissonanze talvolta selvagge, talvolta addomesticate.

Di per sé la storia è quasi banale: un ex poliziotto cerca e trova vendetta per la strage che gli ha distrutto la famiglia. Nella bella, esaustiva introduzione (ma perché molti scrittori non fanno lo stesso? Eviterebbero al lettore rocambolesche evoluzioni fra supposte interpretazioni e dubbi destinati a restare tali anche a fine lettura) Maltese evoca, per esempio, le truci interpretazioni di Bruce Willis e spiana la via all’immaginazione di chi sta per leggere aggiungendo pure altri rimandi corposi a film, personaggi, storie.

Persino i comprimari sembrano scontati: il boss Sullivan irlandese con tanto di barbetta rossiccia (possibile non esistano irlandesi cattivi di nero pelo, vien da chiedersi); il vecchio Walken, killer algido e impermeabile anche alle ferite più mortali; Aeris, la mogliettina perfettina, innocente origine di ogni guaio. Senza dimenticare il gesto tenerello dell’assassino, prossimo a compiere una strage, per salvare una coppia di creaturine che di solito finiscono spiaccicate sull’asfalto; o le sue cazzutissime armi, Deimos e Phobos. O ancora la capacità del protagonista di volteggiare in aria schivando pallottole e coltelli, a metà strada fra Matrix e Zorro. Eppure, in mezzo a tanta ovvietà, Job Godspeed, il protagonista, fin dalle prime righe è un diamante nero di sfavillanti, repentini bagliori nella dolorosità della vicenda e continua a splendere di oscurità fino al gesto finale che non è sconfitta ma, appunto, salvifica catarsi. Sembra quasi, a ultima parola letta, che Maltese abbia volutamente riempito il suo racconto di ovvietà per far risaltare meglio e illuminare con un abbacinante occhio di bue quanto sia difficile trovare soluzione a una tragedia. Qualsiasi tragedia.

Il linguaggio è lineare, tecnico come un manuale d’uso per le armi, a tratti fumettistico tanto le azioni si accavallano, sovrapponendosi in una tridimensionalità che lascia poco all’immaginazione del lettore ed è un bene perché il ritmo della narrazione è eccellente e qualsiasi deviazione distrattiva toglierebbe dinamicità.

Singolare pure l’anticipare, fin dal sottotitolo, l’evolversi della storia, quasi una provocazione rivolta al più classico degli schemi costruttivi di una storia, come se Maltese volesse riscrivere la grammatica della drammaturgia. Ma è questione per ora irrisolta, vedremo in futuro come l’autore evolverà. Qualche piccola sbavatura qua e là, qualche minuscola imperfezione ma nulla che sottragga sostanza al lavoro.

Esiste anche una versione in inglese del racconto, encomiabile iniziativa che speriamo trovi un giusto riscontro, se non altro per premiare lo sforzo di spingersi oltre i confini della nostra lingua con tutti i rischi e le incognite di una tale scelta.

Voto: 8.

martedì 6 dicembre 2022

Recensione: Promessa di sangue di Brian McClellan

 


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Sinossi:

All'indomani del colpo di stato che ha posto fine alla monarchia, Adro si trova paralizzata dalla guerra civile. La sollevazione del feldmaresciallo Tamas ha spedito gli aristocratici corrotti alla ghigliottina e ha finalmente garantito pane al popolo affamato. 

Ma ha anche dato il via al conflitto tra le Nove Nazioni, ad attacchi interni condotti dai partigiani realisti e a una lotta senza quartiere tra i presunti alleati di Tamas – Chiesa, sindacati e mercenari –, dilaniati dalla brama di denaro e potere. Tamas può contare solo su uno sparuto gruppo di fedelissimi, tra i quali il Pulvimante Taniel, abile tiratore nonché suo figlio, e Adamat, ex ispettore di polizia la cui lealtà è messa a dura prova. 

Come se tutto ciò non bastasse, adesso c'è chi parla di presagi di morte e distruzione. Sono solo vecchie leggende sugli dei che si svegliano e tornano a camminare sulla Terra. Nessuna persona appena istruita e sana di mente ci crede più. Eppure dovrebbe…


Recensione:

Promessa di Sangue di Brian McClellan, un fantasy alternativo a lungo atteso. Per la precisione si tratta di un flintlock fantasy, ossia un’ambientazione fantastica con l’innesto di arma da fuoco che utilizzano un meccanismo di accensione a pietra focaia. Per semplificare le cose si può tranquillamente approssimare dicendo che al contrario dei classici fantasy che hanno un retroterra medievaleggiante, questo ha come ispirazione l’epoca napoleonica, con tanto di uniformi e alamari in bella vista. Che dire, a me affascina molto. Non si tratta del primo esperimento uscito in lingua italica. Ricordo con un misto di piacere e rabbia la spettacolare saga di Django Wexler, I Mille nomi, inspiegabilmente troncata e abbandonata al secondo volume da quegli sconsiderati di Fanucci Editore.

Ecco, il punto è proprio questo. McClellan sfodera un buon romanzo, e mi auguro che i tipi della Mondadori, abbiano il buon senso di portare a compimento l’intera saga dei Pulvimanti, ma ci sono degli aspetti che mi sarei atteso fossero meglio sfruttati. 

Che senso ha ambientare la propria vicenda in un’epoca di polvere e pallettoni se non la sfrutti per mettere in campo battaglie campali con eserciti sterminati, corazzieri, dragoni e batterie di cannoni di tutti i calibri? Inspiegabile. 

In Promesse di Sangue l’unico scontro su larga scala è un assedio che viene tenuto piuttosto come sfondo per le vicende principali. A tal proposito consiglierei all'autore di leggersi L'eroe di Trafalgar: Le avventure di Richard Sharpe per farsi un'idea di come possa essere reso in modo superbo un assedio in epoca napoleonica. 

Insomma, Promesse di sangue mi pare un’occasione persa per sfruttare appieno l’elemento cardine e il valore aggiunto più importante di una tale ambientazione.

Di certo il romanzo ha molti altri spunti interessanti, a tratti riesce a sfoderare personaggi realmente imprevedibili, cattivi il giusto, anche quelli che sono i “buoni” per intenderci, e delle “classi” di personaggio abbastanza originali. Certo poi si scade in dei clamorosi eccessi da deus ex machina che fanno porre al lettore molte domande sul dipanarsi di mille avventure per poi scoprire che la soluzione vincente era sempre stata a portata di mano… non scendo più nei particolari per non rovinarvi del tutto la “sorpresa”, anche se non credo che risulterà tale, a meno che uno non legga il romanzo distratto da un tornado che lo sta trasportando nel mondo di Oz. Confido il seguito possa essere migliore, perché, ripeto, i presupposti per creare qualcosa di realmente originale e soddisfacente ci sarebbero proprio tutti.


Andrea Zanotti

domenica 4 dicembre 2022

Recensione: Scienza ritegno di Antonio Pilato [Rating 7] - recensione a cura di Peg Fly

 


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Opera: Scienza ritegno

Autore: Antonio Pilato

Editore:Mario Vallone

Genere: Narrativa contemporanea, weird

Target: Young adult

Rating: 7

Sinossi:

Zaccaria Carrasco vive ad Alma e lavora all’interno di una fabbrica. In seguito a un lutto familiare ha approfondito gli studi sulla percezione. 

Mentre sfoglia alcune pagine per le sue ricerche, l’occhio finisce su una parola, un termine scientifico che lo incuriosisce a tal punto da sembrare quasi un dejà vu: il vocabolo è ‘scoptofobia’ (paura di essere osservati). 

Le poche ore in cui non lavora e in cui non dorme si dividono fra le faccende burocratiche e appassionate letture all’interno della maestosa biblioteca di Alma: è infatti avvenuto proprio in quel luogo il primo incontro, prettamente lessicale, fra lui e la scoptofobia. 

Tra le pagine di un libro antico, Zaccaria trova la storia del piccolo Kopèo: il fanciullo, costretto a seguire gli imponenti moniti dei suoi genitori, con il compito di imparare il ‘controllo’, non come per le discipline umanistiche e con le discipline matematiche, bensì con una tecnica diversa e assai inquietante. 

In quel momento, la curiosità stravince sul buonsenso e continuando a leggere, comprende che quella povera creatura è obbligato a osservare tutto ciò che lo circonda in maniera continua anche di notte.

Un giorno, mentre il piccolo sembra essere sprofondato nel sonno, per rendersi conto dello stato di allerta del figlio, il padre si avvicina reggendo tra le mani un misterioso oggetto: ‘L’imperfetta fusione tra una fisarmonica e un grammofono’...


Recensione:

Di questo autore ho già letto i romanzi: “Bambini scomparsi, e “Incubi grotteschi di esiliati sognatori”, quindi ne conosco lo stile sobrio e la leggerezza della narrazione.

Sulla scia narrativa di Lovecraft possiamo annoverare senza ombra di dubbio Antonio Pilato.

“Scienza ritegno”, è una novella Weird che di grottesco ha molto ma anche perché siamo sulla scia dell’introspezione dell’Io, di come noi esseri umani fino a che punto siamo in grado di guardarci dentro, o allo specchio e riconoscerci per ciò che siamo in realtà, e non ciò che mostriamo agli altri. 

Ho ritenuto la lettura molto fluida dove gli stati d’animo dei personaggi sono messi a nudo, si modificano a ogni passaggio a ogni frase dialogica o meno. A volte si immedesimano con l’ambiente nel quale interagiscono e ne assorbono il cupo, il terrore, il buffo o il grottesco, (Ionesco) dall’inquietudine al surrealismo, il tutto arricchito da un finale degno dei migliori scrittori del genere weird che ti sbalordisce, ti ammalia e ti induce a riflettere su ogni minimo significato nascosto che l’autore abilmente inserisce durante il corso della storia. (Siamo a livelli di psicologia freudiana).

Che dire, un’ottima scrittura Weird dal risultato più che azzeccato. 

Consigliato agli amanti del genere e a chi vuole approcciarsi ad esso.

Nota: Geniale inserire a ogni capitolo le lettere dell’alfabeto greco, voto 7.


Peg Fly



giovedì 1 dicembre 2022

Disfida nr. 157: Amazònia: La mano dello Xsei di Gianvito Cirami VS Richard K. Morgan

 



Titolo opera: Amazònia, la mano dello Xsei

Autore: Gianvito Cirami

Editore: pubblicazione indipendente

Genere: fantascienza/biopunk

Prezzo: 4.99 kindle, 14.99 copertina flessibile, 22.99 copertina rigida.

Sinossi:

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Safe Harbor, la città dove il destino di ognuno è già scritto nei geni. Un pistolero telepatico che non si prende la colpa dei propri errori, una ninja mutante che conosce solo il dovere, un simbionte gentile che deve, ma non può, fare a meno della sua IA, divenuta senziente e pericolosa, non hanno nulla in comune se non il trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. 

Lando, Nue, Temu e HPY finiranno loro malgrado in una cospirazione più grande di loro, tra gli intrighi del Magìster Lisboa, che vuole mantenere una tecnocrazia utopistica ma piena di divisioni, per non ripetere a Safe Harbor gli errori che hanno condannato Vecchia Terra al crollo mille anni prima, e i misteri dell’antica civiltà scomparsa di Amazònia, che solo Raiki, una ragazzina speciale, potrà risolvere. 

Anche a centinaia di anni luce e molti geni di distanza, quello a cui ciascuno anela è scegliersi il proprio destino.

 

Note/Commenti/Finalità dell’autore:

Amazonia è nato un po’ per caso, da qualche scena alla Indiana Jones, qualche B-movie giapponese e parecchio interesse per l’astrofisica e le superterre potenzialmente abitabili. Piano piano ha iniziato a ospitare una società distopica su un pianeta realmente esistente, intrighi politici, segreti alieni, una flora e una fauna mostruose, tecno-ninja mutanti, cyborg simbionti e molto altro.

Nel giro di un anno si è popolato e trasformato in qualcosa di inaspettato in cui, attraverso i conflitti e le voci dei personaggi è stato possibile esprimere molteplici idee: su come la politica spesso non riesce a essere un mezzo per le persone per raggiungere obiettivi nobili, ma diventa il fine per cui si compiono atti ignobili; su come a volte, pensando di fare il bene per gli altri, li si controlla semplicemente, raccontandosi bugie per giustificarsi (Lisboa); su come a volte si fa la cosa sbagliata per le persone giuste (Raiki); su come l’anima sia una sostanza impalpabile che ci definisce e non può essere imbrigliata in una configurazione di 1 e 0 di un cervello sintetico; di come le IA, col libero arbitrio, possano essere pericolose e imprevedibili, a volte più empatiche degli umani; su come il libero arbitrio a volte porti a sbagliare, ma sia uno sbagliare necessario per evolvere; su come a volte l’eccesso di inclusività a tutti i costi porti una mente più rigida e nuovi pregiudizi; sulla perdita del valore della vita umana e l’inaridimento morale; su come, a mille anni e anni luce di distanza, gli esseri umani siano sempre gli stessi, come lo erano nell’antichità e lo sono oggi, solo in forme diverse, ma compiendo gli stessi errori; sull’incomunicabilità che a volte non può essere rotta nemmeno con la telepatia; su come i media e i social possano letteralmente creare dal nulla eventi storici mai avvenuti (eventi di Kolkhis), stravolgendo la vita di molte persone e cambiandone i destini e su come a volte il destino è una forza inarrestabile a cui è inutile e controproducente opporsi, ma va abbracciata.

Insomma, c’è parecchia carne al fuoco. Pur essendo temi seri, ho cercato di trattarli in modo non troppo drammatico, ma in una storia colorata che si muove molto veloce e su più fronti e con parecchia azione, un po’ di noir, parecchio cyber/biopunk, sempre con un occhio alle basi scientifiche e alla plausibilità. Per quanto alcune soluzioni possano sembrare estreme, è tutto plausibile e frutto di numerose ricerche. Ho anche cercato di creare un setting completo ed evocativo, con personaggi piuttosto complementari e in cui ho provato a scavare il più possibile. Amazònia è uno splendido pianeta ridente, diversamente da molta letteratura distopica, l’oscurità e i drammi stanno dentro i personaggi. Buona lettura!

 

Big da sfidare: 




Altered Carbon di Richard K. Morgan

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Andrea Zanotti