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mercoledì 29 marzo 2017

Disfida nr. 35: Mi innamoravo di tutto - Storia di un dissidente di Stefano Zorba


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Titolo: Mi innamoravo di tutto - Storia di un dissidente

Autore: Stefano Zorba

Formato:eBook (epub / mobi / pdf) o Cartaceo

Genere:Noir Distopico

Prezzo: € 4,99 (eBook) / € 10,00 (Cartaceo)

Sinossi:
Un sotterraneo anonimo. Un pavimento in calcestruzzo, polvere, pilastri nudi e vecchi. E sangue.
Un imprecisato servizio segreto italiano ha un prigioniero, un dissidente che si chiama Coda di Lupo. E vuole farlo parlare, con ogni mezzo necessario.
E Coda di Lupo parla, si racconta, scandendo la sua vita sulle note dell’omonima canzone di Fabrizio De André, dall’infanzia e il G8 di Genova fino agli ultimi, disperati anni di resistenza in Val Susa.
Un romanzo che parla di lotta, di resistenza, di Stato, di sofferenza, di morte. E della gioia di lottare, nonostante tutti i sacrifici che questo comporta.
Un romanzo che canta gli dei del nostro secolo, dal secondo dopoguerra ad oggi: il dio degli inglesi, il dio perdente, il dio goloso, il dio della Scala, il dio a lieto fine, il dio fatti il culo. Il dio senza fiato. Dèi falsi, a cui non devi credere mai.
La biografia di un attivista, che come nella Coda di Lupo del cantautore genovese, diventa un archetipo del dissidente, fino al finale. Che è lo stesso della canzone di Faber: chitarra elettrica. Assolo. Fade out

Note/Commenti/Finalità dell'autore:
Il romanzo nasce come risposta all'interpretazione della canzone di Fabrizio De André "Coda di Lupo". 
                                    

Da intepretazione diventa una vera e propria narrazione di un dualismo profondo tra le falangi più estreme e sanguinose dello Stato e chi invece li contrasta, chi dissente; sullo sfondo la lotta No TAV in Val Susa, mentre in primo piano la vita di un uomo comune che non è riuscito a starsene con le mani in mano e ha scelto di combattere le sue battaglie per un mondo più giusto.

Biografia dell'autore:
Stefano Zorba, pseudonimo di Stefano Filippini, nato a Brescia nel 1983 vive a Rezzato in provincia di Brescia. Rapper dal 2001, ha pubblicato quattro album autoprodotti e attualmente sta producendo un progetto con altri rapper di varie nazionalità chiamato “Sons of Babel”. E’ anche un attivista NoTav di Brescia, impegnato da anni nelle lotte ambientali con il Gruppo Antinocività Rezzato e poi con la Rete Antinocività Bresciana. E’ al suo primo romanzo.


Big da sfidare: 



Giancarlo De Cataldo

domenica 26 marzo 2017

Recensione: Le storie di Selot: l'inizio di Perla Giannotti [Rating 6,5]


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TitoloLe storie di Selot: l'inizio


Genere: fantasy

Prezzo: 0,99 Euro

Rating: 6,5/10


Sinossi: Un piccolo marchesato, un territorio quasi del tutto montano, mantiene con fierezza la sua indipendenza pur essendo ormai una provincia periferica del grande regno di Dar. Sulle cime inviolate del monte più alto è sepolto un segreto potente che potrebbe consegnare la vittoria su tutte le terre a chi lo possiede. Var, il Marchese guerriero signore di Atiarav, è chiamato a consegnare questo segreto al re di Dar. Per compiere la sua impresa prende come unico compagno Selot, un giovane frate di quindici anni custode inconsapevole di un enorme potere che affonda le sue radici in una razza estinta e misteriosa. Un orfano vissuto dai primi mesi di vita in un'abbazia della pianura che si estende ai piedi del territorio di Atiarav. I due partono per un viaggio che dovrebbe durare pochi giorni, ma che si trasforma in un'avventura che li unirà in un'amicizia profonda. Un destino comune li trascina in una corsa contro il tempo ad affrontare la più terribile minaccia che si sia mai abbattuta sul popolo di Atiarav.

Le più antiche leggende del marchesato rivivranno e consegneranno la chiave che potrebbe salvare le loro vite e difendere Atiarav dall'annientamento. Incontreranno due amici speciali, un avventuriero d'eccezione e il bambino orfano che ha preso sotto la sua protezione. 
Il cuore di ognuno di loro, il loro coraggio, l'onore e il grande segreto celato negli occhi del giovane Selot li porteranno a non cedere anche nei momenti più difficili, a sfidare il destino, la guerra e la morte. 
Ma il nemico non è solo il regno di Dar; si nasconde anche all'interno del marchesato, tra la paura e l'ignoranza che rende i suoi abitanti vittime di vecchie superstizioni e ostili a tutti gli stranieri, anche quando si battono fino alla morte per salvarli.
Selot inizia così il suo lungo percorso che lo porta ad aprire gli occhi sulla sua incredibile natura e sul mondo. E questo è solo l'inizio.
Questa storia fantasy è dedicata a tutti coloro che tengono alta la testa e sempre vicino i loro sogni.



Recensione: l romanzo di oggi mi ha fatto fare un vero e proprio tuffo nel passato. Si parla di fantasy, scuola classica, orchestrata dall’autrice indipendente Perla Giannotti.
La prima sessantina di pagine, dedicate alla scampagnata dei protagonisti fra boschi e monti, mi ha quasi costretto a desistere, la pazienza non è più una mia dote, ma a posteriori posso confessarvi che sarebbe stato un peccato. La buona scrittura non era stata sufficiente infatti a imprimere quell’attrazione verso la storia, facendomi temere di essere incappato in un romanzo “tedioso”. Sarebbe stato un errore, in quanto l’autrice risulta indubbiamente una piacevole sorpresa. Per esser chiari, Selot è un fantasy classico, vecchio stampo, con una narrazione lineare, e una storia che parte da un punto e si dipana senza particolari scossoni, o artifici quali flashback, mille punti di vista differenti e altre trovate. A questo punto molto dipende dal gusto del singolo. Chi si è abituato a romanzi più “moderni” quali un Trono di Spade, o quelli di Joe Abercrombie, potrebbe trovarsi spiazzato dall’apparente “semplicità” delle vicende esposte.
La parte narrata, nonché le descrizioni dei luoghi, sono decisamente preponderanti rispetto ai dialoghi, ma questo problemino viene attenuato dalla bontà della narrazione della Giannotti. Ve lo segnalo in quanto anche questa caratteristica è molto marcata e può non essere gradita ad alcuni, anche se le descrizioni si mantengono sempre ben fatte e piacevoli e da queste traspare tutto l’amore e la passione che probabilmente nutre l’autrice per i paesaggi montani che così bene vengono illustrati nel corso della narrazione.
Il romanzo scorre rapido e presenta alcuni spunti interessanti, come il misterioso popolo che vive nelle profondità sotterranee e nelle vallate più inaccessibili del mondo generato dall’autrice, tuttavia la base rimane pur sempre la storia del giovane predestinato dotato di poteri soprannaturali. Questa caratteristica unita alla pochezza dei “cattivi” mi fa ritenere il romanzo sia destinato ad un target prettamente adolescenziale. Anche alcune “forzature” mi paiono un po’ eccessive e troppo spudorate per poter attrarre lettori maturi e smaliziati. Incontri apparentemente casuali e fortuiti che si trasformano in eventi risolutori, sono difficili da non poter attribuire all’intervento pesante dell’autore onnipotente per piegare la storia ai propri fini.
Detto questo quindi consiglio il romanzo a chi è in cerca di un intrattenimento leggero, senza troppe pretese e complessità di fondo. Ripeto, la prosa dell’autrice è molto valida e piacevole, alcune trovate sono molto interessanti ed i personaggi sono ben costruiti, ciò che a mio parere manca è quella complessità di vicende e originalità di trovate capaci di ispirare chi si nutre da decenni di fantasy.
Un testo che definirei quindi introduttivo, capace indubbiamente di ispirare ed iniziare nuove leve al fantasy, e un’autrice che ad ogni modo consiglio di tenere sott’occhio, date le indubbie capacità stilistiche e narrative. Realizzazione del “prodotto ebook” pregevole, prezzo simbolico, cover accattivante, editing ben eseguito e curato, nulla da ridire, prodotto assolutamente professionale.
Voto 6,5

lunedì 20 marzo 2017

Disfida nr. 34: ARMA INFERO II di Fabio Carta


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Titolo: "ARMA INFERO – I Cieli di Muareb"
 
Autore: CARTA Fabio
 
 
Data di uscita: 17 Maggio 2016
 
ISBN: 9788894182002
 
Genere: Fantascienza (sub: distopico, military sci-fi, hard sci-fi, space opera, planetary romance)
 
Prezzo: € 1,99 (€2,49 su Google Playstore) 
 
Formato: ebook (ePub, Mobi)
 
Pagine: 700 ca
         
Sinossi:

Quello era il cielo di Muareb, quello vero, senza polvere e venti, terso, pulito, brillante. Non ho mai potuto narrare di questo a nessuno finora. Lo farò a voi.”
 
Lakon e Karan sono divisi. Karan, con l'amata Luthien, si trova a sud nell'esotica e rigogliosa Gargan mentre, Il Mastro di Forgia, prosegue la sua ricerca nelle remote lande boreali. Pur così lontani i nostri protagonisti vedranno intrecciarsi nuovamente le loro storie sullo sfondo di una guerra civile dove, la furia cieca dell’uomo, scatena il potere di nuove e terribili armi. Contro queste barbarie, la cavalleria coloniale, è costretta ad evolversi crescendo e diventando qualcosa di diverso e migliore. Tra intrighi e lotte interne, la Falange, potrà trovare la forza di levarsi sopra le bassezze e i tradimenti del nemico solo grazie a Lakon e alla sua arcana sapienza che la porteranno su in alto fino a solcare i cieli di Muareb.

Note/commenti dell'autore:
Come molti della mia generazione ho subito il fascino del mondo fantasy ed in particolare della narrativa di fantascienza pura e della space opera. La crescente passione per questi generi, ha fatto nascere in me l’ispirazione e la voglia di riversare tutte le mie idee e fantasie su carta che si sono trasformate nel mondo di Arma Infero.
Un mondo immaginifico, lontano, inospitale e brutale; ma state tranquilli, è un mondo che non esiste, perché è fatto solo di parole. Io amo le parole. Per questo sono uno scrittore.
Queste per me sono come i colori sulla tavolozza di un pittore. Si può essere bravissimi ad immaginare racconti come a disegnare opere d'arte ma, ma senza colori nel proprio vocabolario il risultato non potrà che essere banale, ripetitivo, povero. Tutti sono bravi a immaginare e a sognare, tutti riusciamo più o meno ad esprimerci, talvolta persino a gesti. Ma raccontare – e farlo bene – è tutt’altra cosa. Io c’ho provato.
Amo sognare ed evadere da quanto v’è di noioso e banale e squallido. Se proprio devo voltarmi e rivoltarmi in un mondo pessimo, ebbene faccio in modo che quel mondo l’abbia creato io. Muareb, pianeta roccioso nella costellazione dell’Altare, un mondo che non c’è ma che è quanto più verosimile ci possa essere, rispettoso quanto meno delle elementari leggi della scienza, non campato in aria. Fatto di parole e di fantasia, ma seriamente: fantascienza.
La fantascienza è da sempre il crogiolo di ogni mio interesse, l'ambito dove riverso le mie passioni, uno stimolo per le idee, un contenitore intellettuale e il collante fondamentale delle mie ispirazioni, che mi permette di fondere assieme tutte le mie riflessioni quotidiane su tematiche complesse e leggere, generali e particolari. Di tutti i vari generi, categorie e universi creati, la fantascienza è sicuramente quella che maggiormente riesce a dare sfogo al mio estro creativo. E poi sognare come un bimbo di mondi lontani tra le stelle, popolati da mostri alieni e cavalieri spaziali è...semplicemente fantastico. Magico!
Magia? Ma non si parlava di scienza, per quanto fantastica? Eppure persino il maestro della hard sci-fi, Arthur C. Clarke disse una volta: "...Ogni tecnologia sufficientemente avanzata è indistinguibile dalla magia”. Amen.
Ebbene, la scienza è la mia personale magia, è lo strumento fantasy dei miei mondi fantascientifici, con cui sogno di meraviglie impensabili cercando però di rimanere coi piedi ben piantati nel prosaico terreno della verosimiglianza. Come scrittore di sci-fi la scienza ha per me un ruolo fondamentale, collocandosi come il pilastro alla base delle mie idee, il filo principale di tutte le trame e gli intrighi dei miei racconti. L’universo di Arma Infero è l’esempio perfetto del mio rapporto con la scienza, dove ogni mezzo o strumento tecnologico, per quanto fantasmagorico, si basa su solidi principi scientifici che gli conferiscono un senso di realtà e tangibilità; principi che ho dovuto approfondire in lunghe ricerche e non senza difficoltà. Ciò nonostante i risultati ottenuti mi hanno soddisfatto, perché non c'è nulla di più magico di una scienza in grado di meravigliare. Una scienza che non deve per forza essere solo una tra le nobili scienze naturale (c.d esatte).
Secondo me questa è la fantascienza: non si può evocare un prodigio tecnologico senza darne conto al lettore amante del genere, razionalista e curioso per antonomasia, che brama dettagli e spiegazioni! Perché sarebbe come volerne insultarne l'intelligenza sbattendogli sotto il naso uno sciocco gioco di prestigio, quello sì per definizione volto solo a meravigliare con la pretesa di non svelare nessun segreto. Arma Infero è nato di getto, dalla mia personale necessità di metter ordine ad una moltitudine di pensieri ed idee che da molto tempo turbinavano nella mia testa. Il mondo di Muareb è sorto infatti dal desiderio di coniugare due tra le mie più grandi passioni: i miei studi universitari in storia, sociologia e geopolitica con i miei interessi più frivoli e ludici, ossia film, videogiochi, fumetti e romanzi. Mi è sempre piaciuto creare storie, ovviamente di genere fantastico, cosa che fino a questo momento avevo concretizzato solo nei miei giochi di ruolo adolescenziali e in qualche racconto qua e là. Ho sempre scritto per la semplice voglia di raccontare e per la stesura iniziale di Arma Infero non è stato differente.
Poi sono riuscito a pubblicare il Mastro di Forgia, primo episodio di un’ampia cronaca planetaria; e adesso il secondo Volume – I Cieli di Muareb – in attesa del Terzo. L’universo di Arma Infero ha ancora molte tematiche, riferimenti e contesti che saranno approfonditi. State pur certi che c'è ancora molto da dire, ancora molto da raccontare su Muareb.
BIO:Carta Fabio, classe 1975; appassionato di fantascienza ma anche dei classici della letteratura, come i romanzi del ciclo bretone e cavallereschi in generale; laureato in Scienze Politiche in indirizzo Storico - Politico, ha scritto “I Cieli di Muareb” dopo il fortunato esordio con il suo primo romanzo, “Il Mastro di Forgia”, primo volume della saga di Arma Infero. Impiegato, marito e padre di due figli; nei ritagli di tempo concessi dal lavoro e dalla famiglia - abituata a tollerare pazientemente i suoi momenti di evasione nel remoto spazio siderale – Fabio prosegue indefesso nella stesura della sua saga, gettando complotti, guerre ed eroi dalla tastiera sullo schermo del pc, fantasticando sul giorno in cui potrà eleggere la sua passione a professione.


BIG da sfidare




Dunedi Frank Herbert


domenica 12 marzo 2017

Recensione: Il Mesmerista di Andrea Zanotti [Rating 9]


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Titolo: Il Mesmerista 



Genere: urban fantasy

Prezzo: 1,99 Euro

Rating: 9/10


Sinossi: In città è giunto il Circo della Redenzione. Un circo bizzarro. Guitti, odalische e mangiafuoco portano sogni ed eventi luttuosi. 

Una prostituta sacra operante via webchat morta per overdose da stramonio, un direttore di banca fatto a brandelli da un branco di cani e un assessore deceduto per incidente durante uno spettacolo. Questi sono gli accadimenti a spingere il professor Viviano a confrontarsi con il Mesmerista, il signore e padrone del Circo della Redenzione. Quest’uomo inquietante gli parlerà del Dio Denaro, fonte di tutti i mali dell’umanità, e lo coinvolgerà in vicissitudini che ne mineranno ogni convincimento e freno morale. 
Amore, mistero e rivelazioni messianiche... o solo illusioni?


Recensione: Come in una sorta di caleidoscopio vorticante, IL MESMERISTA presenta unalettura critica della realtà attuale, con i suoi conflitti socio-culturali, e allo stesso tempo offre l’evasione che da tali problemi il pubblico a tratti può desiderare.
La trama è in buona parte giocata su questo doppio canale, che dagli interni quotidiani – e finanche grigi – di aule scolastiche e locali fumosi approda ai colori sgargianti e all’atmosfera ipnotica del Circo della Redenzione.
Ciò che colpisce per la sua forza mimetica, e che conferisce alle scene il gusto arcano di un Medioevo alternativo di giullari e maghi, è il linguaggio poliedrico, direi anzi camaleontico. Zanotti sceglie nel prologo un periodare tondo e florido, che nello scontro col reale si fa poi asciutto, lapidario e persino tagliente. Lessico “familiare” e letterario si alternano infatti a seconda dei personaggi e degli ambienti, riproponendo la divisione tematica in un mondo duplice, i cui piani si intersecano misteriosamente. L’uso del latino (“Magister”) indica allora il codice di accesso a una dimensione “altra”, un ponte che congiunge due universi temporali paralleli.
E’ insomma il genere fantasy la vocazione dell’autore, con in più qualche concessione al Noir metropolitano.
Un po’ meno convincenti, perché rigidi o stereotipati, risultano invece i dialoghi incentrati sulla morale manichea di Anfitrione, con quella sua lotta epica contro il dio/demone Denaro, che personificato perde però la sua caratteristica di costruzione culturale dell’uomo stesso, e di conseguenza l’abilità di passare “inosservato” nella coscienza collettiva. Certo un nemico esterno è più facile da combattere.
Ma anche il lettore, che ami trasposizioni ideologiche meno dirette, non può non apprezzare l’imponente travaso culturale che l’autore offre al suo pubblico nella forma arguta di un moderno gioco di ruolo, in grado di ripercorrere una storia millenaria: dalla commedia plautina (il nome stesso di Anfitrione), al Medioevo delle corti e dei comuni (giullare, siniscalco); fino al presente con la sua caratteristica relatività morale, che mina valori basilari quali famiglia e solidarietà.
                                                                                                               Marina Brotto

domenica 5 marzo 2017

Recensione: A.B.E. Alternative Birth Experiment (Futuro Presente) di LUCA FRANCESCHINI [Rating 9,5]


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Titolo: A.B.E. Alternative Birth Experiment 

Autore: Luca Franceschini


Editore: Delos Digital
Genere: racconto sci-fi

Prezzo: 1,99 Euro

Rating: 9,5/10


Sinossi: “Umani, macchine, mostri, esseri viventi: abbiamo uno scopo? Quali sono i confini della nostra esistenza? Quanto vale il nostro diritto a esistere rispetto all'analogo diritto altrui?


Un esperimento genetico fuori controllo. Un cacciatore che lo insegue. Ma cosa stanno cercando esattamente, e a cosa li porterà lo scontro finale? Sullo sfondo di un mondo futuro nel quale umani e macchine subiscono uguale sorte quando non sono più utili, in cui chi viene escluso dalla società vive di stenti e degrado tra gli antichi quartieri fatiscenti, la battaglia fra A.B.E. 7 e l'agente Cain 49 porterà entrambi a porsi una domanda dalla quale non torneranno indietro: che senso ha l'esistenza?”


Recensione: Questa recensione mi ha fatto paura. No, non si sta parlando di un horror, nè sono stato minacciato. Ho avuto paura perché mi sono trovato davanti alla possibilità di poter dare il massimo voto ad un libro. Per il modo in cui io recensisco, per come valuto, questa è un'occasione molto rara. Il problema? Recensisco libri e non storie, il che mi costringe a valutare anche il modo in cui il libro viene proposto (copertina, impostazione dei capitoli, costo) ed il primo impatto (la copertina) non mi aveva lasciato entusiasta (nè un'altra questione che spiegherò piú in là), sopratutto perché stiamo parlando di un libro pubblicato da una casa editrice. Iniziamo, però, per gradi.
"Abe" è uno sci-fy vecchio stile, nel senso che sfrutta la scusa dell'evoluzione tecnologica per creare una storia dove è l'umanità, e la sua essenza, a fare da fulcro per tutto. Di cosa parla, quindi? Un esperimento di bio ingegneria scappa dal laboratorio e viene mandato un "cacciatore" cyborg ad ucciderlo. Detto così non suona interessante, ma non è la trama, di per sé, che rende il libro interessante. L'intera vicenda è narrata in prima persona presente, praticamente dal punto di vista del personaggio, e ad ogni capitolo si passa dal mostro al cacciatore. In base a chi stiamo seguendo ci viene presentato uno stile di scrittura diverso, come a calco della personalità del personaggio. Lo stile dell'umano cacciatore è freddo, tecnico, praticamente un rapporto di missione puro e semplice, come a rappresentare la dominazione della robotica sulla parte umana. A questo timbro si contrappone quello del mostro che alterna un comportamento istintivo ad un pensiero filosofico improntato sul cercare un senso alla sua esistenza , una identità, in quel mondo per lui quasi sconosciuto. Questa continua alternanza, insieme a capitoli brevi, danno alla storia un buon ritmo e rendono la descrizione degli ambienti e degli eventi ben chiari.
Passando all'ambientazione, si parla di una città futuristica credibile, iper industrializzata, dove l'innovazione sembra essere l'unica cosa che conti. Le descrizioni non sono particolamente estese ma quei pochi dettagli forniscono un quadro interessante di background storico e sociale, formando un contesto ben delineato alla vicenda. Ci si muove quasi solamente per le zone più degradate della città, come a voler puntare un faro sugli effetti di determinate scelte nell’approccio al far industria, alla mentalità dell’usa e getta. Il mondo che ci viene accennato è un mondo che sembra perfetto fino a quando non si guarda nei quartieri/discarica abbandonati a sè stessi ed in balia degli ultimi della società.
I personaggi sono avatar di concetti etico/filosofici ben definiti. Sono strutturati sulla base di un contrasto tra l’interiore e l’esteriore (uomo/robot, mostro/umano) che, a tutti gli effetti, può essere letto come la condizione umana nella sua evoluzione. Il mostro (Abe) rappresenta l’istinto primordiale, i bisogni primari, che combatte, e si alterna, con le sovrastrutture umane quali la ricerca di un significato alla propria esistenza, un luogo a cui appartenere, il bisogno di legami (ecc…). Il cacciatore (Cain), invece, rappresenta l’umanità civilizzata, fagocitata dall’intrusione, nel proprio essere, della tecnologia che, a conti fatti, lo domina.
Analizzando la storia, la trama pura e semplice, non ci troviamo davanti a nulla di particolarmente innovativo o mai visto riassumibile in: esperimento genetico fallito scappa, cacciatore (pagato dall’azienda che ha prodotto il mostro) lo cerca per ucciderlo. La questione, però, è che la trama non è al centro dell’attenzione, ma lo sono tutti gli elementi con cui si accompagna, i dettagli, il modo in cui viene gestita la narrazione, gli elementi ambientali, che, se messi insieme, creano un puzzle assolutamente fantastico.
Passiamo, ora, ai punti dolenti.
Bisogna mettere in chiaro che stiamo parlando di una storia di breve/media lunghezza. È, a tutti gli effetti, un racconto di 32 pagine che è stato messo in vendita allo stesso costo di ebook decisamente più corposi (anche se, magari, non così complessi nella stratificazione dei significati).
Non è dalla sua parte neanche la presentazione grafica. La “Delos Digital” ha fatto, a mio parere, un lavoro pessimo con la copertina. La prima impressione è quella di trovarsi di fronte (nei migliori casi) ad un qualche tipo di manuale, più che ad un libro di narrativa. Non c’è un elemento grafico che dia una reale idea del contenuto. Si intravede una strada sfocata, quello che dovrebbe essere un radar spaziale e, in primo piano, un vecchio bambolotto inquietante. Cose a caso, praticamente.
Riassumendo, il libro vale? Si, tanto. È decisamente breve, ma ogni pagina in più sarebbe stata brodo allungato. L’unico modo che mi viene in mente per riequilibrare la bilancia costo/lunghezza è quella di pubblicare il libro come raccolta di storie brevi. La qualità dell’opera è tale che, tenendo bene presente la sua brevità al momento dell’acquisto (e viene specificata e messa in evidenza prima della sinossi, quindi non c’è modo di non saperlo), si può soprassedere. Stiamo comunque parlando di 2 euro, non stiamo acquistando un cartaceo da 10. Se poi siete abbonati a cose come “kindle unlimited” (che è circa come Netflix per i libri), dovete leggerlo. Per la grafica… chiudete gli occhi prima di avviarlo ed andrà tutto bene.
Passiamo al voto. Come ho detto all’inizio, la storia merita un 10 pieno ed una sentita stretta di mano all’autore. Io, però, recensisco libri e nei libri sono compresi anche quegli elementi di contorno che fuoriescono dal lavoro diretto di chi lo scrive. Non me la sento, però, di penalizzarlo troppo togliendo un punto intero, quindi 9 ½ /10.