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domenica 26 settembre 2021

Recensione: La Rosa Bianca di Barbara Poscolieri e Nicoletta Plotegher [Rating 7,5] - recensione a cura di Andrea Zanotti

 


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Titolo opera: La Rosa Bianca


Editore: Plesio Editore

Formato: ebook e cartaceo

Genere: Fantasy, pirati, avventura

Prezzo: E 4,49 / E13,77

Sinossi:

Da quando è morta Myrien le azioni di Kilian, capitano pirata, sembrano guidate dalla follia. Segue rotte misteriose e si lancia in avventure pericolose che mettono sempre più a rischio i suoi uomini, fino quando non perde la fiducia dell’equipaggio. L’ammutinamento segna la fine dei suoi giorni da capitano, ma forse la Rosa Bianca li ha già portati dove voleva: in un altro mondo, all’inizio di una nuova avventura per ricondurre a casa la sua amata.

Recensione:

Come iniziare questa recensione se non con una doverosa premessa. Oltre che ad occuparmi di questo blog sono a mia volta autore e da qualche anno ho pubblicato alcuni miei romanzi con case editrici, oltre che i miei volumi autoprodotti. Capita quindi di ritrovarmi fra le mani romanzi di “colleghi”. In questi casi mi corre sempre un brivido lungo la schiena, devo essere sincero, perché, per natura (e convinzione), non posso fare a meno di esprimere un giudizio che realmente sento mio, senza tralasciare nulla. Il rischio quindi di creare qualche malumore c’è sempre, e mai come in questi tempi è bene guardarsi bene dalle reazioni impreviste dei propri interlocutori. Ecco, in questo caso, posso affermare con grande convinzione che le autrici de La Rosa Bianca, edito da Plesio Editore, mi hanno semplificato di molto le cose. 

Barbara Poscolieri e Nicoletta Plotegher hanno dato vita a una gran bella storia. Punto. Non dovrei neppure perdermi in ulteriori commenti, visto che chi ama i pirati, perché di questo stiamo parlando, non cerca altro che avventura, avventura e ancora avventura. Ebbene, il romanzo è ricco non solo di questo elemento, e di tutti i corollari che ne fanno da completamento, come esplorazione, luoghi esotici, abbordaggi, tempeste, ammutinamenti ecc…, ma riesce a far emergere buoni sentimenti, senza per questo scadere nello stucchevole, anzi tutt’altro. 

Le nostre gagliarde autrici ci catapultano in una storia piacevolissima, dove l’elemento fantastico è presente, ma non stona e non inficia per nulla l’amore dell’avventura in stile piratesco, anzi, a mio avviso, la arricchisce di aspetti capaci di donarle maggiore profondità e originalità. 

La vicenda è accattivante, solo in alcuni tratti ho notato un certo calo nel ritmo, ma le trecento e rotte pagine scorrono piacevoli sospinte da un vento brioso in grado di trasportare noi e la ciurma della Rosa in lande ostili e ricche di fascino, sino al gran finale, per nulla scontato. Un finale nel quale le autrici hanno trovato una soluzione appagante, senza rincorrere i desiderata della gran parte dei lettori, conquistandosi ancor più la mia stima.

Personaggi principali ben riusciti, dialoghi frizzanti, membri della ciurma ben delineati e caratterizzati e grande cura dell’editing, con refusi tendenti allo zero. 

Insomma che dire, non trovo alcuna valida ragione perché voi siate ancora intenti a leggere queste righe piuttosto che a navigare sul sito della Plesio a far vostro questo bottino. 

Voto 7,5. Buona avventura!


Andrea Zanotti

martedì 21 settembre 2021

Disfida nr. 146: Morte Verde di Ronald Arkham VS Stephen King

 




Titolo opera: Morte Verde


Editore: Pubblicazione indipendente

Formato: ebook e cartaceo

Genere: Horror

Prezzo: 0,99 / 4,99


Sinossi: 

Un antico male si risveglia per inghiottire un paesino nell’oblio:
Una cometa misteriosa, un incidente imperdonabile.
A Carfax, un piccolo villaggio sperduto nel bosco, le persone cominciano a scomparire.
Lilith, la piccoletta dagli occhi smeraldo, dovrà sviluppare tutte le proprie risorse per sopravvivere alla spietata fame delle tenebre.







Note/commenti/finalità dell'Autore: 

Storia molto weird, macabra con lievi venature humor ed una protagonista dolce e stramba


BIG da sfidare: 




Stephen King - The Outsider








sabato 18 settembre 2021

Recensione: Nel ventre di Enghquondo di Martina Tognon [Rating 7] - recensione a cura di Peg Fly

 

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Opera: Nel ventre di Enghquondo

Autore: Martina Tognon

Editore‏: Pubblicazione indipendente

Genere: fantascienza

Target: Young/adult

Prezzo: ebook 2,99 - cartaceo 9,99

Rating: 7

Sinossi:

Ci sono più forme di vita nell’universo di quante la mente umana possa immaginare, alcune letteralmente inconcepibili. Quando un Impero decide di espandersi, distruggendo sul suo percorso tutto quello che non si conforma, c’è solo una via di uscita.

La ribellione.

Ci sono molte forme di ribellione. La storia Terrestre è piena di rivoluzioni, chissà perché l’Imperatore presumeva di essere al sicuro. 

Quando la rivoluzione la fanno i deboli non è detto che riesca, ma quando a fare la rivoluzione sono gli esseri potenzialmente più potenti del Quadrante, le cose possono prendere pieghe inaspettate.

Recensione:

Eccomi qui a recensire il primo libro di una saga di fantascienza, di una delle più poliedriche autrici, che spazia dal fantasy al romance. Non c’è che dire. 

In questa storia, non troviamo la solita narrativa fantascientifica, dove extraterrestri attraenti seducono o si fanno sedurre dalla terrestre di turno. Direi che andiamo oltre le aspettative dei soliti romanzi science fiction. Qui la storia è di tutt’altro livello, ben pensata, complessa, visto che i protagonisti combattono per ottenere la libertà del proprio popolo e liberarlo dalla condizione di schiavitù. 

In questo primo volume, la potenza è costituita da persone avide, impietose e sfruttatrici di un popolo ormai ridotto alla miseria e alla disperazione; un’afflizione che spingerà il popolo di una stirpe evoluta e alquanto portata nell’arte della guerra, “gli Enghquondo”, a ribellarsi poiché sopraffatti dall’intolleranza, che la potenza totalitaria ha messo in atto contro i ribelli e la gente che non vuole sottostare al loro dominio.

Di certo il coraggio non mancherà a due dei protagonisti di questa storia: Jianijix e Mashar, descritti in modo particolare e ben delineati in ogni sfaccettatura.  

Il registro colloquiale non è mai scialbo, anzi, è costruito in modo attento e riflessivo. Questo si evince dalle frasi dialogiche di ogni protagonista.  Ad esempio: capitolo primo: “BioAI Xandar 999 non ha consentito l’accesso. In nessuna delle due modalità.”

“Le starai antipatica. Invia una richiesta di contatto a nome mio.”

“Eseguo. Risposta affermativa. L’Ammiraglio Jeb sullo schermo.”

Capitolo quinto: “Bella la teoria, peccato manchi la pratica.”

“Come siete passati da volontari a schiavi? E prima ancora, perché essere volontari?”

Questa del capitolo sei, poi, coinvolge il lettore alla massima potenza: “Che ora, non è che la situazione sia cambiata. Ho scelto questa vita, questa uniforme, questa nave e sono ancora uno schiavo. Cosa vuoi che faccia? Cosa pensi che io possa fare?”  

Capitolo 7

Anello Orbitale.

Jianijix allungò la mano per aprire la semi cupola e si fermò di colpo.

 “Spegni i sensori devo vestirmi.”

“Fino a ieri non ti preoccupavi di girare nudo.”

“Fino a ieri non sapevo che mi guardavi!”

 La riproduzione di un sogghigno invase l’alloggio.

 “Quindi sapete anche ridere, – riprese Jianijix – mi fa piacere. Ora per favore, potresti chiudere gli occhi?” 

Ipov dei personaggi sono ben delineati a livello psicofisico. Sono audaci, a volte si perdono nelle loro insicurezze, e questo fa di loro dei protagonisti che hanno del reale. Il personaggio di Ekaterina, mamma di Dzheyms non lascia indifferente il lettore.

Lo stile dell’autrice, ulteriormente, aiuta a introdurre il lettore in quelle che sono le caratteristiche di un genere – non proprio facile – come quello fantascientifico, aprendo alla lettura d’amblè. Infatti, le pagine scorrono allo sguardo del lettore come un movie: leggero e stupefacente. 

L’idea di fondo è ben strutturata, ben studiata; peccato che, trattandosi di un primo volume, - come spesso accade – l’autrice ha dovuto sottostare alle spiegazioni per presentare la vita dei vari personaggi, lasciandosi andare a ripetizioni, sicuramente e umanamente “sfuggite” (Parker e Jianijix sapevano che in quel momento erano soli perché, in quel momento, anche il loro compagno era totalmente concentrato... Avverbio di luogo usato molto spesso dall’autrice nel corso della narrazione es: Tutti stavano lasciando indietro qualcosa in quel momento, lui lasciava un figlio su Kandar.

Quando Mashar si avvicinò a loro lo fece in assoluto silenzio. Compresero entrambi quanto fosse forte il suo dolore in quel momento, ecc).

A volte, in alcuni punti, la trama è meno sviluppata, e lascia qualcosa di indefinito nella mente del lettore; in altri passaggi, invece, scorre troppo in fretta. Inoltre, manca un po’ di quella suspense, che se invece fosse stata dosata e collocata al punto giusto della storia, avrebbe avuto un altro effetto sul lettore. Anche le scene di ribellione riepilogano troppo in fretta. Ci sarebbe voluto un minimo di action war, non so, delle armi tecnologiche forgiate e da chi, colpi di spada laser di rovescio, dritto, dal basso in alto, dall’alto in basso ecc. Anche se qui si parla di armi futuristiche, -tanto meglio! – Probabilmente, se è come penso, l’autrice ha voluto lasciare nel sequel il prosieguo dei combattimenti veri e propri...

Molto realistica la narrazione, dove il protagonista racconta il tradimento di suo padre ai danni, non solo di sua moglie, ma dell’intera razza. Non solo non aveva difeso lei e i suoi figli, addirittura aveva lasciato che le guardie dell’Impero li catturassero. 

Comunque, se ho evidenziato alcuni punti, è stato solo per dare modo all’autore di rivedere certi passaggi, - sempre se lo desidera – Ma veniamo a noi! 

Vi starete chiedendo, perché dopo tutte le mie puntualizzazioni precedenti abbia assegnato un voto discreto? Eccovi la risposta: sono state le parti discorsive a farmi giungere a questa conclusione; dialoghi che ho apprezzato molto. Libro consigliato: 

Ora attendo di leggere il sequel... 

Voto: sette


Peg Fly

mercoledì 15 settembre 2021

Disfida nr. 145: Lo stendardo di Giove di Emanuele Rizzardi VS Gore Vidal

 


Titolo opera: Lo stendardo di Giove

Autore: Emanuele Rizzardi

Editore: Pubblicazione indipendente

Formato (ebook e/o cartaceo): entrambi

Genere: storico/drammatico

Prezzo: 16,99, 2,99 ebook

Sinossi:
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Anno 392: l’Impero Romano è funestato dalla pressione dei barbari oltre il confine e da terribili lotte interne tra le forze pagane e l’astro nascente del potere cristiano.                           
 I conflitti religiosi sembrano essere il centro di un’importante svolta quando l’imperatore Teodosio dichiara la messa al bando di tutti gli antichi culti, ponendo il cristianesimo come l’unica religione ammissibile.                                            Mentre i templi e i luoghi di potere dei pagani vengono chiusi, un gruppo di senatori decide di opporre resistenza.           Approfittando dell’improvvisa morte di Valentiniano, il sovrano d’Occidente fantoccio di Costantinopoli, i congiurati prendono il potere a Roma e ottengono il supporto del magister Arbogaste, che comanda le legioni della Gallia; al suo fianco c’è Flavio Eugenio, uomo di palazzo di fede cristiana, ma dalle posizioni tolleranti, che rappresenta l’ultima speranza nell’imminente guerra contro Teodosio, in un crescendo di intrighi che porterà i pagani a dare un’ultima battaglia per la libertà nella gelida valle del fiume Frigido.

Note/commenti/finalità dell'Autore: l'unico romanzo che conosco con frasi in gallico tardoantico.

BIG da sfidare: 

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 Gore Vidal - Giuliano. Il romanzo racconta la vita privata e politica di Giuliano, l’imperatore romano del quarto secolo, nipote di Costantino, che durante i brevi anni del suo regno tentò di soffocare la diffusione del cristianesimo e di restaurare il culto degli dèi, passando per questo motivo alla storia con l’appellativo di “Apostata”. Morirà assassinato nel 363, tre anni dopo essere diventato imperatore, avendo completamente fallito la realizzazione del suo progetto. Il racconto di Vidal comincia diciassette anni dopo la morte di Giuliano e prende le mosse dalla corrispondenza tra due potenti e influenti uomini politici del tempo. Senza scrupoli, portati a privilegiare gli intrighi della politica e del potere, non esitano a farcire le loro lettere di osservazioni malevole, pettegolezzi e maliziose digressioni che interpolano al diario scritto dall’imperatore, destinato a essere la sua autobiografia. Nelle pagine di Giuliano troviamo così l’affascinante rappresentazione di un conflitto politico e religioso in cui già si profila il declino dell’Impero Romano; ma troviamo, soprattutto, il sentimento di un’epoca, raffigurato con maestria e con l’inconfondibile stile di Gore Vidal. Nella lotta senza speranza contro il cristianesimo ormai trionfante, nel tentativo – che egli stesso sa essere destinato a fallire – di restaurare una religione che lo spirito del tempo non sente più sua, si nasconde il tormento di un’anima spaventata e smarrita di fronte al futuro. Un sentimento che appartiene a ogni epoca e che fa della tragica parabola dell’imperatore romano una storia attuale anche ai giorni nostri.


Andrea Zanotti

sabato 11 settembre 2021

Recensione: Jerome La Crus: Il Mezzovivo di Daisy Franchetto [Rating 8] - recensione a cura di Andrea Zanotti

 



Opera: Opera: Jerome La Crus: Il Mezzovivo 

Autore: Daisy Franchetto

Genere: Fantasy, Urban Fantasy, Soprannaturale

Editore: DZ Edizioni

Rating: 8

Formato: ebook E 0,99 - cartaceo E 12,50

Sinossi:

È il frutto di un’unione formidabile, ma sta morendo.

Jerome La Crus è vivo solo per metà e le forze lo stanno abbandonando.

Braccato da nemici sconosciuti, viene trascinato in una Dimensione parallela governata da una creatura che ha piegato al suo volere il Tempo.

Per vivere, Jerome deve colmare il vuoto che porta dentro di sé e affrontare l’ostacolo più grande: la paura.

La dovrà incontrare in tutte le sue forme e manifestazioni, sino a scoprire la verità che si cela oltre la sua superficie terrificante.

La paura non si sconfigge una volta sola.

La paura non si sconfigge.


Recensione:

Oggi vi parlo di un volume corposo, un romanzo ricco di spunti di riflessione che non ha tradito le elevate aspettative che nutrivo nei suoi confronti. 

Parlando di Jerome la Crus di Daisy Franchetto, edito da DZ Edizioni. 

Era da tempo che puntavo a quest’opera, nello specifico da quando ho avuto contatti con l’autrice che, oltra a dedicarsi alla scrittura attiva, è anche Media Manager della DZ Edizioni. 

Ho trovato questi contatti molto stimolanti per cui il desiderio di leggere la sua creazione è sorto con grande naturalezza. Che dire quindi di questo romanzo? Si tratta di un’opera ambiziosa, quasi 600 pagine ricche di elementi pescati da diverse scuole di pensiero rivolte alla crescita personale, e reinterpretate in stile avventuroso, romanzesco e affascinante. 

Un lavoro per niente semplice, ma che mi sento di dire sia perfettamente riuscito all’autrice, grazie alle sue indubbie doti, sia tecniche che immaginative. Verremo infatti catapultati in una dimensione differente da quella che conosciamo, un non-luogo che rimane del tutto fedele all’ammonimento dell’Apollo delfico del “conosci te stesso”. 

Voglio togliervi subito il dubbio: possibile scrivere un romanzo “di formazione (spirituale)” senza renderlo tedioso? Assolutamente sì! 

La fantasia della Franchetto lascia basiti. Per chi si balocca con pratiche mistiche si potrebbe arrivare a dire che l’autrice si "rende canale" per regalarci visioni oniriche delle più variegate, sempre originali, azzeccate e di sicuro impatto. I personaggi stessi, dotati di poteri difficili da ammaestrare, sono uno più particolare dell’altro, così come le controparti, le ombre oscure che fungono da specchi/avversari/ostacoli sul cammino dei nostri eroi. 

Poco da dire, la storia mi è piaciuta molto, così come la prosa dell’autrice che si mantiene sempre pulita e di qualità, toccando a tratti un lirismo notevole. 

Un tomo che scorre veloce e rapido ma che lascia da riflettere, come detto. A volersi soffermare sulle diverse prove, sui differenti accadimenti che occorrono ai personaggi non si fatica a ritrovare gli insegnamenti di molte guide spirituali del passato e di oggi. Un valore aggiunto che nulla toglie al piacere di un’avventura che può essere tranquillamente affrontata tutta d’un fiato, godendo delle traversie e dei successi del Mezzovivo e di chi lo accompagna senza badare ad altro. 

Complimenti di cuore a Daisy Franchetto quindi: voto 8.

Andrea Zanotti 

martedì 7 settembre 2021

Recensione: Il codice, quando la genetica superò ogni limite di Giuliano Parisi [Rating 8] - recensione a cura di PegFly

 

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Opera: Il Codice: quando la genetica superò ogni limite

Autore: Parisi Giuliano

Genere: Fantascienza Apocalittica

Target: Young/adult

Editore: Pubblicazione indipendente.

Rating: 8

Formato: ebook Euro 2,49

Sinossi:

Per molti lustri gli astronauti osservarono l’inquinamento di alcune zone del pianeta terra dallo spazio. Non nel duemila e quarantacinque sul continente Europeo, un Eden densamente popolato senza soluzione di continuità, plasmato fortemente dalla green economy; le nazioni Europee prosperano come non mai, qui c’è la Felicità: È l’America. Questa civiltà orgoglio di ogni bravo cittadino assennato, è assediata da un male crudele ereditato dal passato, gli scienziati chiamano esso: Bioaccumulo da inquinanti. Questo fenomeno provoca patologie sanitarie gravissime e mortali a circa il trenta per cento dei nascituri di ogni nuova generazione, tuttavia questi bambini nonostante le loro malattie crescono e diventano adulti ... nonché ingranaggi degli ospedali, meccanismi di un’enorme macchina medica che li mantiene in vita. Nel duemila e quarantacinque un astronauta osserva l’Europa dallo spazio, non vede più i drappi di grigio smog a coprire la pianura padana Italiana, il south East Inglese o parte del Belgio e dei paesi bassi. Sembra tutto solamente bello, ma non lo è. Quei drappi si sono abbassati fino a toccare il terreno, l’acqua e il verde, ogni animale. Si sono infilati nella catena alimentare, scorrono nel nostro sangue.


Recensione:

Comincio con le descrizioni di alcuni personaggi, che sinceramente mi sono piaciute.

“Le ultime mammelle che guardo sono la quinta straripante della Caterina Rossi, due palloni da calcio capaci di dare la felicità a una specifica categoria di uomini, per i quali le tette grandissime sono oggetto di misticismo”. 

Non c’è che dire, il filo dell’intreccio viaggia a meraviglia, gli scenari apocalittici sono ben descritti, tanto che al lettore sembra di essere proiettato al loro interno. Ci sono alcuni errori ortografici come alcuni “po” senza apostrofo, alcuni “se” senza accento sulla “e”, ma poco importa se la storia avvince e ti rende partecipe sino alla parola fine.  Passiamo ora al registro linguistico: simpatico e colloquiale; infatti, l’autore sembra che parli con amici ai quali sta raccontando le sue vicissitudini. «Smettila di pigolare, sei giovane stai imparando ancora cosa vuoi dalla vita».

I pov dei personaggi sono ben delineati, ben modellati, - come avrebbe detto Leonardo da Vinci -, nella sua interezza, e soprattutto non ti rimangono sullo stomaco, ovvero, non risultano affatto antipatici. Questo, per un autore, è un grande traguardo. 

Ottimi i cambi di scena tra un passaggio e l’altro. Ottima la parte, dove l’autore spiega il meccanismo degli ingranaggi di un enorme macchina Biomedica, con la quale si riesce a tenere in vita le persone, neonati compresi, negli ospedali, perché affetti da patologie sanitarie gravissime e mortali, dovute dal Bioaccumulo degli inquinanti, plastica compresa... e la scena in cui due dei personaggi: Jessica e Riccardo spiegano elettrizzati agli altri il modo sublime in cui si riesce a fare all’amore in divani  simili a cubi di Rubik soprannominati del “coito”, perché, come riporta giustamente l’autore nella scena: “l'amore è arte”...

Ottima la spiegazione scientifica che l’autore da al lettore sulla genetica, come ad esempio il passaggio, in cui ci dice che: grazie alla scoperta scientifica dei geni attivatori presenti nel nostro corpo si è riusciti ad attivare il programma della nanomacchina virus, scatenando l'infezione virale, a differenza dei geni inibitori che rendono le nanomacchine innocue, letargiche, immondizia biologica da espellere tramite il sudore, l'urina o le feci. Ma ci dice anche, che purtroppo i geni inibitori sono rari, e quindi si è potuto solo ottenere dei codici genetici in grado di produrre una risposta immune costante nella persona, con la quale sono riusciti a far ammalare una parte della popolazione, non combattendo i virus con altri virus, ma producendo virus che dentro a determinate persone integrano il codice genetico della persona infettabile con informazioni genetiche che poi rendono quella stessa persona immune per sempre dall’azione della nanomacchina virus; che il protagonista e il suo capo, sono arrivati perfino alla malattia che immunizza grazie allo studio delle catene genomiche aventi delle parti uguali alle catene dei geni inibitori, così, quando i geni attivatori vengono sfruttati da una malattia distruttiva causata da nanomacchine virali e le nanomacchine virali prolificano nel corpo del malcapitato, la malattia autoimmune si scatena, annientando qualsiasi cosa di alloctono (in etnologia, essere umano nativo di un luogo differente del luogo in cui vive: sinonimo di straniero) vi sia in quel corpo umano. 

Comprese le spiegazioni delle mutazioni da esseri umani a mostri coperti di eczema putridi di colore violaceo in tutto il corpo; creature deformate orrendamente, mangiati dall'infezione, invecchiate di decenni in pochi minuti, soldati sbudellati etc. Pensiamo al coronavirus e tutte le sue varianti e ai vaccini che ci hanno somministrato per contrastarlo. Beh, non credete che l’autore abbia precorso i tempi e abbia azzeccato appieno la tematica, visto che il romanzo risale all'epoca pre-covid?

Io credo proprio di sì.

Spero solo, che anche su di noi, il coronavirus non possa avere la capacità di trasformarci in mostri, anche perché, alcune persone facenti parte della nostra specie, già dimostrano di esserlo!

Consiglio vivamente di leggere questo autore, che la sa lunga in fatto di narrazione di genere fantascientifico, dove comunque sono toccati temi politici, flussi economici territoriali, di legislazione, e di future catastrofi ambientali in modo intelligente, che si amalgamano ad altri argomenti più leggeri, tra i quali: sesso droga e Rock and Roll.

Nel libro sono riportati alcuni Link, che il lettore può andare a visitare, così, giusto per dare un’occhiata...

Voto: 8

Peg Fly 


domenica 5 settembre 2021

Recensione: Inno cannibale di Andrea Zanotti [Rating 7,5] - recensione a cura di Fantom Caligo

 

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Opera: Inno Cannibale

Autore: Andrea Zanotti 

Editore: DZ Edizioni

Genere: storico, weird western

Rating: 7,5

Formato: cartaceo 14,90

Sinossi:

Black Mamba, donna-medicina a capo della tribù dei Senza-lingua, ha convocato il cerchio degli Elders, gli anziani capi di tutte le genti pellerossa. Nuovi alleati sono disposti ad aiutare le tribù contro i visi pallidi, è sufficiente unirle per innalzare l’inno cannibale. Poco conta se l’intero ordine del creato verrà sconvolto dal rito, dato che Black Mamba vuole risvegliare Yužáža, «Colui che sgozza gli Dei». 

Le grandi manovre dei selvaggi non passano inosservate. Il colonnello Souther, gerente della Clinica psichiatrica federale nr. 51 sarà il primo ad accorgersene. Sta a lui risolvere il problema dei «musi rossi». Ma chi spedire in Sierra Nevada, nel covo della sciamana? 

La scelta cade su Marc Trementina De La Cruz, il suo compare Jo Occhiomoscio e il resto della loro improbabile banda di antieroi. Solo serpi di quella risma potranno resistere a ciò che li attende in quelle lande infestate: Wendigo, Skinwalker, Si-Te-Caha e tutte le leggende da incubo dei nativi, riportate in vita dalle malie di Black Mamba.

Recensione:

Se cercate un romanzo dove l’avventura la fa padrona, in un selvaggio west dove le sparatorie e risse si mischiano a pericolosi riti sciamanici, Inno Cannibale è il libro che fa per voi.

Marc Trementina De la Cruz e il suo socio Jo Occhiomoscio sono due banditi che si troveranno loro malgrado coinvolti nella lotta tra indiani e visi pallidi, obbligati in una missione speciale affibbiata loro dal colonello Souther. 

Il romanzo è un tipico plot driven dove avventure, combattimenti e intrighi sono il motore della vicenda. Molti sono i personaggi della compagnia che dovrà cercare di fermare Black Mamba e sebbene, come tipico dei romanzi plot driven, non siano molto approfonditi, ognuno ha una sua personalità riconoscibile e un ruolo all’interno della vicenda.

Il confine tra il bene e il male non è sempre così chiaro. Il romanzo ha inoltre il grande pregio di alternare momenti noir/horror e parti più comiche che si mischiano in maniera armoniosa tanto che nessuna delle due risulta fuori luogo.

Tra le righe si può leggere la tematica della colonizzazione e la brutalità delle guerre dove i combattenti si trasformano in mostri.

Perché questa è una delle caratteristiche che ho notato nel libro. Non preoccupatevi, le parti horror/spiritiche compariranno, ma leggendo il romanzo si ha l’impressione che i mostri non siano solo quelli evocati da Black Mamba. Il libro contiene scene crude, ma non descritte in maniera manicale.

Una difficoltà che ho avuto nella lettura è stato l’utilizzo di molti soprannomi per la stessa persona, cosa che all’inizio genera un po’ di confusione. Ma dopo pochi capitoli ho familiarizzato con i personaggi e ciò non mi ha più dato problemi.

Il finale lascia intuire che potrebbe esserci un seguito.

Consigliato agli amanti delle avventure ambientate nel west, cui si aggiunge l'elemento fantasy. Rating 7,5

Fantom Caligo