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martedì 30 aprile 2019

Disfida nr. 96: REBOOT 8092 di Daniele Salvato VS Isaac Asimov




Titolo dell’opera: REBOOT 8092 

Autore: Daniele Salvato

Editore: Pubblicazione indipendente

Genere: Fantascienza

Prezzo: 12 € cartaceo  o 1€ ebook


Sinossi: 
REBOOT 8092 è un viaggio negli abissi della coscienza, una odissea attraverso le immense distanze dello spazio-tempo. Un’audace esplorazione nel buio e freddo universo, in un percorso fatto di ostacoli, scoperte, suggestioni e conflitti interiori. 
Chi ci parla è una sonda automatica di cui non sappiamo il nome, lanciata nelle profondità interstellari da una civiltà sconosciuta alla ricerca della conoscenza. 
E’ sola, distante da casa 4.000 anni luce, e in lotta per la sopravvivenza da 10 milioni di anni.



Note/commenti/finalità dell'Autore: 
Fantascienza che diventa introspezione psicologica.

BIG da sfidare:




Isaac Asimov

Il Ciclo delle Fondazioni







sabato 27 aprile 2019

Recensione: Il viaggio degli eroi di Cristian Taiani [Rating 7] - recensione a cura di Dada Montarolo


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Titolo: Il Viaggio degli Eroi - Il Giuramento

Autore: Cristian Taiani

Editore: Pubblicazione indipendente (4 maggio 2018)

Collana: Il viaggio degli eroi

Formato: EPUB e cartaceo

Genere: Fantasy

Prezzo: Euro 2,00 ebook, Euro 12,00 copertina flessibile

Sinossi: 
Nel mondo di Inglor una apparente pace sta per essere minata da un antico e malvagio male, un’oscurità che già in passato aveva causato la più grande guerra che le Sette Terre avessero mai visto. Cantata e narrata dai bardi come la Guerra Sanguinosa, uomini ed elfi ne presero parte abbandonate invece dalle più antiche stirpi dei nani, gloriosa fu la battaglia dove venne cacciato il senza nome e il suo suddito Zetroc. Venti ere dopo il male ritorna, tra le strade di Radigast capitale delle Sette Terre, sul suo cammino incontrerà Rhevi una ragazza per metà umana per metà elfa cresciuta con l’amore di nonno Otan proprietario della locanda l’Orso Bianco, dopo l’abbandono della madre elfa il padre perso nel dolore si arruola nell'esercito dell’imperatore Adon Vesto, di lui la povera bambina perde ogni traccia, la ragazza che sogna di allontanarsi dalla realtà di quella città che non l'accetta avrà il modo di realizzare il suo desiderio ma a che prezzo? Talun un ragazzo pelle e ossa dall'animo nobile ma dall'indole spavalda è appena diventato mago dopo una vita da recluso nell'accademia di magia più ambita di Inglor, addestrato nella magia dai più preparati maestri insieme al loro preside Searmon, mentore e amico dell’orfano mago, unico ponte con il suo misterioso passato. I due ragazzi si incontreranno durante una festa alla locanda, ma il lieto incontro li metterà di fronte ad un uomo misterioso che gli farà intraprendere un lungo viaggio sotto un giuramento che sembrerà più una maledizione. Durante il loro viaggio faranno la conoscenza di Adalomonte il guerriero dagli occhi di rubino senza un apparente passato, marchiato dal simbolo del lupo e del leone, l’effige dei fratelli creduti divinità. In tre sfideranno il destino alla ricerca della libertà cominciando il viaggio, scoprendo misteri più grandi di loro, tra magie, guerre, nani, draghi e viaggi nel tempo si ritroveranno a diventare gli eroi che Inglor aspettava. Conoscerete gli elfi di luce, gnomi a bordo di navi volanti, profezie leggendarie, eccentrici pirati e i perfidi elfi di tenebra. Attraverserete il caldo deserto di Azir fino a scoprire gli arcaici segreti celati dal tempo e dall'oscurità senza nome.


Recensione:
Non so se Cristian Taiani abbia mai letto “Storia Vera” di Luciano di Samosata. Mi auguro di sì perché l’eclettico retore greco, uno dei primi scrittori fantasy nella storia letteraria di tutti i tempi, sembra averlo davvero ispirato nel progettare questo romanzo. Primo, se non ho capito male, di una serie in futura pubblicazione, dove si narrano le vicende di un gruppetto eterogeneo di personaggi alle prese con un viaggio simile a una caccia al tesoro fra magie, maledizioni e incantesimi. 
L’autore laziale spiega nella presentazione di aver preso spunto da un gioco di ruolo ideato da lui stesso e la dinamicità del racconto lo conferma: un susseguirsi di eventi e repentini cambiamenti di scena e di situazioni, in un costante divenire. Le descrizioni sono vivide, colorate dalla mano felicemente coreografica dell’autore e i personaggi costretti a muoversi in questo abbagliante caleidoscopio con ritmo serrato, talvolta a discapito della gustosità: avete presente quando mangiate in fretta un gelato e vi sembra che una parte della testa bruci di freddo e vi dite da soli che siete proprio stupidini, visto che quel gelato era buono e valeva la pena gustarlo con calma? Ecco, è la stessa sensazione che si manifesta leggendo “Il Viaggio degli Eroi”, non c’è il tempo per soffermarsi sulle singole azioni perché sono subito incalzate e scalzate da altre vicende, da altri accadimenti e i protagonisti sembrano scivolare via, spinti dal vento impetuoso della narrazione. 
Verrebbe quasi voglia di suggerire a Taiani di prendersela con più calma e scomporre questo libro in tre, quattro parti per lasciare spazio alla lievitazione dei personaggi, un po’ compressi nelle sbrigatività evolutiva di emozioni e maturazioni che meriterebbero più spazio, più respiro. Senza voler insegnare niente a nessuno, forse una lettura o rilettura del bel saggio “Il viaggio dell’Eroe” di C. Vogler potrebbe fornire a Taiani gli spunti giusti per irrobustire le figure dei protagonisti. Del resto l’assonanza fra i due titoli è una sorta di viatico beneaugurale, varrebbe la pena approfittarne. 
Lo stile scelto dall’autore di Civitavecchia è interessante: alterna costruzioni linguistiche auliche, quasi ottocentesche – come l’anticipare l’aggettivo davanti al sostantivo – a frasi secche, quasi volesse giocare a rimpiattino con l’attenzione del lettore e per consolarlo di questo tiramolla gli regala un “Artefatto Vascello” (lo strano oggetto in grado di volare, navigare, rimpicciolirsi e trasformarsi su cui si imbarcano i protagonisti) che non può non strappare un sorriso di simpatia per la voluta ironia della scelta che rimanda subito alla nave di Odisseo, al Nautilus di Capitan Nemo o ai tanti marchingegni volanti raccontati in letteratura.
Qualche ripetizione, qualche refuso e un “… l’unico che sembrava tranquillo era il guerriero svenuto” – che non si capisce bene se è un inciampo involontario o una raffinata assurdità – segnano il testo come i nei sul volto di Cindy Crawford: amabili testimonianze di altrettanto amabili imperfezioni che rendono l’insieme molto piacevole.
Rating: 7.

       

venerdì 19 aprile 2019

Recensione: Lesione Straniera di Stefania Vairelli [Rating 8] - recensione a cura di Gianfranco Pereno


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Titolo: Lesione straniera


Editore: Pubblicazione indipendente

Genere: narrativa

Prezzo: Ebook Euro 3,99 

Sinossi: 
Sandro Ferri è uno scrittore. Alle spalle: un matrimonio fallito. Nel presente: una figlia piccola, che fa
domande esistenziali, ed un equilibrio precario riconquistato con fatica. 
Ma la vita è pronta ad offrirgli una seconda possibilità, per riscattarsi dalla banalità del quotidiano in cui ormai nuota senza stimoli. Una sera, Sandro, conosce una giovane donna di colore, che lo travolgerà con
la sua storia, trasportandolo in acque molto profonde. E qui o si nuota con vigore per raggiungere la riva, o ci si lascia affondare.
Per Sandro è l’occasione per continuare quel viaggio interiore già intrapreso da tempo, ma che ancora non aveva raggiunto la meta finale.
Altri personaggi, con le loro vicende private, partecipano al coro della storia, dando vita ad una particolare famiglia allargata: una sorella che vive a Londra e che potrà finalmente mostrare a tutti la sua diversità, un
vecchio critico culinario dal carattere burbero ma dal cuore generoso, un oste dal senso pratico, una ex moglie ed un ex migliore amico con cui Sandro deve ancora fare i conti, una madre dall’affetto travolgente ma dalle idee antiquate, ed un padre che ha ritrovato il valore della vita portando il suo sostegno in Africa.
Lesione Straniera è un’esplorazione di mondi diversi, dove i sentimenti sono messi a nudo, dove non c’è più bisogno di nascondersi, né di fuggire. Un romanzo introspettivo ed estroverso nello stesso tempo. Un romanzo che ci mette dinnanzi ad un tempo presente: il nostro tempo.

Recensione: 
Avevo aperto il file per iniziare la recensione e avevo anche incominciato a leggiucchiare le prime righe con una mela in mano… tre ore dopo l’avevo terminato.
E’ vero che dovevo solo fare una recensione, ma sarebbe successo ugualmente anche se il romanzo lo avessi acquistato in libreria, visto che è uno di quei libri che, a meno di catastrofi improvvise, chiudi solo quando lo hai letto tutto.
Premettendo che pur non essendo esattamente il mio genere, dal momento che leggendo e scrivendo prevalentemente thrillers, se non c’è almeno un morto ammazzato non mi diverto, devo però ammettere che con “Lesione Straniera”, l’Autrice mi ha subdolamente accalappiato, trascinandomi in una storia romantica da cui istintivamente, più tentavo di allontanarmi, più ne ero incuriosito.
I pezzi sulla scacchiera ci sono tutti: Lui figo, problemi economici zero, scrive il primo romanzo e diventa famoso, poi eccede nell’inevitabile ego e la moglie si consola tra le lenzuola del suo migliore amico, ma mica perché disinvoltamente fedifraga, no! Ambedue sinceramente innamorati da sempre! Poi l’inevitabile crisi del protagonista che si risolve con il volontariato in Africa con un padre altrettanto figo e quindi l’incontro guarda caso, inaspettato, con un nuovo amore, nero, illegale, con un passato tragico alle spalle e un futuro altrettanto tragico nel sottobosco dell’immigrazione clandestina, dove però il culmine della tensione non avviene sui marciapiedi tra schiavitù, prostituzione e siringhe ma nel dialogo stupido e scontato di una coppia qualunque e nella crisi ancora più scontata di una madre altrettanto borghese. 
In più, improvvisamente tutti fanno a gara a chi è più altruista e così assistiamo addirittura a lasciti milionari completamente disinteressati e quindi bisogna per forza mettere in campo la paura della felicità per gettare giustamente in crisi i protagonisti a cui si aggiungono pure omosessualità femminili, adozioni internazionali, uteri in affitto…
Non c’è che dire, i presupposti per un polpettone rosa ci sono tutti… solo che l’Autrice è brava, tanto brava e sa scrivere!
E da quello che inevitabilmente aveva tutte le qualità per essere l’ennesimo mattone, ne viene invece fuori un racconto gradevolissimo, dove l’Autrice con abilità non alza mai il piede dall’acceleratore, non perde mai il ritmo e mantiene costantemente l’attenzione del lettore sul protagonista e sul mondo che lo circonda.
Quindi, per una volta, suggerisco di dimenticarci disinvoltamente del colesterolo e di lanciarci in una abbuffata rigenerante di dolcezza, dove tutto, come dovrebbe sempre essere, va giustamente a finire bene, compreso il finale da fiaba.
Devo ammettere che mi  rendo conto solo ora, di aver letto l’intero romanzo non con l’ottica del protagonista, ma con gli occhi di Ada, la figlioletta, l’unica che nella sua innocenza trova tutto normale, compresi i visi dai colori differenti di chi le sta attorno e dove realtà, sogno e fantasia sono una cosa unica nella quotidianità della sua vita. E questo è un bene!
Pro: Editing perfetto, notevolissima padronanza dello stile.
Contro: A volte si ha l’impressione che non padroneggi sempre a fondo gli argomenti e che si rifugi in “Un sentito dire comune”.
Voto: otto

martedì 16 aprile 2019

Nuove uscite: True Legends. Reclutamento di C. Gaita – S. Mastrillo – R. Vezza – S. Vita

Oggi vi segnalo una nuova uscita targata Robin Edizioni che mi ha particolarmente colpito per l'originalità dell'argomento trattato. 
Ecco a voi Ture Legends - Reclutamento:

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“Master Bomber, a pochi minuti dal termine,
spinto dalla disperazione si era lanciato in un’accelerazione delle sue,
bruciando tutti e ricevendo il pallone sul piede.
Aveva messo a sedere mezza difesa avversaria
e si era ritrovato tutto solo davanti alla porta.
La cannonata che sferrò avrebbe bucato un muro vero.”


Il libro. È il primo atto di una storia basata sul gioco del calcioIn un futuro distopico nel quale i terrestri dominano buona parte della Via Lattea e hanno colonizzato decine di pianeti, le dispute per l’accaparramento delle risorse non sono più risolte tramite le armi, bensì per mezzo di un torneo interplanetario denominato True Legends, che si tiene ogni quattro anni su un satellite artificiale detto “Cittadella”. A capo di questa società interplanetaria è posta un’organizzazione monopolistica che dispone della tecnologia più avanzata, capace di orientare le masse attraverso l’informazione mediatica, detta Network, la cui filiale terrestre è la FIFA. Il romanzo è ambientato sul pianeta Terra, profondamente mutato a seguito di sconvolgimenti naturali indotti per cause tutt’ora ignote ai più. Il nostro pianeta è ormai relegato in una posizione secondaria e provinciale, del tutto subordinata ai dettami del Network e nessuna selezione terrestre è mai riuscita a vincere i True Legends, né ad aggiudicarsi le risorse necessarie per risorgere. In questo contesto l’ambiguo Johnny Fresco, ex stella calcistica terrestre, e diventato quasi per caso un magnate dell’industria itticoalimentare, decide, in una sorta di sfida al Network e alla FIFA, di fondare un proprio club con cui tentare la sorte nel torneo. Inizia così il reclutamento: ogni capitolo del romanzo è dedicato a un componente della squadra e alla sua storia, dallo 0 che parla dell’allenatore al 23, che chiude con la prima seduta di allenamento con la squadra al completo.

Gli autori. Cristian Gaito nato a Formia nel 1981, laureato in lettere e filosofia, ha lavorato come archivista presso enti e fondazioni culturali. Appassionato di fantasy e fantascienza, ha pubblicato diversi racconti per riviste e piccole case editrici nazionali.

Sergio Mastrillo nato a Minturno nel 1976. Per anni è stato lavapiatti all’estero e manovale al suo ritorno in patria. Passando da un lavoro all’altro, ha sempre preferito la letteratura, la montagna e il calcio a qualsiasi altra distrazione. Attualmente lavora come guardia giurata presso un istituto di vigilanza. Fin da ragazzo adorava le poesie di Jim Morrison e ne scriveva di proprie. Immerso tra le letture di William Blake, John Milton e Baudelaire, attraversò il mondo fantastico di Tolkien e della Le Guin, passando ai romanzi di Gary Jennings e Umberto Eco, fino allo studio del sincretismo religioso e della filosofia.

Riccardo Vezza nato a Formia nel 1974, laureato in giurisprudenza, attualmente lavora come guardia giurata in un istituto di vigilanza e in uno studio legale. Folgorato da R.E. Howard e dal suo Conan, nel tempo ha ampliato il panorama delle proprie letture includendo le opere di Tolkien, Martin, Moorcock, Herbert, Asimov, Dumas, Hugo. Ha iniziato a scrivere all’età di ventidue anni.

Salvatore Vita nato a Formia nel 1980, laureato in lettere e filosofia, lavora come insegnante di italiano e storia. Appassionato di letteratura fantasy, fumetti e manga, nonché di tutto ciò che ruota intorno alla filmografia degli anni ’80.


In libreria
Collana i Robin&sons - Euro € 18,00 - Pagg. 496 - ISBN 978-88-7274-405-5



domenica 14 aprile 2019

Recensione: L'occhio e la spada di Marco Dollera [Rating 6,5]


recensione romanzo fantasy
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Titolo: L'occhio e la spada


Editore: Plesio Editore

Genere: Fantasy

Prezzo: Ebook Euro 3,49 - Cartaceo Euro 10,20

Sinossi: 
Zei ed Arlei sono amici dalla più tenera età. Riflessivo uno, più passionale l'altro, nessuno dei due avrebbe immaginato di dover lasciare le Terre Verdi. Ma i soldati del re elimineranno tutti i loro affetti, costringendoli alla fuga. Inizia così un duro viaggio, una folle caccia che li trascinerà in un vortice di dolore, speranza e vendetta. Ma avranno bisogno di aiuto, perché il nemico è più forte di loro. Lui impugna un Dono degli Dei.

Recensione:
Ad esclusione dei grandi autori che hanno fatto la storia della letteratura, ritengo che tutti gli altri comuni mortali con la passione per la scritture debbano trovare la giusta nicchia per far apprezzare i propri lavori. Non si può pensare ci piacere a tutti, così come non si può evitare di concentrarsi sul veicolare le giuste informazioni attraverso cover, sinossi, quarta di copertina, per facilitare il proprio pubblico nel  trovare la “preda” giusta. Faccio questo preambolo poiché nel mio caso, occupandomi per passione di recensire opere di autori esordienti/emergenti/non ancora famosi che spaziano nell’intero arco della letteratura d’evasione, alle volte capita di trovarsi fra le mani un testo “non nelle proprie corde”. A questo punto cercherò di mantenermi il più oggettivo possibile, sperando di fornire il miglior servizio possibile ai nostri lettori. 
Il testo odierno è L’occhio e la spada di Marco Dollera, edito da Plesio Editore. Si tratta di un romanzo fantasy. Adottando l’ottica del target specifico del pubblico, lo ritengo un buon romanzo, un lavoro capace di far avvicinare nuovi lettori al genere, in modo graduale, senza traumatizzarli con dozzine di strane razze o centinaia di fazioni e linee narrative diverse. Sempre rifacendosi al target, va da se che non mi sentirei di consigliarlo invece a vecchi marpioni del genere, che ne rimarrebbero probabilmente delusi. 
Il punto è che Dollera scrive bene, ha nella prosa il suo punto di maggior forza: semplice, diretta e pulita conduce il lettore nel viaggio dei suoi giovani eroi senza tentennamenti, mantenendo una qualità costante. Data questa ottima dote del giovane autore viene naturale per i più esigenti e smaliziati attendersi qualcosa di più a livello di trama. Intendiamoci, ci sono colpi di scena e tradimenti, doppi e tripli giochi, ma è l’originalità a latitare. La storia è sicuramente adatta ad un pubblico giovane e a chi non ha già battuto in lungo e in largo il genere, che potrà godere appieno delle avventure dei protagonisti. 
Un romanzo per chi cerca un’avventura ben scritta, senza farsi troppi pensieri su quello che sta dietro ai personaggi, sulle loro motivazioni profonde, e che non ha interesse per l’approfondimento e la scoperta di un mondo fantastico che in questo caso fa da mero scenario, senza pretesa di rubare spazi e far perdere tempo all’evolversi della vicenda, guastandone il ritmo.      
Le ultime considerazioni prima di passare al voto finale, sono dedicate al “prodotto fisico libro”. 
La cover, che peraltro mi pare decisamente sotto gli standard cui Plesio ci ha abituati, non credo contribuisca a veicolare il giusto messaggio per il potenziale lettore, messaggio che ritengo fondamentale in un testo dal target specifico come questo. Nulla da eccepire invece in merito a editing e assenza quasi totale di refusi.
Voto 6,5 

martedì 9 aprile 2019

Nuove pubblicazioni: Millaria - Il tempo dell'inganno di Dada Montarolo

E' sempre un grande piacere per noi di scrittorindipendenti poter annunciare una nuova uscita frutto della fantasia di un membro del nostro staff. Oggi è il turno di Millaria - Il tempo dell'inganno di Dada Montarolo, romanzo sci-fantasy edito da Delos Digital nella collana Odissea Wonderland:

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Sinossi: 

Raino è costretto da un ricatto a fingere di morire in un incidente di volo e restare in esilio, ma l’amore per una donna e per la sua terra lo spingono ad affrontare prove e mondi inquietanti pur di tornare indietro. Mentre il tempo si dilata e si contrae intorno a lui, la sfida con il destino inizia.

Una relazione clandestina e un enorme debito di gioco costringono Raino, pilota militare di Millaria, a cedere al ricatto di Wornat, potente consigliere del presidente, e accettare la farsa di una finta morte. Scampato a stento a quella vera, trova aiuto e rifugio nel mondo sotterraneo di Dulvana, affronta la misteriosa Foresta delle Domande, cerca e scopre nella Terra di Loro, nemica di Millaria, un’orribile verità: chi lo ha allontanato con l’inganno sta per rendere schiava la sua patria. Per difenderla e cercare Esan, la donna amata e perduta, dovrà tornare indietro e sfidare il destino.




L'autrice: 
Dada Montarolo è stata giornalista, caporedattore e corrispondente dall’estero (Australia, Stati Uniti, Oriente) per alcuni quotidiani nazionali (Corriere dello Sport, Avvenire, La Nazione), ghostwriter e copywriter. Affianca all’attività di scrittore quella di editor e curatore di traduzioni di romanzi in lingua straniera. Ha pubblicato il romanzo storico Le battaglie di Giulio Cesare (1981), ed. Varesina; il romanzo Alter (2003), ed. Campanella; i romanzi Golfavolando – storie vere di un circolo immaginario (2008) e Golfavolando – le nuove storie (2012), ed. Mursia; la raccolta di racconti Mixing – dodici storie dentro un bicchiere, i racconti Pensione Paradiso, Il figlio del Re, Le continuità della morte in ebook, ed. Pelide; il romanzo Nessun Messaggio Nuovo (2017), ed. Gabriele Capelli, che ha vinto la targa speciale della critica al concorso letterario Città di Stresa 2017. Ha scritto per il teatro le commedie Il Moglio e Il Maliardo, e per il teatro canzone La Valigia.


domenica 7 aprile 2019

Recensione: La tomba del canarino di Isabel Giustiniani [Rating 8]


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Titolo: La tomba del canarino


Editore: Pubblicazione indipendente 

Genere: Romanzo storico

Prezzo: Ebook Euro 1,99 - Cartaceo Euro 8,99

Sinossi: Il sepolcro di Tutankhamon ha ancora un segreto.

Nell’ottobre 1922 Howard Carter fa ritorno a Luxor dall’Inghilterra recando con sé un canarino affinché il canto della bestiola possa allietare le sue giornate. Il cuore dell’uomo, infatti, è colmo di preoccupazione: ad Highclere il suo magnate e finanziatore lord Carnarvon gli ha comunicato l’intenzione di terminare gli scavi in Egitto dopo quell’ultima stagione. 

L’uccellino giallo, novità in quella terra, riscuote la meraviglia degli operai egiziani tanto da meritarsi l’appellativo di “uccello d’oro” e venire considerato foriero di grandi ricchezze. Quando, solo qualche giorno più tardi, uno scavatore si imbatte nel primo gradino che porterà al sepolcro di Tutankhamon con i suoi immensi tesori, per gli operai il ritrovamento non potrà essere altro che “la tomba del canarino”. 

Ben presto la felicità per tale scoperta si trasforma in un incubo quando un serpente si insinua nella gabbia del piccolo pennuto, divorandolo. L’azione del cobra, simbolo per eccellenza dei faraoni, è per i nativi il chiaro messaggio dell’ira del defunto il cui sonno è stato turbato. 

Da quel momento Carter si troverà a combattere contro la superstizione del popolo, le accuse di furto e l’ingerenza del governo egiziano che vede nella sensazionale scoperta un motivo per alimentare il nazionalismo. L’assillo dei giornalisti dopo la morte di Carnarvon - sempre alla ricerca di scoop per accrescere le dicerie sulla maledizione del faraone - le battaglie legali e il disperato amore per lady Evelyn, travolgeranno l’archeologo portandolo a ignorare le parole del suo fedele assistente Na’im. Quella ormai lontana notte di novembre in cui, assieme a Carnarvon e alla figlia, sono entrati per primi di nascosto nella tomba, il giovane egiziano ha visto qualcosa alla quale l’archeologo non crede. Oppure finge di non credere. 

Recensione: 
Aperto, letto d’un fiato e chiuso a malincuore.
Come lettore non posso che essere soddisfatto, come scrittore invece, una punta d’invidia mi serpeggia lungo la schiena, quasi che quel serpentello che si cela costantemente tra le pagine del libro sia veramente un qualcosa di più di uno splendido monile.
Il constatare, una volta di più, che si può essere scrittori indipendenti senza minimamente scadere nel dilettantismo, non può che far bene sia agli amanti della lettura che a quelli che osano prendere una penna in mano, e non mi rimane che far tanto di cappello alla bravura dell’Autrice.
Affrontare un romanzo storico è qualcosa di veramente difficile, non solo ci vuole una grande passione personale, cosa relativamente facile da riscontrare in molti Autori, ma soprattutto la capacità di gestire la montagna di dati e informazioni che vengono raccolti sul tema trattato, cosa che in genere si tramuta il più delle volte in un penoso elenco di date e citazioni, intervallate da tentativi più o meno riusciti di imbastire il tutto con trame e dialoghi che dovrebbero apparire appropriati.
Per essere credibili la regola principale è scrivere di cose che si conoscono e a meno che uno non sia un valente archeologo di professione, raccontare da vicino, come in questo caso, una delle più grandi scoperte del ‘900 non è cosa da poco.
Ma qui l’Autrice  ha quel tocco di genio che ha dato vitalità al famoso serpentello dell’invidia di poco prima.
La trovata di un narratore non solo è vincente, ma preclude anche la banalità del sotterfugio utilizzato con la scelta del personaggio di Na’im. In un colpo solo l’Autrice non solo si mette al riparo dall’inevitabile inadeguatezza professionale e tecnica verso il mondo dell’archeologia, ma grazie proprio al ruolo di semplice inserviente ricoperto dal narratore, si tutela anche dall’affrontare troppo da vicino le implicazioni sociali, politiche e religiose che hanno condizionato pesantemente l’intera vicenda.
Libera da quei lacci, l’Autrice può solo dedicarsi a narrare con passione una storia che chiaramente l’affascina, trascinando il lettore nella sua visione di un’avventura emozionante, dove la sua preparazione e la cura dei particolari storici si adatta perfettamente alla trama, regalandoci una visione di personaggi e di luoghi accattivante, dove i dialoghi sono naturali e ben congegnati, sempre perfettamente credibili.
Affrontare inoltre la cultura egizia, pregna di misteri e di anacronismi, senza pesare eccessivamente sul racconto, ma affidando a un semplice monile il compito di diffondere mistero e magia è un’altra piccola perla di questo bel libro, che ha una sola pecca, quello di essere troppo breve.
Da leggere! 
Pro:  ottimo editing  e perfetta scelta dei dialoghi.
Contro: forse troppa lentezza nelle prime 50 pagine, ma poi il ritmo prende vigore e si arriva alla fine d’un balzo.
Il racconto meriterebbe più spazio, la personalità dei personaggi principali potrebbe essere più approfondita, nonostante sia indubbiamente accurata, o forse è solo che sono così bene presentati che uno vorrebbe conoscerli meglio.
Voto: Otto pieno!


mercoledì 3 aprile 2019

Recensione: Le città della notte rossa di William Burroughs


burroughs beat generation
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Sinossi:
"Nulla è vero. Tutto è permesso". In questa frase è riassunta la poetica del romanzo. "Le città della notte rossa" è la storia di un pirata del XVIII secolo, il Capitano Mission, fervente sostenitore della libertà e dell'uguaglianza, nonché acerrimo nemico di ogni forma di tortura e schiavitù. Basandosi su questi principi egli creò in Madagascar una colonia a cui diede il nome di Libertaria, che ben presto però venne spazzata via insieme al suo fondatore. Ma cosa sarebbe accaduto se Mission fosse sopravvissuto insieme alla sua utopica Libertaria? Da questa suggestiva ipotesi prende vita uno dei capolavori della produzione di Burroughs, un romanzo nel quale si avvicendano creature che provengono sia dal mondo reale che da quello fantastico o fantascientifico e che tracciano una nuova storia a partire dal XVII secolo per approdare a un futuro non remoto. 


Recensione:
Oggi parliamo del romanzo Le città della notte rossa di William Burroughs. Si tratta di un’opera particolare, così come doveva essere un personaggio del tutto bizzarro l’autore. Burroughs infatti fa parte di quella schiera di figuri aderenti alla corrente della Chaos Magick, una sorta di via iniziatica del tutto particolare e volta a rompere tutti gli schemi classici dell’occulto contemporaneo.
Che dire, la vicenda narrata è bizzarra e non si può certo affermare sia esente dallo scombussolamento portato dallo spirare furioso dei venti caotici che Burroughs non tenta minimamente di imbrigliare per dare una forma canonica al suo scritto. 
Tutto origina da un fatto storico reinterpretato. Il capitano Mission, un pirata degli inizi del XVIII secolo, fonda una colonia in Madagascar nella quale promuove la libertà a tutto tondo, introducendo innovazioni legislative all’epoca impensabili. 
La creatura di Mission prospera per alcuni anni, ma tutto finisce in un bagno di sangue ad opera degli indigeni. 
Burroughs parte da questo fatto, immaginando invece che la colonia sia stata il seme dal quale farne sbocciare altre, il nucleo centrale dal quale far sorgere una nuova umanità capace di opporsi agli spagnoli prima, all’evoluzione/involuzione stessa del mondo poi.  
Che dire, l’autore lo fa trasportandoci in un mondo i cui confini spazio/temporali sono a dir poco sbiaditi, nel quale le vicende del protagonista sfumano fra sogno e realtà, fra overdosi di sesso omosessuale e consumo di droghe reali e immaginarie capaci di frastornare il lettore, eppure di attrarne l’attenzione. Un viaggio attraverso le sei città della notte rossa, città immaginarie e dai connotati più mentali che fisici, pervase da ogni sorta di eccesso e fascinazioni.
Burroughs ha doti da grande scrittore, immaginazione da vendere e una passione sfrenata per quello che vuole trasmettere, più o meno esplicitamente. Il suo è un testo capace di parlare al subconscio. I suoi viaggi sono onirici e potenti, carichi di simboli e insegnamenti. 
“Nulla è vero. Tutto è permesso” è il suo motto, ma ritengo che anche un bel “nulla è casuale” nell’architettura studiata dall’autore con il procedere della vicenda che si fa, di pagina in pagina, più inquietante. 
Non posso nascondere di essere stato piuttosto infastidito dalla continua, martellante presenza di scene omosessuali e di ragazzoni e ragazzini con immancabili erezioni e dalla contemporanea quasi totale assenza di donne nel mondo immaginato dall’autore, ma non per questo posso esimermi dal riconoscere che siamo innanzi a un lavoro capace di lasciare il segno, alla faccia delle moderne teorie sullo scriver semplice per forza.

Vivamente consigliato.

lunedì 1 aprile 2019

Recensione: Gli Avvoltoi, Il segreto della montagna di Alessandro Proietti [Rating 6]


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Titolo: Gli Avvoltoi, Il segreto della montagna


Editore: Pubblicazione indipendente

Formato: Ebook 

Genere: Weird Western

Prezzo: Euro 1,99  

Sinossi: 
Conquistare la frontiera americana non è stato semplice per i coloni che tentarono l’avventura, ormai tanti anni fa. Quando, senza apparente spiegazione, creature di ogni tipo invasero quelle terre l’impresa divenne ancora più ardua e pericolosa. Alcuni pistoleri decisero di fondare un’organizzazione, denominata poi dalla gente “Gli Avvoltoi”, per occuparsi della sicurezza delle frontiere americane; in poco tempo i loro servigi furono richiesti ovunque seppur molti non erano favorevoli all’utilizzo di figure del genere. Durante la normale risoluzione di un contratto, John Clifton, scopre di poter porre fine all’invasione e così si imbarca insieme ai suoi colleghi verso le Montagne Rocciose, rifugio di pericolosi sciamani indiani, per risolvere la cosa una volta per tutte.

Recensione:
Che lo si voglia chiamare Weird Western o Fantawestern, o come meglio crediate, rimane il fatto che sia il mio genere preferito, non c’è nulla da fare. Come potete quindi immaginare mi sono avvicinato con grandi aspettative al romanzo “Gli Avvoltoi: Il segreto della montagna” di Alessandro Proietti. Non sono molti gli autori a cimentarsi con un genere che risulta essere una nicchia nella nicchia, con un bacino d’utenza inevitabilmente risicato. A parte queste considerazioni che lasciano il tempo che trovano, trovarsi un bel romanzo weird western made in Italy è un’occasione imperdibile per il sottoscritto, quindi vediamo di capire se le elevate aspettative siano andate deluse o meno. 
Il romanzo soffre di alcune lacune oggettive che non posso evitare di evidenziare. Il fatto che sia il testo d’esordio per il Proietti si evince da quelli che sono i classici peccati di gioventù, che avrebbero dovuto essere risolti con una fase di editing più accurata. Si tratta principalmente della ripetizioni di concetti a favore del lettore non necessari. L’autore ha il vizio, così come immagino tutti i gli autori agli inizi della propria carriera, di pensare di agevolare il lettore ribadendo affermazioni e sottolineando scene, ottenendo invece l’unico risultato di appesantire il testo. Nello specifico si osserva spesso una frase descrittiva seguita subito dalla ripetizione del concetto nel dialogo diretto fra i personaggi. Uno sdoppiarsi fastidioso che potrebbe essere eliminato con una revisione del testo e che lo renderebbe più fruibile e più godibile. 
A questo problema aggiungo quello relativo ai dialoghi, altro tallone d’Achille per ogni esordiente. Nel caso del romanzo si nota quanto spesso questi siano troppo ingessati, decisamente da migliorare. Non sempre infatti il tentativo di riprodurre la parlata tipica dei pistoleri di frontiera può dirsi riuscito.
Quindi, dopo questo elenco di problemi cosa aggiungere? Un testo da evitare? Ve lo sarete attesi, invece assolutamente no. Le problematiche che ho evidenziato, che ritengo oggettive, ma alle quali si può rimediare con un minimo di impegno, non sono sufficienti a farmi bocciare un testo che presenta una bella storia, che si lascia leggere con piacere, tenendo col fiato sospeso il lettore. 
L’ambientazione è ben gestita e i personaggi sono solidi, ben caratterizzati e carismatici al punto giusto. Non sono di certo i soliti paladini senza macchia, sconfinando in alcune scene nella giusta dose di brutalità necessaria per essere credibili. Mi sarei atteso uno sforzo maggiore per quanto concerne le creature “exrtaumane”, che meritavano maggiore inventiva da parte dell’autore. Ad ogni modo il finale aperto concede ampi spazi di manovra. Non mi farò mancare di leggere il seguito, certo che le buoni doti del Proietti non possano che migliorare e affinarsi con il proseguo della scrittura. 
Per quanto riguarda refusi e orrori vari, devo annotare invece una buona cura della testo con pochissimi errori di battitura. Belle e ad effetto la cover.
Voto finale 6 con ampi margini di crescita.