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martedì 13 luglio 2021

Recensione: Le notti di Salem di Stephen King

 


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Sinossi:

Una casa abbandonata, un paesino sperduto, vampiri assetati di sangue. Quando il giovane Stephen King decise di trapiantare Bram Stoker nel New England sapeva che la sua idea, nonostante le apparenze, era buona, ma forse neanche la sua fervida immaginazione avrebbe saputo dire quanto. Era il 1975 e, da allora, il racconto dell'avvento del Male a Jerusalem's Lot, meglio conosciuta come 'salem's Lot, non ha mai cessato di terrorizzare milioni di lettori, consacrando il suo autore come maestro dell'horror. Questo piccolo classico contemporaneo viene ora riproposto in un'edizione illustrata arricchita da una nuova introduzione, due racconti e un sostanzioso apparato che raccoglie le pagine eliminate nella stesura finale.


Recensione:

Oggi vi parlo di un romanzo di Stephen King che mi è sempre sfuggito, per svariati motivi ed in modo incomprensibile. 

È tempo di porre rimedio alla lacuna. 

Si tratta di Le Notti di Salem. Ho deciso infine di leggerlo in onore a Padre Donald Frank Callahan, personaggio che ho scoperto nella splendida Saga della Torre Nera e che ha tratto origine proprio da Le Notti di Salem. Ebbene, credevo, mio malgrado, ricoprisse ben altro ruolo in quest’opera, invece devo ammettere di aver scoperto che la sua figura è a dir poco defilata, qualcuno potrebbe addirittura dire insipida. 

Peccato perché nel mio personale immaginario il prelato aveva tutt’altro carisma, o almeno così mi pareva di ricordarlo dalla Saga della Torre, letta oramai parecchi anni orsono. Ad ogni modo ammetto che Callahan mi ha influenzato in vari personaggio dei miei lavoretti, non ultimo quel Jerico Lee di Inno Cannibale, che mi pare possieda attributi più consistenti dell’archetipo dal quale ha tratto origine. Detto questo, Le Notti di Salem risulta di certo un romanzo godibile, anche se a mio avviso risente degli anni che si porta sul groppone e dell’overdose di vampiri alla quale siamo stati soggetti nel corso di questi lustri. Parere assolutamente personale e che stride con quanto affermato in postfazione dallo stesso autore che lo annovera fra i suoi preferiti. 

Posso immaginare che qualche rilevanza l’abbia anche il fatto che quest’opera è stata una dei suoi primi best seller. Ad ogni modo King è sempre il Re, indiscusso macinatore di pagine, capace di far rivivere con una nitidezza inquietante un intero paese della periferia americana in ogni suo particolare, arrivando a far sentire il lettore come uno degli abitanti di Salem’s Lot. 

La naturalezza con la quale l’autore riesce a ricreare usi, vizi e scheletri nell’armadio (in tutti i sensi), degli abitanti della ridente cittadina ha del sovrannaturale. La sua capacità d’osservazione si volge nel ricreare un ambiente pulsante, vivido e per questo capace di coinvolgere appieno il lettore. Il tutto senza mai far venire a noia la vita quotidiana delle persone, anzi facendoci addentrare nella realtà di “provincia” a stelle e strisce fino a sconvolgerla e a farci assistere allo sfascio di quanto così brillantemente edificato. 

Insomma, forse non una delle sue opere più “profonde” ma di certo ottimo da leggere sotto l’ombrellone!


Andrea Zanotti

domenica 11 luglio 2021

Recensione: Eternal War - Gli Eserciti dei Santi di Livio Gambarini [Rating 7,5] - recensione a cura di Andrea Zanotti

 


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Opera: Gli Eserciti dei Santi

Saga: Eternal War (cofanetto)

Autore: Livio Gambarini

Editore: Acheron Books

Genere: fantasy, storico, weird

Rating: 7,5

Formato: ebook E 3,99 - cartaceo E 11,40

Sinossi:

Firenze, tredicesimo secolo. La guerra tra Guelfi e Ghibellini distrugge intere famiglie. Tutta la Toscana è sconvolta, ma le due fazioni non sanno che la loro guerra è solo il pallido riflesso di uno scontro che dura da secoli tra i misteriosi abitanti delle lande dello Spirito.

Con ogni mezzo a sua disposizione, Kabal, spirito guida della famiglia Cavalcanti, trama per non soccombere e conquistare il potere. Ha un asso nella manica: il suo nuovo capofamiglia umano, il guerriero e poeta Guido Cavalcanti. Per salvare la sua città e coronare il suo sogno d'amore, Guido dovrà inseguire il miraggio di una pace impossibile, e in questo lo aiuterà un giovane e timidissimo poeta, di nome Dante Alighieri...

Guerra, tradimenti, intrighi e magia in perfetto equilibrio tra la ricostruzione storica e il fascino di ciò che si cela dietro le quinte dell'umanità, con la cornice fiorentina della Divina Commedia!


Recensione:

Oggi torno a occuparmi di un romanzo edito da Acheron Books. Un editore che si è confermato nel tempo una garanzia di qualità e originalità. Sino ad oggi non sono mai rimasto deluso da alcuno dei numerosi loro romanzi che mi sono pappato. Vediamo come se la caverà questo Eternal War di Livio Gambarini. 

L’ambientazione promette bene. 

Non si ha spesso l’occasione di immergersi nella Firenze del XIII secolo, in pieno conflitto fra Guelfi e Ghibellini, e di certo non facendolo su due piani ben distinti, ossia quello della Materia e quello dello Spirito. Non fraintendetemi, non mi riferisco ai due schieramenti, vicini l’uno al Papato quanto l’altro all’Imperatore, ma su due piani dell’esistenza ben distinti. In questo sta l’originalità vera del romanzo che, aperta parentesi, è il primo volume di una quadrilogia (qui c’è l’offerta dell’editore per accaparrarvela tutta d’un colpo). 

L’autore mostra di aver appreso molto bene l’esempio di Sanderson nelle sue Cronache della Folgoluce, con i vari spren, gli spiritelli appartenenti ai diversi oggetti/sentimenti, anche se a ben vedere, come spesso accade nulla si crea e nulla si distrugge, tutto si trasforma, e quindi possiamo andare a risalire alla tradizione teosofica delle forme pensiero di Annie Besant, o di mille altre tradizioni mistico/filosofiche. Insomma, senza andare a perderci nei meandri oscuri delle vie iniziatiche, ciò che conta è che il Gambarini ha avuto la brillante idea, e l’audacia, di portare avanti il proprio testo sui due piani, arricchendo le vicende della Firenze rinascimentale con quelle parallele nella realtà non-ordinaria, quella invisibile agli uomini non dotati del terzo occhio. E lo ha fatto creando un conglomerato di spiriti protettori, defunti, serpenti regoli, santi e gerarchie celesti varie, e relativi modus operandi, del tutto godibile e affascinante. Potremo così seguire i tentativi da parte di questi esseri "sottili", non sempre fruttuosi, di influenzare i loro prescelti nel piano della materia. Seguiremo le faide che coinvolgono anche queste “intelligenze” e che si riverberano amplificando il caos nel nostro mondo. Insomma, non ci sarà da annoiarsi. 

Un romanzo ben fatto, ben congeniato e ben eseguito con una prosa di qualità, costante e priva di svarioni. Unica nota leggermente stonata, a mio parere, è una certa lentezza nel ritmo al centro dell'opera, quasi l’autore abbia deciso di prendersela comoda, avendo innanzi altri tre volumi. A parte questa sensazione, del tutto personale, non posso che consigliarvi la lettura di una storia piacevolissima che invoglia a seguire le vicende di Giudo Cavalcanti, guerriero e poeta, dotato di una “doppia anima” e del suo protettore Kaballicante.

Voto 7,5.   

Andrea Zanotti

martedì 6 luglio 2021

Disfida nr. 142: Incubi grotteschi di esiliati sognatori di Antonio Pilato VS Thomas Ligotti

 


  • Titolo: Incubi grotteschi di esiliati sognatori

  • Autore: Antonio Pilato

  • Editore: Mario Vallone Editore 

  • Formato: Cartaceo

  • Genere: Weird

  • Prezzo: 10,00 €

  • Sinossi:  Le menti più normali penseranno sicuramente che la mia codardia sia in grado di superare i misteri delle oscure volte celesti che occupano latenti l’infinito cosmo, ma è quando si acquisisce il temporaneo coraggio di sbirciare al di là dell’universo che tutto diviene inevitabilmente follia.

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 Note/commenti/finalità dell’Autore: “Sai cosa avviene quando leggi un racconto dell’incubo e poi scopri che il vero incubo è la realtà da cui ti risvegli? L’allegoria della vita è davvero bizzarra in questo fagocitante eterno ritorno, dove realtà e fantasia, verità e finzione, scienza e fede,… non sono altro che i dicotomici prolungamenti della stessa e unica realtà.”

Biografia autore: Antonio Pilato (Ravenna, 11 Marzo 1990) è uno psicopedagogista e scrittore italiano.

Fin da bambino si appassiona alla letteratura dell’orrore, leggendo in casa e a scuola i romanzi brevi della serie Piccoli brividi di R. L. Stine.

Terminati gli studi liceali, s’iscrive all’Università di Bologna, laureandosi in Scienze del Comportamento e delle Relazioni Sociali nel 2013, e in Psicologia delle Organizzazioni e dei Servizi nel 2015. Nel frattempo, inizia a conoscere più da vicino la prosa di S. King, leggendo diversi romanzi e alcune raccolte di racconti.

Dal 2016 la sua visione della letteratura si allarga ad altri autori, primi fra tutti H. P. Lovecraft e T. Ligotti, i quali influenzeranno non poco i suoi pensieri e il suo immaginario, portandolo a laurearsi una terza volta nel 2018, questa volta in Pedagogia, e a dedicare la sua tesi di laurea proprio al tema dell’infanzia insita nei contesti della letteratura dell’orrore.

Dal 2018 inizia a scrivere, preso da una forte ispirazione innata e arcana, una serie di racconti di genere weird che traggono ispirazione, oltre che dai suddetti scrittori, anche dalla penna di molti altri autori, come E. A. Poe, A. Christie, C. A. Smith, R. W. Chambers, E. S. Gardner e H. Murakami.

Nel 2020 pubblica la sua prima raccolta di racconti, intitolata “Incubi grotteschi di esiliati sognatori”.

Incipit: Qui sono racchiuse storie assurde, dove pazzi di dimore decadenti volgono le proprie anime alla ricerca di verità miserabili; qui sono contenute vicende aberranti, dove reietti di società inique compiono velatamente sperimentazioni grottesche; qui sono accolti fatti bizzarri, dove studiosi di teorie impazzite si prodigano in elucubrazioni esistenziali.


  • BIG da sfidare: 



Thomas Ligotti - La Cospirazione contro la razza umana 









Contatti autore:

Instagram: https://www.instagram.com/i_racconti_di_antonio/

Facebook: https://www.facebook.com/antonio.pilato.16/

E-mail: a.pilato.psy@gmail.com



domenica 4 luglio 2021

Recensione: La voce del puparo di Matteo Marchisio [Rating 7] - recensione a cura di Peg Fly

 


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Opera: La voce del puparo

Autore: Matteo Marchisio

Editore: Pubblicazione indipendente

Genere: Storico/Avventura

Rating: 7

Formato: ebook E 1,49

Sinossi:

Torino, 1901. Le voci parlano di un disertore piemontese fidanzato con la figlia del grande Kruger, presidente dello stato boero. Che siano vere? 

Un grattacapo per il sottosegretario Jung. Bisogna indagare e di corsa. Ma il viaggio verso il Sudafrica è un’odissea a cui pochi sopravvivono. Fortuna sua, è rientrato dal Siam l’agente perfetto: spietato, determinato ma soprattutto disperato. Bisognerà tenere duro per uscire dal Transvaal vivi e con un po’ di verità tra le mani.

Recensione:

Ho amato fin dalle prime righe questo romanzo breve, che incuriosisce dall’inizio alla fine. Gli intrighi politici sono ben descritti e riportati nella verosimiglianza di fatti avvenuti realmente durante la seconda Guerra boera. Un bel ripasso di storia, non c’è che dire, perché il romanzo, oltre a essere piacevole alla lettura, insegna che non bisognerebbe mai dimenticare il passato, soprattutto i conflitti.

Matteo Marchisio, che si è già distinto per altre ed eccellenti storie di fantascienza e con la saga di Rieke Hatefield,  con “La voce del puparo”, ci regala un romanzo dove l’azione la fa da padrona, condito, poi, dalle eccellenti descrizioni di ambienti storici e con minuzia di particolari davvero chiari. Nemmeno uno storico sarebbe riuscito a fare di meglio.

Salta subito agli occhi la descrizione del carattere e rimane impressa al lettore, la figura della giovane Antonietta, una vera ribelle come suo padre, il benestante Leone Valsava, che non gode di ottima salute.

L’aspirazione della ragazza è quella di intraprendere la professione di giornalista.

Il destino di Antonietta si incrocia con quello di “Camillus”, giovane che nasconde molti misteri. Camillus, infatti, è stato mandato in missione in un paese molto distante dal suo, e con il quale riesce a comunicare grazie all’ingegnosa invenzione di suo padre: “Le macchine elettroparlanti”.

Nel romanzo vi sono riportate vicende sempre attuali, come ad esempio la violenza sulle donne (l’arresto di Bartolomeo Martinengo, uomo spietato e crudele, per aver picchiato a sangue la moglie fino a provocarle un aneurisma), e scarcerato dopo aver accettato una missione importante in Transvaal, in Sudafrica, per accertarsi sulla vicenda di un disertore piemontese, fidanzato con la figlia del presidente dello stato boero. 

Qui la lotta per la sopravvivenza si fa spietata, e i protagonisti non si risparmiano nessun colpo basso. 

Direi che i punti di forza ci sono tutti, anche se in qualche passaggio descrittivo e storico ho fatto più fatica a seguirne l’intreccio, probabilmente per il linguaggio stilistico articolato adottato dall’autore.

In alcuni periodi, più che altro quasi alla metà e fine del libro, il lettore si perde nell’incalzare delle vicende, descritte in maniera meno comprensibile dell’incipit.

L’autore è stato molto bravo a esporre con minuzia di particolari l’ambientazione storica, e tutto ciò che riguarda questo periodo: (oggetti, battelli, armi, abiti, acconciature ecc...), ma che a un certo punto ho fatto fatica a star dietro loro, non riuscendo a concepirli con la fantasia.  

Tuttavia, il concetto psicologico del puparo è veramente brillante; un uomo che riesce a muovere i fili degli altri come un vero maestro dell’arte del burattinaio, abile e arguto in ogni suo movimento ben studiato per guidare a suo piacimento gli esseri umani e al quale interessa solo raggiungere la propria meta. 

Questa parte l’ho trovata intensa e approfondita, come se l’autore conoscesse a meraviglia l’essenza di cosa si nasconde in ogni animo. 

Una storia che consiglio di leggere e, con la quale, l’autore ci pone davanti un dilemma su cui l’essere umano dovrebbe sempre riflettere, su cosa accade attorno a noi, come se ogni volta fosse costantemente la prima volta. In altre parole: meditate gente, meditate...

Voto: sette