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domenica 29 ottobre 2017

Recensione: Grifo di Elisa Emiliani [Rating 8]


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Titolo: Grifo - L'Eresia


Genere: Fantasy

Casa Editrice: Lettere Animate Editore

Prezzo: Cartaceo € 19,00, Ebook € 1,99

Rating: 8

Sinossi: Sono un po’ persi nella vita, né buoni né cattivi, aggrappati ai loro valori ma pronti a rivederli all’occorrenza. Non importa da che parte stiano, col Re, con l’eretico, con l’Ecclesia: si comporteranno male. Una guerra di religione s’intreccia alla lotta per la successione al trono del Grifo bianco e, chi più chi meno, tutti vengono chiamati a muovere eventi che non comprendono. In parte pedine e in parte giocatori, più spesso di quanto sarebbe lecito è necessario scrollarsi di dosso i dubbi e la morale.

Recensione: La terra di Grifo ricorda la Ecclesia è una vera e propria potenza politica, capace di mettere al bando parte della magia conosciuta. I delicati equilibri politici si rompono quando un esercito ribelle insorge per imporre una nuova religione, forte di quelle pratiche magiche che grazie ai Figli degli Dei sono state dimenticate. In parallelo il secondogenito del re trama per succedere al posto del fratello, mentre il massimo inquisitore cerca di accrescere la sua influenza nel Consiglio Celeste. Dentro questa ampia cornice seguiamo le disavventure di Crono, un novizio allergico alle regole, i cui passati studi eretici potrebbero essere la chiave per non soccombere alla minaccia di Ventonero.

Punti di Forza
Il mondo costruito dalla Emiliani cattura. Nonostante abbia una connotazione euro-medioevale, fin troppo abusata. Nonostante il connubio “poca magia-molta politica” ricordi molto Martin, che ormai vediamo in tutte le salse. Nonostante nessuno dei suoi elementi preso da singolo sia originale, il mondo di Grifo viene amalgamato così bene che riesce a balzare fuori dall’anonimato. Elisa Emiliani, infatti, piazza alcune dinamiche in grado di restituire la sensazione di una società viva e pulsante, profondamente vera. I Figli Degli Dei, seduti nel loro concilio a simulare un pantheon, la magia bipartita tra mentale ed elementale, una ammessa l’altra vietata perché considerata eretica, i Demoni come maghi pastori di spettri; sono pennellate magistrali, perfettamente inglobate nella trama, che personalmente ho adorato. Se a questo aggiungiamo una diffusa cura delle motivazioni, profonde e credibili, una coerenza nelle scelte, più un’etica umana in cui bene e male non sono mai prettamente distinti, otteniamo alcuni personaggi memorabili in grado di restare impressi nella memoria del lettore. Figure secondarie che prepotentemente salgono alle luci della ribalta, vampirizzando attenzione ed empatia. Ed ecco che le pagine vengono divorate, incollati da un clima epico, in cui il senso di tragedia imminente permea la narrazione. Nessuno è al sicuro, nessuno è invincibile, nessuno sarà per forza il vincitore. Questo perché la verità non appartiene ad alcuna fazione. Scordatevi il lato oscuro: Grifo potrebbe essere descritto come “Guerre Stellari” senza i Ribelli. Impero contro Impero, in una guerra evitabile in cui molte persone hanno molti interessi.
Il mondo di Grifo non è un mondo comodo, un mondo fatato, un mondo in cui vorresti vivere, ma una volta terminato il libro ho desiderato tornarci.

Note dolenti
A fronte di comprimari che calamitano l’attenzione (su tutti Ventonero), il protagonista Crono e la sua piccola compagnia di intimi risultano purtroppo scialbi. Mentre i personaggi di contorno si muovono attraverso scelte sofferte fortemente ponderate, Crono agisce con una leggerezza irritante che poco lega il lettore al destino del protagonista. Lo stesso si può dire per i suoi aiutanti. La maga elementalista, la donna soldato e la (sigh) bambina misteriosa, archetipi troppo stereotipati per non sfigurare a confronto con le figure tridimensionali che popolano le vicende parallele.
L’impressione è che la Emiliani abbia concentrato le sue attenzioni sui grandi eventi, dimenticando di strutturare con la stessa profondità la principale voce narrante. Succede così di non darsi pena per lo sprovveduto furfante, che potrebbe morire a pagina venti senza intaccare il buon umore del lettore. Per fortuna le vicende che non lo coinvolgono direttamente sono molte e ben articolate, diluendo così la principale pecca dell’opera.

A conti fatti
Ho divorato il libro, finendolo in meno di una settimana; al momento della chiusura ne volevo ancora. So che Elisa Emiliani ne sta scrivendo un seguito e devo ammetterlo: lo aspetto con ansia. 
Rating 8.


mercoledì 25 ottobre 2017

Disfida nr. 47: Le Cronache di Ràvanphis: L'isola nera di Alessandro Bugliazzini


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Titolo: L’isola nera
Serie: Le Cronache di Ràvanphis
Genere:Fantasy
Prezzo e formato:Gratis eBook€ 19,99 Cartaceo

Sinossi:
Il disegno di un grande inganno e il viaggio di molti ingannatori alla ricerca dell'arma più potente del loro mondo.
Il mondo di Ràvanphis è profondamente diviso dal mare e da insormontabili montagne.
Pharados, un uomo dai poteri quasi divini e mosso dal rancore più profondo, viene cacciato dal luogo in cui è nato fino ad arrivare ad una terra lontana, dove non può essere ostacolato e sulla quale costituisce il proprio impero. La crudeltà e il potere dei suoi discendenti si affievolisce con il passare dei secoli, fino al giorno in cui uno di questi, l'imperatore Tusna, inizia a comprendere quanto gli è stato segretamente tramandato e il desiderio di vendetta all'interno della propria essenza.
Un uomo coraggioso, Farthan, accompagnato da Kalatur, uno strano e misterioso criminale che lui considera come la propria nemesi, partiranno per volere di Tusna alla volta di Tyrnémos, le terre ad ovest dell'impero oltre un grande mare. Tanto lontane da essere sconosciute agli abitanti dell'impero e cariche di una magia che tutti credono inesistente.
Ma Tyrnémos si rivelerà il luogo peggiore nel quale potessero capitare; l'influenza degli antichi poteri di quelle terre, le maledizioni e un terribile esercito nero, si riveleranno tanto forti da rendere la sorte di ogni abitante o viaggiatore, una continua sfida contro la mortale natura di quei luoghi.

Note/commenti/finalità dell'Autore: 
“L'isola nera” è il primo capitolo di una saga che proseguirà con almeno altri due titoli. 

È un fantasy atipico, che definisco scherzosamente Gun&Sorcery, ambientato in un mondo immaginario descritto con l'avanzare della storia e dove i due protagonisti, Farthan e Kalatur, daranno spazio anche ad altri personaggi tutt’altro che secondari. Ho voluto abbandonare l’idea del protagonista che non ‘sbaglia mai’, o che risolve il problema perché ‘il protagonista deve farlo’, allo stesso modo di una storia d’amore, che deve accontentare il lato più tenero di una storia. Ho cercato di dare spazio all’azione, alle paure, allo scontro che ogni personaggio aveva con sé stesso, alla descrizione dei loro motivi. Così, le vicende non si limitano alla sola linea principale della storia, ma assumono una visione più ampia in base a ciò che hanno vissuto in precedenza e in conflitto rispetto al presente e ad altri personaggi, che assieme alla magia ho cercato di rendere più vivi possibile.
Morte, sangue, tradimento, sussurri di nuove ed improbabili alleanze si diffondono tra le pagine e niente è quello che sembra.
Il fine ultimo è quello di regalare al lettore divertimento e la giusta dose si suspense in un testo che, nonostante la mole ho tentato di rendere scorrevole. E se non esiste un giusto o sbagliato in senso esclusivo nella vita non può esistere nemmeno tra le pagine di un libro; per questo non ho mostrato la presunzione di dare risposte nella mia storia, ho cercato nuove domande, la strada per nuove esperienze e colpire, colpire duro.

Big da sfidare: 


Il romanzo che ha ispirato molto e molti:


Mari stregati, di Tim Powers.


domenica 22 ottobre 2017

Recensione: Guiscardi Senza Gloria di Mauro Longo [Rating 6,5]


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Titolo: Guiscardi senza gloria

Autore: Mauro Longo

Genere: Dark Fantasy

Casa Editrice: Acheron Books

Pagine: 260

Prezzo: Cartaceo € 12,00, Ebook € 4,50

Rating: 6,5

Sinossi: Venezia Nuova, Anno del Signore 1516, cento e settantunesimo dall'arrivo del Flagello dei Morti e dalla caduta dei Vecchi Regni: il cosiddetto Rinascimento Macabro. Qui vive l’ultima discendenza di Marco Polo, custode di un misterioso tesoro bramato da elementalisti e signori della guerra, pronti a tutto pur di impossessarsi delle sue favolose ricchezze. Ma la caccia all’eredità dei Polo è già cominciata! A contrastare le mire di Thomas Linche, condottiero del Sacro Impero di Francia, c’è solo un manipolo di rinnegati, furfanti e ciarlatani, veri e propri guiscardi senza gloria, che dovranno affrontare le innumerevoli insidie del loro mondo decaduto. Da Venezia Nuova alla Laguna Nera, dal Castello di Otranto alla Città Dolente di Napoli, la ricerca del segreto perduto di Marco Polo li porterà a misurarsi con spadaccini meccanici, automi vitruviani e abomini senza nome generati dal Flagello.


Recensione: “Guiscardi senza gloria” di Mauro Longo, edito da Acheron Books, è un romanzo dark fantasy, cupo e con abbondanti pennellate di horror puro. L’ambientazione nella quale è calata la vicenda è quella di Ultima Forsan, creazione di Longo stesso e di Giuseppe Rotondo per il gioco di ruolo Savage World, almeno questo quanto ho appreso con i miei potenti mezzi (?!) nel mare caotico di internet. Anche se non foste appassionati di giochi di ruolo e similari, vi consiglio vivamente di visitare i loro siti perché pieni zeppi di immagini fantasy, ma anche weird western, mozzafiato. Dico subito che proprio tale ambientazione mi pare l’aspetto migliore del romanzo. Ad ogni modo il libro è autoconclusivo e non serve conoscere il gioco in questione per poterlo leggere. 
Longo scrive bene e l’ambientazione è molto buona quindi, ciò che invece mi ha convinto un po’ meno è la gestione della storia. Di per sé abbastanza semplice, e non particolarmente originale, mi ha dato una strana sensazione soprattutto nella gestione del suo sviluppo. Ad una prima parte, molto dettagliata, sin quasi a risultare lenta, nella presentazione del manipolo di papisti, segue, da circa il secondo terzo del volume, un’accelerazione che appare innaturale. Pare quasi che l’autore si sia trovato a dover riassumere le vicende narrate per questioni che esulano dalla naturale evoluzione della storia, imponendosi un ritmo divergente nella gestione del romanzo nella sua totalità. 
La scelta di dedicare così ampio spazio all’iniziale descrizione della combriccola capeggiata dal Martello di Dio e alla mancata cattura di Darko Polo, mi pare bizzarra a lettura ultimata, visto che poi le vicende “succulente” vengono espletate in modo alquanto sbrigativo, con alcuni personaggi che spariscono per lunghi tratti. Inoltre anche la gestione dell’evoluzione di alcuni protagonisti mi è parsa piuttosto sbrigativa, soprattutto negli aspetti caratteriali degli stessi. Non posso entrare nello specifico per non cadere in spoiler che vi rovinerebbero la lettura, ma devo dire che alcune reazioni, o mancate reazioni, ad eventi drammatici, mi sono parse piuttosto innaturali. Insomma, qualche dubbio mi è rimasto. D’altro canto alcune trovate ed alcuni personaggi mi sono piaciuti parecchio. Indimenticabile la vivisettrice Mosaico, che da sola vale il prezzo di copertina. Inoltre la prosa dell’autore è gradevole e capace di catturare, trasportandoci in questa ricca ambientazione, passando nelle nostre belle città d’arte, devastate dal mordo che ha portato i Morti a girovagare indisturbati in alcuni quartieri.
Il giudizio quindi sul romanzo non può essere lineare, ma dipenderà molto dall’approccio del singolo lettore e dalle sue aspettative. 
Nel romanzo ci sono contaminazioni steampunk che ho trovato molto gradevoli e giuste spose degli scenari gotici ricreati. Ecco, forse quello che mi ha maggiormente deluso è il sentore che le scenografie imbastite avrebbero meritato una storia più profonda e soddisfacente, con una gestione più accorta dei personaggi e delle loro “reazioni” agli eventi. Ad ogni modo la lettura garantisce indubbiamente piacevoli ore di evasione, basta non soffermarsi troppo a riflettere su possibili cavilli, cosa che io francamente non riesco più a fare. Purtroppo.
La cura del “prodotto libro” invece è quella tipica dei lavori Acheron Books, pochi refusi, ottimo editing e una nota di merito alla splendida cover realizzata da Diramazioni/Vocisconnesse. Ogni loro lavoro esercita su di me un fascino potente. Dovendo attribuire un voto, come da prassi di scrittorindipendenti, non posso andare oltre ad un 6.5, sperando che l’autore torni a far vivere l’affascinante mondo generato, magari con una maggiore attenzione alla realizzazione di una trama più appagante.

mercoledì 18 ottobre 2017

Approfondimento: Cosa fare quando il tuo editore è inadempiente?


E’ inutile negarlo, si tratta di un bel problema, che in molti si trovano a dover affrontare. Magari dopo lunga ricerca, dopo aver inviato tinnellate di manoscritti in giro per mezza Italia, dopo aver inseguito il sogno di diventare "scrittori veri", firmando un vero contratto di pubblicazione, ci si ritrova a veder mutare il nostro sogno in vero e proprio incubo.
Badate, non sto parlando di editoria a pagamento. Molte sono le battaglie intraprese contro questa genia di imprenditori, quindi non occorre neppure esprimere il nostro parere a riguardo, ma di quelli che si spacciano per case editrici serie, dimostrandosi a posteriori tutt'altro. Trovo queste realtà ancor più subdole. Perlomeno gli editori a pagamento hanno la faccia tosta di mostrare apertamente il loro "lato oscuro", ben peggiore invece trovo essere l'ipocrisia di chi sostiene di essere una casa editrice seria, salvo poi non svolgere alcuna attività che dovrebbe caratterizzare una tale realtà, limitandosi a sfruttare le eventuali iniziative dell'autore stesso.  Niente editing, nessuna promozione, nessuna distribuzione fisica, insomma, nulla di nulla. 
Oggi il nostro Emanuele Rizzardi, autore di "L'Ultimo Paleologo", ci racconta la sua esperienza diretta per svincolarsi dalle grinfie dell'ennesimo editore poco serio. Ecco il suo intervento, che siamo sicuri possa giovare a molti altri autori esordienti caduti nella trappola di qualche imprenditore che si diletta a speculare sulla passione ed i sogni di molti di noi. 
Buon ascolto!



sabato 14 ottobre 2017

Recensione: La contrada dei tagliatori di pietra di Flavia Guzzo [Rating 8]


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Titolo: 
La contrada dei tagliatori di pietra


Autore: Flavia Guzzo

Genere: Romanzo storico, letteratura di montagna

Prezzo: Ebook Euro 5,99, Cartaceo 14,25

Rating: 8

Sinossi: Enego, l'Altopiano di Asiago, le donne, la guerra: un romanzo sulla vita nell'Altopiano di Asiago a inizio '900, sulla Grande Guerra, sull'esodo totale dell'Altopiano di Asiago avvenuto fra il 1916 ed il 1917.  

1901: Teresa, della Contrada dei Tagliatori di pietra, Altopiano d’Asiago, ha una madre vedova, donna passionale, che a sessant’anni suonati morirà fra le braccia di uno sconosciuto venuto da chissà dove, ha una sorella, Antonia, bigotta intransigente ed ipocrita, che, pur se vergine ed inesperta, non esiterà a forzare il suo facoltoso ma pio fidanzato ad un rapporto sessuale per guadagnarsi il desiderato matrimonio, e ha un amore, Meni, per il quale manderà a monte il suo matrimonio a pochi giorni dalle nozze.
Corteggiata dal capitano Osvaldo, giovane di buona famiglia attratto dal nascente movimento futurista e dalla bellezza un po’ brusca di Teresa, consigliata dalla vecchia Perpetua Italia, che deve il nome ad un padre attivista nei moti anti-austriaci del ‘48, l’infedele ed eccessiva Teresa trascorre una vita tranquilla, o quasi, in compagnia del marito Meni, dei suoi figli, dei tanti parenti e conoscenti della contrada. Si occupa delle sue vacche, del suo orto e, di quando in quando, di contrabbando di tabacco.
Fino a che il giovane Gavrilo, a Sarajevo uccide con pochi precisi colpi di pistola l’arciduchessa Sofia e l’erede al trono di Austria-Ungheria, scatenando la Grande Guerra.
Una guerra dura durante la quale nulla sarà risparmiato a Teresa e ai suoi figli: battaglie cruente alle porte di casa e lunghi ed ansiosi periodi di stasi; poi, dopo l’irruzione dei soldati d’Austria-Ungheria a Caporetto, la lunga fuga forzata che li porterà, profughi e senza nulla, fino a Campobasso; infine, l’incontro con la peste del secolo, la terribile febbre Spagnola. Li accompagneranno nei duri anni di guerra e dell’esilio, buoni amici e nemici insidiosi: fra i tanti, Suor Matilda, che si cura dei soldati feriti con energica competenza ed un linguaggio non proprio consono alle sue vesti di religiosa; Edoardo, nella vita civile attore di teatro che, ferito in guerra, perderà un piede ma non il suo senso dell’umorismo; la graziosa Emma, maestra dei figli di Teresa che, a detta di tutti, ragiona meglio di un Generale con gradi e stellette; il cavalleresco Maggiore Donelli, che perdonerà a Teresa un’uscita poco felice; lo squallido tesoriere, che proporrà a Teresa profuga un ora di sesso in cambio del sospirato sussidio. Fino alla fine, il 4 novembre del 1918, in cui niente sarà più come prima.

Recensione: 
Mi sono approcciato a questo romanzo con un po’ di perplessità, ad esser sincero, in quanto temevo l’argomento non fosse propriamente nelle mie corde. Diciamo che quando non mi balocco con scritti di antropologia delle religioni e di dottrine ermetiche, prediligo affrontare testi assolutamente di puro svago, con buone dosi d’azione e capaci di ricostruire mondi “altri” ben distanti dalla realtà che ci circonda. Devo ammettere invece che “La Contrada dei tagliatori di pietre” mi ha subito convinto a proseguire nella lettura. In questo gran parte del merito va attribuito alla prosa eccellente dell’autrice. Quando ci si imbatte nel talento, quello vero, non ci vogliono poi molte pagine per accorgersene, e in questo caso credo proprio di non sbagliare. Fatta questa premessa, passiamo alla recensione vera e propria.
Ho parlato del mio amore per i mondi “altri”, ebbene, a ben vedere, quello che ci narra la Guzzo, pur essendo distante solo un secolo dal nostro viver quotidiano, appare come lontano anni luce. Il progresso ha fatto passi da gigante, facendoci presto dimenticare quella che era la vita quotidiana degli inizi del XX secolo e che, visto che oramai non sono più un giovincello, era a tutti gli effetti la vita dei miei nonni. Purtroppo non ho mai avuto modo di dilungarmi a parlarne con loro, quindi devo dire che il testo mi ha permesso di rimediare, almeno dal punto di vista prettamente formativo a questa lacuna. Cosa volete che vi dica, a conti fatti, la vita contadina di allora mi appare, seppur piena di difficoltà, decisamente più ricca di quella che ci troviamo a sperimentare oggigiorno. Il romanzo ha la capacità di trasmettere in modo del tutto naturale l’amore per le cose semplici, per quella vita di paese e di montagna capace di rendere le comunità più unite e la vita più in sintonia con i ritmi della natura. La realtà descritta cozza in modo dirompente con quella attuale sotto tutti i punti di vista, portandoci, o perlomeno portandomi, a riflette su quali siano i reali benefici apportati dai cento anni di presunto progresso, che hanno portato gran parte delle persone a vivere mangiando surgelati e scatolette, in città sovraffollate e inquinate, con i bambini costretti a giocare soli, chiusi in casa, magari fronte monitor o fronte cellulare. Ok, devo costringermi a non andare oltre, d’altro canto questa è benzina gettata sul fuoco delle miei idee antimoderniste, quindi torniamo al romanzo prima che questa recensione prenda una brutta piega.
Abbiamo detto dell’abilità dell’autrice nel ricostruire in modo piacevole l’epoca trattata, ma nel romanzo non c’è solo questo. La storia, dopo la prima parte dedicata alla “ricostruzione” storica e famigliare della protagonista e parenti, viene drammaticamente sconvolta dai colpi di cannone degli austrungarici e dallo scoppio della grande guerra. L’impatto di questa svolta epocale è amplificato dalla collocazione spaziale nella quale è ambientata la vicenda: l’altopiano di Asiago e i suoi comuni. Veniamo quindi catapultati in prima linea e ci troviamo a rivivere i momenti drammatici che hanno vissuto quelle genti in modo molto coinvolgente. Non era certo l’epoca di internet e dell’informazione in real-time e l’autrice è capace di trasporre in modo encomiabile l’incertezza del caso, ribaltandola nel vissuto quotidiano dei protagonisti. Ben fatto, nulla da dire!
Tutta la storia ruota sul personaggio principale di Teresa, donna a dir poco affascinante, non solo per le sue “doti” fisiche, ma soprattutto per il suo temperamento. Inutile sottolineare la ricostruzione magistrale del personaggio, che nell’arco del racconto viene sviscerato in modo perfetto. Impossibile non appassionarsi alle traversie che occorreranno alla donna ed ai suoi cari nel corso degli anni, rendendo il romanzo avvincente e istruttivo nella sua ricostruzione storicamente accurata. Un’occasione per conoscere in modo quanto mai concreto e avvincente la storia del nostro paese. Insomma, un romanzo da leggere con piacere e da consigliare anche a chi è in cerca, oltre che di rivivere le nostre comuni origini, di un lavoro scritto veramente bene. Rating 8 

martedì 10 ottobre 2017

Recensione: Halo. Flood di William C. Dietz


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Sinossi: 
Dopo essere sfuggito per un soffio alla distruzione di Reach, l'equipaggio della nave è costretto a saltare nell'iperspazio nella speranza di evitare lo scontro con la vasta alleanza aliena decisa a spazzare via l'umanità. Ma il salto li porta di fronte ad un remoto angolo dell'universo dove si trova uno spettacolare mondo a forma di anello... L'ultima speranza di sopravvivenza dell'umanità è atterrare sulla sua superficie e portare sulla terraferma lo scontro con i Covenant. Presto si scoprirà, però, che questo enigmatico anello è molto più di ciò che sembra. Costruito centomila anni prima dalla civiltà dei Precursori, questo "Halo" è adorato dai Covenant come un artefatto sacro. Non si fermeranno davanti a nulla, pur di poterlo controllare. In mezzo a un feroce scontro a terra, Master Chief e Cortana esplorano le profondità dell'Halo e scoprono un segreto oscuro: questo enigmatico mondo ad anello è anche la più pericolosa arma dell'universo. Il suo scopo? La distruzione di tutta la vita senziente. I Precursori avevano costruito l'Halo per fermare il più temibile nemico dell'universo, una forza virtualmente incontenibile, e adesso risvegliata, nota come Flood.

Recensione: 
Dopo aver recensito con entusiasmo il primo volume della serie, “Halo - la caduta di Reach” di Eric Nylund, mi trovo un po’ spiazzato nel dover ammettere che questo seguito non si sia rivelato all’altezza del predecessore.
“Halo – Flood” di William C. Dietz mi ha lasciato con l’amaro in bocca in quanto i presupposti lasciati in eredità dal primo volumi erano dei migliori e credo si sarebbe potuto fare molto meglio. L’autore come avrete notato è cambiato, e già questa mi pare una cosa piuttosto bizzarra. Purtroppo nel cambio credo che la Saga di Halo ci abbia perso. Lo stile di Dietz (forse anche la traduzione non ha aiutato?) mi pare piuttosto piatto, la narrazione punta molto sull’aspetto della mera azione militare, che alla lunga si fa piuttosto noiosa e ripetitiva. Spulciando fra i volumi che compongono questa epopea mi rendo conto che dal terzo, l’autore sia tornato Nylund, quindi forse la mia impressione è stata condivisa anche da altri, a ben vedere. Ad ogni modo, tornando a concentrarci su “Flood”, possiamo dire che ha il merito di presentarci l’Halo, la costruzione artificiale di proporzioni planetarie che dà i natali a tutta la saga, anche se lo fa con descrizioni altalenanti: a tratti confusionarie, sono di qualità alterna. Alcune ben fatte, altre rendono difficile al lettore immaginare come diavolo sia fatta quella che i Covenant ritengono un’arma capace di eliminare la razza umana... ma non solo.
Insomma l’Halo è l’unica fonte di sorpresa a tutti gli effetti, visto che la società Covenant, almeno quella strettamente militare, ci viene svelata dal romanzo e risulta perdere gran parte del suo fascino, mostrando una similarità alla razza umana che definirei fastidiosa. Non solo la componente sociologica, con strutture gerarchiche e linee di comando che ben poco si distaccano da quelle di qualsiasi esercito umano, ma fino a livello di sentimenti dei singoli. Che gli alieni siano mossi da paura o desiderio di vendetta, si tratta di comportamenti identici a quelli degli uomini… insomma, l’autore poteva sicuramente impegnarsi di più per dare origine a qualcosa di originale. Forse era troppo impegnato con la gestione dei Flood, ma anche questi per la maggior parte sanno di già visto. Ad ogni modo costituiscono almeno un aspetto capace di dare un minimo di slancio ad un romanzo che rimane purtroppo una lunghissima sequela di scontro a fuoco, che anche se ben descritti, alla lunga vengono a noia risultando ripetitivi, vanificando quanto di buono imbastito nel primo romanzo. La pedanteria con la quale l’autore si sofferma a ripeterci che il protagonista si sofferma a raccogliere l’ennesimo caricatore di proiettili della tal arma dal cadavere di turno è disarmante. Anche la gestione di Master Chief, l’ultimo degli Spartan rimasti in vita, si fa meno brillante ed equilibrata. Ora lo Spartan si muove e combatte alla stregua di una divinità inarrestabile. Personalmente la cosa mi ha dato non poca noia, arrivando a farmelo percepire alla stregua di un bullo capace di annientare schiere di “poveri” Covenant indifesi. Insomma si rasenta il grottesco. Un vero peccato!
Il ricordo dei memorabili scontri fra le flotte dei contendenti presenti ne “La caduta di Reach” rende il confronto totalmente disarmante, lasciandomi con il dubbio amletico se continuare o meno la lettura di questa Saga.

mercoledì 4 ottobre 2017

Disfida nr. 46: La contrada dei tagliatori di pietra di Flavia Guzzo


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Titolo opera: La contrada dei tagliatori di pietra

Autore: Flavia Guzzo

Formato: ebook

Genere:romanzo storico, letteratura di montagna

Prezzo:5,99


Sinossi: Enego, l'Altopiano di Asiago, le donne, la guerra: un romanzo sulla vita nell'Altopiano di Asiago a inizio '900, sulla Grande Guerra, sull'esodo totale dell'Altopiano di Asiago avvenuto fra il 1916 ed il 1917.

 1901: Teresa, della Contrada dei Tagliatori di pietra, Altopiano d’Asiago, ha una madre vedova, donna passionale, che a sessant’anni suonati morirà fra le braccia di uno sconosciuto venuto da chissà dove, ha una sorella, Antonia, bigotta intransigente ed ipocrita, che, pur se vergine ed inesperta, non esiterà a forzare il suo facoltoso ma pio fidanzato ad un rapporto sessuale per guadagnarsi il desiderato matrimonio, e ha un amore, Meni, per il quale manderà a monte il suo matrimonio a pochi giorni dalle nozze.
 Corteggiata dal capitano Osvaldo, giovane di buona famiglia attratto dal nascente movimento futurista e dalla bellezza un po’ brusca di Teresa, consigliata dalla vecchia Perpetua Italia, che deve il nome ad un padre attivista nei moti anti-austriaci del ‘48, l’infedele ed eccessiva Teresa trascorre una vita tranquilla, o quasi, in compagnia del marito Meni, dei suoi figli, dei tanti parenti e conoscenti della contrada. Si occupa delle sue vacche, del suo orto e, di quando in quando, di contrabbando di tabacco.
 Fino a che il giovane Gavrilo, a Sarajevo uccide con pochi precisi colpi di pistola l’arciduchessa Sofia e l’erede al trono di Austria-Ungheria, scatenando la Grande Guerra.
 Una guerra dura durante la quale nulla sarà risparmiato a Teresa e ai suoi figli: battaglie cruente alle porte di casa e lunghi ed ansiosi periodi di stasi; poi, dopo l’irruzione dei soldati d’Austria-Ungheria a Caporetto, la lunga fuga forzata che li porterà, profughi e senza nulla, fino a Campobasso; infine, l’incontro con la peste del secolo, la terribile febbre Spagnola. Li accompagneranno nei duri anni di guerra e dell’esilio, buoni amici e nemici insidiosi: fra i tanti, Suor Matilda, che si cura dei soldati feriti con energica competenza ed un linguaggio non proprio consono alle sue vesti di religiosa; Edoardo, nella vita civile attore di teatro che, ferito in guerra, perderà un piede ma non il suo senso dell’umorismo; la graziosa Emma, maestra dei figli di Teresa che, a detta di tutti, ragiona meglio di un Generale con gradi e stellette; il cavalleresco Maggiore Donelli, che perdonerà a Teresa un’uscita poco felice; lo squallido tesoriere, che proporrà a Teresa profuga un ora di sesso in cambio del sospirato sussidio. Fino alla fine, il 4 novembre del 1918, in cui niente sarà più come prima.

Note/commenti/finalità dell'Autore:  Una storia basata su ricerche storiche bibliografiche e documentali e sui racconti familiari. Per non dimenticare il Grande Esodo dell'Altopiano di Asiago, una pagina della nostra storia poco conosciuta...

BIG da sfidare: 




Mauro Corona? Ovviamente non c'è storia, lui è veramente un big...



domenica 1 ottobre 2017

Recensione: Le Lame scarlatte di Rob Himmel [Rating 7]


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Titolo: Le Lame Scarlatte


Autore: Rob Himmel


Genere: Fantasy

Prezzo: Ebook Euro 3,99, Cartaceo Euro 14,90

Rating: 7

Sinossi: Quando Lynx, il più celebre assassino di Ganderia, fa ritorno nella capitale dopo dieci anni di assenza, gli equilibri di potere vengono infranti. Le otto organizzazioni che gestiscono nell'ombra la vita della città abbandonano il loro torpore e ricominciano a tessere intrighi. Re Nuldest è disposto a qualunque cosa pur di scoprire perché, dopo tutto questo tempo, l'uomo sia ricomparso in città e non esita a mobilitare l'Ordine. Ed Eel non esiterà a rincorrere il suo sogno: divenire il miglior assassino della storia, facendosi un nome sulla pelle di Lynx... Persino Regina è pronta a calare le sue carte. Il gioco degli intrighi è cominciato. Chi trionferà?

Recensione: “Le Lame Scarlatte” di Rob Himmel è un romanzo fantasy capace di incuriosirmi sin dalla lettura della sinossi inviataci “in redazione” dall’autore. La cover, semplice e pulita, ha avuto il merito di confermare il buon primo impatto, per cui mi sono gettato a capofitto nella lettura. Che dire, il romanzo scorre che è un piacere, coinvolgendo nella lettura in modo appassionante. E’ un romanzo prettamente d’azione, e la prosa dell’autore si allinea alla perfezione al fine di ottenere il risultato di una storia fluida, senza pause, diretta all’obbiettivo di tenere incollato il lettore alle pagine senza mia concedergli tregua, bandendo ogni forma di noiosa lungaggine descrittiva e limitandosi all’approfondimento dello scenario minimo indispensabile per ambientare l’azione.
Un fantasy che definirei moderno, snello, alleggerito da quelle descrizioni barocche e alle volta pedanti. Intendiamoci, lo dico per specificare quello cui andrete incontro, in quanto io rimango un amante anche del fantasy più classico, amo perdermi in lunghe dissertazioni filosofico/teologiche, amo le ambientazioni socio/economico/culturali approfondite, ma quello è un altro genere di fantasy, un'altra tipologia di testo. C’è un tempo per testi più “complessi” e un tempo per dedicarsi, ed apprezzare, testi più “freschi e spigliati” ma non per questo banali.
“Le Lame Scarlatte” non è un testo scontato, tutt’altro, ma vi eviterà di scervellarvi dovendo tenere a mente centinaia di luoghi e di nomi, appuntandovi liste di casate nobiliari più o meno rilevanti, senza per questo togliere credibilità agli eventi narrati, e garantendo maggiore approfondimento caratteriale per gli attori della storia. Ci saranno le diverse “corporazioni” a darsi battaglia, ma ci verranno presentate “con garbo”, senza stordirci tutto d’un colpo, mano a mano che verremo a conoscere i diversi attori protagonisti. In questo si mostra tutta l’abilità dell’autore, (siamo certi che sia il suo primo romanzo?), capace di architettare una costruzione che definirei a “livelli”, a step successivi: ogni capitolo si aggancia al precedente, introducendo nuovi personaggi e organizzazioni in modo graduale e del tutto naturale, agevolando il lettore e concedendogli la possibilità di concentrarsi appieno sull’azione, assimilando l’ambientazione senza difficoltà. Una prova di maturità di tutto rispetto, che indica una cura notevole in fase di pianificazione. Complimenti. 


Un romanzo fantasy decisamente originale in quanto mette al centro di tutto le trame e gli intrighi che si vengono a creare all'interno di una città e lo fa in modo accurato ed approfondito, lasciando in secondo piano tutto il resto. Non vuole essere una critica, anzi, le descrizioni fisiche dei personaggi sono limitate ai minimi termini, ma la cosa non disturba essendo funzionale allo scorrere rapido, e avvincente, della trama. Nessuna rallentamento, nessun approfondimento se non strettamente necessario e funzionale al dipanarsi spedito del racconto. Una scelta sicuramente ponderata dall'autore, a mio avviso vincente, e che ne denota al contempo la preparazione. Un'architettura degna di nota insomma, capace di confondere, in senso positivo, il lettore, affascinandolo con intrighi difficili da cogliere ma che una volta svelati non faranno mai gridare allo scandola, essendo sempre ben plausibili e razionali. Insomma niente colpi di scena calati dall'alto senza senso o ragione, al solo fine di colpire il lettore.
Il pregio maggiore rimane l’abilità di Himmel di non lasciare mai trasparire le vere intenzioni delle sue creature, lasciando il lettore attivamente coinvolto ad indagarle, cercando di immaginare quelli che saranno i prossimi tranelli nell’immane rete di intrallazzi e giochi di potere allestita. Devo dire che Himmel ci riesce in modo egregio, senza mai far apparire forzati i colpi di scena che mano a mano ci presenterà. La componente fantastica è ridotta ai minimi termini, concentrandosi principalmente nelle mani dei membri dell’enclave dei maghi, che tuttavia non hanno mai gioco facile grazie alla presenza di apposite “tecnologie” volte a inibire e rallentare i loro poteri.
Insomma un buon lavoro, che forse non farà la storia del fantasy, ma che di certo vi garantirà ore liete, e un futuro assicurato per un autore che consiglio di tenere sott’occhio a tutti gli amanti del genere.
Ed eccoci al voto ed alle valutazioni finali. Tutto bello quindi e tutto splendente? Diciamo che l'editing purtroppo fa calare il voto finale, che nonostante questo arriva ad un 7 pieno. Purtroppo ci sono alcuni refusi di troppo e dopo la metà del testo non si possono non notare alcune frasi "stonate", che avrebbero dovuto essere corrette e migliorate nel corso di una rilettura più approfondita. Detto questo, il romanzo rimane assolutamente godibile. Complimenti all’autore!