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martedì 30 luglio 2013

Strategia di Scrittura nº15: Mostra il carattere


Gran parte del materiale di questo articolo - esempi esclusi - è tratto e/o riadattato dal manuale “Writing Tools” dell’insegnante di scrittura Roy Peter Clark, che ringrazio immensamente!

Zalaban si umettò le labbra mentre ruotava il mestolo nel calderone con spasmodica lentezza. Fiammate fluorescenti si riflettevano sul vetro delle cento e più bottiglie schierate in file ordinate alle sue spalle, ognuna etichettata con un nome, una data e una breve osservazione: “Artiglioscopendra, 20 Cal. XIX, Aggressiva - tenere sotto controllo”, “Ittiolabirintite, 13 Br. XXI, Caustica e maleodorante - buona col caffè”, “Tricarnia rubeola, 31 Fir. XXII, Non aprire - vi ucciderà!”

Sapete cosa mi piace di questo paragrafo? Che sono riuscito a descrivere un alchimista cauto, meticoloso, sistematico e un po’ fuori di testa, senza mai dover ricorrere agli aggettivi sopracitati.
È la croce e delizia di ogni scrittore, che sia aspirante, tale o presunto tale: mostrarele cose piuttosto che dirle. Narrare, invece di stendere sul foglio un resoconto di concetti anonimi. La nozione è valida soprattutto quando intendiamo descrivere il carattere di un personaggio. Ehm, volevo dire ‘mostrare’, non ‘descrivere’...

Prendiamo questo brillante esempio tratto dall’articolo “Show vs. Tell: Do You Know the Difference?” di Maria Murnane su Createspace: immagina, amica mia, di navigare su un sito di incontri online, alla ricerca della tua anima gemella!

Meglio questo:

“Sono un uomo attraente, spiritoso, avventuroso, con un gran senso dell’umorismo.”

o quest’altro?

“Eccoti qua la mia foto! Per la cronaca, se ci stai, sono assolutamente pronto a mentire sulle circostanze in cui ci siamo conosciuti. La butto lì così. E a proposito di buttarsi, la scorsa settimana mi sono lanciato da un aereo col paracadute. Uno spettacolo!”

Non c’è partita, vero? Il primo tizio afferma un sacco di cose senza mostrare nulla di concreto, mentre il secondo fa l’esatto opposto: il suo profilo trasuda humour e avventura, quanto all’aspetto preferisce che la foto parli al posto suo. Showvs. tell, successo assicurato.

Troppo spesso, a causa di fretta e inesperienza - o per non sbatterci troppo, ammettiamolo - prendiamo un’astrazione e la trasformiamo subito in aggettivo per definire il carattere di un personaggio: ‘compassionevole’, ‘altero’, ‘coraggioso’, ‘pavido’, ‘irritante’, ecc. Il tutto senza un briciolo di esempio pratico.

I migliori scrittori sono in grado di creare ritratti viventi dei personaggi, immagini che rivelino al lettore i tratti del loro carattere e le loro aspirazioni, speranze e paure, senza bisogno di ricorrere a inutili astrazioni.

Anche il dialogo, in questo senso, costituisce un utile strumento:

- L’hai baciato? Sul serio? Quello lì?
- Embé? A te che te ne frega?
- Ma sei proprio scema! Non lo vedi che è uno sfigato?
- Ha parlato quella che esce con Ciuffetto!
- Si chiama Riccardo, e va già all’università.
- Uhhh, che grand’uomo! Scommetto che Stefano ne sa più di lui...
- Magari, visto che é un secchione e uno sfi-ga-to!
- Ma vaffan...
- Smettetela voi due! Tanto il mio Marco è meglio di tutti gli altri.
- E perché?
- È il centravanti della squadra di calcio.
- Cosaaaa? Potevi anche dirmelo prima!
- Ha qualche amico carino?

Questo breve, stupido dialogo esprime varie astrazioni: adolescenza, pregiudizio, insicurezza, status sociale, ragionamento di gruppo... L’uso del dialogo - con tutte le sue imperfezioni e forme gergali - dà vita a questi concetti tramite un vivace scambio di battute, senza dover ricorrere a termini e forme “pesanti”, più adatte a un trattato sociologico.

Cerchiamo sempre di aprire i nostri personaggi all’ispezione del lettore, mostrando chi sono attraverso ciò che fanno e come interagiscono con il loro mondo. Riduciamo al minimo gli aggettivi nebbiosi, che finiscono per nascondere il personaggio sotto una coltre di definizioni astratte (NB: prendere cum grano salis! Dipendendo dal contesto letterario, per esempio il fantasy epico, possiamo anche concederci qualche esagerazione per pompare l’atmosfera).

Esercizi sotto l’ombrellone!
  • Siediti in un luogo pubblico (spiaggia? Perché no!) e osserva il comportamento delle persone, il loro aspetto, il loro modo di parlare. Quali aggettivi ti fanno venire in mente? Quali dettagli ti hanno portato a questa conclusione?
  • Alcuni scrittori partono da una sola frase, del tipo “Jack è un tipo scontroso e arrogante”, per raccontare a se stessi chi sia il loro personaggio. Questa frase non comparirà mai nel testo: è a partire da essa che lo scrittore si sforza di produrre le “prove concrete” che lo hanno condotto a questa conclusione. Prova a fare lo stesso in qualcuna delle tue storie.
Image courtesy of digitalart / FreeDigitalPhotos.net

domenica 21 luglio 2013

Il ritornante Lorenzo Manara. [Rating 8]

Titolo: Il Ritornante
Autore: Lorenzo Manara
Genere: Fantasy/horror
Pagine: 379
Rating: 8/10
ISBN:978-1490332567
Link Acquisto  (0.99€)













TRAMA


“La speranza di vita di un uomo, da queste parti, è circa cinquant'anni. La mia è di tredici giorni esatti. Il marchio con cui sono stato maledetto si dissolve rapidamente e la sua scomparsa significa morte. C'è un solo modo per mantenerlo integro e riavviare il conto alla rovescia: uccidere. Potrei andare avanti così per l'eternità...Immortale? No, sono solo un ritornante.”





Il ritornante è il romanzo d'esordio di Lorenzo Manara.Devo dire che questo mi ha colpito moltissimo.Già a un primo sguardo la trama si presenta accattivante e la storia, devo dire, non delude.Devo iniziare col dirvi che parlar e di questo libro non è semplice, non so perché ma non riesco a fare ordine tra i mille pensieri che mi affollano la mente dopo averlo terminato.La narrazione inizia nel 1500 durante una battuta di caccia, che vede come protagonisti niente di meno che il giovane rampollo della famiglia de' Medici, Giovanni e il suo precettore e maestro, Jacopo. Le cose non non vanno come previsto e i due rimangono gravemente feriti. Verranno salvati e portati in un vicino convento dove l'abate tenterà il tutto e per tutto per salvare loro la vita, ma la le sue conoscenze mediche si dimostrano vane..a meno che....l'abate decide di usare il potere dei cubi.I cubi possono guarire..ma ogni guarigione ha il suo prezzo....Giovanni e Jacopo si svegliano con un simbolo stampato sul petto.. il peso di questo simbolo è enorme. Sono stati maledetti e da quel momento, per poter continuare a vivere devono uccidere.. hanno a loro disposizione 13 giorni esatti prima che il simbolo svanisca e la morte li richiami a sè...La storia prosegue con un salto temporale, Nero de Medici è un ragazzo che vive nella Città Industriale, dove tenta il tutto e per tutto per diventare un giornalista di successo. Vive in un piccolo locale in maniera abbastanza trasandata e trascorre le sue giornate a caccia di uno scoop, aiutato talvolta dall'amico di sempre, un giovane rampollo di famiglia benestante, Ettore.La ricerca dell'ennesimo pezzo sensazionale lo caccerà nei guai, si troverà suo malgrado coinvolto non solo in uno scontro tra bande ma in qualcosa di molto più grosso....è durante uno di questi scontri che anche lui si diventerà un ritornante...La ricerca dell'ennesimo pezzo sensazionale lo caccerà nei guai, si troverà suo malgrado coinvolto non solo in uno scontro tra bande ma in qualcosa di molto più grosso....è durante uno di questi scontri che anche lui si diventerà un ritornante...La prima difficoltà che incontro è quella di raccontarvi la trama senza fare spoiler, l'autore è stato bravo a  diluire la storia attraverso i vari capitoli e qualunque cosa vi dicessi, rischio di togliere un po' di gusto alla lettura. I capitoli si alternano tra passato e futuro e in ognuno di essi l'autore ci da una parte del puzzle che piano piano si ricostruisce.Devo ammettere di averci messo un po' ad appassionarmi, il primo terzo del libro è una sorta d'introduzione in cui iniziamo a conoscere Nero e la sua vita, superata questa parte si entra nel vivo e una volta che ci si immerge nella storia si divorano le pagine. Attraverso i vari capitoli ci ritroviamo a seguire così due vicende...quella dei primi ritornanti, Giovanni e Jacopo e quella di Nero..il nuovo ritornante. Tutti e tre portano il peso della stessa maledizione e scopriranno che uccidere non è affatto semplice...
Uno degli elementi che ho apprezzato di più è l'ambientazione del periodo in cui vive Nero. Ci viene descritta una città divisa in distretti, a seconda della mansione e del tipo di lavoro svolto, il periodo sembra quello della seconda rivoluzione industriale (fine 1800-inizi 1900), si gira in carrozza, per esempio, ma per le strade iniziano già a vedersi delle auto, nero possiede una macchina fotografica con flash al magnesio, la moda è femminile è quella degli abiti sontuosi e strizza-costole...(meravigliosi, ma non sarei durata un giorno), insomma tutti elementi, questi e altri, che mi richiamavano di continuo quel periodo storico. La città non è delle più felici, la suddivisione in classi sociali è forte, le persone vivono per lo più come schiave del lavoro, in più i vari distretti sono in mani alle diverse bande, spesso in lotta tra loro..La prima difficoltà che incontro è quella di raccontarvi la trama senza fare spoiler, l'autore è stato bravo a  diluire la storia attraverso i vari capitoli e qualunque cosa vi dicessi, rischio di togliere un po' di gusto alla lettura. I capitoli si alternano tra passato e futuro e in ognuno di essi l'autore ci da una parte del puzzle che piano piano si ricostruisce.Devo ammettere di averci messo un po' ad appassionarmi, il primo terzo del libro è una sorta d'introduzione in cui iniziamo a conoscere Nero e la sua vita, superata questa parte si entra nel vivo e una volta che ci si immerge nella storia si divorano le pagine. Attraverso i vari capitoli ci ritroviamo a seguire così due vicende...quella dei primi ritornanti, Giovanni e Jacopo e quella di Nero..il nuovo ritornante. Tutti e tre portano il peso della stessa maledizione e scopriranno che uccidere non è affatto semplice...I personaggi sono un altro elemento affascinante, sono tutti ben caratterizzati anche se naturalmente conosciamo meglio il nostro protagonista: Nero, è un ragazzo che punta in alto, vuole di più, vuole diventare un giornalista affermato e per questo si è allontanato dalla famiglia e si è trasferito in città. Articoli pubblicati al momento: zero. Si trascura, non paga l'affitto da due mesi, ha perso la donna che ama..insomma per il momento ha fallito. Ettore, l' amico, un rampollo di nobile famiglia, viziato e benestante....Come ho già detto non è semplice descriverlo a causa dell'intreccio fittissimo, ma credo che sia un libro valido, purtroppo il finale è un vero e proprio cliffhanger, e per questo il giudizio finale rimane comunque sospeso

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martedì 2 luglio 2013

Strategia di Scrittura nº14: Sintonizza la tua voce


Gran parte del materiale di questo articolo - esempi esclusi - è tratto e/o riadattato dal manuale “Writing Tools” dell’insegnante di scrittura Roy Peter Clark, che ringrazio immensamente!

Di tutti gli effetti creati da uno scrittore, nessuno è più importante ed elusivo della qualità conosciuta come voce. I buoni scrittori, lo si dice e lo si ripete, vogliono trovare la propria voce, e vogliono che questa voce sia autentica (parola che non a caso ne richiama altre due: autore e autorità).

Ma cos’è questa dannata voce, e come faccio ad acchiapparla?!?

Usiamo una definizione di Don Fry: "La voce è la somma di tutte le strategie utilizzate per creare l’illusione che lo scrittore stia parlando, dalla pagina, direttamente con il lettore." La voce fa sì che il messaggio scritto raggiunga il lettore tramite le orecchie, benché in realtà lo stia assorbendo per mezzo degli occhi.

Se la voce è una somma di strategie di scrittura, quali di esse sono essenziali per generare l’illusione del "messaggio orale"? Proviamo a immaginare un equalizzatore applicato alla scrittura, per modulare la nostra voce utilizzando una serie di levette e interruttori. Qui di seguito, riporto alcune delle funzioni più gettonate del nostro magico apparecchio.

Qual è il livello del mio linguaggio?
Uso lo slang di strada o le argomentazioni logiche di un professore di metafisica? Tengo i piedi ben saldi sui primi gradini della scala dell’astrazione, o volteggio lassù in cima? Posso muovermi su e giù quando mi va, o sono bloccato in una determinata posizione?

In che "persona" mi esprimo?
Prima persona, terza persona, o magari la seconda, come nei compianti LibriGame?

Qual è la fonte delle mie allusioni?
Attingo da una cultura di basso livello, alto livello, o entrambe? Cito teologi medievali o lottatori di wrestling?

Quanto spesso faccio uso di metafore e altre figure retoriche?
Voglio sembrare un poeta dal linguaggio immaginifico e opulento, o piuttosto un cronista parco di effetti speciali?

Qual è la lunghezza e la struttura di una mia frase tipica?
Uso frasi corte e semplici, dritte al punto? Lunghe, complesse e arzigogolate, come una danza d’accoppiamento di rari uccelli tropicali? Un mix delle due?

A che distanza mi colloco dalla neutralità?
Cerco di essere obiettivo oppure partigiano? Appassionato oppure neutro?

Che tipo di approccio prediligo, nei soggetti e nella forma?
Sono convenzionale nella scelta degli argomenti, uso strutture tradizionali e consolidate, oppure cerco di essere originale e iconoclasta, affrontando temi scottanti e avventurandomi in forme sperimentali?

Questi sono appena alcuni degli strumenti annessi al nostro prezioso equalizzatore. Aggiungine altri a piacere, per sintonizzarti sul tono giusto!

Proviamo a inventarci qualche mini-esempio:

(dialogo da strada)
- Provaci e ti spacco il c**o.
- Che c***o hai detto?
- Che ti spacco il c**o, brutto f****o!

(dialogo tutto sommato civile)
- Provaci e ti spacco le ossa.
- Cos’hai detto?
- Che ti spacco le ossa, disgraziato!

(dialogo da fighetti imparruccati)
- Tentate pure, se non temete le conseguenze.
- Perché non provate a ripetere tali vuote minacce?
- Continuate e non risponderò delle mie azioni, insolente!

Giovanni schizzò su come se avesse le ali. (allusione papale papale)
Giovanni saltò su come come un cavallo alato. (allusione più elaborata)
Giovanni balzò per aria come un novello Pegaso. (allusione mitologica)

La polizia ha affrontato i manifestanti. (neutro)
La polizia ha aggredito i manifestanti. (sono dalla parte dei manifestanti)
La polizia ha massacrato i manifestanti. (amo i manifestanti e odio la polizia)
La polizia ha trattenuto i manifestanti. (sono dalla parte della polizia)
La polizia ha messo in riga i manifestanti. (amo la polizia e odio i manifestanti)

Per mettere alla prova la tua voce, lo strumento più potente che hai a disposizione è, guarda caso... la lettura ad alta voce!

Sembra ridicolo, ma non lo è affatto. Hai appena scritto qualcosa? Leggilo forte per capire se ha il suono giusto, se suona come te. Hai dubbi sulla necessità di conservare una frase in apparenza inutile? Leggila ad alta voce e scopri che effetto avrebbe, sul ritmo, la sua rimozione. Se ne hai modo, fatti leggere il testo da una persona di fiducia - qualcuno che non sfrutti l’occasione per deriderti e umiliarti in pubblico, per carità :))

Qualche esercizio pratico per avventurarci alla ricerca della nostra voce:
  • Leggi un tuo testo, ad alta voce, ad un amico. Chiedigli se suona davvero come una cosa tua.
  • Metti giù una lista di aggettivi che ritieni definiscano la tua voce: pesante, aggressiva, giocosa, seducente… Adesso scova nei tuoi testi le prove concrete che ti hanno spinto a queste conclusioni.
  • Considera la voce di uno scrittore che ammiri. In che modo è simile alla tua? In che modo è differente? Scrivi un pezzo "a mano libera" cercando di imitare il più possibile la sua voce.

Image courtesy of digitalart / FreeDigitalPhotos.net