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martedì 26 febbraio 2013

Strategia di Scrittura nº6: Attenzione agli avverbi!

Gran parte del materiale di questo articolo - esempi esclusi - è tratto e/o riadattato dal manuale “Writing Tools” dell’insegnante di scrittura Roy Peter Clark, che ringrazio immensamente!

Lo scoppio rovinò completamentela torre. Thorvald ne ricavò un dito interamente tagliato, sotto gli occhi della povera Gwenda che osservava furtivamente dai cespugli.
Bruttino, vero?

Ok, l’esempio è un po’ esagerato, ma evidenzia quanto gli avverbi possano risultare inutili e appesantire la prosa. Se usati al meglio, riescono al massimo a rafforzare un verbo o un aggettivo. Spesso non fanno che ribadirne il significato, senza aggiungere nulla di nuovo.

Proviamo a ripulire l’esempio:

Lo scoppio rovinò la torre. Thorvald ne ricavò un dito tagliato, sotto gli occhi della povera Gwenda che osservava dai cespugli.
Maledizione: il testo scorre fluido, ma abbiamo perso delle informazioni! Riproviamo, utilizzando verbi più efficaci:

Lo scoppio rase al suolo la torre. Thorvald ne ricavò un dito troncato, sotto gli occhi della povera Gwenda che spiava dai cespugli.
Meglio! Le frasi sono più corte e vanno dritte al punto, senza fiaccare il lettore e senza tralasciare informazioni. Sostituire verbo + avverbio con un verbo più adeguato è sempre un’ottima pratica:

Scese rapidamente al piano terra. -> Corse al piano terra.
“Vattene!” disse ad alta voce. -> “Vattene!” esclamò.
Gwenda guardò di nascosto dal buco della serratura. -> Gwenda origliò dal buco della serratura. (-> Gwenda origliò dalla toppa. :))
Esistono avverbi buoni, oltre a quelli cattivi? In un certo senso, sì.

Per capire la differenza, considera queste frasi: “Gwenda sorrise allegramente” e “Gwenda sorrise tristemente”. Quale delle due funziona meglio? La prima neanche tanto, perché il verbo “sorrise” già racchiude in sé il significato di “allegramente”. “Tristemente” invece ribalta il senso del verbo, dando vita a un effetto interessante (anche se stra-utilizzato, nel caso specifico dell’esempio :)).

“Killing me softly”? Ottimo!
“Killing me fiercely”? Buuuuuuu!!

Attenzione infine all’uso eccessivo di avverbi durante i dialoghi, nelle attribuzioni ai personaggi:

Cosa credi di fare? domandò Thorvald aggressivamente.
Non è quello che pensi!rispose Gwenda timidamente.
Anche qui l’uso di verbi più efficaci può risolvere il problema:

Cosa credi di fare? sbraitò/ruggì/grugnìThorvald.
Non è quello che pensi!mormorò/sussurrò/bisbigliò Gwenda.
E adesso, imprescindibilmentevolmente, gli esercizi:
  • Va’ a caccia di avverbi nei tuoi testi e prova a cancellarli: come suonano le frasi, più forti o più deboli?
  • Cerca quegli avverbi che modificano il significato del verbo invece di replicarlo. Stai utilizzando bene questa risorsa?
  • Cerca le combinazioni verbo + avverbio e tenta un verbo più adatto. Verifica se la frase scorre meglio.
  • Ultimo ma non ultimo: insegna all’autore di questo articolo come evitare l’uso epidemico di “finalmente” e “improvvisamente”! Te ne sarà eternamente grato... (ehm, l’avverbio mi è scappato, giuro!)
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domenica 24 febbraio 2013

"Eravamo una cosa sola" di Alfredo Mogavero [Rating 8]



Titolo: Eravamo una cosa sola
Autore: Alfredo Mogavero
Genere: Horror
Pagine: 428
Rating: 8/10




Dopo Six Shots edito da Edizioni XII, torno a presentarvi un opera dello scrittore Alfredo Mogavero.
Questa volta però non si tratta di una raccolta di racconti weird western, bensì di un romanzo autoconclusivo.
Un “horror post apocalittico” ben fatto e gratuito per giunta! Anche questo ebook conferma appieno la mia prima impressione sull’autore: Mogavero è davvero un ottimo scrittore. Premetto che il testo non è adatto a tutti. Presenta scene toste da digerire, che si rifanno ad un immaginario violento e privo di censure.
 
A me ha ricordato le cupe atmosfere del cartoon Ken il Guerriero, per chi ne avesse memoria, solo che il manoscritto di Mogavero è ambientato in una Terra devastata non da un esplosione atomica ma dalla dichiarazione pubblica del Papa sulla mendacità di tutto il credo cristiano, Messia incluso.
Secoli di fede e prescrizioni morali inceneriti in un istante: tutto una balla insomma. Questa è la scintilla capace di far saltare gli argini imposti alla brutalità insita nelle umane genti.
Scomparso il premio del paradiso promesso, perché dannarsi l’anima a rintuzzare i propri istinti più beceri?
E così si parte per quest’avventura nell’oblio delle coscienze umane, dove la morte e la barbarie sono sempre pronte a colpire, dove la natura selvaggia ha infine il sopravvento sulla civiltà. Nel 2026, l'anno di ambientazione della storia, la città di Roma è crollata, collassata sotto il peso delle dichiarazioni del Papa.
La stessa sorte è occorsa a tutto il mondo occidentale, ma questo non conta. Nel romanzo tutto ruota attorno alla città eterna. Ogni comunicazione con l’esterno si è interrotta, ogni collegamento con il resto del globo è reso inutile, poiché l’orizzonte degli uomini si è ridotto al quartiere, quando non alla singola via. Ogni passo oltre questo potrebbe significare la morte, un salto nel vuoto, dove predatori travestiti da profeti fanno proseliti a colpi d’arma da fuoco e spranghe.
I protagonisti sono due gemelli, uno dei quali ci offre il suo sguardo come narratore in prima persona. I due giovani sono sopravvissuti alla pazzia che dilaga fra quelli che un tempo erano i loro simili e che oggi sono divenuti maschere grottesche, parodie di un’umanità andata in malora.
Nuovi culti stravaganti e violenti sono sorti a riempire il vuoto lasciato dallo sfascio del cristianesimo. Proprio grazie alla descrizione sommaria di questi l’autore riesce a calarci in quest’ambientazione post apocalittica capace di coinvolgerci e rendersi credibile man mano che si procede con la lettura. Anche i personaggi funzionano egregiamente, pur non brillando per originalità.
Infatti a mio avviso ancor più dell’innovatività, è la prosa di Mogavero a fare di questo ebook un libro degno di esser letto, da tutti, a prescindere dai gusti.
Un horror apocalittico non certo rivoluzionario, ma scritto veramente bene e che si legge tutto d’un fiato, con la curiosità sempre presente di comprendere cosa abbiano in mente i due gemelli.
Le sorprese non finiranno anche una volta che il loro piano si sarà svelato al lettore in tutta la sua grandiosità visionaria.
Sì perché la contrapposizione fra l’orizzonte limitato degli uomini “abbruttiti” e la maestosità del progetto dei protagonisti è il fulcro dell’opera. Azione, sorprese e tanta violenza non riescono tuttavia a celare quello che è l’altro aspetto pregnante dell’ebook: il rapporto fra i gemelli.
Un’altra contrapposizione, una convivenza simbiotica di difficile lettura, che dona spessore al romanzo, ornandolo con sprazzi di buoni sentimenti che nel grigiore ossessivo della roma decaduta brillano come la fiammella di una candela in un androne buio. Dialoghi ben curati e impaginazione perfetta fanno di questo ebook un gioiellino delle autoproduzioni.
Unico appunto finale sulla tara generosa della resistenza degli uomini. Un maniaco del realismo a discapito di tutto, potrebbe forse storcere il naso in alcune situazioni dove le conseguenze di alcune colluttazioni sono forse sottovalutate. Sottigliezze, comunque per chi preferisce godersi un buon romanzo d’evasione! Per sintetizzare con un voto opterei per un 7,5 ma non amando le mezze misure, grazie anche al fatto che il romanzo ci venga regalato dall’autore, direi che un bell’8 ci possa stare.
Complimenti all’autore!

martedì 19 febbraio 2013

Strategia di Scrittura nº5: Usa i verbi nella forma attiva

Gran parte del materiale di questo articolo - esempi esclusi - è tratto e/o riadattato dal manuale “Writing Tools” dell’insegnante di scrittura Roy Peter Clark, che ringrazio immensamente!

L’uso dei verbi nella forma attiva produce azione, risparmia parole, chiarisce chi sta facendo cosa.

Nehru corre con tutto il fiato che ha in corpo. Salta una pozza d’acqua gelata, scavalca il relitto di un tronco, si fionda tra due rocce e ne emerge con il volto graffiato. Le orme si stagliano perfette sulla neve. Il nemico fuggedavanti a lui, ma non ha scampo.
(Nota anche l’uso del tempo presente, che immerge il lettore nell’immediatezza dell’esperienza e lo rende partecipe degli eventi narrati).

Evita quando puoi quelle forme verbali che aderiscono alla prosa come molluschi allo scafo di una nave, risucchiando la forza dei verbi attivi: “sembrava che”, “cominciò a”, “continuò a”, “doveva aver”, “avrebbe potuto”, “quasi come se avesse”... e così via, la lista è lunga. Ecco un esempio obbrobrioso per chiarire il concetto:

Gli sembra che il nemico abbia perso terreno, deve aver scelto il tragitto sbagliato nel labirinto di conifere. Nehru continua a camminare e comincia a seguire le tracce con più cautela, quasi come se Laktha lo stesse osservando dal suo nascondiglio.
Strappa questi crostacei dallo scafo durante la revisione, e la nave della tua prosa scivolerà in porto con fluidità e grazia. Applichiamo il concetto all’esempio – nei limiti concessi dalle mie capacità.

Il nemico ha perso terreno. Che abbia scelto il tragitto sbagliato nel labirinto di conifere? Nehru seguele tracce con più cautela lungo il cammino, nel timore che Laktha lo osservi dal suo nascondiglio.
Dipendendo dal contesto, meglio evitare anche verbi e complementi troppo gonfi di steroidi! Si corre il rischio di produrre una prosa surriscaldata, degna di riviste d’avventura e romanzetti rosa:

Nehru appioppa un pugno tremendo sul naso di Laktha e glielo sfonda con uno scrocchio nauseabondo. Il sangue zampilla alto come una fontana, inonda il suo volto contratto dall’ira.
Può anche passare, ma soltanto se il tono dell’intero testo è volutamente sopra le righe (power-death-epic-metal-fantasy come piace a me, per intenderci :)), altrimenti suona falso e ridicolo.

I verbi nella forma attiva sono ottimi non solo per esprimere l’azione fisica, ma anche quella interiore, emotiva:

Nehru odiava quella situazione con tutto se stesso. Sapeva che Laktha era un traditore della peggior specie e per questo lo disprezzava, ma non bramava affatto la sua morte.
L’azione può anche essere di tipo intellettuale, per rafforzare un ragionamento o una presa di posizione:

Io non tollero il tuo atteggiamento! La schiavitù è una mostruosità, lo affermo e lo ripeto. Chiunque creda altrimenti, lo definisco un pazzo.
Per concludere, un buon verbo attivo può anche rimediare alla confusione prodotta da certi usi del verbo essere. Per esempio:

C’erano nubi dappertutto nel cielo diventa Le nubi coprivanoil cielo.
E la forma passiva del verbo? George Orwell diceva: “Mai usare il passivo quando puoi usare l’attivo”, ma ovviamente esistono eccezioni. Niente di meglio di un verbo al passivo per richiamare l’attenzione su chi riceve l’azione, per enfatizzare la “vittima”:

Laktha venne percosso fino a perdere i sensi. Il suo corpo inerte fu calpestato e scalciato dalla folla, il suo volto venne coperto di sputi.
Non dite che ve l’ho detto io, ma la forma passiva risulta utilissima anche per occultare verità inconfessabili o per schivare dure responsabilità! Perché risolvere tutto con un semplice:

Ho analizzato i documenti e ammetto di aver commesso diversi errori.
quando posso cavarmela alla grande con:

I documenti sono stati analizzatie bisogna ammettere che sono stati commessi diversi errori.
Alzi la mano chi ha rivolto il pensiero ai nostri amati politici...

Ok, attiviamo i nostri cari esercizietti, per non cadere vittime della passività :))
  • Cerca i verbi passivi nel tuo testo: quando l’uso del passivo non è strettamente necessario, prova a trasformarli in verbi attivi e verifica il risultato.
  • Cerca i “molluschi” (“sembrava che”, “continuò a”...) avvinghiati allo scafo della tua prosa, strappali via ed osserva il miglioramento.
  • Cerca anche esempi di prosa “macho” o “feuilleton”, viziati da verbi super-pompati, e prova a fare una revisione.

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domenica 17 febbraio 2013

"Il Quinto Vangelo" di Carlo Santi [Rating 7]




Titolo: Il Quinto Vangelo
Autore: Carlo Santi
Genere: Thriller 
Pagine: 492
Editore: ciesse edizioni
Rating: 7/10





Il Quinto Vangelo è il secondo romanzo di Carlo Santi.
Come sempre, prima di affrontare una lettura, sbircio un po’ di pareri in giro per il web. Ho trovato che c’è chi loda questo romanzo e chi lo butta inesorabilmente giù. Come spesso accade, per me, la verità sta nel mezzo.
Qualcuno lo ha perfino definito un urban fantasy con un po’ di giallo, per me invece si avvicina più al thriller. La sua lettura, tra l’altro, è capitata in un periodo in cui mi sto dedicando a un’altro libro stupendo, di tutt’altro tenore: Oltre la bibbia del prof. Mario Liverani; un libro che, usando i metodi dell’archeologia moderna, ripercorre la storia del popolo eletto, mettendo in risalto quanto c’è di vero nell’Antico Testamento e quanto invece ha creato l’uomo. Ecco perché, forse, ho letto Quinto Vangelo, con un certo interesse.
L’idea che sta alla base del romanzo non è nuova.

Tre omicidi, quelli dei custodi dell’archivio e biblioteca Vaticana, e il furto di un manoscritto, scuotono l’opinione pubblica e minano la serenità dello stato Vaticano. Il testo trafugato, non è un testo qualsiasi, ma il Vangelo di Maria Maddalena, manoscritto che se divulgato, cambierebbe per sempre  l’immagine del Cristianesimo e della Chiesa stessa, perché non solo racchiude gli insegnamenti che Gesù le avrebbe impartito, ma vi si dice che l’incarico di fondare la Chiesa fu dato a lei  e non agli altri Apostoli, rendendo, di fatto, San Pietro un usurpatore che avrebbe, per gelosia, declassato Maria Maddalena da compagna e amata di Cristo e prima fra i suoi discepoli a  una squallida meretrice. Ancor peggio, cambia radicalmente il concetto di Dio come Padre, per sostituirlo con Dio-Madre e generatrice.
A capo degli omicidi  e del furto, c’è un’organizzazione segreta denominata «Il Crepuscolo», che da sempre tenta di rovesciare il papato.
Quel Vangelo è pericoloso, porterebbe inevitabilmente al crollo della Chiesa. Il mondo non è pronto per questa rivoluzione e il Papa incarica Tommaso Santini, capo di un organismo segreto del Vaticano, per il recupero del manoscritto affinché si mantenga la sua segretezza.
Il Risolutore inseguirà le tracce dell’organizzazione passando dall’Egitto, dal monastero di Santa Caterina, fino a Montecarlo e alla Germania. Non senza incappare nella magistrata Sonia Casoni,  che incaricata dalla magistratura italiana delle indagini, non si lascia convincere dalla ricostruzione che gli viene propinata dalla Santa Sede ed è decisa a scoprire la verità.

Amo i thriller e sicuramente il Vaticano con la sua cortina di segretezza si presta bene a un simile romanzo, l’idea come ho scritto è già sfruttata, ma il libro non è male. Io l’ho trovato piacevole anche se secondo me, per quanto riguarda lo stile, l’autore si perde troppo in spiegazioni a volte inutili:

Jon scese dalla jeep, bianco come un lenzuolo appena lavato dalla migliore delle lavatrici e si mise a vomitare anche l’anima.”

Bianco come un lenzuolo era sufficiente no?
O  a volte si dilunga nello spiegare in che modo un osso esce dalla sua sede a causa di un colpo, con tanto di linguaggio specifico, rallentando la narrazione finendo per togliere quel ritmo incalzante che una scena di lotta deve avere.
Comunque è un libro che si lascia leggere, scorre bene e non manca di po’ d’ironia.
I personaggi sono abbastanza dettagliati e ben descritti. Ho amato la figura del Papa, non credo che nella realtà sarebbe così mentalmente aperto ma sarebbe bello, forse è proprio questa la componente “fantasy” del romanzo.
L’unica cosa che mi ha fatto un po’ storcere il naso è quel guizzo di poteri paranormali e il finale, mi aspettavo qualcosa di meglio, di meno scontato.
Un libro da un ottimo potenziale, non fosse stato per la narrazione un po’ troppo “ridondante” sarebbe stato sicuramente migliore.

martedì 12 febbraio 2013

David Hewson - Writing: A User Manual


 



Titolo: Writing: A User Manual
Autore: David Hewson
Genere: manuale di scrittura
Pagine: 248
Editore: Bloomsbury
Rating: 7,5/10
Link Acquisto (9,37€ ebook)





La scrittura è un'arte estremamente impegnativa se si vogliono ottenere dei riconoscimenti per il proprio lavoro. Molti scrittori emergenti aprono un nuovo foglio di World e scrivono tutto quello che viene loro in mente, per poi eseguire un edit sommario e spesso inefficace, prima di “dare alle stampe” il proprio gioiellino. Liberi di fare come vi pare e ci mancherebbe, pero' vedrete che la vostra opera avrà dei punti negativi in una o più parti fondamentali del romanzo/racconto. Se per voi questi punti negativi potranno passare in secondo piano se paragonati alle altre cose eccezionali della storia, per il lettore rappresenteranno dei veri e propri buchi che lo allontaneranno dalla lettura del presente testo e da tutti i vostri futuri scritti. Come fare quindi per migliorare il romanzo?

Ci sono due risposte possibili. La prima è l'unica vera regola imprescindibile della scrittura: leggere, leggere e leggere. Leggere tantissimo, specialmente romanzi dello stesso genere letterario in cui volete ambientare le vostre storie.
Il secondo metodo per migliorare è affidarsi a chi ne sa più di noi. Cercate su Internet siti specializzati sugli autori emergenti, ne troverete moltissimi. In questi spazi virtuali potrete trovare trucchi e soluzioni spiegati da chi ha decenni di esperienza in questo settore, con molti romanzi pubblicati da case editrici di primo livello. Magari fosse così semplice. Su questi siti troverete solo informazioni di seconda mano, copiate pari pari dai manuali di scrittura. Ottime per chi è alle primissime armi in questo campo, ma insufficienti per chi vuole di più.
Come al solito un buon libro puo' levarvi i dubbi che vi assillano. Ne consiglio due, per un totale di circa 20€ di spesa complessiva. Il primo ve lo presento oggi: Writing, a user manual di David Hewson.
David Hewson è un autore che, come molti di noi, non è nato con la dote di scrivere capolavori. Ha dovuto sudare per vedersi pubblicato, dopo anni passati a fare il doppio lavoro (quello giornaliero per mantenersi e quello di scrittore nel poco tempo libero). Attualmente non è un autore famossissimo a livello internazionale, ma riesce a mantenersi scrivendo e addirittura la sua serie cardine sta per venire trasposta in un telefilm ambientato a Roma.
David non è uno scrittore ossessionato dai manuali di scrittura e lo dice chiaramente svariate volte. I manuali sono utili per migliorare, ma non sono essenziali per diventare un buon scrittore. L'unica regola nella scrittura è quella elencata sopra (leggere tantissimo), i restanti sono consigli e in quanto tali si possono seguire o meno. Questo manuale mi è piaciuto proprio per questo: non si impone di sobbissarvi di regole inviolabili, vi da “semplicemente” dei consigli pratici che posso interessare a tutti coloro alle prese con la scrittura di un romanzo in ambito fiction.
Lo stile adottato da Mr. Hewson è diretto e colloquiale, quasi una chiaccherata tra un senior e qualcuno alle prime armi nel settore. Il libro elargisce consigli pratici facendo paragoni con romanzi pubblicati dello stesso Hewson, in particolar modo con la sua serie più famosa, quella del detective italiano Nic Costa.
E' una visione estremamente ampia della scrittura di un romanzo, non entra nello specifico, ma non è un grosso problema, per quello esistono manuali più tecnici. Per questo motivo, se non avete mai letto un manuale di scrittura, vi consiglio proprio questo di Hewson: semplice, scorrevole, generale e utile. In più nel libro viene sviluppata una storia per farvi capire le diverse parti da cui è composta una novel e come modificarle per migliorarle. Un libro che consiglio a tutti gli scrittori, aspiranti o affermati che siano.
Attenzione: la lettura di questi due manuali mi ha aperto gli occhi anche su come un lettore puo' valutare un libro. Sarà capitato anche a voi molte volte di dire: “Questo romanzo non funziona”. Il difficile è dire nello specifico perchè non funziona. Poniamo il caso che il problema siano i personaggi. Perchè non funzionano? Sono bi-dimensionali, non trasmettono emozioni. Ok, succede molte volte. Ma perchè non trasmettono emozioni?
I manuali di scrittura aiutano a rispondere a queste domande opzionali per un lettore, ma fondamentali per uno scrittore. E questo libro recensito lo fa alla grande.
L'unica pecca è che rimane “sul generale”, non approfondisce i temi. Per questo motivo vi consiglio di leggerlo in accoppiata con un manuale più “tecnico”, di cui vi forniro' un esempio nelle prossime recensioni.
In conclusione è un libro consigliato sia a lettori che scrittori. Il costo è elevato, ma vi ripagherà ampiamente con una migliore visione di cosa sia una novel e di come fare per crearne una di buon livello.

Il testo è in inglese, ma è facilmente comprensibile anche per chi ha una conoscenza scolastica della lingua.

martedì 5 febbraio 2013

Strategia di scrittura nº4: Ordina parole e frasi in base all’enfasi



Gran parte del materiale di questo articolo - esempi esclusi - è tratto e/o riadattato dal manuale “Writing Tools” dell’insegnante di scrittura Roy Peter Clark, che ringrazio immensamente!

Nel costruire una frase, “The Elements of Style” (Strunk e White) consiglia di “inserire le parole enfatiche alla fine”, già questo un esempio della regola.

Il punto finale fa da segnale di stop in ogni frase. La pausa forzata nella lettura esalta l’ultima parola.

Kotaru sporse la testa tra le fronde e spiò l’esercito schierato nella valle. In prima linea la massa dei fanti, quindi i cavalieri, la Guardia Reale, e infine il Re.

Inserire la “roba forte” all’inizio o alla fine di una frase aiuta lo scrittore a nascondere la “roba scarsa” nel mezzo. 

Il botto infernale fece alzare mille volti al cielo, dove l’aereo era esploso in una palla di fuoco.
Questa tecnica funziona molto bene nel discorso diretto:

Me la sono fatta sotto” confessa il sergente Ian Smith, che proprio a quell’ora bazzicava con gli amici per la base aerea, una lattina di birra in mano e la bocca spalancata a ridere di qualche baggianata. “L’inferno ci è piovuto addosso in un istante”.
Inizia con una frase forte. Nascondi l’attribuzione nel mezzo. Finisci con un’altra bella frase.

Alcuni si riferiscono a questa tecnica come “strumento d’enfasi 2-3-1”, dove le parole o immagini più enfatiche vanno alla fine, le seconde più enfatiche all’inizio, le meno enfatiche nel mezzo. Piuttosto che attenersi troppo rigidamente alla regola, meglio farsi guidare dal principio già citato: scopri i tuoi assi nella manica verso la fine o verso l’inizio, lascia il resto nel mezzo.

L’effetto risulta amplificato alla fine di un paragrafo, dove le parole conclusive di una frase godono del beneficio dello spazio bianco: l’occhio del lettore è attratto a  mo’ di calamita, le parole urlano “Siamo qui! Guardateci!”.

Se i tuoi piani per il futuro non prevedono l’esperienza di affogare nel cemento, evita di pestare i piedi a Jeff Spader. So che lo conosci. Lo conosciamo tutti, chi per sentito dire, chi per aver letto le sue gesta sui giornali, qualcuno addirittura di persona. Altri l’hanno conosciuto nel posto sbagliato al momento sbagliato. Prendi me, per esempio. È successo mentre piazzava un proiettile tra gli occhi di mio padre.
Nello stretto contesto di questa strategia, i poeti hanno un grande vantaggio su chi scrive prosa: sanno esattamente dove finirà la linea o il verso. Visto che la mia propensione alla poesia è pari a quella di una capra di montagna, riporto qui sotto uno dei migliori esempi del micidiale potere insito nell’ordinare le parole in base all’enfasi: un breve stralcio del discorso di Macbeth, dall’immortale - mai vissuto, dicono alcuni :) - Shakespeare.

La vita non è che un'ombra che cammina, un povero commediante
Che si pavoneggia e si agita sulla scena durante la sua ora
E poi non se ne parla più. Una favola
Raccontata da un idiota, piena di rumore e furore,
Che non significa nulla.
Obs: la traduzione impoverisce il tutto, cercatevi l’originale per l’esperienza DOC 100%.

E noi scrittorucoli di prosa?
Cerchiamo di fare lo stesso con le nostre frasi e i nostri paragrafi!

Esercizietti. Farli, o non farli? Questo é il problema. :)
  • Leggi un discorso famoso, come quello di Martin Luther King. Studia come la disposizione delle parole produce enfasi ed emozione.
  • Rileggi un saggio che abbia suscitato la tua ammirazione. Cerchia la prima e l’ultima parola di ogni paragrafo e chiediti perché l’autore le abbia inserite proprio lì.
  • Fa’ lo stesso con qualche tuo scritto recente. Va’ a caccia di opportunità di riorganizzare frasi e paragrafi in base all’enfasi.
  • Questo é fantastico :) Intervista i tuoi amici, annota i nomi dei loro animali domestici in ordine alfabetico. Adesso immagina che la lista debba comparire in una storia. Gioca con l’ordine dei nomi. Quale andrebbe per primo? Quale per ultimo? Perché?


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