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mercoledì 27 novembre 2019

Recensione: GrishaVerse - Sei di corvi di Leigh Bardugo


sei di corvi bardugo
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SINOSSI:
A Ketterdam, vivace centro di scambi commerciali internazionali, non c'è niente che non possa essere comprato e nessuno lo sa meglio di Kaz Brekker, cresciuto nei vicoli bui e dannati del Barile, la zona più malfamata della città, un ricettacolo di sporcizia, vizi e violenza. Kaz, detto anche Manisporche, è un ladro spietato, bugiardo e senza un grammo di coscienza che si muove con disinvoltura tra bische clandestine, traffici illeciti e bordelli, con indosso gli immancabili guanti di pelle nera e un bastone decorato con una testa di corvo. Uno che, nonostante la giovane età, tutti hanno imparato a temere e rispettare. Un giorno Brekker viene avvicinato da uno dei più ricchi e potenti mercanti della città e gli viene offerta una ricompensa esorbitante a patto che riesca a liberare lo scienziato Bo Yul-Bayur dalla leggendaria Corte di Ghiaccio, una fortezza considerata da tutti inespugnabile. Una missione impossibile che Kaz non è in grado di affrontare da solo. Assoldati i cinque compagni di avventura - un detenuto con sete di vendetta, un tiratore scelto col vizio del gioco, uno scappato di casa con un passato da privilegiato, una spia che tutti chiamano lo "Spettro", una ragazza dotata di poteri magici -, ladri e delinquenti con capacità fuori dal comune e così disperati da non tirarsi indietro nemmeno davanti alla possibilità concreta di non fare più ritorno a casa, Kaz è pronto a tentare l'ambizioso quanto azzardato colpo. Per riuscirci, però, lui e i suoi compagni dovranno imparare a lavorare in squadra e a fidarsi l'uno dell'altro, perché il loro potenziale può sì condurli a compiere grandi cose, ma anche provocare grossi danni...


RECENSIONE:
Ammetto di essere sempre un po' prevenuto quando mi avvicino a qualche nuova opera fantasy. Dopo aver sperimentato l’epopea di Steven Erikson, non sono ancora riuscito a trovare qualcosa capace di avvicinarsi seppure lontanamente ai suoi livelli. Detto questo, e fatte un paio di premesse indispensabili, posso dirvi che questo Sei di Corvi di Leigh Bardugo, mi abbia positivamente sorpreso. 
Non si tratta di un romanzo auto conclusivo, neppure per la vicenda che tratta nel corso della narrazione, che rimane (fastidiosamente) aperta. Siete avvisati. 
La seconda nota è più particolare, forse soggettiva, ma che ritengo indispensabile per non bollare il lavoro della Bardugo di mancanza di credibilità. I personaggi che comporranno la banda protagonista dell’avventura ci vengono presentati come minorenni, fra i 16 e i 18 anni. Non ho idea del motivo che abbia spinto l’autrice ad appioppargli quest’età, ma le capacità e competenze cui sono dotati stridono in modo fastidioso con l’età. Per cui vi consiglio semplicemente di non pensarci, se non vorrete trovarvi a porvi sempre il quesito se sia possibile che un ragazzino ragioni a quel modo. Vi rovinereste solo una piacevole lettura.  
L’autrice è molto abile nel creare un’ambientazione di spessore. Una città dove nulla è come appare, dove persino il profumo dei fiori non è autentico, ma frutto degli aromi artefatti che qualcuno ci ha spruzzato sopra. All’interno di questi bassifondi, dove circolano fiumi di denari sporchi e dove tutti sono pronti a fregare tutti, troviamo i personaggi. Tutti ben realizzati e curati e capaci di conquistarsi a pieno diritto il proprio spazio. 
Certo, Kaz, il capobanda, è un personaggio capace di spiccare. Ok, il fatto che l’autrice gli attribuisca 17 anni per me è inconcepibile. Troppo scaltro, troppo esperto, di certo capace di rimanere impresso nell’immaginario, ma non certo figurandoselo come un adolescente brufoloso.  
La vicenda è lineare, una missione impossibile da portare a termine, con mille pericoli e incognite, tradimenti, colpi di scena. Piacevole insomma, grazie soprattutto alla pregevole prosa della scrittrice e alla bontà dei dialoghi, realistici e a tema. Ben fatto. 
La magia è presente e riveste un ruolo importante nella vicenda, prendendo la forma di particolari abilità di cui sono dotati alcuni personaggi, ma non risultando eccessivamente sbilanciante. 
Insomma, un primo volume capace di coinvolgermi e nonostante la beffa del finale totalmente aperto, non dubito che proseguirò nella lettura della serie. 
Consigliato!

domenica 24 novembre 2019

News: Nuova edizione per i lavori di Matteo Marchisio. Nasce la serie DOSSIER HATEFIELD


Oggi la canonica recensione domenicale dedicata ad un autore indipendente lascia il posto a una notizia che non può che rallegrarci. 
Vogliamo segnalarvi la nuova edizione, e veste grafica, per le opere di un autore che seguiamo da molti anni e che abbiamo imparato ad apprezzare non poco. 
Sto parlando di Matteo Marchisio, autore della serie A.R.C.A. Armature robotizzate per il combattimento aggressivo
Potete spulciare nel blog e troverete le recensioni ai diversi capitoli della saga, ma non è a questa che oggi vogliamo dedicare il nostro tempo. Niente fantascienza quindi, ma un salto nell'esotica ambientazione della Rodesia degli anni '70
La serie di cui parliamo prende il nome di Dossier Hatefiled e si compone (al momento di 5 episodi). Di seguito vi lascio la sinossi dei singoli romanzi brevi e per quelli da noi recensiti il link relativo. 
Posso solo aggiungere che la nuova versione, le cui cover sono assolutamente gagliarde, presenta il prezzo simbolico di 0,99 Euro a copia. 
Visto che l'autore è una delle migliori penne indipendenti in circolazione, capace di donare un ritmo incalzante a tutti i suoi lavori, non vedo una sola ragione al mondo per non dargli un'occasione. Non ve ne pentirete. Quello che più mi piace del Marchisio è la sua capacità di far emergere dai racconti la passione che lo anima per gli argomenti trattati, e questa è a mio avviso la miglior garanzia per la buona riuscita di un'opera letteraria.



1) DOSSIER HATEFIELD: Sezione NKZ-68

Potrebbe essere solo una leggenda. All'apice della Guerra Fredda la fazione ultranazionalista Zanla impiegò una nuova arma con l'intenzione di fiaccare la resistenza dell'esercito rodesiano. Il governo di Salsbury formò un'unità di specialisti per risalire all'origine delle efferatezze, troppo sanguinose perfino per i confini della Rodesia degli anni '70. Questo commando fu affidato al meno deciso e coinvolto giovane uomo, su cui lo stato rodesiano potesse contare.




2) DOSSIER HATEFIELD: La fine dei padroni

Ogni giorno in Rodesia è una sfida per la sopravvivenza. Rieke Hatefield si trova davanti alla scelta più difficile della sua vita: aiutare ancora il governo o rifugiarsi lontano dalla guerra, felice e ricco. Il mondo intorno a lui sta cambiando troppo velocemente perché la differenza tra amici e nemici sia chiara. 
A peggiorare le cose si aggiunge l'ennesima crisi: cosa potrebbe succedere se lo sportivo più famoso di tutta la Rodesia fosse svanito dalla sua villa?



3) DOSSIER HATEFIELD: Nowaland

Fine '79. Una nuova missione nella savana rodesiana per Rieke Hatefield. Questa volta nel Nowaland, un rettangolo di continente nero attraversato da cannibali e mercenari. Mentre lui e Katie devono farsi largo tra nuovi armamenti in mano ai rivoluzionari, la situazione politica in Rodesia arriva nella sua parte più buia. 
La disfatta è inevitabile. L'unico obbiettivo è contenere le perdite.



4) DOSSIER HATEFIELD : Raggruppamento Spada 


Rieke Hatefield lavora in una ditta di legnami di Addis Abeba, in Etiopia. Le battaglie nella savana rodesiana sono diventate un ricordo, come i volti delle persone care perdute laggiù. 
In un viaggio a Torino scoprirà quanto la Guerra Fredda imperversi ancora in Europa. 
Nel caos di una nuova avventura si aggiunge la notizia che, forse, suo padre è ancora vivo, prigioniero nella Libia del Rais. 
Liberarlo vorrebbe dire recuperare quello che credeva di aver perso per sempre in Rodesia.



5) DOSSIER HATEFIELD: Atollo Parahiso


Rieke era convito di aver trovato la felicità. Ma quando per l'ennesima volta si trova costretto ad abbandonare ogni cosa, il peso della responsabilità verso la sua famiglia lo costringe a riparare nell'odiata Francia. 
Sembra giunto il momento in cui le scelte del passato presentano il conto. 
In quel 1992 la vita gli offre la possibilità di riscatto più lontana da ogni suo piano. 
Che sia il momento di abbracciare il proprio destino?







mercoledì 20 novembre 2019

Recensione: Il pendolo di Foucault di Umberto Eco


il pendolo di foucault
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Sinossi:
Questo romanzo si svolge dall'inizio degli anni sessanta al 1984 tra una casa editrice milanese e un museo parigino dove è esposto il pendolo di Foucault. Si svolge dal 1943 al 1945 in un paesino tra Langhe e Monferrato. Si svolge tra il 1344 e il 2000 lungo il percorso del piano dei Templari e dei Rosa-Croce per la conquista del mondo. Si svolge interamente la notte del 23 giugno 1984, prima in piedi nella garitta del periscopio, poi in piedi nella garitta della statua della Libertà al Conservatoire des Arts et Métiers di Parigi. Si svolge la notte tra il 26 e il 27 giugno dello stesso anno nella stessa casa di campagna che Jacopo Belbo, il protagonista, ha ereditato da suo zio Carlo, mentre Pim rievoca le sequenze temporali di cui si è detto sopra. In sintesi: tre redattori editoriali, a Milano, dopo avere frequentato troppo a lungo autori "a proprie spese" che si dilettano di scienze occulte, società segrete e complotti cosmici, decidono di inventare, senza alcun senso di responsabilità, un Piano. Ma qualcuno li prende sul serio.

Recensione:
Il pendolo di Foucalut di Umberto Eco è semplicemente un lavoro pazzesco. La recensione potrebbe finire qui, senza altro da aggiungere. Un condensato di sapere mixato ad ampie e sapienti manciate di ironia. 
Un romanzo tosto, corposo, a volte prolisso, ampolloso e barocco. Non certo per tutti. Le prime 80-100 pagine sono scritte appositamente per flagellare gli estimatori dello scriver semplice e delle varie teorie dello scrittore che deve mettere il lettore a proprio agio. Siamo infatti agli antipodi. 
Eco inanella una sequela di citazioni, di assunti, di rimembranze e reminiscenze e collegamenti fra dottrine disparate che possono apparire uno sfoggio di conoscenza talmente straripante da convincere molti a gettare la spugna, inorriditi da tale aristocratica arroganza. 
Chi fosse digiuno da studi filosofico-esoterici e pretenda di andare oltre la semplice lettura di un romanzo d’indagine avventurosa fra impolverati manoscritti, rimarrà inevitabilmente spiazzato. 
Chi invece si balocca con questi argomenti, comprese le varie teorie del complotto che legano Templari, Catari, Gesuiti, nazisti, Manichei e chi più ne ha più ne metta, troverà di che divertirsi. E molto anche, soprattutto alla faccia di coloro che affrontano tali percorsi con il grugno contratto e serio di mastri cerimonieri ieratici e privi di buon senso.  
I livelli di lettura sono svariati e non ho l’ardire di pensare di averne scalfita che la superficie. 
Un lavoro pazzesco dicevo. 
Eco mostra tutta la sua preparazione, non solo dal punto di vista della mera dottrina, ma per la capacità di scherzare su argomenti che pretendono la massima serietà e di farlo senza per questo andare a sminuire l’onore di tali argomenti, mantenendone integra la nobiltà. Sono gli uomini a venir canzonati, non l’oggetto dell’indagine, né gli obbiettivi.
Bello, bello e appassionante, così come lo è l’immedesimarsi nei personaggi, cosa che avviene in modo graduale.
Potremo così seguire l’evoluzione/involuzione del trio di campioni pronti a indagare, per gioco, i misteri dell’evoluzione dell’uomo, fino a riscriverne la storia. 
Un romanzo tosto, nulla da dire, ma che mi sento di consigliare. Una gran bella esperienza.


domenica 17 novembre 2019

Recensione: I misteri del Far West di Gian Mario Mollar [Rating 8] - recensione a cura di Andrea Zanotti


weird western
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Titolo: I misteri del Far West. Storie insolite, macabre e curiose dalla frontiera americana

Autore: Gian Mario Mollar

Editore: Edizioni Il Punto d'Incontro

Formato: EPUB e cartaceo

Genere: Saggio Western

Prezzo: Euro 8,99 ebook, Euro 10,96 copertina flessibile

Sinossi: 
"I misteri del Far West" inizia dove finisce gran parte delle storie western, fatte di polvere, sole e duelli a mezzogiorno, quando scendono le tenebre e si accendono i fuochi dei bivacchi, nel momento in cui si ascoltano gli ululati dei coyote e si raccontano storie. Gian Mario Mollar affronta l'epopea western da un punto di vista inedito in Italia. Fatti, figure ed episodi generalmente poco noti sono uniti allo studio del folklore e della spiritualità nativa, della letteratura horror, dell'esoterismo e del mistero. Vampiri e fantasmi, serial killer e licantropi, UFO e mostri alati, case infestate e leggende indiane. Temi sicuramente insoliti, trattati tuttavia in modo rigoroso, per fornire, quando possibile, una spiegazione o gli strumenti per comprenderli più a fondo.

Recensione:
Quello che vi presento oggi è un libro particolare, un testo “formativo” per tutti gli amanti del weird western. E come oramai saprete tutti, io adoro il genere. 
I Misteri del Far West di Gian Mario Mollar è un gran bel lavoro. Ogni argomento, sia che si tratti di leggenda dei nativi che di qualche caso di cronaca “bizzarra”, ci viene presentato in modo equilibrato e approfondito, lasciando sempre qualche porta aperta al mistero. 
Il libro è diviso in quattro parti. Ve le riporto giusto per farvi capire a cosa andrete incontro:
- Il lato oscuro del folklore. In questa sezione l’autore presenta argomenti che spaziano dagli Skinwalker, i mutaforma navajo, ai vampiri del New England, passando per i giganti dai capelli rossi ai vascelli fantasma persi nei deserti.
- Fuochi e draghi nel cielo. Faremo la conoscenza degli Uccelli di Tuono del folklore nativo e di… alieni?
- Incontri insoliti nel vecchio west. Una sezione che ho apprezzato moltissimo. Personaggi strambi e verità svelate su alcuni “falsi” cinematografici.
- I serial killer della frontiere. Beh, che dire, altra sezione super e utile a ribadire il concetto che spesso la realtà supera la fantasia. Le vite di alcuni personaggi realmente essititi ma capaci di andare ben olre l’immaginazione di ogni romanziere.
Come avrete già capito è un testo del quale mi sono innamorato. Pur conoscendo molte delle vicende non posso che apprezzare il lavoro di ricerca del Mollar, che oltretutto scrive molto bene, per cui l’intera narrazione risulta avvincente e coinvolgente. Come se il far west non fosse affascinante di per sé, l’autore aggiunge alcune chicche imperdibili, difficili da scovare altrove, soprattutto per chi non è avvezzo alla lingua inglese. 
Un lavoro che consiglio a tutti di leggere e che spero possa essere usato come spunto per qualche autore. Ci sono pochissimi romanzi weird western in italiano e credo il pubblico interessato non mancherebbe. I Misteri del Far West di Gian Mario Mollar è sicuramente un’ottima base dalla quel partire per lasciarsi travolgere dall’ispirazione. Io mi ci sono gettato a capofitto!
Il libro inoltre è a buon mercato, per tutto quello che offre. Meno di 11 Euro per un prodotto molto ben curato, non solo per quanto riguarda la scrittura del Mollar, ma anche graficamente, con molte  immagini evocative a corredo.
Voto 8   

venerdì 15 novembre 2019

Presentazione: Spettri di frontiera di Ambrose Bierce, Adiaphora Edizioni

Siamo sempre lieti di ospitare le nuove uscite di quelle che riteniamo essere delle belle realtà della piccola e media editoria. Case editrici la cui qualità abbiamo testato personalmente e che meritano ogni spazio possibile per ottenere la visibilità che meritano. Nel nostro piccolo, noi di scrittorindipendenti ci proviamo. 
Fra queste c'è di sicuro Adiaphora Edizioni, che il 10 Dicembre uscirò con un nuovo volume da aggiungere alla sua collana gotica: Spettri di frontiera di Ambrose Bierce, una raccolta di racconti brevi di fantasmi e case infestate. Anche questo volume, come i precedenti, sarà arricchito dal testo originale inglese a fronte.

Di seguito la quarta di copertina:
Ambrose Bierce scrisse numerosi racconti dell’orrore e del soprannaturale, generi che riflettevano il suo profondo tormento interiore. Questa raccolta contiene molte tra le sue più suggestive storie di fantasmi e di case infestate: morbose, ciniche, inquietanti, capaci di trascinare il lettore nelle regioni crepuscolari dello spirito e nei più oscuri recessi della mente.
Opere cariche di terrore ma, al contempo, pervase di tetra ironia, con echi di Poe, del romanzo gotico e dei racconti romantici, dotate dell’impronta inconfondibile di un autore che ha conosciuto di persona gli spettri che da sempre tormentano l’umanità.
I personaggi di Bierce – poeti posseduti, vili aristocratici, professionisti abbietti, corpi rianimati, malfattori perseguitati – vivono in un mondo misero e perverso. Che si tratti di omicidi, vendette dall’oltretomba, sparizioni inspiegabili, dimore infestate o anime inquiete, le storie di Bierce rappresentano uno dei migliori esempi di narrativa soprannaturale di tutti i tempi e hanno ispirato autori come Robert W. Chambers e H.P. Lovecraft.

«La genuinità e il livello artistico degli oscuri presagi dei racconti di Bierce sono inconfondibili, al punto da rendere la sua fama ineclissabile.» - H.P. Lovecraft.

Ancora pochi giorni di attesa, poi la raccolta sarà disponibile in tutte le librerie e negli store online, in formato cartaceo e in eBook. 


martedì 12 novembre 2019

Disfida nr. 107: Gli Erranti - Il Risveglio dei Cantori di Giuseppe Germano Finocchiaro VS Andrzej Sapkowski


romanzo fantasy


Titolo: Gli Erranti - Il Risveglio dei Cantori

Autore: Giuseppe Germano Finocchiaro

Editore: Pubblicazione indipendente

Genere: Fantasy

Prezzo: 3,99 ebook 9,99 cartaceo


Sinossi: 
La Volontà permea ogni cosa e grazie ad essa gli Erranti sono in grado di manipolare, plasmare e distruggere la materia. Zanather Istral, agente di città d’Onice, parte insieme ai suoi compagni per indagare sulle sorti della Sequoia, la gigantesca città albero, di cui non si hanno più notizie da giorni. 
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Quello che all’apparenza potrebbe sembrare un incarico di routine, si rivela una missione piena di pericoli e insidie imprevedibile per la salvezza dell’umanità stessa. Cosa sono quelle creature sorte dal nulla e che sembrano guidate esclusivamente dalla sete omicida verso gli esseri umani? Ed i Cantori, i primi esseri che hanno plasmato il mondo stesso, sono davvero scomparsi?

Note/commenti/finalità dell'Autore: 
Quando ho scritto questo libro, la cosa che più mi tormentava era il desiderio di creare qualcosa di nuovo. Per questo ho dato largo spazio alla mia fantasia per creare un mondo con luoghi e creature totalmente inediti, che non andassero a ripescare quelli tipici della mitologia dei classici fantasy. La magia ha delle regole ben definite e solide, mi è piaciuto dare ad essa una correlazione con la realtà, un po' come il fantascientifico pesca dalla scienza reale per poi costruirci qualcosa che va oltre. In fin dei conti, però, è sempre l'uomo il centro di tutte le vicende e per questo ho fatto ampio uso dei flashback per esplorare ragioni ed emozioni che stanno dietro alle loro decisioni.

BIG da sfidare: 




La saga del Witcher di Andrzej Sapkowski








domenica 10 novembre 2019

Recensione: Il Cristallo della Luna di Jessica Imhof [Rating 7] - recensione a cura di Dada Montarolo


ebook fantasy
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Titolo: Il Cristallo della Luna

Autore: Jessica Imhof

Editore: Genesis Publishing

Formato: EPUB e cartaceo

Genere: Fantasy

Prezzo: Euro 3,99 ebook, Euro 11,08 copertina flessibile

Sinossi: 
“La Luna sta per sorgere!”
“Per millenni, giorno dopo giorno, la debole luce della Luna veniva oscurata dal Sole. Finché un giorno, poco prima dell’alba, la Luna invasa dalla tristezza per aver passato anni all’oscurità dell’astro, pianse, ma accadde una cosa che la Luna non aveva previsto. Una lacrima cadde sulla terra e si trasformò in cristallo, una gemma che aveva l’energia e l’anima della Luna”.
Questa è la storia che viene raccontata a Kris, un giovane ragazzo di ventidue anni molto curioso e intraprendente, il giorno in cui riceve l’eredità di famiglia. La lacrima caduta sulla terra, il Cristallo della Luna, passato da madre in figlia e da padre in figlio fino a lui. Generazioni trascorse nell’attesa dell’Erede designato, nell’attesa del figlio in grado di legarsi al Cristallo e attingere al potere della Luna. 
Kris scoprirà la meraviglia per una nuova sconvolgente realtà piena di potere e magia. Si intreccerà con persone che lo aiuteranno a crescere e ad affrontare la perdita, la frustrazione e la vergogna. Riuscirà Kris a maneggiare forze a lui sconosciute? Ed essere un degno Erede della Luna?


Recensione: 
Conosco molto poco dell’autrice, Jessica Imhof: viene da una famiglia di agricoltori svizzeri, ha studiato ingegneria e soggiornato per un po’ in Australia e poi a Londra, si è fatta le ossa letterarie scrivendo fan fiction e ci ha messo un sacco di tempo a scrivere questo suo primo libro. Tutte notizie costate un certo impegno di ricerca - non ce ne sono in giro molte, di notizie su di lei, com’è normale per un’esordiente - e che mi hanno però aiutato a interpretare il suo lavoro. Eh sì, perché “Il Cristallo della Luna” merita un’attenzione speciale. Spiego: al di là della trama fantasy, costruita bene, con i dovuti sussulti, pathos in abbondanza e i necessari stereotipi gestiti con elegante disinvoltura (il vecchio saggio Ataire, un’antipatia iniziale diventata poi amicizia, la perdita dell’amore perfetto per Nymëa e, ovvio, la crescita morale e spirituale di Kris, il protagonista) c’era qualcosa che mi incuriosiva e che non riuscivo, all’inizio della lettura, a inquadrare. Penso, alla fine, di esserci riuscita: forse l’autrice stessa non si è neanche resa conto ma ha mescolato echi lontani di saghe silvestri - le alpi svizzere ne sono una grande e quasi sconosciuta biblioteca - con accenni di autoanalisi, riverberi di leggende celtiche con paurose figure antropomorfe che sembrano sgusciate fuori da fiabe russe. E forse, chissà, il periodo trascorso in quella parte di Oceania l’ha pure felicemente contagiata lasciandole nell’inconscio il ricordo di quanto ha sentito o magari visto in quella terra antica e misteriosa, quasi seguendo le tracce di Chatwin e le sue Vie dei Canti. Il risultato è un racconto suggestivo che indulge al sogno senza mai essere stucchevole, pronto per un eventuale, sperabile sequel in cui il protagonista, ormai davvero adulto, affronta nuove avventure.
La narrazione scorre con una certa agilità, solo appena interrotta da piccole e per fortuna rare esitazioni, quasi si temesse di non esser abbastanza precisi ma sono incertezze che con la pratica di solito vengono corrette. I personaggi sono ben caratterizzati e coerenti con la storia: forse proprio solo il protagonista è un pochino sopra le righe nelle reazioni che qua e là rasentano un isterismo stridente con la sua evoluzione. Certo, Imhof deve ancora superare altri scogli ma in un’opera prima sono più che tollerabili: qualche affanno di troppo nel descrivere i luoghi, certi improbabili dialoghi (qual è il ragazzo che dice oggi “… se non calcoli molteplici ematomi…” parlando con gli amici dei suoi lividi?), ripetizioni e  un paio di leziosità letterarie (“… mise la mano dando modo ai suoi occhi…”) più, secondo me, dettate dall’ansia di essere perfetta che dalla tentazione dell’infodump, contro la quale l’autrice mi sembra essere già ben vaccinata. Suggerirei anche qualche semplificazione e maggiore attenzione nella scelta dei nomi: un cavallo che si chiama Hal’Yek crea nella mente del lettore un vuoto pneumatico ogni volta che se lo ritrova davanti anziché un’eccitante onomatopea del suo galoppare. Terry Brooks, l’autore di “La spada di Shanarra”, sostiene che la scelta dei nomi sia altrettanto impegnativa della trama stessa, uno sbaglio può costare il successo di un personaggio. Se lo dice lui, c’è da credergli. Aggiungerei, fra le cose da riconsiderare, l’inserire un elenco di luoghi, nomi e personaggi con qualche brevissima indicazione, magari all’inizio del libro, per aiutare ad orientarsi nella complessità della trama.
In un’intervista l’autrice dice di essere cresciuta con Harry Potter e di esserne stata ispirata. Nel mare magnum dei tanti discepoli di J. K. Rowling la sua voce potrebbe essere quella classica “fuori dal coro” e sbocciare in inedite, interessanti tonalità.
Voto: 7.    

mercoledì 6 novembre 2019

Recensione: Paradisi perduti di Ursula K. Le Guin


romanzo fantascienza le guin
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SINOSSI:
Sono passati centoventi anni dalla partenza dalla Terra, e ne mancano ancora più di quaranta all'arrivo a Nuova Terra, il pianeta che, si spera, potrà ospitare la prima colonia umana fuori dal sistema solare. L'astronave è gigantesca. La vita a bordo delle migliaia di esseri umani è perfettamente programmata, per conservare l'equilibrio sociale, biologico, ecologico, genetico. Ma ora, alla quinta generazione nata in viaggio, sta accadendo qualcosa di imprevisto: molti semplicemente non vogliono arrivare a destinazione. La vita sull'astronave è perfetta, perché lasciarla per un futuro incerto su un ignota palla di polvere? Ma il conflitto tra chi vuole portare a termine la missione e chi vuole continuare il viaggio all'infinito non è l'unica cosa che mette in crisi la missione. I navigatori della nave sono a conoscenza di un segreto che potrebbe far precipitare gli eventi con risultati imprevedibili.


RECENSIONE:
Oggi ci diamo alla fantascienza con un’autrice di fama internazionale: Ursula K. Le Guin e il suo Paradisi Perduti. 
Nulla da dire, la La Guin scrive bene ed è capace di tenerci incollati alle pagine anche per i primi due terzi dell’opera che si avvicina più a un saggio sociologico più che a un romanzo vero e proprio. 
La vicenda per ogni buon studioso delle abitudini e attitudini umane rimane comunque interessante. Tutto questo rimuginare, ben inteso, facendo trapelare le informazioni attraverso i comportamenti dei protagonisti, senza mai perdersi in sermoni descrittivi e prolissi, è volto a edificare un bel finale. 
Si tratta di scontri di visioni molto affascinanti e capaci di far riflettere ognuno di noi. Sfido chiunque, giunto a conclusione di questo romanzo breve, andiamo poco oltre le 100 paginette, a non avere il dubbio amletico su che via avrebbe intrapreso se si fosse trovato nei panni degli abitanti della Discovery. 
Un bel risultato per l’autrice che si mantiene giustamente neutrale, sottolineando i pro e i contro dello scontro scienza/religione, fanatismo/razionalità, sicurezza/scoperta, fede cieca/sfrontatezza e rischio. 
Un’astronave divenuta mondo chiuso e perfettamente strutturato. 4.000 anime, controllo delle nascite, organizzazione perfetta di tutti gli aspetti, nulla manca a nessuno. Oramai neppure il senso della libertà che può dare il passeggiare su un prato senza scorgere l’orizzonte, visto che le generazioni successive a quella imbarcatasi lasciando la terra, sono nate sulla nave e solo quella realtà conoscono. 
C’è da riflettere, e non poco. 
Un testo denso, capace di fornire più spunti di quanti ci si possa attendere da un volumetto dall’aspetto così sottile. 
Consigliato.


domenica 3 novembre 2019

Recensione: La mia vita con le blatte di Simone Corà [Rating 6,5]


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Titolo: La mia vita con le blatte

Autore: Simone Corà

Editore: Acheron Books

Collana: Vaporteppa

Genere: Weird

Prezzo: Ebook Euro 4,99, Cartaceo 12,75

Rating: 6,5

Sinossi: Ulisse Primi è un muratore di Vicenza in crisi di mezza età. Scapolo, senza amici e stanco di lavorare nei cantieri, si è licenziato e ha deciso di ritirarsi nell’estrema provincia, lontano da tutto e tutti. Ma la villetta che ha comprato, dando fondo ai suoi risparmi, nasconde un piccolo problema: la cantina è infestata da una banda di Scarafaggi antropomorfi, tutti molto arrabbiati con lui per aver invaso la "loro" casa. Inoltre, la villetta si rivela piena di strani macchinari legati agli esperimenti che il precedente proprietario conduceva all’insaputa di tutti. La lotta di Ulisse per cominciare la sua nuova vita è appena iniziata…
Nella casa delle blatte... lo scarafaggio sei tu!


Recensione:
Un testo particolare, già dal titolo ci si attende qualcosa di originale e certo l’attesa non viene delusa. Il mix vincente di horror e umorismo grottesco ricercato dal romanzo a mio avviso però non riesce alla perfezione. Manca qualcosa nel dosaggio, o forse nell’amalgama del tutto, per cui i passaggi fra le pagine prettamente horror e quelle nelle quali l’atmosfera si fa surreale, quando non propriamente goliardica con il protagonista intento a gozzoviglie con gli insettoni umanoidi, è troppo brusco, soprattutto nella prima parte del testo. Poi la patina di giocosità sfuma definitivamente per passare allo splatter puro. Salti difficili da digerire. Parere personale, intendiamoci. 
La postfazione a cura dell’autore ci avrebbe aiutato a capire meglio la tipologia di testo. L’amore dichiarato dal Corà per i B-Movie degli anni ’80 e la passione per i mostri sbattuti in prima pagina poteva essere illuminante. Io prediligo quelli celati nel buio, appena abbozzati, che lascino alla mente del lettore il plasmarli nel modo più orripilante possibile, e chiaramente già questo compromette il buon esito del mio sposalizio con La mia vita con le blatte
Mi attendevo un romanzo bizzarro, non un profluvio di secrezioni e liquami, odori e umori emessi da insettoidi più o meno civilizzati e da un protagonista le cui azioni e scelte non sempre mi sono parse credibili.
Ad ogni modo il pregio maggiore dell’opera sta proprio nel lasciare il lettore spiazzato, senza fargli capire dove diamine voglia andare a parare il tutto. L’autore è abile a giostrare la trama, costringendoti ad andare avanti pagina dopo pagina, perché la curioisità rimane elevata. Valutare se la storia e l’intreccio siano, dopo le oltre 300 pagine del romanzo, appaganti o meno, ritengo sia mai come in questo caso a carico del gusto personale del singolo. 
Accantonando i gusti personali e concentrandomi sull’opera posso dire con certezza che l’autore scrive bene. Prosa scorrevole e piacevole, fluida e quasi sempre sotto controllo. Solo a tratti, quando i ritmi dell’azione si fanno forsennati e l’ambientazione muta drasticamente trascinandoci in ambienti visionari (non entro nei dettagli per non rovinarvi la sorpresa), l’ho trovata a tratti un po’ confusionaria, incapace di mettere a fuoco con precisione quanto sperimentato dal protagonista nel mondo oltre il “tritacarne”.  
I personaggi sono molto ben caratterizzati e incisivi, anche quelli marginali che presentano forse gli spunti più esilaranti, dai vicini di casa agli agenti immobiliari e fattorini vari. Spassosi e grottescamente credibili nella loro spietata attinenza con la follia che ci circonda quotidianamente.
Per concludere. Il ritmo è elevato, il testo sa coinvolgere, i dialoghi sono frizzanti e le sorprese e le scene capaci di strapparvi un sorriso non mancheranno di certo. Rimane la fragilità di una trama relegata in secondo piano e che farà storcere il naso a chi cerca anche nel fantastico una solida quota di realismo. 
Se siete in cerca di qualcosa di bizzarro, vi piacciono gli insettoni e volete trascorrere qualche piacevole ora di evasione letteraria che non vi causi troppe elucubrazioni indesiderate, il romanzo di Simone Corà è quello che fa per voi.

Voto 6,5