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domenica 31 gennaio 2021

Recensione: Veleno di Andrea Ferrari [Rating 8] - recensione a cura di Peg Fly

 




Titolo: Veleno



Genere: drammatico

Prezzo: Euro 12,35

Target: adult

Rating: 8

Sinossi:
Andrea vive in un appartamento protetto del servizio di salute mentale, dentro cui trascorre le proprie giornate quando non lavora come magazziniere o riflette sulla sua condizione vagando per la città. Ormai le donne sono per lui una chimera, non coltiva amicizie e ha una condizione economica precaria. L’uomo è rinchiuso in se stesso e affranto; neanche la pubblicazione del suo primo romanzo, gli dona speranza. Dopo essersi ritrovato, suo malgrado, a vivere in tre diversi ospedali psichiatrici, l’arrivo di Carolina cambierà la sua vita. Questa ragazza dalle vedute antisemite e dai comportamenti particolari, lo condurrà verso situazioni difficili da affrontare. 
Un romanzo che esaspera la naturale condizione dell’uomo: perché se tutto può andare per il verso sbagliato, quasi sicuramente accadrà. L’opera, seppur inventata, tratta in alcuni casi argomenti ed emozioni vissuti in prima persona dall’autore.

Recensione:
Quattro aggettivi per identificare la storia di questo romanzo: crudo, esasperato, intenso e ironico.
La lettura scorre tra ansie, timori e paure del giovane protagonista, Andrea, che racconta in prima persona sprazzi di vita vissuta, e altri architettati in modo eccellente dall’autore. A volte commovente, a volte irascibile, si racconta e racconta le sue passioni mal riposte, il suo status di scrittore ancora alle prime armi e pubblicazioni; il rapporto malsano con la sua famiglia, soprattutto con suo padre. I farmaci che gli vengono somministrati in ogni ospedale psichiatrico, gli abusi e i soprusi che alcuni ragazzi sono costretti a subire da infermieri, che invece di proteggerli ne approfittano del loro stato catatonico. 
In questo romanzo, si evince la tristezza e la profondità di una vita vissuta a volte con consapevolezza, a volte sprofondando nel baratro di una solitudine senza nome, senza un vero perché, le persone che lo avvicinano, volendo o no, gli fanno del male. 
Il protagonista vive immensamente e sino in fondo la sua vita, fatta di disagi, disperazione e quel tanto bisogno di amore che gli manca fin da bambino. Un vuoto interiore che si contrappone a una grande forza interiore, che lo porta a riscoprire, quanto sia importante la dignità di un uomo, sebbene spesso scivoli nell’ombra della schizofrenia, che cerca in tutti i modi di superare, come prova a valicare il male di vivere per sopravvivere, tra la gente che incontra in discoteca, come Carolina, o al lavoro.
Il ritmo della narrazione è a tratti veloce a tratti lento, così che l’autore possa in qualche modo riflettere su ciò che succede al protagonista; sulla serenità mai avuta.
Lo stile è forte, diretto, senza veli, se vogliamo, alla Bukowski, ma qui c’è qualcosa di più, c’è speranza, c’è disillusione per una vita che si vorrebbe vivere all’insegna della tranquillità, della normalità, ma che gli eventi fanno straripare nell’onda dell’imperfezione inimmaginabile, degradata e misera su cui il protagonista si perde; un baratro dal quale è sempre più difficile riemergere.
Una trappola la vita di Andrea, una tempesta troppo forte che lo investe e lo travolge forse troppo presto, e non c’è nessuna cosa o persona alla quale lui possa aggrapparsi per dire finalmente: “Sono salvo! Ce l’ho fatta!”.
Una realtà, se mi permettete l’espressione “perseguitata”, ma che ti colpisce al cuore come una scossa elettrica e ti scuote l’animo nella sua drammaticità veristica.
Un libro che fa riflettere il lettore sulla natura umana, sulla sua fragilità, e l’autore, devo dire che c’è riuscito alla perfezione, sino alla fine.
Da un punto di vista narrativo, potrei definire il romanzo una vera rivelazione; da  quello analitico, mi lascia senza parole, per quei viaggi nella psiche umana tormentata del protagonista.
Le sfumature noir sono particolareggiate e si protendono, ramificandosi, in ambientazioni lugubri e malsane, che ricordano, per certi tratti, la Londra ottocentesca.
Tuttavia, ciò che mi ha indotto a giudicare pregevole e ad assegnare all’opera un bel voto, è stata la capacità dell’autore di riportare sia a galla che su carta le proprie emozioni, i propri sentimenti, riuscendo a oltrepassare i limiti della conoscenza umana. Quella che Freud chiama: “Il lato oscuro della mente”. Voto: otto pieno.

martedì 26 gennaio 2021

Recensione: Il libro dei teschi di Robert Silverberg

 





Sinossi:

Dopo aver scoperto nei sotterranei della biblioteca dell'università il criptico manoscritto che dà il titolo al libro, quattro studenti di New York si mettono in viaggio verso il deserto del Nevada alla ricerca della Confraternita dei Teschi, una setta millenaria che la tradizione occulta vuole custodisca gelosamente le chiavi per l'immortalità sin dai tempi di Atlantide. Ha così inizio un'avventura on the road verso l'ignoto, che costringerà i ragazzi a confrontarsi con le loro paure e i loro segreti più profondi. Ognuno di loro dovrà intraprendere un dolorosissimo processo alla scoperta di sé, dopo il quale l'impossibile scelta di chi vince e chi perde sembrerà naturale, se non addirittura inevitabile.



Recensione:

Oggi vi sottopongo un libro che a me è piaciuto parecchio. Diversi gli aspetti che mi hanno positivamente colpito, primo fra tutti il fatto che costituisca una sorta di viaggio nella spiritualità effettuato da quattro giovani, disposti a mettere in dubbio le sacre leggi della scienza che pretende di possedere una risposta a tutto. 
Vi presento quindi Il Libro dei Teschi di Robert Silverberg, un’avventura speculativa, celata dietro il più classico dei vagabondaggi on the road, che culminerà nel deserto dell’Arizona, ipotetica sede di una confraternita molto particolare, che mescola credenze di derivazione mesoamericana con pratiche orientali e usanze monastiche cristiane, o similari. Questa congrega custodisce nientemeno che segreti atlantidei di rilevanza capitale.
Visto che gran parte della vicenda ruota sul sentire profondo dei quattro protagonisti, ad ognuno dei quali viene data voce e spazio apposito con capitoli dedicati, un sassolino voglio togliermelo dalla scarpa subito. I protagonisti, tutti attorno ai vent’anni, si mostrano a mio parere fin troppo maturi per la loro età, soprattutto per le questioni speculative che mettono in campo. Oddio, magari, anzi di certo, io a vent’anni ero molto immaturo, ma qui stiamo parlando di quattro figuri che potrebbero essere tranquillamente i portabandiera di altrettanti filosofi, interpretando in modo alquanto accademico la propria parte. 
Per godermi appieno la vicenda e azzittire la vocina che mi ripeteva quanto improbabili fossero quei discorsi sulla bocca di giovani ventenni, diciamo che ho preferito mettere da parte la loro età, fingendo di anni ne avessero almeno una dozzina in più per non rendermi la vicenda del tutto non credibile. 
Per intenderci, io a vent’anni mi credevo ancora immortale e mai mi sarei imbarcato in un impresa del genere. Ora a quaranta, un pensierino concreto ce lo farei pure. Ma non voglio incappare in qualche spoiler grossolano. Si tratta di ricerca dell’immortalità e prezzi da pagare per raggiungerla, in estrema sintesi. Capirete che i margini per imbastire grandiosi discorsi e speculazioni varie ci siano tutti. Se siete quindi alla ricerca di qualche imbeccata per riflettere su vuoi stessi e di seguire al contempo un gradevole racconto, penso proprio che il testo possa fare per voi. Io non me ne sono pentito. Peccato non ci sia stata nel gruppo dei protagonisti almeno una ragazza. Avrebbe potuto aggiungere un punto di vista diverso. E’ una carenza non da poco purtroppo, rimanendo tagliata fuori la metà più intuitiva dell’universo. 
Ad ogni modo un testo che mi sento di consigliare.

Andrea Zanotti

sabato 23 gennaio 2021

Recensione: Ossessione di Laura Gronchi [Rating 7] - recensione a cura di Peg FLy

 



Titolo: Ossessione


Autore:Laura Gronchi


E
ditore:Porto Seguro


G
enere:Giallo

Target:adult

Rating:7

Prezzo:cartaceo Euro 17,90

 Sinossi:

Le vicende dell’infermiera Sara Toni e del maggiore dell’aeronautica Sergio Morelli, dopo il loro incontro in Etiopia e il ritorno a Pisa, s’intrecciano con un passato burrascoso e con il rapimento di lei da parte dei terroristi; il presente appare sereno, ma si rivela quanto mai labile, messo a rischio da un ex marito violento e da una ex fiamma talmente vendicativa da risultare patologica, mentre il futuro li riporterà in Africa, dove li attendono altre vicissitudini.

Leggendo la trama mi è venuto spontaneo riflettere a tutte le realtà dei diversi confini, dove la protagonista femminile, Sara, è rapita dai terroristi durante una missione umanitaria in Africa. Una vicenda vivida e atroce che le sconvolgerà l’esistenza e soprattutto il sistema nervoso nonché il nuovo modo di guardare alla vita.

Dopo la lunga prigionia, la protagonista viene finalmente liberata dal dottor Sergio Morelli, con il quale ha una relazione nata nella missione dove entrambi svolgono il proprio servizio.

La coppia rientra in Italia, nella loro città toscana: “Pisa”. A questo punto, Sergio chiede a Sara di trasferirsi da lui, sperando di poterle ridare un po’ di pace.

Sara accetta, ma durante la notte continua ad avere incubi che la tormentano, e per questo motivo non riesce a recuperare del tutto la lucidità mentale. Ma un’altra cosa che l’affligge, e il divorzio intrapreso con il suo ex, Marco, un giovane avvocato molto in auge, tuttavia violento e despota e principalmente determinato a non rinunciare a lei. Nondimeno, non solo Sara deve fare i conti con il suo marito stalker, anche Sergio è minacciato dalla sua ex Samantha, una donna psicologicamente fragile, la quale non riuscendo a riconquistarlo poiché innamorato di Sara, trama la sua vendetta al fine di rendere difficile la vita dei due protagonisti.

Perseguitati dai due ex Samantha e Marco, i due protagonisti Sergio e Sara vivranno l’incubo peggiore della loro vita. In questa storia i temi principiali trattati sono l’eroismo, l’amore, la gelosia, il tradimento, lo stolkeraggio folle di altrettanti personaggi in preda alla pazzia, l’attaccamento al proprio dovere; ossessioni perverse od opportuniste che siano, scivolano a volte nell’assurdo da teatro Ionescano. Un punto a favore per la descrizione psicofisica dei personaggi e delle loro ossessioni, soprattutto degli ex, capaci di cambiare aspetto e comportamenti pur di raggiungere lo scopo irrefrenabile di vendetta.


Recensione:

Inizio col dire che Il romanzo di Laura Gronchi per quanto riguarda lo stile, non mi ha lasciato indifferente. Meno soddisfatta sono rimasta in riferimento all’intreccio giallo, un po’ scontato. Piacevole invece l’ambientazione paesaggistica africana, sempre e comunque suggestiva da scegliere come location.

Non posso dire che la trama non sia buona, e che molti degli elementi del romanzo non si intreccino correttamente, ma in alcuni passaggi si evince la forzatura di una narrazione stilizzata e non proprio naturale per intenderci, alla “Bukowski”.

Un cogente narrativo, che se si fosse lasciato libero sfogo, sarebbe risultato più realistico, più vero, come appunto in taluni dialoghi stringati che sembrano essere stati studiati a tavolino.

Faccio un esempio: «Mettilo, è marzo, ma qua fa ancora freddo» l’esortò Sergio, indicando il giubbotto militare da uomo, imbottito. A parte la sintassi della frase che avrei rivisitato: Il giubbotto da uomo alla militare imbottito. «Che aspetti? Indossalo. Siamo a marzo ma qua fa ancora freddo...» Oltre alle ripetizioni superflue ad esempio come: Lei rimase a bocca aperta. «In che senso? Sono qui?» chiese, inquieta. «Certo che sono qui!» Credo che fosse umanamente logico evitare di ripetere “che sono qui” ... ecc. A parte le dimensioni e il tipo del carattere che a volte è a dodici, altre a undici, altre a otto, altre in Palatino, altre in Time new Romans “Accidenti! Dovevo immaginarmelo! Questo viaggio si sta rivelando un vero strazio! Si lagnò Sara tra sé. 

 O come questo periodo che rielaborerei: fuori si sentivano già le esclamazioni di giubilo con cui erano stati accolti i due piloti (,) che salirono di un tono quando anche lui si affacciò e iniziò a scendere con agilità, per finire dritto nelle braccia dei familiari. Eliminerei la virgola dopo “Piloti”, altrimenti sembra che siano i piloti a salire di un tono. E l’introduzione di un personaggio, un certo “Filippo” che all’inizio non si sa chi è.

Tuttavia, per questa, chiamiamola, “distrazione” non è da incolpare di certo l’autrice. Editor e casa editrice avrebbero dovuto lavorare con maggiore attenzione.

Le scene d’azione sono rappresentate egregiamente, tant’è che il lettore viene immerso in esse come se le vivesse in prima persona, aiutando l'incedere della storia.

Consigliato a chiunque per farsi una propria idea. Voto 7.

PegFly


mercoledì 20 gennaio 2021

Disfida nr. ∞ : 1984 di George Orwell VS Il Mondo Nuovo Aldous Huxley

 



Per oggi ho pensato una Disfida del tutto particolare, giusto per alimentare un po' il confronto fra gli appassionati di questi due autori. Non ci sono autori indipendenti coinvolti, ma a sfidarsi saranno infatti i due romanzi distopici che vengono citati più spesso di questi tempi. Uno è 1984 di George Orwell che per l'occasione se la vedrà con Il Mondo Nuovo di Aldous Huxley. 



Del primo posso dire poco, anche perché l’ho affrontato molti e molti anni fa. Un romanzo che tutti dovrebbero leggere a prescindere, e non perché osannato da ogni direzione, bensì proprio per farsi un’idea personale. Il romanzo di Orwell, secondo alcune fonti, fa parte della lista dei dieci libri più diffusi nel mondo. Con queste premesse, sarebbe un suicidio mediatico da parte del sottoscritto affermare che non mi sia piaciuto più di tanto, ma visto che non ho poi così tanto da perdere, non vedo perché sacrificare la sincerità che adotto in ogni mia recensione. Attenzione, non dico che non sia un romanzo scrupoloso e precursore dei tempi, intendiamoci. Anzi, il fatto che sia stato scritto nel 1948 è l’elemento fondamentale da tenere a mente nel valutare l’opera. La critica al totalitarismo, alla censura e all'utilizzo veicolato di ogni forma d'informazione sono ben resi, tuttavia qui dobbiamo fare una Disfida, e si deve pur prendere le parti per uno degli sfidanti! 
A leggerlo ai tempi d’oggi, in un contesto come l’attuale, viene quasi da sorridere all’operato del Grande Fratello descritto dall’autore. La macchina di massificazione imbastita dal regime totalitario orwelliano agisce alla luce del sole. La psicopolizia è concreta e reale e il lavaggio del cervello che mettere in pratica è diretta conseguenza dell’infrazione di regole, o delle semplici bizze del GF. Il nemico c'è, si fa sentire e quindi si può forse combattere. Trovo più spaventose le forme di controllo della massa che agiscono più subdolamente, come quelle che ti lasciano credere di avere realmente la libertà di scelta, facendo largo uso di ipocrisia e strumenti più “sottili”. 

L’opera di Huxley è del 1932. Si parla di un periodo storico che è anni luce distante da quello attuale, ben più di quanto indicato dal mero calcolo matematico. Gli ottantanove anni non rendono minimamente l’idea dell’abisso che ci separi da quell’epoca, non fosse altro che per le innovazioni tecnologiche che hanno portato a fare un balzo quantico in avanti. Che sia in meglio o in peggio, questo lo lascio a voi giudicare. 


Ebbene, mettendoci nell’ottica di un uomo del ‘32, quello partorito dall’autore rimane per me un grandissimo testo. Gli allucinogeni di cui faceva uso dovevano sicuramente essere “roba buona”, capace di spalancargli varchi verso la mente collettiva che tutto vede e tutto sa, a prescindere da passato-presente-futuro. A parte gli scherzi, ritengo la sua opera realmente visionaria, capace di fungere da vera profezia autorealizzantesi. Quella di Huxley è una società nella quale la mancanza di libertà è molto più subdola rispetto al mondo descritto da Orwell, in quanto è il popolo stesso a pretenderla, per potersi garantire una felicità ignave e stolta. Fare un parallelo con l’attuale situazione nella quale siamo disposti a privarci di ogni libertà, sino a rimanere segregati in casi, lontani dai nostri cari, per preservare la mera salute del corpo (o almeno così si continua a ripetere, a prescindere dai dati che continuano nel loro vagabondare erratico e fuori controllo dalla presunta infallibilità della scienza e dei demiurghi delle varie task force), sarebbe fuori luogo, ma oramai l’ho fatto. Non vogliatemene. 
Ad ogni modo sono entrambi testi che andrebbero studiati accuratamente sin dalla scuola.
Diamo fuoco alle polveri!  


domenica 17 gennaio 2021

Recensione: L'ora dei dannati. L'abisso di Luca Tarenzi [Rating 7] - recensione a cura di Andrea Zanotti

 




Titolo: L'ora dei dannati. L'Abisso (Vol. 1)

Autore: Luca Tarenzi


Genere: fantasy, bangsian fantasy

Target: 14+

Rating: 7

Prezzo: ebook Euro 9,99 - cartaceo 15,20

Sinossi:
Sono cinque, la feccia della razza umana. Dio li odia. Virgilio li guida. E hanno un piano: evadere dall'Inferno. Dopo aver accompagnato Dante nel suo viaggio, Virgilio, che ha intravisto la luce divina sulla montagna del Purgatorio, non può tornare nel Limbo. È destinato a restare nell'Inferno, dove può muoversi liberamente, anche se sempre alla mercé della violenza degli angeli caduti, gli Spezzati. Per questa sua peculiarità diventa un ingranaggio fondamentale nell’ambizioso piano di Pier delle Vigne, che intende raccogliere un gruppo scelto di dannati - il Conte Ugolino, Filippo Argenti e Bertran de Born - per fuggire dall’Inferno. Un fantasy ambientato in un Inferno dantesco: un racconto carcerario; una storia di redenzione piena di colpi di scena e combattimenti, fino all'incredibile finale che lascia aperto il destino dei cinque straordinari antieroi.

Recensione:
Luca Tarenzi è un autore che seguo da lungo tempo, dai tempi della mitica Asengard Edizioni, per la precisione. Si tratta di uno scrittore che stimo molto, capace di trovate realmente originali e dotato di una preparazione invidiabile. Un autore molto prolifico, per nostra fortuna. Non solo romanziere, ma anche traduttore e saggista, oltre che sciamano. Edito fra gli altri da Acheron Books e Salani Editore
Quando ho letto la notizia della sua trilogia in lavorazione per Giunti Editore sono sobbalzato sulla sedia. Anzitutto per la soddisfazione di vederlo approdare a una grande realtà come quella rappresentata da questa casa editrice, e subito dopo per l’argomento in ballo. Chi ha letto qualche mio romanzo, sa che l’argomento dell’aldilà, nelle sue possibili forme e concezioni, mi sta particolarmente a cuore, e guarda caso l’intera opera di Tarenzi per Giunti affronta proprio un’avventura con protagonista Virgilio e ambientata negli scenari danteschi. Quando poi ho visto la copertina del libro, eccezionale a dir poco, scalpitavo letteralmente al pensiero di metterci sopra le mie zampacce. 
Se volete vedere il trailer, molto evocativo, eccolo qui.
Mi sono perso in questa lunga premessa per mettere le mani avanti, e cercare di farvi capire quanto elevate fossero le mie aspettative in merito a questo lavoro. 
Ecco, purtroppo, sono costretto ad ammettere che L’Ora dei Dannati non le abbia soddisfatte appieno. Il romanzo non è niente male, alcune scene anzi sono molto ricercate e visionarie, eppure non ho riconosciuto appieno il marchio di fabbrica del Tarenzi, ossia la sua capacità di sbalordire, nonché di impressionare con slanci e fraseggi capaci di andare sopra le righe e di conquistare. Pregevole la rilettura dei personaggi danteschi, primo fra tutti Virgilio, in vesti mai viste prima. 
Lo scritto si legge in un baleno, incuriosendo il lettore a esplorare la rielaborazione dell’autore dei gironi infernali e delle condanne ai dannati, ma il ritmo a mio avviso rimane piuttosto blando e la trama troppo lineare, con la risoluzione degli ostacoli delegata sempre alle medesime risorse. Forse la pressione di scrivere per un editore così importante, oppure le direttive giunte da questo, oppure ancora il trovarsi al cospetto di un’ambientazione partorita dalla fantasia altrui, e non del primo scrittore improvvisato, ma da quello che è considerato il padre della lingua italiana, possono aver comprensibilmente frenato la fantasia del Tarenzi. Non saprei, non ho idea se possano essere ipotesi campate in aria, rimane il fatto che non ho trovato particolari slanci, quasi l’autore si fosse limitato al compitino, che grazie alla sua abilità rimane ugualmente un buon romanzo, senza forzare e correre qualche rischio capace di far spiccare il volo a quest’opera. 
Sono certo che ci sarà modo di rifarsi con il secondo volume. Ad ogni modo un romanzo da accalappiarsi, perché non capita tutti i giorni che i big dell’editoria diano spazio ad autori autoctoni con edizioni così prestigiose. 
Voto 7



mercoledì 13 gennaio 2021

Disfida nr. 130: Oltre il padre di Mimosa da Vinci VS Françoise Sagan

 




    • Titolo opera: Oltre il padre

    • Autore: Mimosa da Vinci (pseudonimo)
    
    • Editore: Pubblicazione Indipendente

    • Genere: narrativa - romanzo culinario

    • Prezzo: ebook 3,99 - cartaceo 12 euro

  • Sinossi: 
La storia si svolge tra l'inizio degli anni Settanta e la fine dei Novanta tra la provincia bergamasca e Milano ed è costruita sulla metafora del cibo.
      Il protagonista, Marco Scandella, è sposato da sempre con la bella Luisa, suo unico amore. Ha un figlio, Andrea, affetto da una disabilità fisica che gli impedisce di camminare e di usare le braccia. 
     


Il romanzo inizia quando Marco scopre di essere affetto da una malattia degenerativa che lo renderà invalido. Sconvolto dalla notizia, non sa come provvedere al futuro del figlio e teme che la moglie non intenda occuparsene per una serie di ragioni a lui non del tutto chiare ma terribili, che verranno esplicitate nel corso della narrazione.
      La parte "milanese" della storia si svolge tra l'interno del condominio in cui vivono e/o lavorano gli Scandella. Si prosegue con un flashback che parte dall'infanzia di Marco per arrivare al suo incontro con Luisa, al matrimonio, alla nascita del figlio, e al trasferimento a Milano. Qui, oltre a delineare l'ambiente della provincia bergamasca, vengono narrate le circostanze che hanno portato Marco e Luisa a diventare quelli che sono: due provinciali ossessionati dal desiderio di elevarsi socialmente in quella che all'epoca era la mitica "Milano da bere".
      La storia avrà un'accelerazione improvvisa nel momento in cui Marco scoprirà che gli resta poco da vivere e farà quello che potrà per risolvere ill problema del futuro di Andrea.
      Fanno da contorno alla vicenda altri personaggi, secondari ma importanti, tra i quali il cuoco del ristorante sotto casa Scandella, di cui Andrea si innamorerà.
      
    • Note/commenti/finalità dell'Autore: 
realizzare il suo sogno di bambina e, perché no, togliersi qualche sassolino dalle scarpe.

    • BIG da sfidare: 


Françoise Sagan, Toxique - Link Acquisto Amazon



domenica 10 gennaio 2021

Recensione: Il Sospiro del Mistero di Cristiano Venturelli [Rating 6,5] - recensione a cura di Peg Fly




Titolo: Il sospiro del mistero


Editore: Pubblicazione Indipendente

Genere: narrativa generale, horror

Target: adult

Rating: 6,5

Prezzo: ebook Euro 0,99

Sinossi:

Un padre, angosciato per la grave malattia del figlio, progetta di sopprimerlo, ma la sua mano viene fermata da un fantasma.
Un fotografo decide di seguire uno strano essere, dalle sembianze umane, alla ricerca del tesoro più prezioso che alberga nell’animo umano. Un frequentatore di escort ne incontra una tanto speciale quanto letale. Un tossicomane scopre che credersi Dio può avere delle conseguenze atroci.
Il comandante di una squadra per il recupero ostaggi viene accompagnato in quella che sarà la sua ultima missione da un angelo che lo aiuterà a dissipare i suoi dubbi esistenziali. 
Un adolescente frustrato, disposto a barare pur di entrare nell’olimpo di un videogioco, apprenderà a proprie spese il valore della lealtà. Un parroco raccoglie la confessione di un aborto dalle conseguenze tragiche. 
Le sette storie di vita ordinaria e straordinaria che compongono questa antologia, capace di spaziare nei vari generi del fantasy (dal soprannaturale all’horror, dalla fantascienza al weird) hanno una peculiarità non facile da trovare nella narrativa di questo genere: le creature fantastiche che li popolano, siano esse alieni, spettri, fantasmi o vampiri, accompagnano i protagonisti, e anche il lettore, a riflettere sul significato della morte e della vita, sul valore delle emozioni, della lealtà e dell’amore. Sette racconti attraverso i quali l’autore affronta temi reali dolorosi, difficili e talvolta proibiti.


Recensione:

Le Sette storie raccontate in questo libro fanno riflettere sulla vita e la morte del genere umano. L’autore risulta oltremodo ingegnoso nello spaziare tra i vari generi letterari. Ma quello che ha colpito di più la mia immaginazione e il mio istinto di essere umano, è stata la specificità di questa narrativa introspettiva (molto rara da trovare in alcuni generi), nonché l’abilità dell’autore ad affrontare senza tabù temi tuttora attualissimi.

Il volume “Il sospiro del Mistero” di Cristiano Venturelli, suddiviso in sei racconti, ti conduce all’interno di temi reali come l’aborto, la droga e la prostituzione, tingendoli con idee di genere fantascientifico, fantasy, horror e paranormal.
Direi che lo stile dell’autore è affascinante, anche se la correzione di alcuni refusi ed errori ortografici e sintattici avrebbero reso la raccolta più soddisfacente. A parte questa breve parentesi, posso dire che ho trovato i racconti ben organizzati, grazie anche ai contenuti piuttosto rilevanti come il riferimento alla leucemia che colpisce il figlio di uno dei protagonisti. Le ambientazioni sono ben descritte tanto che riescono a condurre il lettore in un realismo magico differente dalle solite sequenze narrative. 
In alcuni passaggi, certi racconti sono un po’ troppo descrittivi, scelta che rallenta il ritmo narrativo. 
Tuttavia, consiglio questa raccolta a tutti, anche ai non amanti del genere, perché in fondo, quello conta quando si narra una storia (o più storie), è lasciare al lettore qualcosa di positivo, e sinceramente, dentro di me questo è avvenuto.
Grazie Cristiano
Voto 6 e mezzo.



mercoledì 6 gennaio 2021

Recensione: Il paese dello Yann di Lord Dunsany

 



"Nel nostro secolo di noti scrittori impegnati o di cospiratori che ansiosamente ricercano il proprio cenacolo e vogliono essere gli idoli di una setta, è insolita l'apparizione di un lord Dunsany, che ebbe molto del giullare e si affidò con tanta felicità ai sogni. Non evase dalle circostanze. Fu un uomo d'azione e un soldato; ma anzitutto fu l'artefice di un beato universo, di un regno personale che fu per lui la sostanza intima della sua vita." 

J.L.Borges


Recensione:

Oggi vi parlo di un’antologia comprensiva di otto racconti di Lord Dunsany, curata niente meno che da Jorge Luis Borges: Il paese dello Yann. 

Lord Dunsany, personaggio controverso e amante dell’azione, ci offre otto storie di pregevole fattura, che alternano luoghi e ambientazioni del fantastico capaci di assurgere a protagonisti incontrastati della trama. Il potere evocativo delle parole dell’autore è innegabile, e il testo, pur nella sua brevità riesce nel non facile compito di trasmettere ben oltre quanto appare a una prima lettura. 

Ho trovato la penna del Dunsany molto particolare, elegante e come detto, soprattutto evocativa. Pochi periodi capaci di catapultarci in “mondi altri”, in luoghi lontani e affascinanti quanto possono essere quelli mai esplorati prima dall’uomo. 


Un racconto su tutti mi ha colpito maggiormente: Il “Bureau d’Echange de Maux”. L’idea è semplice quanto geniale, come altrettanto profonde le implicazione che ne conseguono. 

Assolutamente consigliato, così come l’intera antologia, composta da poco più di un centinaio di pagine da leggere tutte d’un fiato. 

Oppure potere direttamente optare per l'incantevole edizione Oscar Draghi Mondadori. Splendida come tutta la serie. E' intitolata Il libro delle meraviglie e altre fantasmagorie.

In tempi di clausura imposta, almeno facciamo viaggiare la mente! 

Come affermato da Dunsany, “non scrivo mai sopra ciò che ho visto; scrivo sopra ciò che ho sognato” e questa è la miglior garanzia della bontà del risultato finale. 


Andrea Zanotti

domenica 3 gennaio 2021

Recensione: Zaineb Tehrani di Lorenzo Davia [Rating 7] - recensione a cura di Andrea Zanotti

 



Titolo: Zaineb Tehrani

Autore: Lorenzo Davia

Editore: Watson Edizioni

Genere: weird western

Prezzo: € 14

Rating: 7

Sinossi:

Zaineb Tehrani è nata nella Persia del 1800 ed è cresciuta nel rispetto dell'Islam. Da giovane dimostra un'insaziabile curiosità e suo padre, un ricco commerciante, le insegna a leggere. Zaineb impara anche l'inglese e grazie ai contatti di suo padre s'innamora e divora le dime novels con protagonisti cowboy e fuorilegge degli Stati Uniti d'America. Ma, nella chiusa e tradizionalista Persia, una ragazza non ha speranza di trovare le stessa libertà delle praterie americane. Per tenerla lontano dai fanatici religiosi, suo padre la porta con sé in un viaggio d'affari in America. Si realizza così il sogno della giovane: visitare il Far West. Divenuta sceriffa di Doomtown per un suo capriccio, scopre di credere veramente nei valori dell'Ordine e della Legge. Ma nella violenta Frontiera popolata da mostri e stregoni, quale giustizia può prevalere? La Sceriffa Velata deve decidere tra la Legge degli Uomini, quella di Allah e la sua coscienza.

Recensione:

Il weird western non è mai stato così bizzarro. Già, perché non solo ci troveremo innanzi ai classici sciamani nativi dai poteri sbalorditivi, ma avremo a che fare con un ordine massonico penetrato così a fondo nel nuovo mondo, da spingersi sino ai confini del vecchio west. Per non parlare poi della protagonista, la Zaineb Tehrani ritratta nella splendida copertina, una ribelle fedele alle Sacre Scritture, ma non disposta ad accettare di essere relegata al “semplice” ruolo di moglie e sposa predestinata.

Detto della meravigliosa cover, prima di scendere nel dettaglio, segnalo invece la presenza di un numero eccessivo di refusi nel testo, che andrebbe senz’altro rivisto.

Ma partiamo con la storia, che è l’argomento di maggior interesse per noi lettori. Ve lo dico subito, Davia inserisce delle chicche nel corso della narrazione tutte da scoprire. Infatti non si tratta di un romanzo vero e proprio ma una serie di racconti, più o meno collegati, con Zaineb a fungere da perno attorno al quale farli ruotare. Una di queste storie è uno splendido omaggio allo spaghetti western di Sergio Leone. Ecco allora che i Rojo e i Baxter, le due famiglie in lotta fra loro per il possesso della città, ed alle quali il mitico Clint Eastwood scombussola i piani, vengono sostituiti da stirpi di vampiri e licantropi, in eterna lotta fra loro, con al centro Zaineb a farle impazzire. Godibilissimo, anche perché contiene delle belle variazioni al tema, non limitandosi a riproporre pedissequamente la trama della pellicola. 

Fra mostri e magie perfettamente calate nell’atmosfera da frontiera sporca e polverosa fanno capolino rimandi a testi di lovecraftiana memoria, con tanto di citazioni per autori contemporanei nelle vesti di autori di pseudobiblia maledetti. Divertente e ben fatto.

Insomma un testo che nel complesso mi ha intrattenuto ben benino, essendo io un super appassionato dal genere, eppure mi è rimasto una sorta di retrogusto amarognolo. Finisco la lettura con la certezza che l’autore avrebbe potuto dare qualcosa di più, quasi si fosse limitato a svolgere un buon tema, senza volerlo effettivamente approfondire come avrebbe potuto. Avendo tirato in ballo addirittura una fedele di Allah mi sarei atteso un qualche tipo di approfondimento che andasse oltre alle quotidiane preghiere verso La Mecca, altrimenti l'espediente perde purtroppo di spessore. Idea del tutto personale, e forse neppure tanto razionale, ma la sensazione forte che ho avuto è stata questa. Un leggero rammarico per qualcosa che avrebbe potuto essere ancora migliore.

Voto 7. Un autore sicuramente da seguire.

Andrea Zanotti