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Il chioschetto dell'ebook propone:

mercoledì 30 ottobre 2019

Disfida nr. 106: Nel ventre di Enghquondo di Martina Tognon VS M. Zimmer Bradley





TITOLO: Nel Ventre di Enghquondo (Il Crollo dell'Impero Terrestre #1)

AUTORE:Martina Tognon

FORMATO:ebook  e cartaceo 

GENERE:Fantascienza

PREZZO: Euro 1.99 (cartaceo a 9.99)

fantascienza ebook
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SINOSSI:
Ci sono più forme di vita nell’universo di quante la mente umana possa immaginare, alcune letteralmente inconcepibili. Quando un Impero decide di espandersi, distruggendo sul suo percorso tutto quello che non si conforma, c’è solo una via di uscita.

La ribellione.

Ci sono molte forme di ribellione.

La storia Terrestre è piena di rivoluzioni, chissà perché l’Imperatore presumeva di essere al sicuro.

Quando la rivoluzione la fanno i deboli non è detto che riesca, ma quando a fare la rivoluzione sono gli esseri potenzialmente più potenti del Settore, le cose possono prendere pieghe inaspettate.


NOTE/COMMENTI/FINALITA' DELL'AUTORE:
Ho da sempre il desiderio semplice di condividere i mondi che ho dentro di me.
Ora che ho trovato il coraggio di usare la mia voce voglio portarvi a visitare questi mondi, uno alla volta.
Iniziando da Enghquondo.
Una ribellione forse è banale. Un impero forse è già stato visto.
La ribellione di cui parlo io è diversa perché nasce da un debole che si finge forte e da forti che si fingono deboli. Due estremi che si uniscono per trovare un nuovo equilibrio nel settore.
Forse tutto vi sembrerà banale e lo chiuderete dopo due pagine, forse dopo poche righe, ma il mio scopo ultimo... la cosa che desidero più di tutte... resta riuscire a tenervi incollati fino all'ultima pagina.
Alla fine magari mi direte che l'idea è bella, ma scrivo da cani.
Oppure che scrivo bene, ma che sono priva di fantasia.
Andranno bene entrambe, l'importante è che diate a me, come a tutti gli autori self che ci provano, la possibilità di provare.
Così come il big da sfidare, io non mi colloco veramente né come autrice Fantasy, né come 
autrice di Fantascienza. Decidete voi anche questo.


BIG DA SFIDARE:

darkover avalon



Marion Zimmer Bradlay












mercoledì 23 ottobre 2019

Recensione: Il re giallo di Robert W. Chambers


lovecraft
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SINOSSI:
Questa raccolta di dieci racconti fantastici, caratterizzati dal gusto per il soprannaturale, il mistico e il macabro, rievocano atmosfere vicine alle narrazioni di Edgar Allan Poe. Chambers ha lasciato il segno nella letteratura horror del Novecento e in particolare nel maestro del mistero e del terrore H.P. Lovecraft, che ha affermato: "Quest'opera raggiunge vertici straordinari di paura cosmica". Giustamente famosi sono i racconti che hanno come filo conduttore "Il re giallo", una fantomatica tragedia che induce alla pazzia tutti coloro che la leggono.


RECENSIONE:
Una raccolta di racconti anomala quella che vi presento oggi: Il Re Giallo di Robert W. Chambers, edita nel 1895. Ci tengo a precisare l’anno per poter contestualizzare meglio l’operato dell’autore. 
Si tratta di un’antologia non omogenea per temi trattati. Notiamo infatti una divisione netta fra i racconti che trattano del Re Giallo, che dà il titolo al libro, e altri che narrano le peripezie romantiche di un gruppo di artisti nella Parigi della belle époque. 
Considerando che quelli relativi al Re Giallo sono prettamente gotici ci troviamo innanzi a generi che stanno agli antipodi e non posso che ammettere di essermi trovato particolarmente spiazzato, anche perché i primi mi hanno a dir poco stregato. Non per niente H.P. Lovecraft ha affermato che tali racconti raggiungono “vertici straordinari di paura cosmica”. 
Non posso che essere d’accordo. 
Promossi a pieni voti questi, assolutamente attuali e godibili per ogni appassionato del genere, ammetto che ho avuto maggiore difficoltà a digerire i secondi. Avrei anche serie difficoltà a recensirli in modo adeguato, non essendo proprio nelle mie corde, e avendo aspettative totalmente differenti. Quando stai leggendo e rimani col fiato sospeso attendendo che il soprannaturale si materializzi, che il macabro spunti all'improvviso, o che qualche rivelazione mistica si manifesti, non si può che rimanere delusi quando nulla di tutto questo si realizza. Sembra piuttosto di leggere il diario di qualche scapestrati rampollo di buona famiglia che si diletta fra arte, accademia e flirt d'altri tempi. 
Di certo non mi pare che la scelta di formare una raccolta con materiale così disomogeneo possa ritenersi una scelta vincente, né consigliabile, a maggior ragione quando i racconti del Re Giallo, trattati all'inizio del volume si erano mostrati in tutta la loro potenza visionaria. 
Peccato. 
L’importante ad ogni modo è sapere a cosa si va incontro, e ora lo sapete!


domenica 20 ottobre 2019

Recensione: Winchester & Voodoo di Andrea Zanotti [Rating 7,5] - recensione a cura di Germano


horror western andrea zanotti
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Titolo: Winchester & Voodoo

Autore: Andrea Zanotti

Editore: Delos Digital

Collana: Horror Story n. 28

Genere: Weird Western

Prezzo: Ebook Euro 1,99

Rating: 7,5

Sinossi:
Tre storie di sangue nel selvaggio west.
Ecco tre storie del selvaggio west dalle tinte troppo cupe per essere riportate nei libri di storia. Storie di patti blasfemi con forze oscure, di sceriffi pavidi, di sciamani alcoolizzati e di ufficiali confederati pronti al martirio. Storie di un branco di pendagli da forca.

Recensione:
Benvenuti nel vecchio west! Un mondo crudo, sporco, violento e… magico. Winchester & Voodoo ha attratto subito la mia attenzione già dal nome che, in modo semplice e conciso, spiega immediatamente di quel che tratterà: dei racconti western ben conditi in salsa low fantasy e una leggera atmosfera horror. Le aspettative sono sempre un’arma a doppio taglio: a volte possono essere superate, altre volte darci delle cocenti delusioni, quello che noi solitamente desideriamo però non è essere sorpresi: ma ricevere ciò che ci aspettiamo ed è esattamente quello che succede in questo caso!

 Le trame delle tre storie sono molto semplici, con qualche guizzo nell’ultimo racconto in particolare, l’obiettivo dei racconti, tuttavia, non è quello di narrare trame elaborate quanto quello piuttosto di creare un’atmosfera e in questo riesce benissimo. La prosa è semplice ma efficace, i discorsi enfatizzano bene la natura, per lo più rozza, dei personaggi che sono caratterizzati quanto basta per delle storie di una tale durata. Altro punto di forza è sicuramente il ritmo, anche quando sembra che non stia succedendo nulla sono i piccoli dettagli che creano tensione e incuriosiscono tenendo alta l’attenzione in tutta la lettura. Lo leggerete tutto d’un fiato, che d’altronde è quello che si dovrebbe fare con dei racconti di questo tipo.

Raccomandatissimo per gli amanti del western e mi piacerebbe leggerne altri, d’altronde non è un genere inflazionato e sono sicuro che possa dare ancora molto, anche con storie più lunghe che possano lasciare spazio a trame più articolate.

Unico appunto, forse avrei voluto un po’ più voodoo, ma qui entriamo nei gusti personali.
Voto: 7,5

Germano

mercoledì 16 ottobre 2019

Recensione: Nessun dove di Neil Gaiman


american gods
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SINOSSI:
Richard è un giovane uomo d'affari, per un atto di generosità si trova catapultato lontano da una vita tranquilla e gettato in un universo che è al tempo stesso stranamente familiare e incredibilmente bizzarro. Qui incontra una ragazza di nome Porta e le persone che vogliono ucciderla. Poi un angelo che vive in un salone illuminato dalle candele, e un signore che abita sui tetti. Dovrà attraversare un ponte nella notte sulla via di Knightsbridge, dove vive il Popolo delle Fogne; c'è la Bestia nel labirinto, e si scoprono pericoli e piaceri che superano la fantasia più sfrenata. Richard troverà uno strano desiderio che lo attende.


RECENSIONE:
Oggi si va sul sicuro. Nessun dove di Neil Gaiman è un libro per tutti, una lettura piacevole e ricca di spunti di riflessione, così come deve essere per ogni grande romanzo di letteratura d’evasione. 
Gaiman in questo è abilissimo, uno dei miei prediletti. La sua capacità di calare il fantastico nella vita reale è fonte di grande ispirazione per il sottoscritto, e molti dei miei lavoretti sono evidentemente frutto di questa mia passione per i suoi romanzi. 
In questo caso ci troviamo nella Londra Sotto, abitata da reietti e diseredati, da tutti coloro che la Londra Sopra ha sbattuto fuori a calci. 
Solo che nella Londra sotto ci sono anche creature bizzarre, esseri che vivono da tempo immemorabile nei sotterranei, nelle fogne e nelle vestigia sepolte dell’antica Londra, quando questa era un semplice villaggio di uomini poco più che trogloditi. 
Purtroppo non sono un grande esperto della città britannica e delle sue leggende e specificità, per cui di certo mi sono perso alcuni dei molti riferimenti che l’autore fa a riguardo. Questo nulla toglie alla bontà dell’opera, capace di coinvolgere e far sognare attingendo direttamente a un inconscio collettivo fatto di mille credenze oramai consolidatesi nei secoli, e presenti nella mente di ognuno di noi. 
I personaggi sono sempre ben costruiti, capaci di creare empatia nel lettore sin dalle prime battute. E non stiamo parlando solo dei protagonisti, ma anche dei loro acerrimi nemici. 
I cattivi, che lo sono per davvero, riescono ugualmente a garantire attimi di puro sballo macabro, grazie ai loro siparietti. Gaiman è un grandissimo, riuscendo nel non semplice compito di mescolare le giuste dosi di ironia e scabrosità, senza per questo rendere il suo lavoro un pasticcio, anzi riuscendo a dare le vertigini al lettore, trascinandolo in un immaginario dove non si sa mai cosa ci attenda dietro l'angolo. Un maestro. 
I dialoghi sono sempre al top, frizzanti, imprevedibili, esilaranti, drammatici, insomma sempre adatti, sempre al meglio, e garantiscono lo scorrere delle pagine senza alcuna fatica. 
Una favola adulta, bella e ricca di colpi di scena. Assolutamente consigliata. 


domenica 13 ottobre 2019

Recensione: La stanza profonda di Vanni Santoni [Rating 7]


giochi di ruolo RPG
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Titolo: La stanza profonda

Autore: Vanni Santoni

Editore: Editori Laterza

Genere: narrativa

Prezzo: ebook 8,99 euro - cartaceo 11,90 euro

Sinossi: 
Una piccola città di provincia, un garage. Un gruppo di ragazzi che ogni martedì si incontra per giocare di ruolo. Per vent'anni, mentre fuori la vita va avanti, il mondo cambia, la provincia perde di senso e scopo. Desiderio di fuga o forma di resistenza? Quel continuo tessere mondi prende i contorni dell'opposizione a una forza centripeta che, come il "Nulla" della Storia infinita, divora il fuori, vaporizza la città, il paese, le relazioni, le vite. Un romanzo ibrido, tra il memoir e l'affresco sociale, per raccontare la storia di un passatempo nato esso stesso in un garage e arrivato a gettare le basi non solo di un immaginario divenuto egemone ma anche di una parte consistente della realtà che viviamo ogni giorno semplicemente usando Internet.

Recensione:
Oggi vi parlo del romanzo La stanza profonda di Vanni Santoni. Si tratta di un’opera ibrida, che mescola elementi autobiografici e saggistici a tratti propriamente romanzati. Un’opera che ci conduce per mano nel mondo dei GdR. 
Già i mitici giochi di ruolo nel pieno della loro Età dell’Oro. Urge un’altra doverosa premessa. Sono un coetaneo dell’autore e con gli stessi identici elementi di backgroud, anche se Bolzano non è propriamente un paesino della provincia toscana, si può dire che a cavallo fra gli ottanta e i novanta dello scorso secolo fosse molto più arretrata da un punto di vista ludico. 
Si può dire che fino a pagina 60 del romanzo mi è parso di leggere la mia autobiografia… mai scritta. Immagino che l’editore Laterza abbia puntato proprio a questo target nel dare alle stampe il lavoro del Santoni. Numeri che io, nella mia ignoranza avrei di certo sottostimato, invece chissà quanti miei cloni ci sono in giro…
Detto questo partiamo con la recensione. 
Si tratta di un lavoro da leggersi tutto d’un fiato. Agile e sbrigativo, l’autore non si prende neppure la briga di suddividere il suo scritto in capitoli ben definiti, così come di evidenziare discorsi diretti e quant’altro. Tutto per garantire un ritmo serrato, ma sempre amichevole. 
L’intento è chiaro, strappare una lacrimuccia a chi ha vissuto quegli anni, a chi è cresciuto con i cartoni di Ken il Guerriero e i film di Mad Max, oltre naturalmente tutto il mondo legato nello specifico al fantasy e a Dungeons & Dragons. Ammetto che Santoni ci sia riuscito alla grande. Rievocare i “bei tempi andati” è cosa facile. La sua era una stanza profonda, uno scantinato nel quale lui e compari si ritrovavano a giocare, fumare e bere qualche ottima birra, giusto per immedesimarsi meglio. Nel mio caso si trattava di una soffitta, ma nulla cambia delle emozioni rievocate grazie a questo scritto. 
La carrellata spazia fra i diversi giochi di ruolo, le riviste di settore, gli anime che all’epoca venivano ancora chiamati cartoni animati e le vicissitudini di quei coraggiosi che affrontavano pregiudizi e scherni del mondo esterno, del mondo “normale” per seguire la propria passione a dispetto di tutto. Anni lieti, forse spensierati, forse no, ma nei quali la serata “zoghetti” come era chiamata dalle mie parti, era intoccabile, monolitica, SACRA. 
La parte migliore del romanzo, ma che forse non tutti saranno pronti a comprendere sino in fondo, è proprio questo aspetto: la sacralità del rito. Ma non inteso come spesso si è cercato di fare dall'esterno, dal "mondo dei normali", come qualcosa di pericoloso, di oscuro e blasfemo anche, capace di portare al suicidio qualche giovane fragile, ma l’importanza per lo sviluppo che avventure immaginate, così come il gioco in generale, possa avere nella formazione di un giovane. 
La domanda su cosa sia la realtà, quella vera, quella che lascia il segno nel nostro sé più profondo, è il fulcro attorno al quale l’autore ci fa capire il suo pensiero. 
I mondi partoriti dalla mente dei giocatori, e condivisi fra loro, sono qualcosa capace di unirli a un livello “sottile”, ma duraturo. Un'unione spirituale capace di elevare, di far maturare, di svegliare la creatività. 
I GdR vennero accusati di pericolose derive sataniste da perfetti incompetenti che neppure sapevano di cosa si parlasse, ma su una cosa forse avevano ragione, come ogni attività che comporti atti creativi, di sicuro possiedono magia.
Non si tratta certo di un lavoro per tutti i palati, di certo perfetto per il target cui è indirizzato, ma anche per tutti i curiosi che abbiano sentito parlare dei giochi di ruolo e non abbiano mai capito bene di che diamine si tratti. 
Io ringrazio l’autore per i bei ricordi che è riuscito a farmi riaffiorare alla mente, anche se accompagnati da una buona dose di (dolce) malinconia. 
Voto 7

mercoledì 9 ottobre 2019

Disfida nr. 105: Dream Halls di Massimo Prevete VS Katharine McGee





Titolo Opera: Dream Halls – Volume primo (La Vita al Crepuscolo dei Sogni)


Editore: Pubblicazione indipendente

Genere: Urban Fantasy – Distopia – Paranormal Suspense

Prezzo: 2,99 eBook, 12,70 copertina flessibile

Sinossi: 
La vita è unica. I piani della realtà, molteplici. Il tempo, una variabile impazzita. I nostri desideri... il serbatoio più grande di tutti.
ebook urban fantasy
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Un morbo attanaglia Chromium, mietendo vittime che sprofondano in un misterioso coma. 
Nel mezzo di quel caos insostenibile, Richard Neumann riesce solo a rabbuiarsi per la perdita del suo prezioso passatempo: la Wonderland, il regno in cui nasconde la sua identità all’insegna della trasgressione, occultata nel complesso di depositi fuori dalla città. 
Una ragazza con gli occhi da cerbiatto, appena più grande di lui, si presenta nella palazzina di famiglia in uno dei suoi rari momenti di debolezza, rivelandogli il suo nome con un sorriso compiaciuto. 
Celine. Celine Neumann. Ma c’e un particolare inatteso da tenere in conto: lui non ha mai avuto una sorella. 
Nella sua testa c’e allora spazio per una sola domanda: cosa diamine sta succedendo alla sua vita?


Note dell'autore: 
Leggere significa abbandonarsi alla propria passione, giusto? Ecco: cosa succede quando ti senti intrappolato all’interno di una determinata nicchia, dopo aver esaurito tutto il materiale che corrisponde a uno, o più generi di tuo gradimento? Le opzioni diventano due. La prima è costringersi a leggere qualcosa di cui faresti benissimo a meno, scegliendo di tramutare la tua passione in un possibile punto morto. L’altra è quella di rimboccarsi le maniche e seguire il percorso che i tuoi autori preferiti hanno imboccato: tramutarti in un “narratore di sogni” che possa allietare le serate di numerosi lettori in cerca di quella specifica nicchia, entrando a far parte della ristretta cerchia di romanzieri che hanno qualcosa da offrire, e non da cercare. 
Se ci riuscirò o meno, starà al tempo giudicarlo.

Big da sfidare:

katharine mcgee


Katharine McGee 

Il Millesimo Piano







sabato 5 ottobre 2019

Recensione: REBOOT 8092 di Daniele Salvato e Andrea Formichini [Rating 7,5]


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Titolo: Reboot 8092

Autore: Daniele Salvato e Andrea Formichini

Editore: Pubblicazione indipendente

Genere: fantascienza

Prezzo: ebook 1,99 euro - cartaceo 11 euro

Sinossi:
REBOOT 8092 è un viaggio negli abissi della coscienza, una odissea attraverso le immense distanze dello spazio-tempo. 
Un’audace esplorazione nel buio e freddo universo, in un percorso fatto di ostacoli, scoperte, suggestioni e conflitti interiori. 
Chi ci parla è una sonda automatica di cui non sappiamo il nome, lanciata nelle profondità interstellari da una civiltà sconosciuta alla ricerca della conoscenza. 
E’ sola, distante da casa 4.000 anni luce, e in lotta per la sopravvivenza da 10 milioni di anni.

Recensione:

Oggi vi presento un testo del tutto particolare. Si tratta di un romanzo breve di fantascienza, anche se si rivelerà qualcosa di più simile a un’introspezione ambientata nel cosmo, con tanto di pianeti, soli e stelle a far da palcoscenico alla nostra unica protagonista: una sonda spaziale. 
Il romanzo di Daniele Salvato e  e Andrea Formichini si intitola REBOOT 8092, e il titolo stesso ci indica il numero delle volte che la nostra sonda riavvierà i propri sistemi dopo gli spegnimenti necessari a farla avanzare nello spazio (e nel tempo).
Che dire, si tratta sicuramente di qualcosa di originale, almeno per il sottoscritto. L’idea di fondo e la trasposizione fattane dall’autore mi hanno molto colpito. Un’ottima pianificazione e un’altrettanto ottima resa. Non era facile dato il monologo introspettivo cui intendeva dar vita. Anche la lunghezza è stata accuratamente gestita, limitando il tutto a un romanzo breve di un centinaio di pagine, oltre le quali, forse, il lettore avrebbe potuto stancarsi della compagnia della nostra navicella antropomorfa. Assisteremo quindi all’evoluzione di questo “oggetto” dotato di una rete neuronale capace di farlo apprendere e avvicinare sempre più ai suoi creatori. 
Nuovi sentimenti e nuove passioni irrefrenabili prenderanno piede nella storia ultramillenaria del veicolo spaziale, rendendolo sempre più vicino al lettore, che non potrà che immedesimarsi nel viaggio. A tratti commovente, sempre profondo e stimolante. Un viaggio che Salvato peraltro ci descrive con grande maestria. 
Non sono un esperto di spazio, ricordo solo il mio professore di geografia astronomica al liceo che tirava fuori dal frigo degli esperimenti una bozza di vino rosso per farsi un goccetto, e qualche immagine spettacolare vista nei documentari Discovery, ma di certo posso dire che l’autore deve amare particolarmente lo spazio e le sue dinamiche. E questa passione traspare limpida nelle descrizioni che la navicella ci offre di volta in volta. Che si tratti di sterili ammassi rocciosi ricoperti di ghiaccio, o di sfere di gas venefici inabitabili, oppure ancora di pianeti rigogliosi, le descrizioni oltre che credibili sono evocative e coinvolgenti. 
La nostra sonda è alla ricerca di vita negli altri sistemi stellari, questa è la sua missione, ma i millenni passano ed essa matura una consapevolezza crescente, un senso di smarrimento e solitudine, un istinto innato alla ribellione, al trovare finalità più appaganti che la mera esecuzione di un compito che non sente più suo. Si trova innanzi a distanze sterminate e ad orizzonti temporali impossibili da quantificare per una mente umana, la mente dei suoi creatori. E’ sola e piena di dubbi, nel vuoto cosmico. 
Affascinante. 
Sembra che ci sia da annoiarsi, invece anche lì, nel nulla, i pensieri non danno tregua alla nostra sonda, così come la mente degli uomini non cessa mai il suo chiacchiericcio di sottofondo finendo con dargli il tormento. Sarebbe inutile sottolineare il naturale parallelismo con l’uomo che si trova a voler scandagliare il proprio inconscio, ma questa è l’immagine prevalente che mi sono fatto. 
Molte domande, molti snodi fondamentali ai quali corrispondono scelte e decisioni irreversibili. 
Non mi soffermo neppure sulla prosa degli autori. Piacevole e matura, si dimostrano assolutamente padroni di linguaggio e attrezzi del mestiere. Gran bel romanzo, capace di far riflettere e di trasportare in una realtà che appare tanto distante, quanto invece risulta dietro l’angolo, anzi addirittura dentro di noi stessi.
Voto 7,5 

giovedì 3 ottobre 2019

Recensione: Nove principi in Ambra di Roger Zelazny


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SINOSSI:
Chi e' l'uomo che giace ferito in un letto d'ospedale? Conosce il suo passato? Sa qual e' il destino a lui riservato in un mondo lontano, che un tempo gli apparteneva? Esiliato per secoli nel mondo delle Ombre, il principe Corwin sta per fare ritorno ad Ambra, il mondo perfetto e al contempo sinistro, l'universo dal quale tutti gli altri sono stati generati, per l'ultimo, disperato tentativo di riconquistare ¡1 trono che un tempo gli spettava. Dalla foresta di Arden fino alla Scala per Arbma che sale dal mare, macchiata dal sangue di eroi caduti, il dominio di Eric, Random, Bleys, Caine e degli altri principi distende sui popoli una coltre di oppressione. È su di loro che Corwin dovra' avere la meglio, ma il suo cammino e' ostacolato da entita' sfuggenti, inquietanti, inimmaginabili, forze insondabili forgiate nel fuoco del terrore, le uniche in grado di resistere all'impeto del principe e alla sua furia sovrumana. Il primo capitolo di un viaggio fantastico ed eroico, l'epopea della riconquista di un mondo e della propria eredita'.


RECENSIONE:
 Avevo voglia di fantasy e mi sono ritrovato a leggere Nove principi in Ambra, primo volume della Saga "Le cronache di Ambra" di Roger Zelazny. Insomma, una mezza delusione. Non ci siamo proprio. Avevo buone aspettative su questa saga. Mi attendevo originalità di luoghi e trama, così avevo letto in alcune recensioni, invece non ho trovato nulla di eclatante. Certo, un paio di spunti interessanti, ma nulla di trascendentale, anzi.

Veniamo gettati al centro dell’azione, con il risveglio del protagonista da una degenza ospedaliera alla quale non riesce a dare alcuna spiegazione. La concitazione iniziale, unita all’utilizzo della prima persona, contribuiscono a far partire bene il racconto. Considerando che ci si trova nell’epoca moderna, la curiosità cresce di pari passo al riaffiorare dei ricordi del protagonista. Ma non illudiamoci, la delusione è proprio dietro l’angolo. La storia risulta difficile da credere (il protagonista pur privo di ricordi riesce a sostenere dialoghi assennati con le controparti e riesce pure a carpire informazioni e a fregarli), forse destinata a un uditorio meno smaliziato, forse semplicemente ad un pubblico più giovane, anche se le premesse e quarta di copertina non danno indicazioni a riguardo, inducendo all’errore. Sta di fatto che il romanzo, poco più di 250 paginette, scorre via veloce senza lasciare il segno.
Il mazzo dei tarocchi, l’idea della città specchio e dei mondi ombra, avrebbero potuto essere sfruttate molto meglio. Sembra quasi che l’autore li abbia affrontati con superficialità, quasi prendendo appunti mentali, per poi approfondirli in un secondo momento. Certo, la saga è composta da più volumi, ma così facendo rischia di perdersi per strada parecchi lettori. E’ un peccato, perché la trama di fondo, per quanto piuttosto abusata, con le intuizioni succitate poteva anche risultare affascinante. I personaggi potevano ambire a rimanere nella mente del lettore… potevano. 
A dare il colpo di grazia al tutto ci pensa la lunga marcia attraverso le Ombre, verso Ambra. Quella che doveva essere un’epica galoppata verso lo scontro finale, una titanica sfuriata di trasudante odio e veleno contro il malvagio di turno, si estingue in un grottesco resoconto a tappe del numero dei caduti. Una descrizione piatta e capace di riuscire nel difficile compito di rendere del tutto indifferente il lettore. 
Raramente mi sono trovato così estraneo ai fatti narrati. 
Peccato, un’occasione persa. Mi rimangono parecchi dubbi anche in merito alla traduzione. Alcune frasi mi parevano decisamente sballate, ma forse sbaglio io.
Ad ogni modo sono curioso di sentire il parere di chi ha avuto il fegato per affrontare i volumi successivi. Ne è valsa la pena? Io sono sempre ben disposto a concedere seconde occasioni, soprattutto quando si tratta di delusioni derivanti dall’opera prima di un autore che inevitabilmente risente della mancanza di maturità. Poi nel caso di Zelazny stiamo parlando di uno scrittore pluripremiato, quindi deve pur esserci una spiegazione… 
Non aggiungo commenti sulla grottesca edizione Fanucci dalla rilegatura a dir poco dozzinale.