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martedì 27 dicembre 2016

Recensione: La polvere dei sogni: Una storia tratta dal Libro Malazan dei Caduti di Steven Erikson


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Sinossi:


In guerra tutti perdono. Questa brutale verità è palese agli occhi di tutti i soldati di tutti i mondi...

Nel continente di Lether, l’esercito Malazan esiliato, guidato dall’Aggiunto Tavore, inizia la sua marcia nelle Terre Desolate orientali, per combattere per una causa sconosciuta, contro un nemico che non ha mai visto.
E in quelle stesse Terre Desolate, altri si riuniscono per confrontarsi con i loro destini. I bellicosi Barghast, contrastati nella loro vendetta contro i Tiste Edur, cercano nuovi nemici al di là del confine e Onos T’oolan, un tempo immortale comandante T’lan Imass, ora membro del clan Viso Bianco, affronta l’insurrezione. A sud, gli Elmi Grigi Perish si arrischiano ad attraversare l’infido regno di Bolkando. Il loro intento è quello di incontrare i Cacciatori di Ossa, ma il loro voto di fedeltà ai Malazan sarà messo a dura prova. E antiche enclavi di una razza più antica sono alla ricerca della salvezza, non tra i loro simili, ma tra gli umani. Nel frattempo un antico nemico si avvicina sempre più all’ultimo baluardo superstite dei K’Chain Che’Malle...


Recensione:

Oramai non so proprio più che parole utilizzare per incensare questo autore. Ancor più ora che ho avuto modo di incontrarlo durante Lucca Comics e di approfittare del pregevole seminario sulle tecniche di scrittura da lui magistralmente gestito. Inutile dire che ho raccolto un bel po’ di suggerimenti per analizzare un testo in modo professionale e di poterne così sfruttare gli insegnamenti in fase di scrittura attiva. Qui un bel ricordo del momento: 



Adesso però torniamo a noi senza indugio, e cerchiamo di recensire questo “La polvere dei sogni”, che come ci avvisa l’autore in prefazione, costituisce la prima parte dell’ultimo volume della saga, spezzato in due per motivi prettamente tipografici, considerata la mole di pagine di cui si compone quest’ultimo capitolo, 1200 pagine per il solo romanzo cui si riferisce questa recensione.
E come sarebbe potuto essere altrimenti? La saga di Malazan è qualcosa che non esito a definire mostruoso, in senso buono ovviamente, qualcosa che si discosta per ampiezza di vedute e per massa di personaggi indimenticabili, da qualsiasi altra epopea mai partorita da mente umana (se ho esagerato ditemelo!).
Sin dalle prime pagine ci vengono svelati alcuni passaggi de “I segugi dell’ombra”, completando un puzzle che nella mente del lettore ancora presentava dei tasselli mancanti. Sin da subito quindi si avranno delle belle soddisfazioni, delle conferme sulla bontà della pianificazione di Erikson e sarà veramente difficile staccarsi dalle pagine del testo, anche solo per dover andare a dormire qualche ora…  
Superata questa fase di euforia ci troveremo, e nel mio caso del tutto inaspettatamente, a fare la conoscenza di altri personaggi, come se quelli sin qui radunati non fossero stati sufficienti. Devo ammettere che forse ho perso qualche colpo, ma d’altronde l’epopea va avanti da anni e sono certo di essermi perso qualcosa per strada. Un’occasione in più per rileggere il tutto fra qualche annetto, tutto di filato.
Sta di fatto che fra nuove e vecchie conoscenze, l’abitudine dell’autore di presentarci le scene con gli occhi di mille attori diversi assume in questa puntata della Saga proporzioni che vanno oltre la mia capacità di tenere a mente il tutto, e in alcuni tratti devo ammettere di aver provato un certo smarrimento e di aver pensato che Erikson abbia esagerato questa volta. A mio avviso comunque si tratta di un peccato veniale data la maestosità della “convergenza” che sta portando i mille soggetti a confluire in quello che si preannuncia un vero e proprio gran finale, diciamo che avrei preferito non andasse a complicare ancor più vicende già parecchio ingarbugliate.
Superata questa fase, che nel corso delle 1.200 pagine del romanzo, occupa comunque una minima parte, ci troveremo coinvolti in scenari di guerra totale, con interi popoli pronti a massacrarsi, e qui le doti di Erikson tornano a colpire duro, regalandoci un military fantasy di altissimo livello e sfoderando altri personaggi che rimarranno impressi a lungo. Ho notato anche un acuirsi della brutalità che viaggia di pari passo con questa escalation bellica, e anche questo escamotage mi pare decisamente riuscito. Non mancheranno i colpi di scena costruiti con sapiente maestria dall’autore, e che mi hanno decisamente lascito sbalordito. Rimangono aperti ancora dei punti interrogativi enormi, quindi l’attesa per l’ultimo episodio è difficile da gestire, e anche in questo caso non posso che spendere gli ultimi complimenti per l’abilità di Erikson, capace di gestire un parto di tali proporzioni senza perdere la capacità di lasciare il meglio per il gran finale, seminando indizi qua e là senza concederci però di formulare aspettative ben definite. L’incertezza regna ancora sovrana, le parti in campo sono innumerevoli, gli obbiettivi multipli, gli schieramenti incerti… insomma, un vero lavoro d’orchestra che converge in un volume finale che contiene aspettative immense. Insomma quello che rimane dopo la lettura di “La polvere dei sogni” è il desiderio irrefrenabile di andare a leggersi di corsa "Il Dio Storpio", ma visto che voglio avere il tempo di digerire e gustare ancora per un po’ le gesta dei nostri eroi, resisterò alla tentazione dedicandomi prima a un buon testo di qualche autore autoprodotto.

martedì 20 dicembre 2016

Disfida nr. 30: Le Sentinelle di Pietra, di Claudio Foti


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Titolo: Le Sentinelle di Pietra

Autore: Claudio Foti

Formato: ebook 

Genere: fantascienza-fantastico- apocalittico

Prezzo: 1,99 euro 


Sinossi: 
In tutto il mondo si stanno verificando strani avvenimenti. Insoliti fasci di luce verticali vengono fotografati dappertutto e nessuno sa dare una spiegazione convincente. Tutto cominciò dal raggio di luce partito dalla piramide di Kukulkan e fotografato nel 2009...
Si è parlato del difetto di molti sensori di telefonini e macchine fotografiche eppure la spiegazione, se attentamente analizzata, non convince...
Questo romanzo vi spiegherà cosa c'è dietro questi misteriosi quanto inquietanti fasci di luce.


Note/commenti/finalità dell'Autore: 
Un romanzo particolare, non adatto a tutti specialmente a coloro che non vogliono avere dubbi e che vivono di certezze. Una storia nella storia che spinge a porsi domande e a non accettare a prescindere le risposte che ci vengono fornite. Le Sentinelle di Pietra è basato su una storia vera ed è vero in parte, così vero che solo attraverso un'opera di fantasia potevano raccontarsi certe cose...

Big da sfidare: 

difficile rispondere a questa domanda, per quel che riguarda il romanzo Sir Edward Bulwer-Lytton ed Edgar Rice Burroughs, ma per quel che riguarda il concetto la sfida è alla sanità mentale del lettore.















domenica 18 dicembre 2016

Recensione: ARCA - La lista dei Probi di Matteo Marchisio [Rating 7]



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Titolo: 
  
 La lista dei Probi 


Serie: A.R.C.A. Armature robotizzate per combattimento aggressivo


Autore:  Matteo Marchisio

Genere: Fantascienza

Prezzo: Euro 0,99

Rating: 7

Sinossi: 
La Decima si è divisa. Dal suo rientro in azione non ha avuto un momento di pace, dovendo correre in soccorso dei pochi che si sono opposti ai figli di Tlaloc. Mentre i compagni proteggono i kibarua da un’armata mercenaria nelle Lune Rigogliose, Morris Sword e Daboo ritornano sulla superficie martoriata di Lex V a difesa dell’ultimo gruppo di uomini e donne ancore legati all’Intesa, riuniti sotto l’unica bandiera della resistenza a ogni costo. In questa terza avventura degli ARCA, i piloti dovranno fronteggiare non solo orde di Soggiogatori, veterani instabili e leggende credute scomparse, ma anche giochi di potere interni alla resistenza stessa, così sottili da portarli a chiedersi se la difesa del genere umano valga uno sforzo tanto estremo.

Recensione: 
Ed eccoci al terzo episodio della Saga partorita da Matteo Marchisio.
Come al solito vi rimando alle recensioni dei capitoli precedenti per un'analisi completa dell’evoluzione dell’opera (Il Risveglio di Pito, I Figli di Tlaloc), confermandovi sin da subito che l’autore si mantiene su buoni livelli anche in questo scritto, senza che la storia perda il suo fascino. In questo caso però vanno fatti dei distinguo. Questo episodio costituisce indubbiamente un romanzo interlocutorio, una sorta di ponte verso quelli che saranno gli sviluppi futuri, un approfondimento delle vicende trascorse con l’utilizzo di interessanti flashback per esplorare la storia passata di alcuni personaggi.
Ho molto gradito queste parti che, mescolate ai capitoli dedicati alle vicende attuali (assai concitate), hanno contribuito a dare spessore all’opera mostrandoci la pianificazione puntuale e precisa del Marchisio e il suo desiderio di dar vita a qualcosa di più ampio raggio rispetto a quella che poteva essere una prima impressione. Ciononostante ho avuto la sensazione che l’autore abbia affrontato alcuni passi in modo piuttosto sbrigativo, perdendo delle opportunità ghiotte. Ad esempio vengono presentate alcune tipologie di avversari che avrebbero potuto arricchire l’universo creato se approfonditi maggiormente, ma forse ci sarà tempo e modo nel proseguo di rincontrarli.
Ad ogni modo la vicenda non perde smalto, anzi si arricchisce con nuovi scenari che affondano le radici in un passato misterioso, nel quale sette contrapposte si danno battaglia a suon di sotterfugi e macchinazioni macchiavelliche.
Nonostante i passaggi di “costruzione della trama a ritroso” il testo mantiene il suo ritmo sostenuto, vera caratteristica predominante negli scritti del Marchisio. Le vicende si susseguono a ritmo incalzante, accompagnate da una prosa semplice, ma mai banale, azzeccatissima per il genere trattato. 
L’autore è abile nel non eccedere mai in tecnicismi, dando al contempo la prova di padroneggiare perfettamente gli argomenti trattati, siano essi riferiti agli aspetti più tecnici relativi alle flotte spaziali, che agli armamenti in dotazione ai diversi schieramenti. 
I personaggi rimangono ottimi come nei capitoli precedenti, non presentano particolari evoluzioni, ma sempre godibili, supportati da dialoghi fluidi e azzeccati, altra caratteristica che contraddistingue positivamente questo autore.
Non c’è che dire, il mondo ricreato in questi romanzi è affascinante e ogni capitolo aggiunge in modo del tutto naturale nuovi dettagli che vanno a renderlo sempre più credibile e interessante. 
Purtroppo devo segnalare anche in questo caso la presenza di alcuni refusi, sicuramente dovuti alla fretta di procedere con le pubblicazioni a ritmo serrato, ma in netto miglioramento rispetto ai precedenti nei quali la mole di errorini era decisamente più marcata.
Ulteriore nota di merito per la cover, anche in questo caso a mio parere splendida e di altissimo livello.
Voto 7 per La Lista dei Probi, che va ad aggiungersi a una serie che intendo proseguire a leggere sino alla conclusione, cosa assolutamente mai scontata con i tempi che corrono. Complimenti all’autore quindi per la capacità di mantenere l’attrattiva della sua saga che a mio avviso merita di essere assolutamente letta, e non solo dagli appassionati del genere.

domenica 11 dicembre 2016

Recensione: I misteri della Jungla nera di Emilio Salgari






Sinossi:

I misteri della jungla nera è un romanzo di avventura del 1887 dello scrittore italiano Emilio Salgari, primo del cosiddetto ciclo indo-malese e pubblicato per la prima volta all'inizio del 1887 con il titolo di Gli strangolatori del Gange.

La vicenda è ambientata in un'India di fantasia. Le minuziose descrizioni ambientali e i paesaggi esotici presenti nei racconti che hanno caratterizzato lo stile di Salgari, sono nate da una vasta consultazione di saggi, diari, libri, e carte geografiche. Lo scrittore in realtà non ha mai visitato di persona i luoghi da lui descritti nel testo e durante il viaggio.
Nel fitto della jungla, circondata da desolate paludi, fiumi ed isolotti presso la foce del grande Gange (chiamata nel suo complesso Sundarbans), la sinistra isola "Rajmangal" ospita una pagoda nei cui sotterranei si nascondono i Thug, una setta sanguinaria seguace della Dea indiana Kali: guidati dal malvagio Suyodhana, tengono imprigionata una giovane fanciulla di nome Ada Corisant, soprannominata dalla setta “la vergine della Pagoda”. Figlia di un ufficiale inglese, Ada fu rapita e costretta a diventare poi la sacerdotessa della loro terribile Dea. Tremal-Naik, un coraggioso indigeno innamorato della ragazza, cerca di salvarla con l'aiuto del suo fedele servitore Kammamuri, affrontandovi una lotta all'ultimo sangue contro gli adoratori della dea...


Recensione:
Riprendere in mano un buon testo classico è una sana abitudine a mio parere, e nel caso specifico, parlando di un testo di Emilio Salgari si va sul sicuro. Inoltre può essere una vera scoperta, soprattutto nel mio caso, visto che non ricordo neppure quanti anni orsono l’avevo letto e la memoria è uno dei miei talloni d’Achille. Il romanzo in questione è “I misteri della jungla nera”.
E’ sempre un emozione godersi lavori che risalgono a più di un secolo fa, vedere l’evoluzione della lingua e constatare invece l’attualità della forza espositiva dei grandi autori del passato. I misteri della jungla nera è un romanzo d’avventura dal ritmo serrato, non per nulla Salgari è a tutti gli effetti uno dei padri di questa branca di letteratura.
Le descrizioni degli ambienti selvaggi della jungla, mai vista dall’autore peraltro, ma solo studiata in biblioteca, sono ricche e affascinanti e contribuiscono non poco all’efficacia delle storie narrate grazie alla loro credibilità. Il linguaggio stesso, figlio del suo tempo, a mio parere si sposa alla perfezione alle avventure di Temal Naik e al suo stesso spirito indomito. E’ proprio la caparbietà di quest’uomo, di quest’avventuriero infaticabile, a ispirare e colpire. Quando si parla di uomini d’altri tempi ci si può tranquillamente riferire al modello rappresentato dal protagonista di Salgari, indomito fino alla follia, capace di mettere in gioco la propria vita per l’amore di una donna appena intravista nel folto della selva.
Le avventure nelle quali si imbarcherà sono a dir poco rocambolesche e lo getteranno in situazioni disperate, dalle quali solo la sua determinazione incrollabile e l’aiuto della fortuna, potranno salvarlo. D’altronde è risaputo che la Dea bendata aiuta gli audaci, giusto? Ma non c’è solo il protagonista al centro dell’azione, bensì anche i suoi fedeli compagni, Kammamuri su tutti, simboli di un’amicizia vera, in nome della quale si è pronti a donare tutto.  
Eppure non ci sono solo buoni sentimenti e finto buonismo: Tremal Naik è pronto a compiere le azioni più efferate per giungere al suo obbiettivo e questo lo rende a mio parere un personaggio immenso, che va oltre l’icona del prode cavaliere che vuole salvare la propria damigella.
I dialoghi potranno far sorridere a causa della loro impostazione d’altri tempi, ma gli eventi presto prenderanno il sopravvento, lasciandoci col fiato sospeso e senza il tempo per rimuginare sulla bizzarria dell’idioma utilizzato a quei tempi.
Una lettura piacevolissima che fa da rampa di lancio per le mirabolanti scorribande di Sandokan e dei suo acerrimi nemici thug, a loro volta mossi di una fede cieca e insondabile, che li spinge ad ogni sacrificio possibile senza timore, e che per questo meritano un minimo di rispetto nonostante la loro efferatezza.
Romanzo consigliato a tutti.

giovedì 8 dicembre 2016

Disfida nr. 29: A.B.E. Alternative Birth Experiment, di Luca Franceschini


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Titolo dell'Opera: A.B.E. Alternative Birth Experiment (Futuro Presente)

Autore:         Luca Franceschini

Formato:      ebook 

Genere:       fantascienza

Prezzo:        € 1,99

Sinossi:       
Un esperimento genetico fuori controllo. Un cacciatore che lo insegue. Ma cosa stanno cercando esattamente, e a cosa li porterà lo scontro finale? Sullo sfondo di un mondo futuro nel quale umani e macchine subiscono uguale sorte quando non sono più utili, in cui chi viene escluso dalla società vive di stenti e degrado tra gli antichi quartieri fatiscenti, la battaglia fra A.B.E. 7 e l’agente Cain 49 porterà entrambi a porsi una domanda dalla quale non torneranno indietro: che senso ha l’esistenza? 

Note/commenti/finalità dell'Autore: 
Una riflessione sociale ma sopratutto esistenziale sul tema dell'identità umana. Dove comincia e dove finisce il concetto di umanità quando a chiederselo sono una semi-androide e un essere ibrido nato da un esperimento genetico? 

BIG da sfidare: 




Neuromante di William Gibson

venerdì 2 dicembre 2016

Recensione: Odio di Andrea Ferrari [Rating 6,5]


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Titolo: 
 Odio


Autore:  Andrea Ferrari

Editore: 96 rue de-La-Fontaine Edizioni

Genere: Narrativa contemporanea

Prezzo: cartaceo 9,00 Euro 


Rating: 6,5

Sinossi: "Sangue e morte, questo è ciò che si merita un individuo che calpesta questa terra. Ma è un pensiero che non sfiorava la mia mente quand'ero ancora un ragazzo. L'odio che sento ora è comparabile al sentimento di distruzione che vorrei provare ma non riesco a focalizzare per colpa dei farmaci antipsicotici. Farmaci che non sono stato l'unico a prendere, ma qui è troppo presto per parlarne."

Recensione: "Odio" è un libro particolare sia per la tipologia che per lo stile con cui è stato scritto. La trama ruota intorno alla vita del protagonista che , sin dalla più giovane età, è affetto da diverse ( e gravi) patologie psichiche ( paranoia, complesso di persecuzione ed una sessualità fin troppo esuberante che , spesso, cade nell'onanismo compulsivo). Il libro descrive alcuni episodi della sua vita e di come la sua malattia ne influenzi pesantemente il percorso.
La narrazione avviene attraverso il racconto dello stesso protagonista, come se fosse un libro di memorie. Il narratore/protagonista, oltre a descrivere le sue vicende, riflette sugli eventi ,da lui stesso narrati, descrivendo sia il punto di vista del sè stesso passato che , alcune volte, quello del momento in cui narra, in cui è cosciente di quale sia la sua condizione medica ( il così detto " senno del poi").
L'ambientazione è realistica, la nostra, ma cronologicamente e geograficamente differente da episodio ad episodio. La descrizione degli ambienti non è mai particolarmente approfondita anche se non mancano mai i particolari contestuali che danno un'idea ben precisa del tipo di atmosfera che respira il protagonista. Le descrizioni, infatti, sembrano ricalcare la visione del mondo di lui, in una visione soggettiva dell'ambiente , dettaglio che aiuta molto per quanto riguada l'immersione nel personaggio. Da ciò scaturisce un'atmosfera generale di squallore e prevaricazione, anche nei contesti di vita più mondana.
Come è ovvio che sia, date le modalità della narrazione, c'è una grande esplorazione della personalità del protagonista che avviene sia in modo diretto (descrivendonone le caratteristiche) che indiretto (tramite lo stile narrativo o gli eventi che vive). Interessante è il modo in cui l'autore ha deciso di rendere manifeste le ossessioni del personaggio, mettendo in risalto il ripetersi di alcune specifiche azioni (onanismo compulsivo, ad esempio) e degli elementi ambientali su cui il personaggio si focalizza. Una scelta simile ha sia il pregio di rendere più evidenti i disturbi del protagonista fino a (quasi) viverli, che il difetto di far risultare la narrazione più pesante.
Per quanto riguarda i personaggi secondari, la loro descrizione è, ovviamente, meno accurata ma comunque funzionale al loro ruolo, focalizzata, di solito, su uno o due aspetti principali.
Oltre ad una, ovvia, differenza quantitativa nella strutturazione dei personaggi, se ne nota una anche di metodo. Il protagonista è fisicamente abbozzato. Se ne conoscono le caratteristiche fisiche ma l'autore si concentra di più a farci conoscere la sua psicologia. La faccenda si ribalta con i personaggi che gli girano intorno dove domina più la descrizione esteriore che interiore, spesso abbozzata o assente.
La differenza sopra descritta, comunque, non va interpretata come difetto. In un libro come "Odio", che presenta continui cambi di luoghi e personaggi, differenti scelte avrebbero appesantito un ritmo di narrazione già pesante di suo. Questa libro, infatti, soffre di una narrazione lenta, a tratti ripetitiva, dovuta sia alla tipoligia di cui fa parte (le storie introspettive non sono famose per i ritmi al cardiopalma) sia al fatto che il soggetto trattato non permette grandi variazioni narrative. L'ossessività con cui vengono riproposte alcuni pensieri ed azioni se da una parte ci permettono di immergerci di più nel personaggio, dall'altra danno una forte sensazione di fastidio e pesantezza.
Al salvataggio di tale situazione arriva la seconda metà del libro dove si presenta un'importante svolta narrativa che andrà a mitigare una parte di questi problemi.
Punto forte della storia è l'originalità. Esistono diverse storie incentrate su malati mentali ma, di solito puntano in due direzioni nette: o pazzo psicopatico o malato da compatire ed aiutare. Qui c'è un mix. La malattia del protagonista, di solito, ha un uso maggiore per la prima categoria, però è affrontata umanizzando il personaggio (anche se non so dire quanto sia verosimile) parlando di un uomo che vive la sua malattia e l'affronta (seconda tipologia), senza andare a smuovere compassione (non è certamente un simpaticone amabile). Decisamente un mix difficile da gestire. Ho apprezzato questa caratteristica in diversi punti di svolta ,che non posso approfondire a causa del rischio spoiler.
Entrando nel punto meramente più commerciale, il libro si presenta con una lunghezza di 90 pagine circa ed un costo medio di 10 euro (esiste solo il cartaceo). Decisamente breve ma, onestamente, credo sia la lunghezza giusta e oltre le 120 (facendo adeguate aggiunte) non sarebbe potuto arrivare (a meno di annacquarlo pesantemente).
Voglio aggiungere, infine, un paio di considerazioni sul voto che intendo mettere. Come al solito non considero "difetti" le problematiche dovute al genere di appartenenza. Se leggo un libro introspettivo non posso lamentarmi di determinate caratteristiche intrinseche. Seconda cosa, il voto finale è molto influenzato da due difetti che, a mio avviso, pesano molto:
1) a prescindere se la malattia del protagonista sia psicologica (quindi determinata da traumi ambientali) o neurologica (quindi dovuta a danni/problematiche fisiche del suo cervello), non si capisce bene il perchè del suo atteggiamento verso gli altri, del suo odio, nei primi capitoli. L'autore pone poca enfasi sul perchè il protagonista odi in maniera così forte il mondo che lo circonda, dando quasi l'impressione che sia immotivato ed impedendo al lettore di comprenderlo e "schierarsi dalla sua parte" (cosa importante dato che l'interesse per il libro si regge molto sull'interesse per il personaggio). Con l'andare avanti della trama si accumulano vicende che danno senso al suo atteggiamento, ma esse sono, spesso, derivanti proprio dal suo modo di vedere e fare.
2) Il finale, semplicemente, non c'è. Non è uno spoiler, non ho intenzione di dirvi cosa succede, ma semplicemente vi accorgerete che il libro è finito perché non ci sarà più nulla da leggere. Immagino dovesse essere una specie di finale aperto ad interpretazioni ma sembra che, semplicemente, non abbiano stampato il resto della storia. Il motivo principale di questa sensazione è che il narratore esterno è il protagonista stesso e non ci viene mai fatto capire perché stia narrando, a chi si rivolga o dove si trovi. Non si capisce neanche perché, nella scena finale, lui faccia quello che fa. Arriva così, senza preavviso e, a mio parere, immotivata, se si guarda agli eventi precedenti. Non è un problema da poco, sopratutto se il motivo per cui stai leggendo è sapere dove l'autore vuole andare a parare.
In definitiva, è un brutto libro? No. Ha i suoi momenti interessanti e da molto spazio alla riflessione. Non è decisamente un libro leggero e spensierato, nè per tutti i gusti ma immagino che più di qualcuno non vedrà i difetti che io ho notato. Se siete curiosi vi conviene leggerne un estratto e farvi un'idea vostra.
Voto 6 1/2