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domenica 29 maggio 2016

Entombed di Riccardo Giacchi [Rating 7]

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Titolo: Entombed


Genere: Sci-fi

Rating: 7

Prezzo: Euro 3,99


Sinossi
Un romanzo apocalittico, dalle sfumature noir. Entombed è una storia di disfatta e rivincita, un techno thriller in cui il senso dell’onore e del sacrificio fanno da sfondo all’invasione di una razza spietata. L’Autore, con una sapiente serie di salti temporali, ci racconta il destino degli umani, costretti a vivere in bunker sotterranei per sopravvivere, attraverso la storia del maggiore Garrison. Un eroe che lotta sotto la bandiera dell’unità dei popoli e che farà luce su un mistero, quello della Vergine di Ferro, che lascerà il lettore col fiato sospeso fino al colpo di scena finale. Consigliato agli amanti del genere e a coloro che amano le storie ritratte sullo sfondo catastrofico di un pianeta distrutto.”
Nel 2054 una nuova ondata di sangue scorre sulla Terra, come mai prima di allora. Nessuna guerra tra gli uomini l'ha causata, ma l'arrivo lesto e brutale dei nuovi arrivati. Dopo la caduta del meteorite Luxifer, inabissatosi nell'Atlantico, essi sciamano nelle vie disseminando morte e caos. La disperazione fa sì che i governi si uniscano sotto un'unica bandiera in nome della sopravvivenza comune. Quando ormai si teme il peggio e l'invasione sembra incontenibile, sorge un vecchio programma di combattimento: i Giant 02, mastodontiche macchine da guerra riadattate per il rastrellamento della feccia mostruosa. A comandare lo squadrone è il maggiore Garrison, le cui gesta eroiche faranno affiorare sconvolgenti verità, poiché il misterioso ordine della Vergine di Ferro, che si credeva scomparso, è tornato...

Recensione:
Non saprei dire se si tratti di un racconto lungo o di un romanzo breve, ma di certo Entombed di Riccardo Giacchi è una storia arrembante, un concentrato di furore guerriero, un coacervo roboante di esplosioni, lamiere distorte e frattaglie aliene.
Basterebbe questa indicazione per indirizzare i potenziali lettori. Alle volte non servono lunghe disquisizioni per convincere o meno qualcuno a leggersi un romanzo, si tratta semplicemente di aspettative.
Certo, in Entombed affiora qualche flebile spiraglio di sentimento, ma sempre volto a giustificare l’azione conseguente. Odio, rabbia, furore e coraggio, ogni pagina trasuda di epicità, il ritmo si mantiene sempre alto e il volume del testo è tale per cui la cosa non dia affatto noia, catapultandoci nella disperata resistenza in cui si trova calata la nostra terra a poche decine d’anni da noi.
Ho apprezzato la mancanza di descrizioni più complete e approfondite del nemico alieno, escamotage che permette ad ognuno di  colmare questa assenza con i propri peggiori incubi personali.
Il testo presenta qualche errorino qua e là, ma nulla che possa inficiare il valore del tutto.
L’autore non ci concede tregua, gettandoci nel cuore della pugna sin dall’inizio e non lasciando mai la presa sul dispenser dell’adrenalina. Siete avvisati quindi, se cercate approfondimenti politici, arabeschi tecnologici o trame macchiavelliche, questo non è il testo che fa per voi. Qui c’è da salvare il genere umano, con il coltello fra i denti e poco spazio viene concesso a tutto ciò che non è finalizzato a tale scopo. 
Il romanzo è imbastito con cura seguendo questa linea guida e non si può certo dire che l’autore non riesca nel suo intento. L’azione si mantiene coinvolgente, le battaglie interessanti dall’inizio alla fine, la presenza dei Mech è ben trasposta, insomma nulla da ridire. La maestosità di alcune scene è memorabile e alcuni guizzi interessanti impreziosiscono una prosa già di suo molto scorrevole.
Per aumentare l’effetto di coinvolgimento verso il lettore, quasi a volerlo stordire con la brutalità e la velocità dell’azione, il Giacchi ricorre all’utilizzo della narrazione in prima persona, cosa che ho apprezzato molto. L’autore deve aver pianificato con dovizia ogni aspetto di questa sua creatura, o almeno questa è l’impressione che ne ho avuto. Nulla è stato lasciato al caso e la cosa stride con alcune cadute di stile che ho notato in un paio di punti del testo con l’utilizzo di vocaboli poco appropriati. Sviste, un paio di occasioni in tutto, ma che guastano l’atmosfera ansiogena sapientemente costruita. Errori di gioventù probabilmente e nulla più.
Non è il primo autore che pesco nel panorama degli autoprodotti ad attingere a piene mani dal panorama musicale metal per quanto concerne nomi e spunti e per tributare omaggio ai propri gruppi prediletti, ma è il primo caso nel quale la cosa non mi abbia infastidito. Le scelte sono ben calibrate ed azzeccate. Che dire, lunga vita al Metal!
Un prodotto ben confezionato quindi, capace d’intrattenerci a dovere e che si merita un bel 7 pieno e un autore che deve essere tenuto d’occhio, in attesa dei prossimi lavori. Non vado oltre questo voto perché ritengo si sarebbe potuto fare qualcosina in più per esplorare il carattere dei personaggi principali. Mi rendo conto che il rischio di spezzare il ritmo con divagazioni del genere avrebbe potuto inceppare la mitraglia dell’azione, ma visto che qualche spunto a tal riguardo è stato dato (soprattutto nel finale), avrei gradito un pizzico di approfondimento in più, giusto per evitare di percepirlo come una forzatura.
Ad ogni modo per gli amanti dell’avventura, dello scontro mozzafiato e dei colpi di scena (il finale è proprio una bella botta), non ho motivo per non consigliarvelo vivamente!

domenica 22 maggio 2016

Il collare di fuoco di Valerio Evangelisti

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Sinossi:


In questo libro Valerio Evangelisti abbandona temporaneamente la sua creatura più celebre, l'inquisitore Eymerich, per regalarci un romanzo storico di amplissimo respiro che narra in chiave avventurosa la formazione del Messico come Stato moderno.

Il racconto inizia nel 1859, quando un possidente messicano guida in Texas una rivolta contro le discriminazioni cui i suoi connazionali sono sottoposti, per poi ampliare lo sguardo e raccontare la lotta di Benito Juárez contro Massimiliano d'Austria, la dittatura di Porfirio Díaz, la modernizzazione forzata del paese, le rivolte contadine, le stragi e le deportazioni di indigeni, fino al 1890. Filo conduttore, il rapporto contraddittorio, di odio e amore, tra Messico e Stati Uniti (il "collare di fuoco" del titolo, secondo l'espressione di un uomo politico ottocentesco); ma anche il lento formarsi di un'identità nazionale e di una cultura unitaria adatta a darle espressione. Il tutto visto attraverso le vicende di molti personaggi, tutti realmente vissuti, che a tratti intrecciano le loro esistenze e che verranno profondamente trasformati dalla grandiosa epopea di cui sono attori non sempre consapevoli.



Recensione:

Valerio Evangelisti è uno degli autori italiani che prediligo, e non tanto per il suo più famoso personaggio, l’Inquisitore Eymerich, quanto per le serie “minori” che l’autore romagnolo ha partorito, il suo ciclo western con il personaggio del palero messicano Pantera su tutti.
Forte di questa preferenza mi sono imbarcato nella lettura de “Il Collare di Fuoco” con grandi aspettative. Da troppo tempo svernava nel mio lettore ebook.
Devo dire subito che mi sono trovato innanzi a qualcosa di molto diverso. Una tipologia di romanzo totalmente differente dalle precedenti esperienze con Evangelisti.
Il Collare di Fuoco è un romanzo privo di personaggi principali, dove abbondano invece innumerevoli trame che necessitano di molte pagine per essere assorbite, e che mano a mano vanno a formare un ordito piacevole e complesso sia nella progettazione che nella fruizione da parte del lettore finale.
I personaggi fanno la loro comparsa più o meno fugace, ritornano e si ritrovano fra loro con lo scorrere delle pagine che scandisce anni di grande travaglio per il Messico. Una nazione che cerca la propria strada verso lo sviluppo e il progresso, triturando speranze e annegando sogni nel sangue delle continue ribellioni e rivoluzioni che la percorrono da nord a sud.
Profondo e denso, il racconto di Evangelisti sfiora i connotati di un saggio romanzato. Una rivisitazione storica carica di sottesi, un approfondimento su vicende non certo conosciute ai più che lasciano il lettore da principio spiazzato, ma che alla lunga lo sanno colpire e coinvolgere con continui ribaltamenti di sorte, bagni di sangue e tradimenti.
Ogni personaggio coinvolto condensa in se spezzoni di realtà brutale, smascherando le ipocrisie che velano le diverse azioni intraprese per alti ideali ma che celano istinti e scopi ben più bassi e caratteristici del genere umano. Microcosmo e macrocosmo si guardano allo specchio così come le ambizioni prive di scrupoli dei singoli si riverberano nelle potenze coloniali Europee così come nella mano armata degli Stati Uniti, sempre pronti a garantire il loro “aiuto” ai fratelli messicani.
Ammetto di non conoscere così a fondo le vicissitudini del Messico del XIX secolo, ma ne sono rimasto affascinato.
Le descrizioni dell’autore sono ficcanti, sempre pertinenti, capaci di evocare un passato carico di lezioni da apprendere e rileggere in chiave moderna per spiegare ciò che accade anche ai giorni nostri, spesso con i medesimi protagonisti.
Ci troviamo innanzi a un tourbillon di potenze più o meno influenti, di piccoli e medi signori locali, bandoleros e malavitosi, ricchi che si atteggiano a monarchi, di posse furiose che calano sullo scenario della vicenda come orde demoniache. Queste forze contrastanti e sempre pronte alla pugna, si alternano alle vite dei singoli, ai loro problemi quotidiani e aspirazioni più o meno arriviste, originando un epopea del tutto particolare.
Superato l’inizio effettivamente piuttosto caotico e pesante, la storia prende, facendoci palpitare e portandoci a conoscere brani di storia ai più poco noti.
Tutto sommato quindi non ci si può lamentare di quest’opera, certo l’importante, come spesso accade, è sapere sin da principio a cosa si va incontro. Un’opera ad ampio respiro, senza un protagonista principale cui affezionarsi, né un nemico cui fare il “tifo contro”. La prosa dell’autore è quella di sempre, semplice e diretta, ma mai banale, un piacere insomma.
Io lo consiglio, soprattutto a chi ama l’ambientazione polverosa e violenta del vecchio west, rivista in una chiave nuova e originale.

domenica 15 maggio 2016

Codice H: Un Black Bloc in fuga di Fabio Casto [Rating 6]

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Titolo: Codice H: Un Black Bloc in fuga

Autore: Fabio Casto

Genere: Introspettivo

Rating: 6

Prezzo: Euro 2,99






Sinossi:
La storia di X, un giovane Black Bloc che scappa dall'Europa in seguito a un attacco terroristico da lui stesso pianificato, inseguito dalla sua stessa coscienza. Dopo una breve tappa a Londra X sceglie di nascondersi in un non meglio specificato paese del Sud Est Asiatico, per poi approdare su un'isola dove crederà di trovare rifugio, ma troverà solo altri guai, altri conflitti: costretto a nascondersi in una piccola baia sperduta, a costruirsi una capanna, tagliato fuori dal mondo e dai contatti umani, dovrà affrontare i suoi incubi.
Parallelamente, gli interventi fuori luogo di chi in passato ha scritto la storia di X.



     Recensione:
A dispetto di quanto ci si potrebbe attendere dalla sinossi del romanzo, Codice H è un testo che potremmo definire introspettivo.
Il black bloc che troviamo come protagonista è tutto all’infuori del giovane violento e scavezzacollo che il fuoco di fila dei mass media ci ha abituato a ritenere. Certo X, il protagonista, è un pentito, un “cattivo” che cerca di espiare i propri peccati. Sopraffatto dalle conseguenze (forse impreviste) di un’azione intrapresa, parte per un viaggio in fuga da tutto e da tutti, grazie al quale tenterà di bandire dalla propria esistenza ogni forma di rabbia e violenza.
Una sorta di viaggio spirituale oltre che fisico, condito da diversi spunti poetici e di riflessione.
Insomma è bene sapere quello a cui andrete incontro, questo è forse l’unico appunto che posso muovere all’autore: una maggior chiarezza a riguardo eviterebbe spiacevoli soprese a chi si avvicina al testo. Se siete in cerca di avventura ed adrenalina, non è il romanzo che fa per voi, non è stato scritto con questi fini.
Detto questo passiamo all’analisi del testo.
La prosa dell’autore è pulita e scorrevole. Non fatevi ingannare dalla brevità del testo, le 125 paginette del quale si compone sono dense e pregne di argomenti e riflessioni, molto bene gestite dall’autore.
Lo stesso X risulta credibile, anche se forse il cambiamento repentino del carattere che scatena il tutto è difficile da interpretare, ma data la gravità dell’evento scatenante il cambiamento, possiamo ritenerla un’evoluzione almeno plausibile. Ad ogni modo questa metamorfosi di sentimenti è ben gestita e coerente.
Il testo scorre fluido e gli eventi che movimentano il racconto si mescolano alla routine della nuova vita di X, fino a condurci alla conclusione ad effetto, più o meno riuscita diciamo. 
Non ho trovato pienamente funzionante il meccanismo del narratore “esterno” che parallelamente segue la vicenda scritta di X, ma questo lo lascio giudicare a voi.
E’ il secondo testo di Casto che leggo e personalmente lo ritengo meno riuscito rispetto a “Bruciate Lentamente”, forse perché le tematiche trattate in questo mi sono meno care e quindi il coinvolgimento è stato minore. Codice H è ugualmente accomunato al succitato per l’approfondimento del carattere e dei sentimenti del protagonista. Mi sarei atteso però una trattazione più approfondita sulle tematiche care ai black bloc, altrimenti non riesco bene a comprendere il motivo per la scelta di questa “professione” per il protagonista del romanzo.
A mio gusto personale il testo latita in eventi capaci di scuotere il lettore. Il ritmo tende a divenire un po’ troppo piatto e l’originalità ne risente.
E’ evidente che in un romanzo introspettivo come questo, il lettore sia tanto più coinvolto quanto i sentimenti in ballo gli siano vicini, pertanto nel mio caso forse non l’ho sentito sufficientemente coinvolgente. 
Per correttezza ci tengo a precisare che questa tipologia di testi non è il mio genere prediletto. Ad ogni modo la scrittura e la precisione nella cura del prodotto/pacchetto ebook, nonché la bontà dei dialoghi, gli fanno raggiungere tranquillamente la sufficienza piena, con la precisazione che lo stesso sicuramente potrà essere apprezzato maggiormente da chi è più vicino alle realtà descritte ed ha un animo più ricettivo e pronto a cogliere gli spunti poetici offerti dall’autore.

domenica 8 maggio 2016

Il trono ombra di Django Wexler





Sinossi:


Il re di Vordan giace sul letto di morte. Presto sua figlia Raesinia Orboan gli succederà al trono, ma il regno è minacciato da uomini ambiziosi, e povertà e speculazione stanno spingendo la popolazione allo stremo. È questo lo scenario che si presenta agli occhi di Janus, Winter e Marcus quando giungono nella capitale dopo essersi separati dal reggimento dei Coloniali. In un ultimo atto volto a proteggere il regno, il re nomina Janus ministro della Giustizia, nella speranza di contrastare l’influenza del duca Orlanko, un uomo pericoloso in grado di tenere sotto scacco la futura regina. Marcus viene nominato capo del corpo di pubblica sicurezza, mentre il compito di Winter sarà di infiltrarsi in un quartiere popolare in fermento, per disporre le proprie pedine nella partita contro Orlanko.

La situazione in città è tesa, e dopo la morte del padre, il primo atto regio di Raesinia è l’istituzione di un comitato di rappresentanza popolare al quale cedere temporaneamente le prerogative politiche. Anche Janus, Marcus e Winter lottano insieme al popolo per quella terra che avevano creduto di non vedere più. Ad attenderli c’è la battaglia più difficile: il duca Orlanko sta marciando verso la capitale, alla guida di un reggimento incaricato di sedare la rivolta. Ma non sarà l’unica minaccia che dovranno affrontare, perché le grandi potenze del continente sono allarmate dal nuovo assetto politico-sociale di Vordan...


Recensione:

Il Trono Ombra è il capitolo successivo al romanzo I Mille Nomi di Django Wexler, la cui recensione potete trovare qui.
Dico subito che questo secondo episodio mi ha colpito meno dell’esordio spumeggiante dell’autore. I motivi? Credo principalmente la mancanza di originalità rispetto all’ambientazione de I Mille Nomi.
I deserti aridi con le loro genti selvagge avevano costituito uno scenario capace da solo di arricchire e donare spessore al primo lavoro di Wexler.
In questo caso ci troviamo in una sorta di rivisitazione della rivoluzione francese, con tanto di presa dell’equivalente della Bastiglia. Insomma, l’autore non si è sforzato di celare il parallelismo con la storia reale, con il caos fra i diversi gruppi di rivoluzionari e le rispettive ideologie, e di situazioni che rievoca in modo “spudorato” l’evento storico.
Certo, nulla si crea e nulla si distrugge, ma il compito di un autore fantasy è, a mio parere, proprio quello di prendere spunti reali e donare loro una veste capace di renderli più appariscenti, dalle tonalità più accentuate, o quantomeno da renderli non facilmente riconoscibili.
Con questo non voglio dire che il romanzo di Wexler sia brutto, anzi. Il suo stile e le vicende sono ben narrate, ma sembra che l’autore abbia svolto il compitino, forte delle sue doti indiscutibili, senza impegnarsi più di tanto nel trovare soluzioni più elaborate.
Devo dire che forse sono rimasto deluso anche dal cattivo di turno, il quale non ha mai dato realmente l’impressione di poter surclassare “i buoni”, nonostante le premesse e il fatto che si presentasse alla battaglia finale con un certo vantaggio di mezzi e uomini.
Insomma una sorta di resa protratta con le sembianze di una lunga agonia inevitabile che ha tolto parecchio mordente alla storia.
Fra i personaggi quello che maggiormente mi ha colpito è la giovane regina, capace di portare un po’ di brio e imprevedibilità al tutto e attorno alla quale giostrano i lati più misteriosi della vicenda, quelli sui quali a mio avviso Wexler avrebbe dovuto calcare di più la mano per mettere un po’ di sale alla sua opera.
Gli aspetti legati a i Mille Nomi e al paranormale sono solo accennati. Nulla si scopre in più al loro riguardo rispetto al primo volume e questa è una pecca a mio parere. Forse a ben vedere è questo l’aspetto che mi ha deluso, ma credo sia un problema oggettivo, in quanto l’intero volume, di 500 e rotte pagine risulta praticamente il classico tomo ponte verso il prossimo capitolo, probabilmente conclusivo della trilogia. E’ un problema che non scopro certo io quello dei secondi volumi privi di nerbo, ma mi stupisco che ci sia caduto l’autore che con I Mille Nomi aveva gettato le basi per qualcosa di veramente epico.
Tentando di arginare questa delusione, concentrandoci invece sul romanzo in se, devo ammettere che ci siano anche degli aspetti positivi.
I personaggi sono buoni, interessante è l’approfondimento sul Conte Valnich che assume sempre più aspetti in chiaroscuro e sul quale ho grandi attese per il futuro. Che sia lui a costituire il vero colpo di scena al quale Wexler ci sta preparando?
Gli altri personaggi che abbiamo avuto modo di conoscere nel primo episodio non fanno che consolidare il loro spessore, non deludendo e facendoci palpitare nei momenti di maggior tensione e pericolo. Insomma in questo l’autore non manca di compiacerci, predisponendo tutti gli ingredienti adatti per sfornare un terzo episodio che si spera meglio studiato e nel quale ci venga fornita qualche spiegazione in più sulla parte più “esoterica” della sua storia. E’ il mistero attorno a questa forse la parte più pregevole dell’opera imbastita da Wexler e potrà essere l’originalità o meno di questa a decretarne la caratura.
Alla prossima!

domenica 1 maggio 2016

I figli di Tlaloc. A.R.C.A. di Matteo Marchisio [Rating 6,5]

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Titolo: 
 I Figli di Tlaloc


Serie: A.R.C.A. Armature robotizzate per combattimento aggressivo


Autore:  Matteo Marchisio

Genere: Fantascienza

Prezzo: Euro 2,49

Rating: 6,5

Sinossi: Frank “Boss” Basosky è uscito dal coma. La galassia è cambiata. Un nemico potente, creduto scomparso da secoli ha preso il controllo e si è insinuato in ogni civiltà umana. Non rimane che tirare le somme con i compagni rimasti e fare i conti con nuove minacce, vecchi amici ancora in vita e alleati inaspettati. Braccati dai Figli di Tlaloc i piloti della Decima Robotizzata fuggono fra le stelle, cercando scampo in giungle claustrofobiche o in relitti alla deriva nello spazio profondo. Il giovane Lucifer invece si scopre permeato da qualcosa di più che una forza inarrestabile. Riuscirà a controllarsi o porterà di nuovo la galassia al limite della 
distruzione?

Recensione:
Ci eravamo lasciati con l’augurio che il Marchisio avesse migliorato alcuni aspetti che secondo me penalizzavano la sua opera prima (qui la recensione completa), e questo seguito intitolato “I Figli di Tlaloc” coglie almeno in parte il nostro auspicio.
Il finale del romanzo è meno brusco del precedente, nessun dubbio, purtroppo invece gli errori, le distrazioni, i refusi e quant’altro vi possa venire in mente per quanto riguarda il cattivo editing, sono tuttora presenti.
Peccato, purtroppo il voto ne risentirà anche questa volta. Dispiace essere inflessibile, ma la mia vuole essere una “battaglia” a favore dell’intero insieme degli autori indipendenti, volta a sconfiggere i pregiudizi che aleggiano nei confronti dei loro scritti e che per essere dissipati necessitano di una cura maniacale nella lavorazione degli ebook, quindi niente sconti.
A parte questo, la storia imbastita dall’autore è assolutamente pregevole.
Dimenticate i ritmi furiosi del primo episodio, ma non per questo temete per il peggio!
I Figli di Tlaloc ha un taglio diverso, più d’approfondimento direi. L’universo creato dal Marchisio viene indagato e curato con maggior attenzione, le diatribe e i  complotti fra le diverse fazioni si fanno più rilevanti e l’aspetto “strategico” del conflitto che sta mano a mano dilagando prende maggiore spessore.
Nuove culture e sistemi sociali vengono introdotti e approfonditi in modo realistico e perfettamente calzante, senza però togliere spazio alla X Robotizzata.
Sempre ben curate le parti più “tecniche” e capaci di calarci alla perfezione nell’ambientazione senza apparire mai eccessive o ridondanti. Armamenti, tattiche e cultura fantascientifica si mescolano al fine comune di originare qualcosa di realistico e godibilissimo.
Non mancano i colpi di scena, che arricchiscono anche il finale “costringendoci” a proseguire in quest’avventura. Anche in questo l’autore mostra la sua piena maturità e scaltrezza.
Ad ogni modo il maggior pregio delle opere del Marchisio a mio avviso risiede nei personaggi che riesce ad animare. Curati e credibili nei toni, hanno peculiarità singolari capaci di caratterizzarli molto bene sotto tutti i punti di vista, regalandoci un collettivo ad alto livello, capace di intrattenerci e tenerci sulle spine coinvolgendoci al punto giusto. I dialoghi nello specifico sono fluidi e coinvolgenti, mai forzati o innaturali. E’ un pregio non indifferente, quindi complimenti all’autore!
Anche l’ambiente in cui vengono calati i protagonisti e non, nonostante il Marchisio non si dilunghi eccessivamente nella caratterizzazione delle diverse culture, esprime la preparazione dell’autore, capace di sintetizzare caratteristiche socio-economiche salienti in modo tale da rendere l’intero universo e le sue dinamiche credibili. Aggiungiamo il culto di Tlaloc per dare un tocco di esoterismo misto a fanatismo religioso-teconologico e otterremo qualcosa di molto particolare e piacevole.
Ulteriore nota di merito per la bella cover dell'ebook: evocativa e ben realizzata.
Insomma, a costo di ripetermi, devo insistere sul problema dell’editing che non può non penalizzare pesantemente un’opera che altrimenti risulterebbe di primissimo livello. E’ un vero peccato dal mio punto di vista e mi spiace non poter andare oltre il 6,5, ma è una lacuna troppo importante, anche per l’immagine stessa di tutti gli autori schierati con Marchisio dalla parte dell’indipendenza e della battaglia che ognuno di essi deve fare per far crollare il pregiudizio che troppo spesso accomuna le opere autoprodotte a opere di basso livello. Forse pecco di eccessiva severità, ma credo che a beneficiare della maggior cura che ognuno di noi ponga nei propri scritti, sia infine tutta la categoria.