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giovedì 31 maggio 2018

Recensione: Viking. Le ossa di Ardal di Linnea Hartsuyker


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SINOSSI:
Da quando il padre è morto in battaglia, Ragnvald si è battuto duramente per difendere la sorella e attende la maggiore età per recuperare le terre che gli spettano. Quando il capitano della sua nave tenta però di ucciderlo mentre tornano da una scorreria, Ragnvald capisce che è stato il patrigno a ordire l’agguato. Non è facile avere giustizia nella Norvegia vichinga, dove centinaia di piccoli re competono per un lenzuolo di terra. E se da Ragnvald ci si aspetta che sia disposto a morire per il proprio onore, dalla sorella Svanhild ci si aspetta un buon matrimonio. Non è questo però il destino che lei desidera e quando Solvi, l’acerrimo nemico del fratello, le offre l’opportunità di sfuggire alla crudeltà del patrigno, Svanhild deve compiere l’estrema scelta: famiglia o libertà. 

Attingendo alle saghe islandesi, Hartsuyker racconta la vera storia di Ragnvald di Møre, braccio destro di Harald I Bellachioma, primo re di Norvegia, e della sorella Svanhild, assetata di libertà in una società in cui al crescere del potere del fratello cresce il valore di lei come pedina politica. Una grande saga che piacerà tanto agli appassionati di storia quanto ai lettori delle Cronache del ghiaccio e del fuoco.


RECENSIONE:
Ricordo che quando c’era un bel temporale il mio vicino di casa era solito uscire sul balcone e gridare a squarciagola: Odino! Odiiiiino!!!
Ebbene, quel grido conteneva molta più passione di quanta riesca a trasmettercene l’autrice in 570 pagine di romanzo.
Senza nulla voler togliere alla Linnea Hartsuyker, mi viene spontaneo chiedermi come la Giunti /# possa essere andata col lanternino a ricercare proprio quest’autrice di origini scandinave che può far risalire il proprio albero genealogico fino ad Harald Bellachioma, primo re di Norvegia? Insomma, quello che intendo dire è che non trovo tutta questa eccellenza nel romanzo, mentre dietro l’angolo ci sono un bel po’ di autori italiani che meriterebbero a mio parere un posto sullo stesso palcoscenico concesso alla Hartsuyker. I primi che mi vengono in mente sono Emanuele Rizzardi e Isabel Giustiniani.
Ma veniamo alla recensione, così vi spiego meglio il mio punto di vista.
Viking è un romanzo storico corposo e dall’aspetto gradevole sia di cover che di sottocoperta:

Un libro di pregio, piacevole al tatto insomma. Quello però che non mi garba è che la trama, che si snoda per quasi 600 pagine è fondamentalmente un susseguirsi continuo di giri su e giù per i fiordi novegesi, neppure tanto ben descritti, senza mai giungere a un esito di rilievo. Il testo sembra sempre pronto a decollare per il gran botto, invece non accade fondamentalmente nulla.
Possibile che il massimo che sappiano fornire quest’orda di duri e temprati guerrieri sia qualche scaramuccia fra i diversi clan per qualche sgarro interno alle diverse famiglie? Insomma, da un punto formativo non c’è nulla da dire. La ricostruzione degli ambienti famigliari vichinghi e i diversi rapporti fra i piccoli Re locali e le gerarchie interne alle famiglie è interessante, ma mi sarei atteso qualcosa di ben più epico.
Non fraintendetemi, Viking non è un brutto romanzo, ma non va oltre una sufficienza abbondante.
Ammetto che in alcuni momenti si rischia anche di perdere la bussola fra le dozzine e dozzine di nomi scandinavi non certo facili da memorizzare e lo dico da appassionato di questa tipologia di romanzi, nei quali la mole degli attori in campo è molto rilevante. In questo caso però i vari Re, al confronto dei quali quelli che si contendono il trono di spade di Martin appaiono un ben sparuto drappello, sono pressoché impossibili da memorizzare, visto che i rami dinastici delle diverse famiglie vichinghe si intrecciano fra loro e che questi figuri amano definirsi re anche quando il loro regno è costituito da una manciata di casette di contadini in qualche sperduto fiordo norvegese.
Piacevole l’alternanza fra le vicende dei due fratelli, volta a mettere in mostra le diversità fra la vita di una fanciulla, seppur ribelle e ben decisa a uscire dagli schemi, e il fratello desideroso di diventare un guerriero nobile e degno del Valhalla. L’autrice si sofferma sulle scelte e decisioni struggenti che affliggono i personaggi, che si dibattono fra grandi ideali, onore, giuramenti e tradimenti, analizzando la loro sfera psicologica e di conseguenza anche i rapporti fra uomo e donna negli anni in cui Re Harald cercava di unificare la Norvegia. Molto spazio è lasciato all’aspetto politico e diplomatico, ma alla lunga questo tende ad annoiare, anche perché non si presentano mai stravolgimenti e colpi di scena capaci di giustificare tale profusione di dettagli a discapito dell’azione, che invece viene lasciata ai margini.
Un romanzo nella media insomma, ma quello che mi preme in casi come questo è ripetere come esistano svariati autori nostrani, anche autopodotti, che non hanno assolutamente nulla da invidiare all’autrice e che purtroppo non arriveranno mai a beneficiare di una vetrina così di spicco. Sono cose che mi lasciano sempre con l’amaro in bocca purtroppo.





martedì 29 maggio 2018

News: Comunicato Stampa - Serie Elohim, Glagon in Fiamme



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COMUNICATO STAMPA - NOVITÀ EBOOK DELOS DIGITAL

Glagon in fiamme

di Andrea Zanotti

Fantasy - Racconto lungo

"Glagon in fiamme" è il seguito del racconto "Progetto Elohim". Il Glagon versa nel caos tra le atrocità commesse dai soldati di re Karl e le mire delle diverse Corporazioni. A farne le spese sono i Nilbog decisi però a respingere gli invasori. In questo contesto sarà un gioco da ragazzi per la mezzelfa Corinna realizzare le proprie ambiziose mire.

Nonostante il disastroso fallimento della prima spedizione, la Corporazione dei Mercanti è pronta a investire nuove risorse per braccare il nano capace di inventare gli Elohim, macchine da guerra seconde solo agli Dei. La missione è affidata nuovamente al Capitano Keller, al quale viene affiancata una figura misteriosa. È l'assassina mezzelfa a doversi occupare di rintracciare l'inventore, ma le sue vere intenzioni si discostano dagli ordini ricevuti dalla Corporazione e i suoi piani vanno ben oltre al riportare Groulx dai suoi avidi padroni. A un anno di distanza molte cose sono mutate nel Glagon. I soldati di Re Karl mettono a ferro e fuoco interi villaggi Nilbog per stanare l'inventore e a dettar legge è il maggiore Dan Braku, un ufficiale che non esita a ingaggiare mercenari spietati pur di far rispettare i propri voleri. I ribelli Nilbog non sono disposti però a perire senza combattere strenuamente. In questo contesto la mezzelfa avrà vita facile per realizzare le proprie ambiziose mire.



L'autore

AndreaZanottiè nato a Bolzano l'11 maggio del 1977. Dopo la maturità scientifica completa gli studi presso la Libera Università degli Studi di Trento, conseguendo la laurea in economia e commercio. Ha lavorato per quindici anni all'ufficio Studi, ricerche e tariffe, presso un'azienda operante nel mercato dell'energia elettrica. Dal gennaio 2018 si dedica alle proprie passioni, scrittura e trading di borsa, a tempo pieno.
Appassionato lettore, amante di wargames, giochi di società e di universi fantasy, ha fondato il sito Scrittorindipendenti al fine di promuovere e recensire gli autori indie meritevoli.

Tra il 2012 ed il 2015 pubblica le due Trilogie fantasy, Mondo Unoe Mondo Due, delle quali i primi volumi sono in download gratuito.

Nel 2016 pubblica La battaglia di Aquirama, romanzo auto conclusivo, prequel al Mondo Due.

Con GDS Edizioni ha pubblicato la novella fantasy Il nuovo dio e l'abisso.

Con Il Club degli Audiolettori ha pubblicato l'audiolibro fantasyForze ancestrali.

Glagon in fiammeè il seguito del racconto Progetto Elohimgià uscito nella collana Fantasy Tales.



domenica 27 maggio 2018

Recensione: Il diavolo dentro di Roberto Ottonelli [Rating 7]


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TITOLO: Il Diavolo Dentro


EDITORE: Delos Digital

PREZZO: ebook 2,99 Euro

PAGINE: 173

GENERE: horror

RATING: 7

SINOSSI: Un salto all’inferno, fin nelle sue viscere, al ritmo veloce e assordante del metallo pesante. Vi sentirete smarriti, ma non potrete fare a meno di arrivare fino all’uscita… sempre che esista. Una storia molto più vera di quanto possa sembrare. 
Manuela e Andrea si conoscono in un istituto per minori in un incontro che sembra superficiale e tipico di quell'età. La vicenda umana dei due ragazzini, che nel frattempo percorrono strade differenti, si intreccia con quella di tanti personaggi che conducono Manuela verso l’abisso morale e materiale, incapace di qualsiasi reazione, fino a convincersi di non poter meritare nulla di meglio. Entra a far parte di un gruppo dedito a rituali di ispirazione satanica, che sembra implicato in una serie di nefandezze orribili, da cui non riesce a liberarsi. Il male penetra in profondità nelle anime. Manuela è un essere disilluso e senza speranza, ma, proprio quando tutto sembra perduto, trova, inaspettata, una luce.


RECENSIONE: 
Oggi è il turno del romanzo di Roberto Ottonelli, Il Diavolo Dentro edito da Delos Digital nella collana Horror Story. Come ci si può immaginare dal titolo ci troviamo al cospetto di un romanzo horror, capace di far realmente paura in quanto ci metterà di fronte alla realtà dei fatti, o perlomeno una ricostruzione romanzata, della vicenda legata alle Bestie di Satana che tante pagine hanno riempito nei giornali degli anni a cavallo fra fine vecchio millennio e inizio nuovo.
Non so se capiti anche a voi, ma tra i vari romanzi e film dell’orrore quelli capaci di turbarmi sono quelli che mostrano gli abissi nei quali può precipitare l’uomo, e/o far precipitare i propri simili, senza l’intervento di entità esterne più o meno trascendentali e aliene. Ebbene nel romanzo di Ottonelli indagheremo questi aspetti più cupi della mente umana, quelli capaci di partorire Demoni incontrollabili. Verremo catapultati nelle difficili esistenze di alcuni fanciulli e li vedremo crescere, sballottati fra istituti e case famiglia spesso incapaci di fornire loro alcun sostegno nella inevitabile caduta verso l’abisso.
Si tratta di storie al limite, e come tali mi è capitato più di una volta di fermarmi e domandarmi se potesse essere plausibile ciò che stavo leggendo, se realmente una vita possa essere così alla deriva, segnata sin dalla giovane infanzia e in caduta libera senza che mai una via di fuga si possa presentare. Sensazioni che con il procedere della narrazione hanno però lasciato il posto alla curiosità per l’avvincente racconto.
Ho avuto qualche difficoltà a inquadrare le diverse linee narrative, diciamo che mi sono sentito un po’ sballottato da un personaggio all’altro senza aver avuto la possibilità di famigliarizzare appieno con lo stesso, un po’ come i protagonisti quando erano costretti a trasferirsi da una famiglia a una nuova. Ad ogni modo, superata questa iniziale, e forse personale difficoltà, il romanzo procede spedito nelle sue 170 pagine dense di eventi e azioni efferate.
Una corsa sfrenata fra alcool, droghe e musica metal in una parabola di delirio crescente che non può che concludersi con uno schianto finale. Almeno questo è quello che ci si può razionalmente attendere, ma siccome non sono qui per fare spoiler alcuno, non nego, né confermo.
Diciamo che mi sarei atteso qualcosa in più su eventuali rituali, o qualche riferimento a testi “eretici”, insomma sul lato esoterico del tutto, ma l’autore ha preferito concentrarsi maggiormente sullo spaccato nudo e crudo di una realtà che usava il riferimento al maligno come maschera dietro la quale non c’era altro che orge sfrenate a base di sesso, soprusi e droghe per indurre allucinazioni.
Un romanzo che inquieta, che getta luce su realtà avvolte dall’ombra, di nicchia e dove la disperazione rimane confinata in una sorta di ghetto silenzio, perché scomoda e orribile. Un romanzo duro, perfettamente in sintonia con la prosa asciutta dell’Ottonelli che non si perde mai in commenti fuori luogo, che non lascia mai trapelare un minimo di empatia e speranza verso i protagonisti del dramma da lui imbastito, costruendo un solido scenario da apocalisse moderna.
Voto 7 e un consiglio di lettura non solo per gli amanti del genere, ma anche per chi volesse fare una capatina negli inferni quotidiani che ci circondano.


venerdì 25 maggio 2018

News: Segnalazione romanzi Adiaphora Edizioni


Oggi vi segnaliamo un paio di romanzi editi dalla casa editrice Adiaphora, fondata nel 2015 a Verona come marchio commerciale dell'Associazione Culturale Adiaphora. 
Dichiarano di aver fatto della qualità una delle loro prerogative, abbinando al valore dei contenuti e alla ricercatezza formale, la grande cura posta nella realizzazione dei volumi: editing meticoloso, grafica di copertina, scelta della carta e dei caratteri di stampa.
Dopo aver letto un paio dei loro testi (oramai dovreste saperlo, non mi fido di nessuno), posso confermare la bontà della loro affermazione. Nelle prossime settimane pubblicheremo le recensione. Intanto però spazio alla segnalazione dei due romanzi Cuori di Stelle e Braccati:

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Titolo: Cuori di Stelle (Fireborn)


Genere: Fantascienza

Pagine: 126 

Prezzo: cartaceo Euro 12,00 / Ebook 1,99

Sinossi: Naufragio.
È ciò che a Elias viene in mente appena barcolla fuori dall’astronave. Tutto perde senso, quando vede dei fori di cannonate laser lungo lo scafo della ESS Pegasus, capitanata dal padre Perseus Starr.
Perché attaccare un’astronave in missione di esplorazione verso le antiche rovine di una luna dimenticata ai confini della galassia?
Elias non ha il tempo di indagare, perché il padre lo costringe a una fuga precipitosa nella fitta giungla che ricopre la luna, braccati da sonde cacciatrici e soldati nemici. Un oscuro esercito li insegue.
Lo stesso esercito che assalta i caccia giunti in soccorso della Pegasus, uno dei quali pilotato dalla ranger Jade Blaze, una ragazza straordinaria senza passato e senza paura.
Le loro strade portano in un’unica direzione: le antiche rovine di Moonserray.
Una volta qui, Perseus, Elias e la coraggiosa Jade, saranno condotti al cospetto dell’ultimo Guerriero della Galassia, il solo in grado di contrastare un potente nemico: Malagon Walar il Feroce, il terribile Imperatore ossessionato dalla ricerca dei Cuori di Stelle per ottenere… l’immortalità.


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Titolo: Braccati


Genere: Fantascienza

Pagine: 198 

Prezzo: cartaceo Euro 14,00 / Ebook 1,99

Sinossi: La Caccia alla Volpe è di nuovo aperta.
Dopo tre anni di apparente quiete e inosservato contrabbando, Ireen Devar fugge a bordo della Ruvak assieme al copilota Korrar Tammon, nel disperato tentativo di proteggere ciò che in mani nemiche potrebbe far risorgere la tirannia nella Galassia.
La Sirena di Jannar.
Il cristallo alieno da sempre al centro di miti e complotti.
Il passato, però, non dà loro tregua. Un tormentato passato di schiavitù e soprusi, di perdite e addii. Un passato da cui risorge la figura della Cacciatrice di Schiavi Calhar Redna, sadica e inarrestabile, e l'incubo dell'esplosione che ha dilaniato corpo e anima dell'astronave Ruvak.
Un passato di tradimenti, come quello architettato da Nardim, un tempo amico e ora spietato omicida votato al folle Culto di Gaanar.
La ragione di ogni cosa sembra risiedere nel DNA di una creatura ambigua, aliena e incredibilmente potente: un'adolescente di nome Nouv'al.
La Caccia alla Volpe è aperta e Ireen Devar dovrà tornare a combattere.


domenica 20 maggio 2018

Recensione: Squatter! di Gianfranco Sorge [Rating 7]


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TITOLO: Squatter!


PREZZO: cartaceo 11,04; Euro, ebook 6,99 Euro

PAGINE: 183

GENERE: narrativa

RATING: 7

SINOSSI: In una Parigi ovattata, sorda e cieca al mondo degli altri, vive Luna. Abbandonata Palermo e le regole ferree della sua famiglia, ormai è una squatter e insieme ai compagni occupa un palazzo fatiscente. Divorata da continue paure e tormentata dal cibo, convinta di appartenere in realtà a una razza aliena, Luna vive le più assurde e tragiche avventure, fra sesso e abbuffate compulsivi. S’innamora di Dito, clochard greco senza le dita di una mano, che conserva in provette di vetro piene di formalina, e se lo contende con Occhio, barbona con una particolare collezione. Il vuoto interiore e la sua sete d’amore trovano un’ancora di salvezza nell’adozione a distanza di Momo. Degli eventi imprevisti rimetteranno però in discussione lo scopo della sua esistenza.

RECENSIONE: Squatter! di Gianfranco Sorge è un romanzo particolare. Esula da quelli che sono i miei personali gusti, andando ad esplorare ambienti, fisici e mentali, capaci di urtare la mia sensibilità di eterno sognatore, ma tantè, non sempre si può limitarsi a leggere romanzi fantastici e affini, si deve anche cercare di entrare in contatto con realtà meno spensierate e drammaticamente reali. 
Inizio col dire che Sorge scrive molto bene e non è certo autore alle prime armi. Le sue doti si esplicitano in una prosa ricca e piacevole, in cui non manca mai quel guizzo d’originalità capace di allietare il lettore, senza per questo appesantire la lettura. Il volumetto, che si presenta agile nelle sue poco meno di 200 pagine, è in realtà denso di avvenimenti e situazioni al limite del surreale. 
Avremo modo di esplorare a fondo la mente e l’anima della protagonista Luna, i suoi turbamenti, le sue paure, le sue fragilità, ma anche la sua capacità di reagire, di convivere e accettare concatenazioni d’eventi che avrebbero abbattuto ben più blasonati eroi. La nostra squatter parigina è dura a morire, nonostante le strane idee che compiono scorribande nella sua mente. 
I personaggi creati dall’autore, e nello specifico Luna appunto, ma anche Dito e Occhio, sono tutti ben caratterizzati e originali, bizzarri quanto basta per farci ritenere plausibili le loro azioni e scelte. Insomma, avremo modo di entrare in contatto con punti di vista ben differenti da quelli che sono i canoni della normalità, pur consci del fatto che il concetto di normalità possa andare stretto in molte occasioni, finendo spesso nell’uniformarsi ad un conformismo ipocrita e controproducente. Certo in Squatter! la realtà di questi barboni, senzacasa e senza fissa dimora, anche se loro non si ritengono tali, ma una sorta di élite di intellettuali, ci viene presentata in tutta la sua crudezza, senza voler far passare questi personaggi in alcun modo come illuminati o fieri paladini dell’anticonformismo, denunciandone anzi gli abusi e le forme di esercizio del potere che anche all’interno delle loro semplici gerarchie si vanno formando.  
Squatter! è principalmente un romanzo introspettivo, un’analisi dei meccanismi cognitivi operanti nei bizzarri protagonisti e degli eventi capaci di mandarli fuori giri. Ci sono anche scene in cui la tensione sale, e non solo quella derivante dai conflitti interiori della protagonista, ma anche per eventi esterni che coinvolgono l’intero squatt, o singoli membri dello stesso. Finestre interessanti su un mondo che i più tentando di escludere e bandire dal proprio campo visivo.
Ultime considerazioni per il prodotto libro confezionato dall’editore goWare di Firenze. Il prezzo di copertina di 12,99 Euro per un tascabile magrolino mi pare un po’ sopra la media, ma l’editing del testo è ben curato e come detto la densità degli eventi presenti nelle duecento paginette è ben superiore a quella che ci si potrebbe aspettare, per cui ben venga.
Insomma, un romanzo che non può piacere a tutti, ma che sicuramente ha diversi pregi e una prosa assolutamente godibile. Io, dopo tanto penare, ho apprezzato molto il finale. Voto 7 pieno, più che meritato.



mercoledì 16 maggio 2018

Disfida nr. 64: "I cristalli di Mithra" e "L'oscura armata di Asafe" di Micol Giusti


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Titolo: I cristalli di Mithra

Autore: Micol Giusti

Numero di pagine: 310 

Genere: Fantasy

Prezzo: Euro 0,99

Sinossi del libro:
Astrid, giovane appassionata di libri fantasy, vive da sola in un piccolo paese di periferia.
Trascorre il tempo libero a sognare un mondo diverso, avventuroso e ricco d'azione, una realtà molto simile a quella dei testi che legge.
Il suo unico amico è il vecchio custode della biblioteca, che le dà consigli e si prende cura di lei.
Un giorno, iniziato come molti altri, la sua vita cambia drasticamente a causa di un incantesimo contenuto in un antico grimorio.
Astrid verrà catapultata in un mondo che non ha niente a che fare con quello a cui è abituata, e dovrà affrontare traversie inimmaginabili per riuscire a sopravvivere e a tornare a casa.


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Titolo: L'oscura armata di Asafe

Autore: Micol Giusti

Numero di pagine: 422

Genere: Fantasy

Prezzo: Euro 1,99


Sinossi del libro: Astrid è tornata a Mithra, che ora è la sua casa, e vive tra gli Eterei, circondata dalla natura.
Un incontro inaspettato con Deino, re degli elfi oscuri, la costringerà a rendersi conto che il luogo incantevole che ha cambiato la sua vita, può trasformarsi in un inferno.
Ogni cosa cambierà mentre il susseguirsi di violenze, inganni e tradimenti creerà una situazione tale
da portare ad una sola cosa: la guerra.
Lo scontro si avvicina inarrestabile.
Riusciranno gli Eterei a sopravvivergli?


Biografia artistica:
Micol Giusti nasce il 20/08/1992 a Carrara.
Frequenta il Liceo Classico Pellegrino Rossi di Massa e si laurea in Lingue e Letterature straniere all'Università di Pisa.
La passione per la scrittura la accompagna lungo il suo percorso di studi.
Durante il liceo prende parte alla stesura del giornale scolastico e, nel tempo libero, collabora con gli organizzatori del premio letterario San Pio X, di cui diventa giudice.
Al termine del percorso universitario, inizia la scrittura del suo primo romanzo, “I cristalli di Mithra”, di genere fantasy.
Il libro verrà autopubblicato nel Gennaio del 2016, e presentato qualche mese più tardi nelle città di Massa, Pisa e Carrara.
Spinta dal discreto successo del primo volume, che vende più di 600 copie in meno di un anno, nel Dicembre 2016, Micol pubblica “L'oscura armata di Asafe”, sequel ambientato nel magico mondo di Physis.
Anche il secondo capitolo della saga viene autopubblicato utilizzando il sito internet StreetLib, che permette all'autore di occuparsi di tutte le fasi della pubblicazione (Editing, creazione dell'immagine di copertina, scrittura della sinossi, impaginazione) e di mettere in vendita il libro in formato digitale sui più famosi store internazionali.
Micol si dedica anche alla gestione del blog “Fantasie su carta” in cui pubblica interviste agli autori, segnalazioni e recensioni di libri fantasy e di fantascienza.


Note/commenti/finalità dell'Autore:
“I cristalli di Mithra” e “L'oscura armata di Asafe” sono ambientati in un mondo che ho creato esclusivamente per i miei personaggi: Physis.
È una realtà in cui convivono creature del fantasy tradizionale come elfi, draghi, centauri ma anche esseri creati da me, come il kewir, cavallo a sei zampe figlio dell'oscurità, con il potere di rilasciare scariche elettriche contro i nemici.
Physis è, sostanzialmente, il regno della Terra, che nel primo volume si contrapporrà agli altri regni elementali, in cui Astrid si avventurerà insieme agli elfi Eterei per recuperare i cristalli.
In quei mondi potrete incontrare razze tipiche del genere come fate del fuoco, Silfidi e fenici a fianco di creature che ho ripreso dalla mitologia classica, come Nereidi e Anfesibene.
Nel secondo volume invece il focus sarà sulla battaglia tra popoli elfici, e lo scontro sanguinoso mostrerà la chiara opposizione tra la brutalità degli Elfi oscuri Deorc e Kraugh e l'armonia tra gli Eterei e gli Elfi delle stelle, contrari alla guerra ma costretti a combatterla per proteggere chi amano.
In entrambi i volumi l'importanza verrà data al rapporto degli elfi con la natura, che viene protetta e rispettata ma mai dominata e sfruttata, e il tema del viaggio, concreto ed interiore, perdurerà attraverso la storia, rappresentando per la protagonista Astrid un occasione di crescita e cambiamento, anche grazie alle numerose prove che dovrà affrontare.
Quasi la totalità dei nomi dei personaggi e dei luoghi sono stati creati sfruttando i miei studi classici e utilizzando parole greche o latine che potessero trasmettere un significato preciso (Ad esempio Deino - δεινός = spaventoso; Nasteri - Ἀστέριος = stellato..).


BIG da sfidare:

romanzo fantasy

Kristin Cashore – Graceling      

Scelgo di “sfidare” questa autrice non perché le nostre storie siano simili ma solo perché il suo libro mi ha entusiasmato ed intrigato e probabilmente ha contribuito alla mia decisione di scrivere una saga tutta mia.


domenica 13 maggio 2018

Recensione: Saga della Corona delle Rose - L'Obelisco dei Divoratori - Vol. 2 di Gianluca Villano [Rating 8]


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TITOLO: L'Obelisco dei Divoratori

SAGA: Saga della Corona delle Rose


PREZZO: cartaceo 16,37 Euro, ebook 1,99 Euro

PAGINE: 326

GENERE: Fantasy

RATING: 8

SINOSSI: 
Dopo la rivelazione del vero Profeta e la distruzione di Muelnor, il mondo di illusioni e menzogne creato dall'Haor crolla progressivamente.La guerra all'Haorian non può più essere rimandata.Logren, così come il capitano Pellin e i seguaci della Nuova Dottrina si preparano allo scontro finale. Dentro se stessi dovranno trovare la fede per sperare nel sostegno di Horomos e il coraggio per affrontare l'Iniquo.


RECENSIONE: 
Proseguono le avventure di Logren e dei compagni, dopo il finale rocambolesco del primo volume della saga.
L'autore introduce fin da subito una novità: da una trama lineare, qui ci viene proposta una narrazione che si dipana su due fronti: da una parte abbiamo Logren, impegnato in un viaggio concreto e simbolico alla scoperta del suo nuovo ruolo e della sua missione; dall'altra troviamo il capitano Pellin, che da personaggio di contorno viene qui “promosso” e approfondito. La prima cosa che stupisce è come, a tratti, sia proprio quest'ultima figura a risultare predominante, sia per lo spazio effettivo dedicatole nel conto delle pagine, sia per un processo di maturazione e mutamento al quale assistiamo e che rende Pellin, a mio avviso, il personaggio più interessante e complesso della saga (almeno finora). Da un filo narrativo interamente incentrato su Logren, indiscusso protagonista della storia e del primo libro, si passa quindi a un'alternanza di POV che favorisce il capitano e quei personaggi che si muovono accanto a lui, come Angrell, Haury e Miitha. Leggendo, ho avuto come l'impressione che Logren fosse stato messo da parte, anche se, ovviamente, so che l'intento dell'autore non era questo. Tuttavia, non posso negare che la sua linea narrativa, per quanto affascinante e fondamentale, mi abbia catturata meno rispetto a quella che si sviluppa in parallelo, più dinamica e varia.
Una delle critiche che avevo mosso al primo libro riguardava l'eccessiva lentezza e la scarsità di eventi e sono lieta di affermare che questo problema non si è ripresentato. Ho comunque notato un leggero divario tra le due metà del romanzo: la prima è caratterizzata da un ritmo altalenante e risente ancora della tendenza del primo libro a riversare sul lettore una quantità fin troppo generosa di informazioni e situazioni prive di contesto (come nel caso di una grande battaglia che arriva in modo quasi inaspettato, cogliendo il lettore di sorpresa e disorientandolo un poco). Dalla metà in poi, tuttavia, la narrazione risulta più fluida e incalzante ed è un vero piacere seguire Pellin, Logren e i compagni, impegnati nelle rispettive missioni. 
Apriamo ora una parentesi sull'universo fantastico di Arbor, che questo secondo romanzo arricchisce di nuovi dettagli, di Storia, tradizioni, ma soprattutto ambientazioni. Se lo scenario principale de “Il Divoratore d'ombra” era la città di Muelnor, qui l'azione si sposta rapidamente da un ambiente all'altro, in un percorso tipico del genere fantasy. Il lettore avrà così modo di esplorare i tortuosi passaggi sotterranei delle Caverne d'Ambra, custodi di antichi segreti sepolti; il Cono rovesciato, rifugio dei seguaci della Nuova Dottrina, e infine Drelda, la città d'Acqua, magistralmente concepita e descritta dall'autore.
Per quanto riguarda i personaggi, in parte già citati, assistiamo al ritorno di figure già note (e non mancano i colpi di scena!) alle quali si aggiungono molte new entries interessanti. Personalmente, avrei preferito che un personaggio promettente come Nahily fosse più presente o che, se non altro, giocasse un ruolo più incisivo nelle vicende narrate; ma devo anche ammettere che la sua “assenza” viene colmata da un'altra figura femminile affascinante e ben riuscita: l'Animista Haury; dopo Pellin, il mio personaggio preferito.
Lo stile dell'autore si conferma la carta vincente del romanzo, con i suoi toni lirici, le descrizioni corpose e un'aura al confine tra misticismo e magia che permea ogni pagina. 
In conclusione, “L'obelisco dei Divoratori” rappresenta un passo in avanti rispetto al primo volume della saga, merito non soltanto di un ritmo più sostenuto e di nuovi personaggi convincenti, ma soprattutto del modo in cui una trama appena accennata si sia qui sviluppata e rivelata, rimandando ai canoni di un epic fantasy classico. Per dovere di cronaca, segnalo la presenza di alcuni refusi che, pur distraendo, non pregiudicano la fruizione del testo. 


La Saga della Corona delle Rose, di Gianluca Villano, è consigliata agli amanti del fantasy tradizionale. 
Chiunque fosse interessato ad entrare nel mondo di Arbor, può anche scaricare un racconto gratuito, “L'ancella di Crios”, dai principali stores. 





giovedì 10 maggio 2018

Disfida nr. 63: Vita di paese di Maria Caterina Basile


romanzo di formazione




Titolo: “Vita di paese”


Editore: Nulla Die

Formato: cartaceo

Genere: romanzo di formazione

Prezzo: 10,00 euro


Sinossi: 

Vita di paeseracconta la storia di Damiano Pellegrino, trentacinquenne che, dopo diciassette anni passati a lavorare come barista in Svizzera, ritorna nella sua terra, il Salento.
Si tratta di una decisione improvvisa, motivata da una crisi profonda alla quale egli vuol mettere fine una volta per tutte. Stanco di vivere nell’incessante rimorso di non essere stato al fianco del padre la mattina che quest’ultimo era stato colto da un infarto, Damiano si mette al volante e torna al suo paese, Miraggio.
La prima persona che incontra è il suo professore di italiano alle medie, don Carlo Brigante, il quale lo aveva sempre spronato a continuare gli studi ed a coltivare il suo talento di scrittore. Damiano è sorpreso nel constatare che l’uomo non solo non ha smesso di credere in lui, ma addirittura si aspetta ancora che scriva il libro della sua vita.
Una forza misteriosa pare voler portare il protagonista a liberarsi dal rimorso che lo ha condannato alla fuga dalla terra natia e da se stesso. Pur tentando di continuare a vivere in completo isolamento, dormendo di giorno e vagando nella notte in preda a sconnessi soliloqui, pian piano egli comincia a guardarsi con occhi nuovi: quelli pieni di pietà e misericordia di chi lo circonda. Nei pochi mesi passati al paese è travolto da un vortice continuo di riflessioni interiori sull’esistenza: il cambiamento, tutto interiore, è inevitabile.


Note/commenti/finalità dell'Autore

“Vita di paese”, il mio primo romanzo, racchiude in sé tutta la mia vita e le mie esperienze letterarie. A giudicare dalle dimensioni (lo si crederebbe quasi un racconto), non si direbbe; eppure, ho espressamente voluto che fosse piccolo e intenso come i nostri paesi, che a percorrerli ci metti un attimo e a narrarli non ti basta una vita.
Il libro narra la storia di un’esperienza intimamente vissuta, di un ritorno al Sud e risente della presenza di due anni passati al Nord per ragioni di lavoro con la mia famiglia. Restandovi, avrei potuto scegliere un futuro migliore dal punto di vista lavorativo, ma ho preferito tornare. E, come scrive Vito Teti, professore di Antropologia Culturale presso il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università della Calabria e autore di “Pietre di pane”, testo di grande ispirazione per “Vita di paese”, restare non è stato “un atto di pigrizia”, ma “un atto di incoscienza e, forse, di prodezza, una fatica e un dolore”.
Non mi dilungherò sulla mia storia personale, ma mi basti dire che mi è servita a rivalutare tutto quello che mi ero lasciata alle spalle e a cui, forse, non avevo mai dato abbastanza valore. Mi sono guardata attorno e mi sono chiesta, per dirla con Ignazio Silone: “Che fare?”, “Da dove ricominciare?”. Una voce vibrava dentro di me: “Dalla bellezza che mi resta”. Così ho iniziato a scrivere “Vita di paese”, tenendo a mente, come scrive Teti, che “dobbiamo sempre curare l’olio della lampadella vita e della speranza”.
Ho voluto contribuire, nel mio piccolo, all’odierno processo di “legittimazione” del Sud, di riconoscimento della dignità della sua identità e della sua storia. È vero che quest’ultima è, sotto molti aspetti, dolorosa, ma non è fatta solo di criminalità e disoccupazione: esistono anche valori e modi di vivere, di sentire che raramente trovano spazio nel nostro sistema d’informazione.
Questo libro mira dunque a diffondere l’idea di un altro Meridione, contrastando quella diffusa dai mass media. I protagonisti sono uomini e donne segnati dalla caducità della propria esistenza, “vinti” sul piano economico ma vincitori su quello del coraggio e della forza morale. Si tratta di personaggi che credono ancora nei valori della solidarietà, della partecipazione al dolore altrui, del soccorso da prestare a chi più ne ha bisogno, sia esso spirituale o materiale.
Per quanto concerne l’aspetto letterario, non saprei da dove iniziare, ma posso dire che dietro ogni parola c’è un poeta, uno degli scrittori che ho amato nella mia vita, da Pirandello ad Allen Ginsberg, da Mark Twain a Giovanni Verga, da Fabrizio De Andrè a Grazia Deledda. Loro mi hanno dato tanto, tantissimo, hanno rappresentato una fonte inesauribile di speranze e sogni e ho voluto rendergli omaggio attraverso la mia umile opera.
In particolar modo, il riferimento più evidente è Pirandello. Oltre alle “Novelle per un anno” e a “Uno, nessuno e centomila”, devo molto a “Il fu Mattia Pascal”: in quest’uomo separato dalla vita, dal paese, dalla famiglia, da se stesso, in quest’uomo che non vive che di distacchi, è stato facile identificarmi, così come credo lo sia per tutti i meridionali (giovani e non) che fanno su e giù per l’Italia e per il mondo.
Pirandello ha saputo descrivere magistralmente la crisi dell’idea di identità e di persona in atto nella realtà contemporanea: lo ha fatto così bene che ancora oggi ci risulta semplice immedesimarci con i suoi personaggi. Ci sentiamo schiacciati da una società di massa che ci ha ridotti a suoi meri ingranaggi: da qui la nostra debolezza, il nostro senso di smarrimento nel constatare che non siamo nessuno, non consistiamo più in un’identità. È esattamente quello che prova il protagonista del mio libro, Damiano Pellegrino, il quale, non tollerando più la sua condizione di “forestiere della vita”, sceglie di tornare a immergersi nel flusso vitale, comprendendo che l’unico modo di fronteggiare la sua impotenza di comune mortale è trovare il coraggio di “accontentarsi” della bellezza che lo circonda. Infatti, se della società e degli uomini s’impara ad accettare vizi e virtù, allora diventa più facile guardarsi con occhi compassionevoli, capire di essere parte di un’umanità imperfetta ma capace pure di misericordia infinita, di una misericordia in grado di vanificare perfino i più gravi rimorsi.


Big da sfidare


il fu mattia pascal


“Il fu Mattia Pascal”, di Luigi Pirandello