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martedì 31 gennaio 2017

Recensione: Viaggio astrale di Gianpiero Vassallo


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Descrizione:

Sono noti a tutti i casi di quelle persone che, sotto anestesia per interventi chirurgici, si sono trovate a un certo punto a librarsi per la sala operatoria, e ad assistere a tutto l'intervento che essi stessi stavano fisicamente subendo. Oppure, il ritorno dal coma di individui che avevano vagato con una parte di sé attraverso dimensioni sconosciute. In entrambi gli esempi, si tratta di casi di viaggio astrale, o sdoppiamento. Si tratta di una possibilità dell'uomo riproducibile e controllabile attraverso l'esercizio. Le possibilità latenti in ognuno di noi sono una delle chiavi che la natura ci dà per superare i nostri limiti: spunti per la ricerca e la crescita intima; così è anche per il viaggio astrale, il volo fuori dal corpo, una delle esperienze più affascinanti che possiamo vivere.


Recensione:

Nuova puntata dedicata ai testi di “spiritualità alternativa”, oggi dedicata ad un argomento affascinante, che forse non tutti conoscono: i viaggi astrali.
Di che si tratta? 
Semplice, esperienze extracorporee, alla portata di tutti a giudicare da quello che apprendiamo da questo sfizioso libretto. Ciò che mi affascina è il ricorrere di questa tipologia di esperienze in pressoché tutte le culture antiche, sbocciate a qualsiasi latitudine del nostro bistrattato pianeta. Un fondo di verità deve pur esserci, no?
Il libro è scritto in modo semplice e propone tutta una serie di possibili pratiche volte a raggiungere l’unico scopo di permetterci di lasciare il nostro baccello di carne per esplorare la realtà sottile che ci circonda. Le tecniche sono semplici, alla base di tutto però risiede il forte desiderio e la determinazione del singolo. Senza questi ingredienti base non esiste via che possa aiutarci, sia essa la meditazione, i percorsi mentali, la giuda su nastro ecc…  
Non ho avuto modo di sperimentare in prima persona, visto che questo tipo di letture mi interessa principalmente a fini formativi, per scrivere romanzi con maggiore cognizione di causa, però non posso nascondere di provare un fascino “ancestrale” per queste tematiche. Leggendo questi saggi non posso che stupirmi dall’abilità degli autori che immancabilmente (tranne rare eccezioni) riescono a far trasparire tutta la passione che li anima su tematiche che rivestono per loro evidentemente un’importanza assoluta. 
Mano a mano che mi addentro nella materia rimango affascinato cogliendo le connessioni che si scoprono in teorie e ritualità tanto distanti fra loro, ma che hanno basi e strutture molto simili. Sorprendentemente simili direi.
A fine libro ho scoperto che lo stesso fa parte della collana di opere prodotte dalla comunità di Damanhur, qui trovate il sito. Anche questa è una realtà che mi incuriosisce, intanto però atteniamoci alla lettura o meno di questo volumetto. A mio parere, pollice alto! 

mercoledì 25 gennaio 2017

Disfida nr. 32: Moralis (Le Cronache di Garia Vol. 1) di Manuel Spano'


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Titolo opera: Moralis

Autore:Manuel Spanò

Formato: eBook e cartaceo

Genere:fantasy

Prezzo:1.99€ eBook Amazon, 12.48€ cartaceo Amazon, 


Sinossi:Nel mondo di Garia un antico Male si è destato, e vuole portare la sua vendetta verso i popoli innocenti. 

Un pugno di eletti dovrà far fronte alla grave minaccia e salvare il futuro di Garia.
Riuscirà Gayron a divenire un cavaliere wandaghi e porsi a difesa del mondo grazie al potere degli Spiriti Ancestrali?
Riuscirà Kraal Thur a combattere la maledizione che lo affligge e salvare il proprio popolo?
Riuscirà Erdenin a sconfiggere la creatura delle Tenebre che sta cacciando?
Riuscirà la piccola e misteriosa Alba a ritrovare i propri genitori?
Uno di loro nasconde un terribile segreto.
I loro destini e i destini di molti altri sono intrecciati in modi impensabili, e solo alla fine della strenua lotta contro il Caos, solo alla fine della ricerca di Moralis, l'Ordine potrà forse essere ripristinato in un mondo devastato dalla guerra.



Note/commenti/finalità dell'Autore: a titolo informativo, Moralis è il primo capitolo di una saga composta (nella mia testa) da cinque volumi, alla quale ho dato il nome Le cronache di Garia.

Mi piace la letteratura fantasy di una volta, adoro la figura del classico Signore del Male e il paladino senza macchia, la donzella indifesa e la regina degli elfi sola ed affranta che rimembra i bei tempi che furono. Sono un inguaribile romantico.
Per questo motivo ho voluto ricreare un'ambientazione classica con i personaggi, a prima vista, più banali e stereotipati di cui si sia mai letto. A prima vista, sia chiaro, perché mentre alcuni di essi proseguono il proprio percorso di crescita nella maniera canonica, altri si evolvono in modi impensabili, rendendo a mio avviso, o almeno è quello che spero avverta anche il pubblico, la scena più originale e moderna, dai risvolti inaspettati e un finale non scontato, ma sorprendente nelle ultime rivelazioni che emergono nella parte conclusiva della storia.

Oppure il pubblico potrebbe non vedere niente di tutto ciò, carpendo conclusioni personali completamente differenti, e il mio intento finirebbe in una bolla di promesse mai avverate, paradossi stereotipati che si annullano da sé, conosciuta anche come supercazzola!
Vediamo in quanti saranno arrivati a questo punto della lettura, ingiuriandomi per la supercazzola ;)


BIG da sfidare: trattandosi di un genere classico tra i classici, confrontarsi con colui che ritengo il Maestro per antonomasia, J.R.R. TOLKIEN, mi sembra comunque un po' troppo sfrontato da parte mia. 

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Preferirei sfidare un altro grande del settore, che con questo stile (forse) si avvicina di più, in quanto dall'odore più moderno rispetto al sopracitato: Terry Brooks con La Spada di Shannara

domenica 22 gennaio 2017

Recensione: La Cappella Nera (Saga del Pozzo Vol. 3) di Gianluca Turconi [Rating 7]


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Titolo: La Cappella Nera

Saga: Saga del Pozzo

Autore: Gianluca Turconi 


Genere: Sience Fantasy


Prezzo: Euro 0,99


Rating: 7/10

Sinossi: Il Tempo e la Morte sono confini che si possono violare.

Ne è cosciente Walbert Tredita, il guerriero sassone Pelle-di-lupo alla guida degli ultimi sopravvissuti dei Popoli del Nord - Franchi, Celti e Sassoni - che nel IX secolo d.C. hanno trovato rifugio in Irlanda, nel regno di Osraige. Essi fuggono dai Risorti, coloro che hanno eluso la vera morte grazie al potere smisurato del loro Signore, il Demone dai Cento Nomi, come viene chiamato l'uomo che li controlla, perché al momento del suo Ritorno nel Tempo si nascose dietro la falsa identità di Loki, il Dio ingannatore, e molti altri appellativi, ignaro egli stesso della propria origine.
Quei pochi superstiti in terra d'Irlanda sanno di essere condannati all'estinzione, non solo perché dal cielo ha ricominciato a cadere la Manna dei Risorti, la sostanza che rianima i defunti, ma anche a causa della Maledizione dei Nati, l'inspiegabile evento che non permette alle madri di partorire figli vivi. Ogni speranza pare ormai perduta, in vista dell'ultima battaglia campale contro le schiere del Signore dei Risorti.
Tuttavia, in altri luoghi e in altri tempi, uomini e donne coraggiosi lottano affinché il Signore dei Risorti non abbia la meglio.
A Konstantinoupolis, Harald Haraldsson, mercenario vichingo della Guardia imperiale bizantina sopravvissuto insieme al fratello alla calamità sovrannaturale che ha travolto l'Europa medievale, è impegnato nella caccia a Fenrir, il mutaforma figlio di Loki, in possesso di uno strumento per uccidere il padre: la Pietra che conserva una traccia del suo sangue, perduto prima che la sua natura si rivelasse. Per aiutarlo nell'impresa, gli è stato affidato un prigioniero con poteri eccezionali e un destino particolare. Si tratta dell'ultimo bambino nato vivo sulla Terra, un Sassone di cui i sacerdoti del suo popolo ebbero così tanta paura da forgiare una Catena munita di sigilli runici che lo soggiogassero.
Eppure, qualcosa di inaspettato si inserirà in quest'epica lotta. E se il Signore dei Risorti non fosse il nemico più pericoloso, ma qualcosa di ignoto avesse violato il Tempo, a partire dal XX secolo della Guerra Fredda tra USA e URSS, approfittando del Creato in disfacimento generato dall'esistenza del negromante e perseguendo propri fini?
Per opporsi a questa nuova minaccia, non rimarrebbe altro da fare che comprendere quanto è scritto sul Muro dei Ricordi alla Cappella Nera, la dimora scelta dal Signore dei Risorti a Konstantinoupolis. E' una frase breve, ma dal significato molto ambiguo, destinata a tutti coloro che ancora credono nella salvezza dell'Umanità, in qualunque tempo e luogo vivano: "Seguite il bambino, egli sa".

Recensione: Oggi recensisco il capitolo finale della “Saga del Pozzo” di Gianluca Turconi. Per chi non avesse letto le precedenti puntate, ecco i rimandi alla recensione de “Gli Dei del Pozzo”, e a quella de “Il Cavaliere del Tempio”.

Anzitutto una doverosa premessa: sono passati due anni dalla recensione al secondo episodio e questo è un fattore da tenere in considerazione, soprattutto alla luce della premessa che mi accingo a scrivere. L’inizio de “La Cappella Nera” mi ha lasciato spiazzato.
Complice la mia pessima memoria, e il succitato ampio lasso temporale, ho impiegato più del dovuto a riprendere in mano il filo del discorso e certamente mi sono perso delle parti salienti, impegnato come ero a tentare di ricordare. L’opera del Turconi è infatti una saga complessa, con diverse linee narrative che si dipanano in diverse finestre temporali. Sicuramente parte della colpa per questo spiazzamento iniziale è quindi mia, ciò non toglie che un bel riassuntino iniziale sarebbe stato molto utile, e forse non solo a me. Personalmente ritengo che quando il seguito di una saga tardi ad arrivare, o comunque superi l’anno (certo peccati veniali a confronto di campioni del calibro del buon vecchio G.R.R.Martin!), sia cosa buona agevolare il lettore. Ho trovato diversi casi di autori indie che hanno intrapreso questa scelta e personalmente l’ho sempre apprezzata. Certo la sinossi è d'aiuto e risulta una giusta intuizione dell'autore, che forse ha avuto in parte la mia stessa idea. 
Detto questo, passiamo alla recensione vera e propria.
L’autore, come in precedenza, mostra le sue doti con una prosa fluida e capace di evocare immagini chiare anche nei momenti più visionari del suo romanzo, che a mio avviso rimangono uno dei punti di maggior forza dell’opera del Turconi. Nei tomi precedenti avevo segnalato una complessità sia nelle scelte lessicali che nella costruzione delle frasi che avrebbe potuto dar noia a qualche amante del “semplice è bello”, invece mi pare l’autore abbia optato in questo caso per una prosa più snella che agevola il dipanarsi della trama, senza nulla togliere alle belle atmosfere create con grande maestria. Che si tratti di santuari dell’antichità, moderni drugstore o fetide paludi, l’autore si trova sempre a proprio agio regalandoci la sensazione di vivere in prima persona le avventure narrate.  
Non c’è che dire, il tourbillon degli eventi che hanno luogo in periodi diversi e negli scenari più disparati, mantiene il suo fascino inalterato rispetto ai capitoli precedenti e non mancheranno certo le sorprese. Scene cruente e crude si alternano ad approfondimenti psicologici dando origine ad un mix affascinante e ben congeniato. In questo capitolo infatti l’autore si concentra maggiormente sull’aspetto psicologico e sulla tempra morale dei diversi protagonisti, che si vengono a trovare innanzi ad eventi che trascendono l’umana forza e determinazione. Fede, forza di spirito, determinazione, amicizia, spirito di sacrificio e amore vengono scandagliati sino alle viscere, estrapolando i sentimenti e le emozioni dei protagonisti, che fortunatamente annoverano personaggi in chiaroscuro, capaci di farci trepidare senza mai schierarsi apertamente sino al gran finale. Un’incertezza che contribuisce grandemente alla buona riuscita della storia con quelle posizioni in chiaroscuro che, a mio avviso, fanno la differenza fra un romanzo ben congeniato e la massa di romanzi fotocopia con buoni e cattivi.
Insomma un’opera ben riuscita che si cala in una trilogia assolutamente imperdibile.
Ammetto che i primi due tomi dell’epopea, complici le battaglie che contenevano e le idee originali e brillanti poste a pilastro del mondo immaginato e descritto dal Turconi, mi avevano conquistato maggiormente, ma si sa, ogni trilogia non può mantenersi sempre al medesimo livello e in questo caso, il terzo capitolo mi ha dato qualcosa in meno rispetto al solito, anche perché alcuni retroscena erano stati svelati in precedenza. Considerando però che si partiva da livelli assolutamente d’eccellenza non posso certo ritenermi insoddisfatto, quindi mi sento di consigliarvi assolutamente anche questo volume.
Nulla da segnalare sulla cura del prodotto in sé, cover molto bella, testo curato e privo di refusi, impaginazione impeccabile, prezzo assolutamente incentivante, un regalo in pratica. Voto 7 per una autore che dà lustro a tutta la categoria degli indie e del quale, vedrete, vi troverete ad attendere con ansia il prossimo lavoro.

martedì 17 gennaio 2017

Recensione: Il canto degli spiriti. Ritrovare la propria voce sciamanica di Philippe Barraqué


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Recensione:
Oggi ci occupiamo di pratiche sciamaniche, insomma, un altro libricino collegato agli usi e costumi di chi sostiene una spiritualità che esuli dalle principali correnti religiose. 
Il canto degli spiriti è un gradevole libricino che indaga lo stretto rapporto che lega lo sciamano e il suono, nelle sue forme più disparate, dal timbro della voce al suono del tamburo, piuttosto che delle diverse tipologie di sonagli.
L’autore riporta una carrellata delle diverse pratiche in uso a seconda delle latitudini nelle quali gli uomini-medicina si trovano ad operare e gli indubbi legami ed assonanze che possiamo riscontrare, nonostante la grande distanza fisica che li separa, non può che lasciarci riflettere sulle basi che accomunano tutte le diverse tradizioni. Questo excursus viene affrontato in modo brillante, con un linguaggio evocativo (anche se sospetto che in lingua originale sia ben più riuscito).
Philippe Barraqué è abile ad alternare le descrizioni degli usi sfoggiati dai diversi popoli, a vere e proprie esplicitazioni pratiche di preghiere e invocazioni. Diciamo che per chi volesse cimentarsi, gli esercizi proposti non mi sono parsi per nulla chiari e soprattutto in questi spezzoni ritengo molte delle colpe possano ricadere su una traduzione forse troppo letterale, ma potrei sbagliare. Io di certo non sono riuscito a trovare gli elementi necessari e sufficienti per cimentarmici, troppo criptiche le spiegazioni, troppo complessi i rituali. Tuttavia ciò non esclude che chi fosse più preparato del sottoscritto possa riuscirci. Io ad ogni modo lo segnalo ai neofiti fra i quali ancora mi schiero senza vergogna.
A parte i dubbi sulla traduzione, che poteva essere gestita meglio, il libello si lascia leggere con piacere, trasportandoci in mondi le cui regole sono lontane dalla nostra realtà quotidiana, ma il cui fascino è indiscutibile e viene percepito in modo distinto lungo l’intero viaggio costituito dalla lettura del libello.
Per chi si avvicina per la prima volta a queste tematiche fornisce una base di partenza per poter affrontare eventuali approfondimenti a ragion veduta, scoprendo magari quella che può essere la propria predisposizione d’animo verso l’una piuttosto che  l’altra fra le diverse tipologie di sciamani. 
Su una cosa mi sento di poter mettere la mano sul fuoco: dallo scritto traspare la passione vera che anima l’autore del testo e tale passione riesce nonostante tutto a raggiungere il lettore finale, toccando corde profonde dello spirito e creando immagini forti ed evocative. Da consigliare sicuramente, tenendo ben presente però che la parte pratica, di esercizi concreti diciamo, non è a mio parere usufruibile.

domenica 8 gennaio 2017

Disfida nr. 31: Torce nel Diluvio di Thomas Mazzantini


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Titolo opera: Torce nel Diluvio


Formato:ebook (Kindle) e cartaceo

Genere:Fantascienza post apocalittica

Prezzo:ebook 2,99€, cartaceo 13€ + spedizione

Sinossi:
1913: Il Diluvio ha sommerso ogni cosa, tranne la Città Santa di Sirat. Gli esseri umani superstiti cercano di sopravvivere tra le sue rovine, infestate da creature ostili.
1892: Il giovane Ashvin si prepara a una giornata come le altre in un mondo dominato da due misteriosi gruppi, il Vuoto e la Monade, adorati come divinità. Ma quel giorno Ashvin e i suoi amici scopriranno qualcosa in un campo di cavoli, che cambierà per sempre la loro vita e quella dell’umanità intera.

Un viaggio avanti e indietro nel tempo tra speranza, brutalità e mistero, per scoprire il come e il perché dell’apocalisse. Per cercare di cambiare il destino del mondo.


Note/commenti/finalità dell'Autore: 
Questo è il mio esordio come scrittore indipendente, ma ho già pubblicato due romanzi fantasy con la Baldini & Castoldi in passato (Garmir: l'Eclissiomante e Garmir: I Soli Prigionieri). Il mondo del self publishing mi ha attirato perché mi permetterà di raccontare storie fuori dall'ordinario che potrebbero essere rifiutate da una casa editrice classica e perché mi dà un controllo totale su tutti gli elementi del romanzo, anche se ciò comporta uno sforzo molto maggiore. Con Torce nel Diluvio volevo raccontare un'apocalisse senza zombie, bombe atomiche o pandemie. Qualcosa che fosse eccitante invece che deprimente.


BIG da sfidare: 
Se fosse possibile sfidare una graphic novel, sceglierei l'Eternauta di Héctor Oesterheld,

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 altrimenti andrei contro:
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"I Giorni di Perky Pat" di Philip K. Dick.

Tanto per volermi male ahahah!








giovedì 5 gennaio 2017

Concorso "6 Romanzi in cerca d'autore" - aiutiamoci a qualificarci!


Approfittando dell'influenza che mi tiene inchiodato a letto con una febbre da cavallo, mi lancio in questo appello a chi segue il blog.
Il concorso "6 Romanzi in cerca d'autore" indetto da kobo, Mondadoristore  e passionescrittore.it è entrato nel vivo. In estrema sintesi il concorso è suddiviso in due sezioni, inediti e romanzi autopubblicati già presenti sul mercato.
Ovviamente si tratta in ambo i casi di una possibilità interessante, peccato, almeno per quello che è il mio pensiero, che la sezione dedicata ai romanzi già editi preveda una formula "bizzarra". 
Tra i millemila romanzi iscritti al concorso solo quelli che otterranno il maggior numero di valutazioni (le famose stelline dei diversi store), accederanno alla fase finale, quella dove realmente il romanzo completo verrà preso in mano dalla giuria e valutato per proclamare il fortunato vincitore. Sì, perchè quello che dovrebbero valutare i lettori è solo un estratto di una decina di pagine. Ovviamente a questo punto gli iscritti si staranno sguinzagliando fra parenti, amici e qualcuno pure in prima persona, a chiedere di piazzare il massimo delle stelle al proprio romanzo. 
D'altronde se le regole sono queste, io non mi tirerò certo indietro!

Vi lascio quindi il link all'estratto gratuito del mio romanzo, Il Mesmerista, chiedendovi di leggerlo e di dargli il voto che riterrete più corretto:

Link per votare



E visto che spero il blog possa essere d'aiuto non solo a me, ma anche a tutti quegli autori indie che ci seguono, invito altri eventuali partecipanti a segnalarci il link dei loro candidati qui di seguito! 

domenica 1 gennaio 2017

Recensione: Hermanos di Alessandro Bogani e Edoardo Pozzoli [Rating 6]


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Compralo da la Bancarella di scrittorindipendenti


Titolo: 
    Hermanos



Genere: Western

Prezzo: Euro 1,99

Rating: 6

Sinossi: America, fine dell’ottocento. Un pistolero eccellente poco riflessivo e molto esuberante, uno stratega infallibile e di poche parole, un ex-soldato americano pavido e pigro ed un medico senza le giuste qualifiche alla ricerca della propria strada, si ritrovano in fuga dall’Arizona verso il Messico.

Ricercati con l’accusa di furto di un carico d’oro sia dall’esercito Americano che da quello Messicano e con la certezza della fucilazione in caso di cattura, si vedono costretti a mettersi sulle tracce dei veri responsabili che li hanno volontariamente cacciati in quella spiacevole situazione.
Una volta scoperta la reale destinazione dei lingotti e dei veri ladri, il gruppo apparentemente improvvisato avrà ancora il coraggio di cercare vendetta per la falsa accusa e di provare ad impossessarsi dell’oro?

Recensione: 
Come oramai i lettori fissi del blog sapranno, nutro una passione smodata per i western e ogniqualvolta mi capita un romanzo di questo genere non posso far altro che sbranarlo al volo, alla faccia dell’immane coda di lettura che ho sul groppone. Chiedo venia quindi ai vari autori che mi hanno mandato fiduciosi il loro testo per una recensione, ma “Hermanos” salta la fila.
Il romanzo di Alessandro Bogani e Edoardo Pozzoli è un testo breve in realtà, di 150 pagine circa. Il fatto che l’abbia letto in un paio di giorni indica chiaramente che il testo si lasci leggere senza problemi, ciò non toglie che alla fine dei giochi avrei sperato in qualcosa di meglio. Intendiamoci, come detto la storia scorre fluida e senza intoppi, anche se alcune scene mi sono parse non sempre credibilissime e un po’ tirate per i capelli. Non scendo nei particolari per non rovinarvi la scoperta della trama, diciamo solo, ad esempio, che mi riesce difficile credere che un covo di rivoluzionari non abbia delle sentinelle capaci di avvistare un intero battaglione di soldati, prima che questi facciano irruzione all’interno del loro campo, posto peraltro su un promontorio roccioso. Detto questo, forse sono io che vado troppo per il sottile.
Più in generale posso dire che i due giovani autori hanno le carte in regola, hanno il coraggio per presentare un romanzo western, genere che certo non trova il favore delle masse dei lettori, ma forse peccano ancora di inesperienza. La definizione sintetica che mi verrebbe da utilizzare per Hermanos è di un testo ancora acerbo.
Si nota la voglia di caratterizzare ogni personaggio in modo particolare, ma l’obbiettivo a mio avviso è riuscito solo parzialmente, forse anche per la durata contenuta dell’opera che non permette di svolgere appieno gli intenti programmati. La trama è ben studiata e presenta quegli intrecci di vicende tipici del genere con tradimenti, ripicche, vendette e faide che donano al tutto imprevedibilità e buone dosi di piombo e sangue. La prosa è essenziale e pulita, pochi i refusi da segnalare. Gli autori non si perdono mai in lunghe descrizioni, e forse questo in alcuni tratti è un peccato, perché a mio avviso il genere richiede delle “pause di riflessione” e i paesaggi maestosi dove sono ambientate le vicende contribuirebbero a rendere più profonda l’esperienza di lettura. Anche perché quando ci si mettono gli autori mostrano di saperci fare, ma pare diano per scontate alcune “immagini” che un amante del western ama invece ritrovare, possibilmente approfondite con qualche tocco di originalità, almeno per quel che mi riguarda.
Altro punto dolente sono i dialoghi, un po’ moscetti a mio parere. Questi rudi banditi alle volte sembrano un po’ troppo “azzimati” e “profumati”, quando ci si attenderebbe puzzassero di porcilaia, se capite quello che intendo.
Qua e là fanno capolino delle citazioni che di certo non sfuggiranno ai più smaliziati, e che fanno sempre piacere, strappandoci un sorriso malinconico al ricordo dei grandi classici del passato.
Non vorrei dare l’idea di non aver gradito l’intrattenimento offerto da “Hermanos”, anzi, data la carenza di romanzi del genere, l’ho apprezzato, solo ho l’impressione che i margini di miglioramento per gli autori siano ampi e forse con un maggiore impegno in fase di editing, il prodotto finito sarebbe potuto essere migliore, limando dove necessario e aggiungendo qualche frasetta giusto per contestualizzare meglio il tutto, o donare maggior carattere (e carisma) ad alcuni dei personaggi.
Voto 6, nella speranza gli autori perseverino nella loro passione e possano offrirci testi ancora migliori. 
Sono certo che abbiano le doti per farlo. In bocca al lupo e al prossimo romanzo e visto che ci siamo aggiungo anche un buon anno a tutti!