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domenica 28 febbraio 2016

Kryson. La battaglia sul Rayhin di Bernd Rümmelein

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Ho scoperto questo romanzo leggendo una discussione su un forum nella quale si affrontava l’argomento “military fantasy”, ossia quella nicchia del genere fantasy nella quale la componente guerrafondaia è decisamente predominante, con scontri prolungati e approfonditi, dove l’intero romanzo si esaurisce nel corso di una singola battaglia o di una serie concatenata di scontri.
Si parlava di “The Heroes” di Abercrombie, de “I Mille Nomi” di e, a sorpresa, un utente citava anche il mio “La Battaglia di Aquirama”. Oltre a questi libri che avevo già avuto modo di leggere, veniva citato proprio “La Battaglia sul Rahyin” di Bernd Ruemmelein.
Il military fantasy è ovviamente un genere che mi affascina, poco battuto dalle case editrici italiche, e quindi mi sono affrettato a procurarmi questo romanzo, visto che oltretutto si trovava a prezzo di saldo. Se ben gestito il military fantasy a mio avviso è un ottimo sottogenere, capace di originare romanzi fantasy adrenalinici, e non necessariamente privi di elementi che si discostino dalle mere manovre militari.
Calarci in un contesto nel quale una battaglia assurge al ruolo di protagonista ci consente di tagliare le lungaggini tipiche del genere, eliminando descrizioni pedanti di intere schiatte genealogiche, di minuziosi dettagli di località o di pasti loculliani descritti nei minimi particolari con stufati di piccione e bolliti di lampreda capaci di impossessarsi di pagine e pagine di romanzo.
L’abilità di un autore sta invece nel riuscire a calare nelle sequenze della battaglia le emozioni dei protagonisti, qui sta tutta la differenza.
Le possibilità sono infinite, con slanci eroici o tradimenti mortiferi, amore e sacrificio o codardia e pavidità. Insomma non tutto deve esaurirsi in un lungo elenco di manovre militari più o meno impraticabili nella realtà, o in lunghe descrizioni di massacri truculenti e sterminati. Il ritmo ad ogni modo deve rimanere elevato e l’adrenalina costante.
Devo dire sin da ora che ho stentato a lungo a inquadrare La Battaglia sul Rayhin come un militar fantasy.
Tutta la prima parte è volta a spiegare l’universo nel quale lo scontro verrà ambientato e spesso ci si trova ad avere a che fare con lunghe descrizioni avulse dalle storia, palesemente volte a caratterizzare il mondo a opera di un fantomatico narratore onnisciente.
Alla fine ne ho capita la ragione, visto che tutta questa prodigalità di descrizioni mi pareva non finalizzata alla battaglia in se: questo è solo il primo volume di una trilogia!
Ad ogni modo, i fautori dello show don't tell faranno bene a tenersi lontani da questo libro, prima di avere una crisi di nervi dirompente.
Io invece sono più mansueto, mi lascio cullare anche dalle tediose descrizioni, purchè riescano a calarmi in una realtà “altra” e non siano banali. In questo l’autore è bravo, riuscendo a piazzare qualche buon colpo, la cui originalità mi ha convinto ad andare avanti… e non me ne sono pentito del tutto, perché anche se piuttosto tardivamente, il romanzo decolla e lo scontro a lungo promesso e meticolosamente imbastito, deflagra con potenza, ripagandoci del tempo investito per arrivarci.
Orne e custodi sono ben congeniati, i fratelli Bianco e Nero e l’equilibrio che devono mantenere è interessante, nonché la gestione dei maghi loro seguaci e non.
Anche i “buoni” sono costretti a scelte difficili e spietate, rendendo il tutto più credibile e meno stucchevole nella sua impostazione di base che rimane colpevolmente da fantasy classico, in cui i buoni sono belli e bravi ed i cattivi brutti, butterati e puzzolenti. Alle volte pure stupidi, selvaggi e feroci al limite del parossismo, finendo col divenire macchiette stereotipate della peggior risma.
Uno su tutti, lo stupratore, rozzo barbaro a capo dei cattivi: grosso, brutto, cattivo e stupido, a tutto tondo, senza nulla che lo faccia allontanare da uno stampo precostituito e immutabile del cattivo.
Non ci troviamo innanzi ad un romanzo per bimbi, a giudicare almeno dalla brutalità estrema di alcune scene, e questo mi porta a chiedermi come possa un autore offendere a questo modo i propri lettori. Perché a mio avviso di questo si tratta. L’autore avrebbe dovuto impegnarsi di più, punto. Nessuna scusa.
Ad ogni modo, lasciando da parte lo stupratore, concentriamoci sul resto della storia, visto che fortunatamente altri personaggi sono meglio riusciti. 
Il custode Madhrab è un bel personaggio, capace di ricoprire il ruolo del leader inflessibile, ma i suoi “superpoteri” mi sono parsi effettivamente fuori luogo. Ad ogni modo il suo coraggio di rimanere fedele ai propri compiti nei momenti disperati riesce a stupirci facendolo discostare dal buono a tutto tondo. Sapius, il mago ribelle, è forse l’unico a incuriosire, l’unico a mostrare debolezze e a risollevare le sorti del romanzo di Ruemmelein.
Più in generale si può dire che la storia si lascia leggere, se non ci si impunta a osservarla con occhio critico e a prenderla per qualcosa di diverso da una lettura soft, da spiaggia.
Alcune frasi sono decisamente mal riuscite, non saprei dire se per colpa dei traduttori o di un editing sin troppo blando che porta con sé fastidiose ripetizioni e refusi. La copertina la lascio giudicare a voi…
Anche alcune scelte sono decisamente irrazionali o eccessivamente semplicistiche. L’amore improvviso fra il custode e l’orna è a dir poso difficile da digerire, neanche fosse opera di un cupido paffutello dotato di arco e mira infallibile. Idem dicasi per la “simpatia” scoccata fra Sapius e l’orna… insomma il fatto che il mago decida di sacrificare la propria vita per una donna conosciuta solo poche ore prima è totalmente folle a mio parere…
Un romanzo che fatica a raggiungere la sufficienza e che uscirebbe sicuramente sconfitto dal confronto con diversi buoni autori fantasy italici autoprodotti. Questa forse è la constatazione che più fa male, ma anche in questo caso non ci troviamo innanzi a nulla di nuovo e tutti voi conoscete il mio parere.

domenica 21 febbraio 2016

Disfida nr. 21: Il Dono del Reietto di Mario Micolucci

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Titolo: Il Dono del Reietto (I Registri dell'Arena Vol.1)


Genere: fantasy

Editore: autopubblicato - ebook

Prezzo: 1,99 €

Pagine: 392


Sinossi:
Chi è il Reietto? Si dice che il valore degli eroi si misuri attraverso gli encomi rivolti loro da chi ha avuto l'onore di incrociarli sul proprio cammino. Eccone alcuni esempi: 

«Solo un babbeo può farsi cogliere di sorpresa da una tartaruga. Scommetto che era troppo veloce per te!» 
Griz, aiuto-fattucchiera a Bocca del Verme 

«Che sapore hanno i vermi della latrina? Dicono che tu li abbia degustati.» 
Kitzo, giovane goblin 

«Muoviti, imbecille! Che fai lì impalato!» 
Hork, guardiano del Vivaio 

«Il tanfo che sprigioni dalla tue mefitiche viscere è alquanto insopportabile! Se non cambi alimentazione, ci intossicherai tutti!» 
Giro, Pellegrino di Givedon 

«A quanto pare, non sei solo un reietto del tuo Dio, tuo malgrado, sei anche il suo flagello, stolto imbranato!» 
Aliah, cignano decaduto. 

«Puoi anche non legarlo, quel cretino l'ha fatto da solo!» 
Marbel, capitano della guardia cittadina di Forte di Legno. 

«Ehi cavian! Hai usato più di tre parole con quell'acefalo e lo sforzo per capirti gli hai mandato in pappa il cervello. Incredibile!» 
Fagorn, elementalista del fuoco. 

«Questo qui è idiota sul serio!» 
Duko, Condottiero della Legione. 

«Lo so, sei un allocco: sei addirittura riuscito a ingannarti da solo!» 
Strub, accalappialupi. 

«Cafone!» 
Stevania Dhavor, cantastorie.


Note/commenti/finalità dell'Autore:
Si tratta di un fantasy dalla trama lineare anche se presentata attraverso una prospettiva multipla. Mentre l'ambientazione è, tutto sommato, classica, lo stile narrativo, spesso, strizza l'occhio ai canoni della sceneggiatura dei fumetti: non a caso sono presenti onomatopee che, sicuramente, faranno storcere il naso ai puristi, ma che tuttavia, sono utili allo scopo. Non mancano note di umorismo.
BIG da sfidare:
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J.K. Rowling (per il target), Pratchett (per i furti subiti, visto che il mio libro è finito sui siti pirata il giorno dopo la pubblicazione).






sabato 13 febbraio 2016

Arma Infero: Il Mastro di Forgia di Fabio Carta [Rating 6,5]

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Titolo: Arma Infero


Autore:  Fabio Carta

Genere: Fantascienza

Prezzo: Euro 1,99

Rating: 6,5

Sinossi:  "E ora, fratelli, lasciate che vi narri di quei tempi, in cui le nuvole correvano rapide sopra gli aspri calanchi e di quando Lakon combatté per noi".


Su Muareb, un remoto pianeta anticamente colonizzato dall'uomo, langue una civiltà che piange sulle ceneri e le macerie di un devastante conflitto. Tra questi v'è Karan, vecchio e malato, che narra in prima persona della sua gioventù, della sua amicizia con colui che fu condottiero, martire e spietato boia in quella guerra apocalittica. Costui è Lakon. 
Emerso misteriosamente da un passato mitico e distorto, piomba dal cielo, alieno ed estraneo, sulle terre della Falange, il brutale popolo che lo accoglie e che lo forgia prima come schiavo, poi servo e tecnico di guerra, ossia "mastro di forgia", e infine guerriero, cavaliere di zodion, gli arcani veicoli viventi delle milizie coloniali. Ed è subito guerra, giacché l'ascesa di Lakon è il prodromo proprio di quel grande conflitto i cui eventi lui è destinato a cavalcare, verso l'inevitabile distruzione che su tutto incombe.

Recensione:
A.I. è un romanzo di fantascienza che ricalca i passi dei grandi autori del genere, riportando alla mente gli scritti di maestri quali Asimov e Herbert.
Il progetto dell’autore è decisamente ambizioso, lo si capisce chiaramente dall’imponenza del tomo che ci troviamo a dare in pasto al nostro ereader e sin dalla lettura delle prime pagine. Personalmente amo il coraggio di chi ambisce a lasciare il segno e indubbiamente Carta col suo Arma Infero ci prova, e alla lunga ci riesce pure. Dico questo perché la prima parte del romanzo non è affatto facile da affrontare.
Il tono è da subito barocco, il linguaggio aulico, la descrizione degli eventi piuttosto lenta e l’azione non è certo adrenalinica. A questo si aggiungano i discorsi diretti forbiti, che in alcuni casi non si adattano alla mutevolezza delle situazioni, finendo con l’apparire bizzarri in contesti nei quali anche il più nobile dei letterati si sarebbe lasciato scappare qualche bestemmia tonante…
Insomma, il rischio, a mio parere, è che non tutti i lettori siano disposti a dare fiducia al testo, e si allontanino anzitempo da un romanzo che invece, con lo scorrere delle pagine, ci conquista sempre più.
Una revisione, diciamo delle prime 200 pagine, volta a snellire l’ambientamento del lettore a questo mondo fantastico, contribuirebbe a scongiurare questo pericolo e agevolerebbe il successo che invece quest’opera meriterebbe. Sì perché il mondo che si disvela mano a mano è effettivamente molto ben realizzato e originale.
La mescolanza fra ideali cavallereschi in un contesto futuristico è riuscita meravigliosamente. Il mistero che avvolge Lakon e la sua cerca del Pagan, aggiungono fascino e incognite a uno scenario di guerre, politiche e combattute a suon di atomiche, che già di per se risulta interessante, ben architettato e soprattutto molto ben descritto.
Carta è abilissimo nelle scene di combattimento e si nota tutta la sua preparazione in campo bellico e tecnologico.
Il rischio, che puntualmente si concretizza, è che tale preparazione sfoci in lunghe descrizioni minuziose di componenti e situazioni, che il lettore medio ho il sospetto non apprezzi più di tanto.
Ad ogni modo questi eccessi sono solo sporadici e d’altra parte contribuiscono a creare quell’aurea di credibilità e complessità a tutto il costrutto. Purtroppo gli scontri ed i conflitti appaiono con il contagocce, rimandando il tutto ai capitoli successivi della saga.
Ad ogni modo de gustibus non est disputandum, come dicevano i saggi, quindi mi limito al mio dovere di cronaca, avvisandovi a cosa andrete incontro: un testo che richiede un certo impegno, ma che sarà anche capace di fornire un’esperienza di lettura profonda e appagante, mai banale e/o superficiale.  
Mi è piaciuta molto la personalità sfaccettata del narratore, capace di rappresentare in modo veritiero e credibile i molteplici aspetti dell’animo umano, alternando umori, affetto e invidie, che si disvelano nel complesso rapporto che ha con il Martire Tiranno, il salvatore e suo grande amico Lakon. Un rapporto che evolve in modo inaspettato e capace di incuriosire in quanto sempre teso e strutturato.
Il narratore ha vizi e debolezze, nonostante ambisca a seguire i dettami della cavalleria non è certo senza macchia, contribuendo a farlo apparire più vicino al lettore e consentendo a quest’ultimo di immedesimarsi maggiormente in quanto narrato.
Niente eroi senza macchia e questa è già un’ottima base di partenza.
Il mondo di Arma Infero è vasto, i regni che impariamo a conoscere sono ben rappresentati e complessi, i giochi di potere, gli intrallazzi ed i sotterfugi dei regnanti si disvelano pian piano contribuendo al patos della narrazione con colpi di scena e pugnalate alle spalle, insomma non c’è da annoiarsi, anche se pure in questo caso molto è demandato agli episodi futuri.
I paesaggi e gli ambienti mi sono piaciuti, molto evocativi i calanchi, e le relative descrizioni non sono mai ridondanti.
I cooprotagonisti sono ben delineati e ben riusciti, sempre in tema e dall’evoluzione imprevedibile ma credibile e razionale, anche se alla fine i veri protagonisti sono gli Zodion stessi, macchine (?) da guerra frutto dell’ingegno degli antichi saggi/scienziati e portatori di un linguaggio di programmazione andato perduto nel corso dei secoli.
Il mistero che li avvolge e che solo grazie alle doti del Martire Tiranno verrà passo passo indagato, è il vero cuore di questo romanzo capace di approfondire la follia del genere umano e della guerra in modo originale.
Dopo tutta questa sviolinata vi attenderete un voto d’eccellenza per questo romanzo… invece mi spiace deludervi.
Il testo è difficile da valutare e costituisce fondamentalmente un lungo preludio agli eventi “maggiori” che dovrebbero svolgersi nel proseguo.
Gli ingredienti ci sono tutti come ho avuto modo di narrarvi, quello che manca sono le spezie che diano quel gusto in più. Certo, è ben scritto, ho notato solo qualche errorino di battitura nella parte finale, forse causa di un editing andato scemando nel corso della rilettura, ma il dubbio che il rapporto fra mole di pagine ed eventi cardine narrati sia squilibrato, mi impedisce di andare oltre un 6,5, in attesa del seguito sul quale nutro elevate aspettative.
E’ il dipanarsi della trama troppo lento a costituire il fardello che impedisce al testo di ottenere il giudizio lusinghiero che si meriterebbe. La sensazione che qualcosa “di grosso” sia sempre lì lì per avvenire, ed invece l’innesco finisca sempre con lo spegnersi sul più bello. Ad ogni modo un autore da monitorare con attenzione in attesa che il prossimo episodio ci fornisca quanto promesso da Arma Infero. Gli elementi ci sono tutti.