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sabato 30 settembre 2023

Recensione: Il diritto di esistere di Elettra G. Cormak [Rating 7.5] - a cura di Andrea Zanotti

 


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Opera: Il diritto di esistere

Autore:  Elettra G. Cormak 

Genere: Thriller, poliziesco

Editore:Nua Edizioni 

Rating: 7,5

Sinossi:

Ethan Wells, giovane avvocato afroamericano nato a Vicksburg, in Mississippi, è perseguitato dal ricordo dell’efferata strage della sua famiglia, perpetrata per motivi razziali. Vent’anni dopo lo sterminio, è la melodia di un violino ‒ udita in un pub newyorkese ‒ a riportare a galla un particolare della sua vita che pensava di aver sepolto per sempre: per un caso fortuito, proprio in quello stesso pub, Ethan si ritrova faccia a faccia con l’assassino dei suoi familiari.

Inizia così una lunga caccia al nemico, senza esclusioni di colpi. Durante le sue indagini, Ethan conosce Julia, la sua futura moglie, e ritrova Tommy, un amico d’infanzia. Nella febbrile ricerca di elementi incriminanti a carico dell’assassino, Ethan si troverà a fronteggiare le insidie degli apparati criminali e a scoprire sconcertanti verità, anche sulle persone a lui più vicine.

In un susseguirsi di avvenimenti e inquietanti retroscena, la strada per ottenere giustizia appare tortuosa ma Ethan non si arrenderà fino alla risoluzione finale.


Recensione:

Il diritto di esistere di Elettra G. Cormak, pseudonimo della nostra Peg Fly, Grazia Cormaci, è un thriller a carattere giudiziario che ci porta direttamente agli inizi degli anni 70, negli Stati Uniti d’America.

Un romanzo giallo a tinte cupe, che ci farà esplorare i bassifondi non solo dell’America infarcita di razzismo, ma dell’animo umano stesso. Un romanzo impegnativo sia per trama che per contenuti, affrontando l’annosa questione dei soprusi razziali, tirando in ballo rapporti più o meno espliciti fra politica, malaffare e organizzazioni quali il Ku Klux Klan. 

Gli avvenimenti narrati risalgono all’epoca di Nixon presidente, ma per attualità di tematiche potrebbero tranquillamente essere ambientati oggi giorno. Purtroppo, pare che il mondo non abbia fatto grandi progressi a riguardo, e le cronache sono zeppe di eventi di sangue che sottendono a trame e affari loschi e patti coi demoni dell’avidità e malaffare. 

I personaggi sono ben costruiti, ognuno con il suo bagaglio di scheletri nell’armadio, fondamentali per renderli credibili e robusti. Altrettanto funzionali e funzionanti sono i dialoghi, sempre a tono e naturali. Pregio non da poco per far sì che il ritmo di questa tipologia di opere rimanga sempre sostenuto per l’intero suo corso. L’autrice con la sua prosa scorrevole e limpida centra questo obiettivo appieno.

Un giallo che ha il pregio di infittirsi pagina dopo pagina, facendoci vivere con grande partecipazione l’esperienza tragica del giovane avvocato afroamericano, protagonista della vicenda. Più le sue indagini procedono (e si intestardiscono), mosse dalla più becera sete di vendetta, più sembra sia il Karma stesso a punirlo prendendo le sembianze dei vari uomini del malaffare. Sarà necessario che il protagonista compia questo viaggio negli inferi della brutalità umana per poter giungere al gran finale fra mille vicissitudini, nelle quali l’autrice non ci risparmia la crudezza di una realtà spietata che non guarda in faccia a nessuno. Non ci sono amori, amicizie e giustizia che possano arginare la spietatezza dell’uomo. Un labirinto di indizi e piste che sembrano non portare a nulla, ma che celano eventi che vanno oltre le congetture del protagonista… e del lettore! 

Sarà il finale esplicativo, molto ben gestito e capace di far ordine nei diversi tasselli collezionati durante la lunga e tortuosa ricerca del nostro avvocato/detective, a mostrarci l’intero affresco. Il romanzo è ben pensato e strutturato e non certo facile da prevedere nei suoi risvolti, cosa fondamentale per il genere trattato. 

Ultima nota in merito alla cura del testo: complimenti all'editore, praticamente un testo a zero refusi. 

Per concludere, non sono un grande appassionato ed esperto dei thriller polizieschi, nei quali il minimo indizio può far la differenza fra la vita e la morte, ma sono convinto che questo romanzo possa appassionare anche i più accaniti estimatori del genere. Non rimarranno delusi! 

Consigliato, Rating 7,5


domenica 24 settembre 2023

Recensione: Elric. La saga di Michael Moorcock [Rating 8] - a cura di Andrea Zanotti

 


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SINOSSI:


Questa è una storia di emozioni mostruose e di ambizioni sfrenate. È una storia di sortilegi, di tradimenti e d'ideali onorevoli, di sofferenze e piaceri spaventosi, di amore amaro e di dolce odio. Questa è la storia di Elric di Melniboné.


RECENSIONE:

Elric di Michael Moorcock, saga che vede i natali nel lontano 1961 rappresenta un gran bel lavoro. Un classico del fantasy che per lunghi anni ha conosciuto in Italia un certo oblio, essendo uscito di produzione sino alla ristampa in edizione Oscar Valult, con tanto di illustrazioni ad accompagnare i diversi racconti che vanno a formare l’epopea di Elric di Melniboné. Un personaggio questo di assoluto spessore, capace di incunearsi nell’immaginario collettivo differendo grandemente dai soliti eroi senza macchia, o gli stucchevoli giovinetti predestinati in cerca di far evolvere i rispettivi poteri in nuce.

Elric è tutt’altro. Albino, malaticcio, aduso all’uso di sostanze psicotrope, figlio del Caos e di una schiatta che fa dell’arrogante altezzosità un segno distintivo e imprescindibile, è assolutamente uno spettacolo di personaggio. Capace dei più grandi slanci di onore e nobiltà, sbalordisce poi per cadere nelle più becere vendette. Alterna amori grandiosi e affetti verso amici e alleati a veri assassini e torture spietate, indice di un odio viscerale e incontenibile. Detto così mi rendo conto possa sembrare di essersi imbattuti in un pazzo da manicomio, ma l’abilità dell’autore sta proprio nel rendere assolutamente credibile l’animo tormentato di questo personaggio. Struggente dall’inizio alla fine. Un paladino del Caos, sorretto dalle misture stupefacenti e dall’energia vitale fornitagli dalla sua spada, risucchiandola dalle anime dei nemici, vivrà talmente tante avventure, tragedie e scelte destabilizzanti da finire spesso attratto dagli oppositori dei suoi protettori divini. Quello che maggiormente mi affascina di Moorcock sono proprio gli aspetti legati alle intelligenze cosmiche che pilotano i mondi nei quali Elric si trova a barcamenarsi. Non mi stupirei se l’autore fosse un cultore di qualche via “esoterica” e abbia infarcito le sue storie di dottrine che spesso affiorano nei passaggi più filosofici dei suoi racconti. 

Ok, i dialoghi risentono pesantemente del tempo passato da quando sono stati scritti, risultando un po’ troppo ingessati e altisonanti, ma per il resto, sia le ambientazioni, sia cattivi di turno, quanto i comprimari, sono tutti godibilissimi. Assolutamente da leggere e rileggere! 

Andrea Zanotti 



domenica 17 settembre 2023

Recensione: L'eredità di Falco. Battle Mage di Peter A. Flannery [Rating 5] - a cura di Andrea Zanotti





Sinossi:

Il mondo sta cadendo sotto l'ombra ardente dei Posseduti e solo il potere di un Mago da battaglia può salvarlo. Ma l'antico legame con la razza dei draghi sta venendo meno. Di quelli che rispondono alla convocazione, troppi sono Draghi Neri e i Draghi Neri sono i nemici dell'umanità. I Draghi Neri sono pazzi… Falco, l'unica persona che potrà salvare il mondo dalla catastrofe, è un debole in un mondo di guerrieri, ma peggio ancora è figlio di un pazzo. Spinto dal dolore per avere inconsapevolmente permesso a un’orda di demoni di distruggere il suo villaggio, Falco prende una decisione che lo porterà sull'orlo della disperazione. Nel disperato tentativo di fare ammenda, il ragazzo decide di seguire i suoi amici all'Accademia della Guerra, una scuola di addestramento d’élite dedicata all'eccellenza marziale. Ma mentre i suoi amici fanno progressi, Falco lotta per superare i suoi dubbi e la sua insicurezza. Anche la Regina nutre seri dubbi su di lui. E mentre la Regina cerca di unire i regni contro i Posseduti, Falco lotta per superare le sue paure. Riuscirà a sbloccare il potere intrappolato in lui o soccomberà alla follia e all'omicidio come suo padre?


Recensione:

Battle Mage, l’eredità di Falco di Peter A. Flannery è un fantasy classico. 

460 pagine per questo primo volume, capostipite di una saga che non sono riuscito a quantificare. Portato in Italia da Armenia, mi pare il tipico caso di un romanzo che avrebbe tranquillamente potuto rimanere oltralpe, senza costituire una perdita per gli amanti del genere di italico idioma. Teoricamente adatto ad un pubblico giovane, grazie ai protagonisti imberbi, ammorba dall’inizio alla fine con battibecchi fra ragazzini e dubbi adolescenziali talmente stereotipati da rasentare il grottesco. 

Tralasciando lo stile piatto e uniforme della prosa dell’autore, ciò che lascia sbalorditi è il nulla protratto per quasi cinquecento pagine. 

E che dire del finale? Altro che mozzato con l’accetta, qui sembra di trovarsi innanzi a un lunghissimo e monotono preambolo, e finalmente, quando si intravvede all’orizzonte un po’ d’azione ci imbattiamo nella parola FINE. Non saprei dire se sia opera dell’Armenia, oppure se anche l’originale abbia adottato questa scelta, assolutamente non condivisibile. 

Spiace, perché alle volte Flannery lascia intravedere degli spunti interessanti baluginare fra i miasmi soporiferi del vuoto. La suddivisione delle diverse truppe, le relative manovre insegnate ai cadetti, e le possibili sotto trame, fra tradimenti e lotte di potere, e la fazione dei cattivi, potrebbero anche essere interessanti, ma sono e rimangono appunto spunti in un mare di tedio e noia protratta per lunghissimi tratti. Se il fantasy in Italia perde inesorabilmente pubblico, credo sia dovuto anche a scelte folli come quella di tradurre romanzi come questo. C’è da chiedersi se chi prende queste decisioni abbia mai letto fantasy in vita sua. Voto 5.

Andrea Zanotti