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venerdì 21 aprile 2017

Recensione: Corpora: Una storia d'amore e di guerra di Marina Brotto [Rating 8]


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Titolo: 
 
Corpora: Una storia d'amore e di guerra



Autore:  Marina Brotto

Genere: Fantascienza

Prezzo: Euro 0,99 (cartaceo 16,00 Euro)

Rating: 8

Sinossi: La misteriosa scomparsa di un aereo da turismo tra gli atolli tropicali.
Un solo superstite colpito da amnesia.
Anna comprende perfettamente che non sono le giuste premesse per una relazione, ma si ritrova coinvolta suo malgrado nell’incubo quotidiano di Gabriel.
Tutta la vita del giovane infatti rischia di trasformarsi in un’allucinazione a occhi aperti, mentre la memoria gli restituisce i brandelli sparsi del suo recente passato.
Comincia così un thriller fantascientifico, con ampie concessioni alla psicologia, che unisce all’intreccio improvvise aperture sul mistero della psiche e dei sentimenti umani.


Recensione: Un altro testo prodotto da una nostra collaboratrice, un altro successo, e la cosa non può che renderci orgogliosi. 
"Corpora, una storia d’amore e di guerra" di Marina Brotto è un bel romanzo, capace di unire diversi generi e originare un ibrido ben riuscito, curato nei dettagli e avvincente dalla prima all'ultima pagina.
La gestione delle linee narrative mi ha lasciato inizialmente un po’ spiazzato, in quanto a quella dedicata agli eventi “extra-terrestri” viene dato poco spazio, nel quale vengono in compenso introdotte una moltitudine di informazioni su questi mondi "altri" che affascinano e al contempo spaventano il lettore. 
Come avrò modo di dirvi nel seguito di questa recensione, a lettura ultimata, posso sicuramente asserire che si sia trattato di una scelta voluta dall’autrice, data la sua preparazione, per alimentare la curiosità del lettore. Con me sicuramente ha fatto centro.
Infatti il testo prende inizialmente le sembianze di un romanzo sentimentale, introspettivo quasi, concentrato com’è sui sentimenti e sul vissuto della giovane e delicata protagonista. Per un barbaro irsuto e setoloso come il sottoscritto, posso ammettere che ho sudato freddo per alcuni capitoli, perché, seppur la prosa dell’autrice sia da subito convincente, ho temuto di trovarmi innanzi ad uno scritto non proprio affine ai miei gusti rozzi e sanguinari. Poco incline come sono agli approfondimenti sentimentali e psicologici che vedevo dispiegarsi pagina dopo pagina, con grande maestria peraltro, temevo che il titolo del romanzo mi avesse fuorviato: dove stava la guerra?! Tuttavia i pochi stralci dedicati dalla Brotto a farci intravvedere le line parallele di sviluppo della storia, sono stati sufficienti a farmi proseguire di buona lena, e devo dire che non me ne sono pentito affatto!
Ciò che mi ha colpito è la preparazione dell’autrice in ambito sci-fi, soprattutto contrapposto alla delicatezza e sensibilità mostrata nella parte più sentimentale del racconto. Che dire, questa dote è ciò che amo nelle scrittrici, solo in quelle brave intendiamoci, ossia la capacità di coniugare il lato più strettamente femminile ad ambiti diametralmente opposti come possono essere le descrizioni di feroci battaglie spaziali, descritte con maestria e dovizia di particolari degni del più scafato capitano di fregata interstellare.
La Brotto non si limita ad avere una preparazione di prim’ordine e ad essere munita di una prosa impeccabile e sempre pronta a stupirci, ma orchestra una vicenda dal fascino indiscutibile e tutt’altro che banale. 
Il mondo fantascientifico ricreato, con la sua guerra totale contro le macchine, riesce a trovare elementi di originalità proprio nella caratterizzazione della razza umana, vista (almeno inizialmente) alla stregua di bestiame, fragile fisicamente e poco più che senziente. Ovviamente non posso scendere troppo nel dettaglio per non rovinarvi le sorprese, ma di certo posso garantirvi che non vi annoierete. Le congiure di palazzo, la sete di potere e l’arroganza delle razze aliene “superiori” non si discosteranno certo da quelli che sono i vizi nostrani, ma di certo arricchiranno quello che per noi lettori conta: la profondità e la credibilità di una storia capace di tenerci incollati alle pagine.
Prodotto realizzato con tutti i crismi della professionalità, editing curato, impaginazione impeccabile, bella cover e prezzo simbolico. Voto 8 quindi e un consiglio spassionato di dare fiducia a questa autrice nostrana, sperando che sforni al più presto qualche altro ottimo romanzo!

lunedì 17 aprile 2017

Recensione: Sezione NKZ-68 di Matteo Marchisio [Rating 7,5]


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Titolo: 
Sezione NKZ-68



Autore:  Matteo Marchisio

Genere: Horror

Prezzo: Euro 3,99

Rating: 7,5

Sinossi: ROMANZO (112 pagine) - HORROR - Potrebbe essere solo una leggenda. All'apice della guerra fredda nel continente nero, gli avamposti più remoti sul confine tra Rodesia e Mozambico subirono l'assalto di creature più simili ad animali feroci che esseri umani. Il governo di Salsbury rispose con un'unità di specialisti per risalire all'origine delle efferatezze. Questo commando fu affidato al meno deciso e coinvolto giovane uomo su cui lo stato rodesiano potesse contare, Rieke Hatefield.


Rieke Hatefield vive una vita distaccata nella sua villa nella foresta rodesiana sul finire degli anni '70, giocando al proprietario terriero. Ma quando gli avamposti più remoti sul confine tra Rodesia e Mozambico vengono travolti da un livello di violenza ancora sconosciuto, Rieke viene scelto per accompagnare una squadra di investigazione. Nella savana troverà qualcosa di mai visto. Un nemico affamato, furente e instancabile farà sentire Rieke e i compagni di avventura braccati in ogni momento. All'apice della guerra fredda nel continente nero, un piccolo gruppo di rodesiani dovrà sventare la minaccia più letale al loro paese, lottando contro gli aborti più aggressivi della guerra chimica russa, traditori sotto copertura e la forza della natura africana. 

Matteo Marchisio nasce ad Alba nel 1990. Dopo il Liceo Scientifico, si iscrive alla facoltà di Filosofia di Torino e concluso il percorso di laurea si sposta per qualche tempo all'università di San Diego. Appassionato di letteratura a tutto campo, non rinuncia a varie incursioni nel mondo del gaming e della tecnologia, cimentandosi in lunghe partite a "softair" la domenica mattina. Sportivo più praticante che appassionato, non rientra esattamente nel cliché tipico del letterato. Nonostante la fantascienza sia il suo genere letterario di riferimento, la letteratura d'azione e thriller rappresentano una fetta consistente delle sue letture.


Recensione: 
Torniamo ad occuparci di un autore che a me piace parecchio, inutile negarlo, e che abbiamo avuto modo di recensire diverse volte seguendo l’evoluzione della sua saga ARCA (Armature Robotizzate per Combattimento Aggressivo). 
Oggi però il testo che analizzeremo non appartiene all’epopea fantascientifica summenzionata, ma è un romanzo breve ambientato nella Rodesia degli anni 70/80 del XX secolo. Che dire, Marchisio conferma le sue doti anche in questo caso, mostrando una preparazione poliedrica e una passione verace per la storia. In questo caso il tocco di classe consiste nell’aggiunta di un pizzico di mistero e “soprannaturale” del tutto credibile (parliamo di esperimenti sovietici volti a potenziare i soldati), calandoli in un contesto caotico come poteva essere quello degli scontri nell’Africa post coloniale di quegli anni.

Pur nella brevità dell’opera (che consta di un centinaio di pagine), i personaggi riescono a risultare sin da subito credibili e ben delineati. Il lettore si troverà a simpatizzare con il protagonista, o perlomeno questo è quanto capitato al sottoscritto. D’altronde questa è una dote dell'autore che ci ha abituato a sfornare storie solide, ma esposte con una semplicità di linguaggio che le rendono assolutamente appetibili e divertenti, nel senso di esser capaci di soddisfare appieno l’esigenza di evasione da parte del lettore. 
Altra caratteristica saliente degli scritti di questo autore è il ritmo. Marchisio ha la dote innata di riuscire a mantenerlo sempre su altissimi livelli, rendendo faticosissimo per il lettore, se non impossibile, staccarsi dalla lettura. Non ci sono “giri a vuoto” o “pagine riempitive” nei suoi scritti e questo, per un autore di genere, è un pregio non indifferente. In "Sezione NKZ-68" inoltre riesce a gestire in modo egregio anche il tocco horror proposto nella vicenda, senza scadere nello splatter ma mantenendo una certa “eleganza nella mattanza”.
Insomma, inutile girarci attorno, l’autore è in gamba e, data la sua giovane età, rappresenta un cavallo di razza sul quale puntare senza remore. Devo dire che in questo testo, edito da Delos Digital, la cura all’editing è leggermente maggiore rispetto ai testi autoprodotti dal Marchisio, per i quali abbiamo più volte sottolineato la carenza in questa fase… d’altro canto, essendo supportato in questo romanzo brave da una casa editrice, ci si sarebbe attesi una cura anche maggiore, visto che qualche errorino salta fuori lo stesso. Refusi ce ne sono, ma la prosa piacevole riesce a farli passare in secondo piano.
Voto 7,5 che nel mio caso è il massimo che attribuisco alla categoria dei racconti. Ad ogni modo, consigliatissimo!

venerdì 14 aprile 2017

Disfida nr. 36: Agata. Come un funerale ti salva la vita di Lara Zavatteri


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Titolo:Agata. Come un funerale ti salva la vita


Formato: cartaceo

Genere:narrativa

Prezzo: 10 euro

Sinossi: 
 Agata è una donna rimasta sola che da anni ha deciso di vivere come un'eremita, fino a quando trova sotto la porta un volantino di una casa di riposo. Spaventata all'idea che qualche vicino la voglia rinchiudere a forza, decide di rientrare in società, in una maniera tutta originale, ovvero partecipando ai funerali. 
Nel corso di un anno partecipa così a funerali strambi di gente strana-come un fotografo cieco, un prete fuggito con la perpetua sordomuta, un uomo vanitoso che tutti credono morto a causa del bitorzolo sul suo naso-cercando di evitare la casa di riposo. Si scoprirà alla fine se riesce nel suo intento, ma anche come cambia la vita delle persone accanto a lei.

Note: 
Il libro è tutto giocato sull'umorismo, con l'intento di regalare al lettore momenti per ridere e sorridere sia della protagonista sia degli altri personaggi (vivi e defunti). 
Al libro è collegato il blog tutto dedicato al sorriso Un sorriso con Agatadove oltre ad anticipazioni si trovano sempre post divertenti, ironici e positivi dove virtualmente è Agata a scrivere, come se fosse uscita dalle pagine del libro. 


Big da sfidare:Per come ha influito sulla mia passione per la lettura e la scrittura, fin da quando ero bambina, direi




Louisa May Alcott, la scrittrice di “Piccole Donne”. 




domenica 9 aprile 2017

Recensione: Non possiamo morire di Daniele Conventi [Rating 7,5]


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Titolo: Non possiamo morire



Autore:  Daniele Conventi

Genere: Fantascienza - post apocalittico

Prezzo: Euro 1,99

Rating: 7,5

Sinossi: Il mondo come noi lo conosciamo non esiste più. Lande desolate e vuote, prive di ogni forma di vita, hanno preso il posto di tutto. Dell'operato degli uomini, delle loro costruzioni, della loro civiltà, non è rimasto nulla. Nulla se non gli uomini stessi.Gli umani vagano, affamati e primitivi, in un deserto senza fine, condannati a vivere per sempre, a soffrire per sempre, immortali.

Angelo, l'ultimo uomo a ricordare come fosse il mondo secoli prima, vaga in questa realtà accompagnato da una giovane ragazza, Giulia, alla ricerca di un posto da poter definire casa.

Recensione: Oggi presentiamo il romanzo “Non possiamo morire” di Daniele Conventi, uno dei membri del nostro staff. Inutile dire che in questi casi l’emozione nella lettura è sempre grande. Annuncio sin da ora che, anche in questo caso, così come nella sua raccolta horror “Allucinazioni”, Conventi riesce a dar origine a un ottimo scritto, rendendomi orgoglioso di collaborare con lui a questo blog. Entriamo quindi nel dettaglio.
Cosa caratterizza e rende unico questo testo? Beh, senza dubbio l’originalità. Il romanzo presenta l’ennesima apocalisse per la razza umana, ma lo fa in modo del tutto innovativo, rompendo decisamente tutti gli schemi del genere. I “sopravvissuti”, infatti, sono nel testo dell’autore niente meno che degli immortali. E qui viene il bello, perché a discapito di quello che si possa pensare, questa immortalità è tutt’altro che desiderabile e origina scenari a dir poco lugubri.
Questo è un altro aspetto che mi ha profondamente colpito: la caratterizzazione del mondo generato, un mondo che funziona diametralmente all’opposto rispetto a quanto siamo abituati, ma i meccanismi del quale sono del tutto credibili e razionali, frutto di una ricostruzione molto ben pensata e meglio ancora realizzata.
Conventi corre un bel rischio dedicando una bella fetta del libro a ricreare lo scenario desiderato, ma è capace di mantenere un giusto equilibrio, riuscendo a raggiungere il (difficile) obbiettivo di dar vita a una ambiente ostile, tetro, lugubre senza finire con l’annoiare il lettore, ampliando invece l’effetto “ansiogeno”. 
Ci troveremo così a rivivere gli albori dell’umanità con tutti i suoi patemi, quando non solo il concetto di società civile era ben lungi dall’essere solo pensabile, ma mancavano i rudimenti stessi delle arti e della tecnica. Una seconda preistoria incattivita dall’assenza totale di prede e altre possibilità di sostentamento, visto che come assunto base abbiamo un uomo immortale al vertice di una piramide alimentare nella quel tutte le restanti specie del mondo animale, così come di quello vegetale, hanno trovato da secoli la loro pace eterna.
L’assoluta disperazione che affligge la condizione di questi immortali, costretti a vivere in un ambiente oramai ridotto ad uno sterile deserto privo di altre forme di vita, ricorda pericolosamente la dannazione eterna delle anime, piuttosto che una condizione che la scienza moderna persegue con ogni mezzo e che caratterizza i sogni di gran parte dei megalomani moderni che nutrono verso la vita eterna una venerazione dissennata.
Le descrizioni sfornate si fanno crude, ossessive quasi, perfette per le circostanze e l’autore, raggiunta la meta, creato questo ambiente ansiogeno e privo di sbocchi, cala all’improvviso la speranza, la luce, e con essa il ritmo cresce, orchestrando una seconda parte del romanzo incentrata sulla visione di una possibilità di salvezza capace di ridare slancio ai personaggi e alla vicenda. Ovviamente non posso svelarvi nei dettagli il proseguo del tutto, ma di certo le sorprese non mancheranno. Le trovate illuminanti e l’approfondimento di temi che sproneranno inevitabilmente il lettore alla riflessione, aumentano lo spessore di un’opera d’intrattenimento assolutamente da far propria. Il prezzo inoltre è a dir poco ottimo rispetto alla qualità del racconto.
Conventi scrive bene, la sua prosa si adatta alla perfezione alle circostanze, passando con agilità fra le tematiche diverse e il linguaggio adottato è sempre pertinente e soddisfacente.
Non posso dare un bel 8, che è il massimo voto che attribuisco nelle recensioni, per un semplice motivo: la presenza di diversi refusi e errori di battitura e la gestione sbarazzina in un paio di frangenti della consecutio temporum.  Sono peccati veniali all’interno di un’opera pregevole, originale come poche e capace di scatenare emozioni vere nel lettore. Con questi elementi non vedo una sola ragione per la quale non dovreste sperimentare qualcosa di effettivamente diverso alla solita apocalisse zombie, tanto più che le parti nelle quali fanno capolino le scene prettamente horror sono a propria volta gestite in modo magistrale e non potranno non farvi correre qualche brivido lungo la schiena.
Voto 7,5, consigliatissimo!

lunedì 3 aprile 2017

Recensione: Arma Infero II: I Cieli di Muareb di Fabio Carta [Rating 6]


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Titolo: Arma Infero II: I Cieli di Muareb



Autore:  Fabio Carta

Genere: Fantascienza

Prezzo: Euro 1,99

Rating: 6

Sinossi: Lakon e Karan sono divisi. Karan, con l’amata Luthien, si trova a sud nell’esotica e rigogliosa Gargan mentre Il Mastro di Forgia prosegue la sua ricerca nelle remote lande boreali. Pur così lontani i nostri protagonisti vedranno intrecciarsi nuovamente le loro storie, sullo sfondo di una guerra civile dove la furia cieca dell’uomo scatena il potere di nuove e terribili armi. Contro questa barbarie la cavalleria coloniale è costretta ad evolversi, crescendo e diventando qualcosa di diverso e migliore. Tra intrighi e lotte interne, solo grazie a Lakon e alla sua arcana sapienza la Falange potrà trovare la forza di levarsi sopra le bassezze e i tradimenti del nemico. Su in alto, fino a solcare i cieli di Muareb.

Recensione: Infine mi sono deciso ad affrontare il secondo tomo della Saga sci-fi i Fabio Carta, intitolato "I Cieli di Muareb". Vi consiglio una rapida lettura alla recensione del primo volume di Arma Infero, per comprendere sin da subito quello cui andremo incontro. Anche in questo caso il volume è corposo, quasi 800 pagine e ricalca sostanzialmente quanto detto in merito al primo episodio. 
Carta sa il fatto suo, e dal suo scritto traspare una cultura trasversale capace di esplicitarsi tanto nella vastità del linguaggio, quanto delle tematiche affrontate e trattate anche solo per mezzo del dialogo diretto fra i personaggi. Mi viene da pensare alle notizie sentite in questi giorni al Tg, che riportano le lamentele di un migliaio di docenti universitari in merito all'impreparazione dei loro studenti, rei di non saper scrivere e di leggere pochissimo. Beh, il testo di Carta potrebbe proprio fare al caso loro; per ampliare a dismisura il proprio vocabolario non c'è di meglio.
Torniamo a noi. Abbiamo detto quindi del linguaggio e della prosa assolutamente inadatti agli amanti dello "scriver semplice", ma dobbiamo sottolineare quanto questi elementi contribuiscano alla riuscita originale della creazione del mondo pensato dall'autore. Un mondo ben fatto, credibile e con una propria “personalità” costruitasi proprio grazie alla peculiarità e ricercatezza della scrittura di Carta. D'altro canto, purtroppo, a mio avviso, permane una certa pesantezza nei dialoghi diretti, che alle volte si trasformano in vere e proprie dissertazioni filosofiche tendenti a riempire pagine e pagine, soffocando l'epica della storia.
Insomma, in alcuni casi l'autore esagera, e purtroppo, come segnalato nella recensione del primo volume, anche questa volta lo fa soprattutto all'inizio del romanzo, occupando ben 200 pagine prima di presentarci qualche evento rilevante che vada oltre la descrizione (approfondita e ben fatta per l'amor del cielo) dell'innamoramento del protagonista e della bella Luthien.
Anche questa volta quindi mi trovo in difficoltà ad attribuire un voto sintetico ad un'opera complessa, croce e delizia per un lettore come me. Arma Infero potrebbe a mio avviso essere un Capolavoro Vero. Non servirebbe chissà quale revisione del testo perché ciò avvenisse, ma un semplice "trattamento dimagrante". Ci sono spezzoni di romanzo nei quali l'autore indugia troppo a lungo sulle minuzie tecnologiche, e credo di poter affermare che, a patto il target di riferimento desiderato da Carta non sia costituito solo da ingegneri meccanici, molti altri lettori concordino con me.
A tratti l'indagine degli stati d'animo di Karan si fa prolissa e per quanto la prosa dell'autore sia sempre piacevole, si consumano fiumi d'inchiostro per delineare concetti già chiari al lettore dopo poche righe. Detto questo il testo presenta una struttura di fondo ottima, sia per la profondità dell'analisi degli equilibri economici e sociali messi in piedi dall'autore, che dalle meccaniche che regolano il mondo immaginato e questo rimane uno dei punti di maggior forza, essendo l’universo partorito assolutamente di spessore. Può tranquillamente competere con i grandi del genere senza timore alcuno, sia per accuratezza che per originalità. Complimenti a Carta per essere riuscito in un prodigio del genere. Quando poi si passa all'azione, le doti dell'autore vengono esaltate con scene epiche, purtroppo però l’equilibrio fra parti “attive” e lunghe elucubrazione filosofiche si spezza con il procedere delle pagine, tendendo a un appesantimento duro da digerire.
Rimane notevole la commistione fra scienza e fede, fra ideali cavallereschi e grettezza mercantile, trasposti in un contesto futuristico a “velocità differenti”, nel quale riescono a permanere rituali antichi e scoperte innovative, il tutto in modo razionale e mai forzato. Trovate e interpretazioni eccellenti. La cerca del Pagan e gli Zodion stessi sono un concentrato di simboli tecnici e mistici, che strizzano l’occhio a fede e scienza simultaneamente. Un’idea brillante che affascina per ambiguità e mistero calandosi alla perfezione nel mondo creato e rinforzandolo ulteriormente.
Quindi dovendo forzatamente dare un voto, non posso andare oltre alla sufficienza piena, rimanendo dell’opinione che ci troviamo fra le mani un testo dalle potenzialità elevatissime, sia per doti tecniche dell’autore, che per originalità delle idee, ma che nella forma attuale, troppo spesso quelle che dovrebbero essere digressioni atte a far riflettere il lettore, si trasformano in ridondanti trattati, penalizzandolo inevitabilmente. A causa di ciò il sei rappresenta il mio modo per  indicare come il testo non possa essere consigliarsi a tutti, nonostante gli evidenti pregi.