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domenica 5 marzo 2017

Recensione: A.B.E. Alternative Birth Experiment (Futuro Presente) di LUCA FRANCESCHINI [Rating 9,5]


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Titolo: A.B.E. Alternative Birth Experiment 

Autore: Luca Franceschini


Editore: Delos Digital
Genere: racconto sci-fi

Prezzo: 1,99 Euro

Rating: 9,5/10


Sinossi: “Umani, macchine, mostri, esseri viventi: abbiamo uno scopo? Quali sono i confini della nostra esistenza? Quanto vale il nostro diritto a esistere rispetto all'analogo diritto altrui?


Un esperimento genetico fuori controllo. Un cacciatore che lo insegue. Ma cosa stanno cercando esattamente, e a cosa li porterà lo scontro finale? Sullo sfondo di un mondo futuro nel quale umani e macchine subiscono uguale sorte quando non sono più utili, in cui chi viene escluso dalla società vive di stenti e degrado tra gli antichi quartieri fatiscenti, la battaglia fra A.B.E. 7 e l'agente Cain 49 porterà entrambi a porsi una domanda dalla quale non torneranno indietro: che senso ha l'esistenza?”


Recensione: Questa recensione mi ha fatto paura. No, non si sta parlando di un horror, nè sono stato minacciato. Ho avuto paura perché mi sono trovato davanti alla possibilità di poter dare il massimo voto ad un libro. Per il modo in cui io recensisco, per come valuto, questa è un'occasione molto rara. Il problema? Recensisco libri e non storie, il che mi costringe a valutare anche il modo in cui il libro viene proposto (copertina, impostazione dei capitoli, costo) ed il primo impatto (la copertina) non mi aveva lasciato entusiasta (nè un'altra questione che spiegherò piú in là), sopratutto perché stiamo parlando di un libro pubblicato da una casa editrice. Iniziamo, però, per gradi.
"Abe" è uno sci-fy vecchio stile, nel senso che sfrutta la scusa dell'evoluzione tecnologica per creare una storia dove è l'umanità, e la sua essenza, a fare da fulcro per tutto. Di cosa parla, quindi? Un esperimento di bio ingegneria scappa dal laboratorio e viene mandato un "cacciatore" cyborg ad ucciderlo. Detto così non suona interessante, ma non è la trama, di per sé, che rende il libro interessante. L'intera vicenda è narrata in prima persona presente, praticamente dal punto di vista del personaggio, e ad ogni capitolo si passa dal mostro al cacciatore. In base a chi stiamo seguendo ci viene presentato uno stile di scrittura diverso, come a calco della personalità del personaggio. Lo stile dell'umano cacciatore è freddo, tecnico, praticamente un rapporto di missione puro e semplice, come a rappresentare la dominazione della robotica sulla parte umana. A questo timbro si contrappone quello del mostro che alterna un comportamento istintivo ad un pensiero filosofico improntato sul cercare un senso alla sua esistenza , una identità, in quel mondo per lui quasi sconosciuto. Questa continua alternanza, insieme a capitoli brevi, danno alla storia un buon ritmo e rendono la descrizione degli ambienti e degli eventi ben chiari.
Passando all'ambientazione, si parla di una città futuristica credibile, iper industrializzata, dove l'innovazione sembra essere l'unica cosa che conti. Le descrizioni non sono particolamente estese ma quei pochi dettagli forniscono un quadro interessante di background storico e sociale, formando un contesto ben delineato alla vicenda. Ci si muove quasi solamente per le zone più degradate della città, come a voler puntare un faro sugli effetti di determinate scelte nell’approccio al far industria, alla mentalità dell’usa e getta. Il mondo che ci viene accennato è un mondo che sembra perfetto fino a quando non si guarda nei quartieri/discarica abbandonati a sè stessi ed in balia degli ultimi della società.
I personaggi sono avatar di concetti etico/filosofici ben definiti. Sono strutturati sulla base di un contrasto tra l’interiore e l’esteriore (uomo/robot, mostro/umano) che, a tutti gli effetti, può essere letto come la condizione umana nella sua evoluzione. Il mostro (Abe) rappresenta l’istinto primordiale, i bisogni primari, che combatte, e si alterna, con le sovrastrutture umane quali la ricerca di un significato alla propria esistenza, un luogo a cui appartenere, il bisogno di legami (ecc…). Il cacciatore (Cain), invece, rappresenta l’umanità civilizzata, fagocitata dall’intrusione, nel proprio essere, della tecnologia che, a conti fatti, lo domina.
Analizzando la storia, la trama pura e semplice, non ci troviamo davanti a nulla di particolarmente innovativo o mai visto riassumibile in: esperimento genetico fallito scappa, cacciatore (pagato dall’azienda che ha prodotto il mostro) lo cerca per ucciderlo. La questione, però, è che la trama non è al centro dell’attenzione, ma lo sono tutti gli elementi con cui si accompagna, i dettagli, il modo in cui viene gestita la narrazione, gli elementi ambientali, che, se messi insieme, creano un puzzle assolutamente fantastico.
Passiamo, ora, ai punti dolenti.
Bisogna mettere in chiaro che stiamo parlando di una storia di breve/media lunghezza. È, a tutti gli effetti, un racconto di 32 pagine che è stato messo in vendita allo stesso costo di ebook decisamente più corposi (anche se, magari, non così complessi nella stratificazione dei significati).
Non è dalla sua parte neanche la presentazione grafica. La “Delos Digital” ha fatto, a mio parere, un lavoro pessimo con la copertina. La prima impressione è quella di trovarsi di fronte (nei migliori casi) ad un qualche tipo di manuale, più che ad un libro di narrativa. Non c’è un elemento grafico che dia una reale idea del contenuto. Si intravede una strada sfocata, quello che dovrebbe essere un radar spaziale e, in primo piano, un vecchio bambolotto inquietante. Cose a caso, praticamente.
Riassumendo, il libro vale? Si, tanto. È decisamente breve, ma ogni pagina in più sarebbe stata brodo allungato. L’unico modo che mi viene in mente per riequilibrare la bilancia costo/lunghezza è quella di pubblicare il libro come raccolta di storie brevi. La qualità dell’opera è tale che, tenendo bene presente la sua brevità al momento dell’acquisto (e viene specificata e messa in evidenza prima della sinossi, quindi non c’è modo di non saperlo), si può soprassedere. Stiamo comunque parlando di 2 euro, non stiamo acquistando un cartaceo da 10. Se poi siete abbonati a cose come “kindle unlimited” (che è circa come Netflix per i libri), dovete leggerlo. Per la grafica… chiudete gli occhi prima di avviarlo ed andrà tutto bene.
Passiamo al voto. Come ho detto all’inizio, la storia merita un 10 pieno ed una sentita stretta di mano all’autore. Io, però, recensisco libri e nei libri sono compresi anche quegli elementi di contorno che fuoriescono dal lavoro diretto di chi lo scrive. Non me la sento, però, di penalizzarlo troppo togliendo un punto intero, quindi 9 ½ /10.

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