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venerdì 30 agosto 2013

“La vita non dura un quarto d’ora”di William A. Prada





Titolo: La vita non dura un quarto d’ora

Autore: William A. Prada

Genere: Epistolare

Pag: 37

Rating: 9

Costo dell’e-book: 0,99€
Costo del cartaceo: 5,00€





William A. Prada, nella vita, ha praticamente provato a fare un bel po’ di lavori connessi all’editoria e, da poco e grazie a questo suo “mini-romanzo” (come usa defirlo lui) è diventato anche scrittore.

Non saprei proprio in che genere letterario includere questo libro a causa della sua brevità e particolarità ma so per certo che mi ha lasciato impresso nell’anima un insegnamento importante e un mix di emozioni indescrivibili che ho provato mentre lo leggevo.

Il libro è una lettera che l’autore, William, dedica al padre deceduto, racchiudendo tutte le emozioni, i ripensamenti e i pensieri che aveva sempre tenuto nascosti al suo genitore.

Il lettore, in questo caso, si trova quasi ad essere una sorta di invisibile spettatore di un intenso e, a tratti, anche intimo dialogo tra padre e figlio, che lo porterà a riflettere su svariati temi  che, a volte, capita di trascurare o non conoscere come, ad esempio, l’immobilità della vita di fronte alla morte e tutte le azioni inconpiute e i pensieri  inespressi che ognuno lascia dietro di sé assieme al suo passato.

L’autore desidera quindi, attraverso una raccolta dei suoi pensieri in questo particolare momento, condividere le sue più profonde e remote emozioni  cercando di trovare una risposta a uno dei più grandi interrogativi della vita: come mai, mentre tutto scorre e vive, esiste la morte, così ferma, definitiva e triste?

Un libro per chiunque voglia passare una piccolissima frazione della sua giornata leggendo e riflettendo riguardo all’esistenza propria e altrui perché come facciamo ad esssere sicuri che non stiamo cogliendo l’attimo più importante della nostra vita proprio mentre ci scorre davanti?!?

“La maschera nera” di Virginia Mandolini







Titolo: La maschera nera
Autore: Virginia Mandolini
Genere: Romanzo d’avventura e d’amore
Pag: 474
Rating: 8
Costo dell’e-book: 3,49€
Costo del cartaceo: 18,00€

Il  primo  romanzo scritto da un’ insegnante di Scuola Primaria, Virginia Mandolini, che fin da quando era bambina desiderava diventare una scrittrice e, per raggiungere questo sogno, si esercitava quasi quotidianamente a creare piccoli racconti di fantasia e romanzi da condividere con le sue amiche.
Finalmente, se si può dire, il suo desiderio si è avverato e, nel Novembre del 2012, ha pubblicato “La maschera nera”.
La trama è molto intricata e misteriosa: Nicol è figlia di un uomo molto potente e influente in America del Sud e, improvvisamente, viene rapita da un gruppo di ragazzi, capitanati da un giovane dal volto celato.
Durante la prigionia della ragazza, però, il capo dei rapitori si innamora dell’ostaggio, e inizia a prendersene cura e ad alleviarle le sofferenze, cercando di allietarle le giornate nei più svariati modi, arrivando persino a stravolgere quasi completamente il piano che aveva macchinato e concordato assieme ai suoi complici.
Ma come mai Nicol è stata rapita?
Cosa c’entra lei con le illegalità e i soprusi che suo padre compie nei confronti della gente più povera e svantaggiata?
Per sapere come va a finire questa insolita storia d’amore e di amicizia, non ti resta che leggere e lasciarti coinvolgere della vicende che sono racchiuse in questo libro, raccontate dalla sua autrice in maniera molto accattivante, scorrevole e, in alcuni tratti, anche emozionante.


sabato 24 agosto 2013

Strategia di Scrittura nº16: Aggancia il lettore con il contrasto


Gran parte del materiale di questo articolo - esempi esclusi - è tratto e/o riadattato dal manuale “Writing Tools” dell’insegnante di scrittura Roy Peter Clark, che ringrazio immensamente!

- Vi serve un Cacciatore di Demoni? L’avete trovato - dichiarò Sir Roderick, lo sguardo fisso all'orizzonte sopra le teste dei paesani che gremivano la piazza. Il suo usbergo di maglia d’acciaio riluceva come argento al sole del mattino, e così l’elmo dall'alto pennacchio. Sollevò un piede e lo poggiò con ostentata lentezza sul basamento della statua del Campione. Dalla punta bucata dello stivale affiorò un alluce rosa.

Come avrai intuito, fedele lettore, oggi parliamo di giustapposizione, in questo caso ironica. Un elemento del paragrafo stride di proposito con tutti gli altri, ma non è soltanto questione di humour. Quella frase se ne sta lì in fondo all'aulica descrizione del nostro cavaliere proprio per darci un indizio di chi realmente sia questo figuro: un pallone gonfiato, un millantatore, non certo il paladino che i paesani attendono.

La giustapposizione può manifestarsi anche per mezzo di elementi che agiscono sullo sfondo, all’insaputa dei personaggi, come se lo scrittore regalasse una bella strizzata d’occhio al lettore.

Il mercato era gremito a quell’ora del mattino, un folle andirivieni di gente, animali, carri e carretti. Il solo elemento statico era la coppia stretta in un abbraccio caloroso al centro della carreggiata.
- Mi ami, Antonio? - implorò la giovane.
- Più dello stesso cielo, Anna adorata, amore mio! - rispose lui.
- Letame! Letame di porco a prezzi mai visti! - berciò un contadino che transitava alle loro spalle con una carriola fumigante.
Anna si strinse al petto di Antonio, le gote pallide ravvivate da un rossore improvviso.
- Per quanto tempo mi amerai?
- Neanche la morte ci separerà, mia stella del mattino!
- Affrettatevi gente, affrettatevi! La promozione scade tra un’ora! - proseguì il contadino.

(Esempio liberamente ispirato al classico “Madame Bovary”, per i più attenti :))
Anna vive il momento più romantico della sua esistenza, tra le forti braccia del bell'Antonio. Sogna l’amore eterno e incondizionato. Ma non è oro tutto quel che luccica, anzi: il contadino sullo sfondo ci fa sapere con precisione su quale nobile materiale Antonio abbia fondato le sue intenzioni.

La giustapposizione non deve per forza venire espressa in chiave ironica. L’importante è che il contrasto abbia uno scopo, che colpisca il lettore e lo “agganci” con il potere scaturito dal conflitto di due elementi opposti.
Ecco un paio d’esempi un po’ più drammatici:

Andressa soffocava in fretta. Le sue labbra formavano una conca circolare nella plastica, mentre cercava di strapparla con i denti, mentre succhiava avidamente gli ultimi scampoli d’ossigeno. Dall'esterno, l’Angry Bird dipinto sulla busta sembrava ancora più incazzato.

Oppure:

Alle quattro e trenta del pomeriggio, la nube tossica sfiatò dalla crepa nel Reattore Cinque e si mescolò all'aria pura di montagna. A due miglia di distanza, i ragazzini del villaggio giocavano l’ultima partita di calcio della loro vita.

Due suggerimenti:

  • Osserva come i fotografi più brillanti utilizzano spesso la giustapposizione, un’arma formidabile per colpire l’osservatore e trasmettergli un messaggio forte. Lo stesso vale per la letteratura, non dimentichiamolo. 
  • Rileggi i tuoi testi e va’ a caccia di esempi dove una giustapposizione ben collocata potrebbe fare la differenza. Hai modo di sfruttare meglio il contrasto tra gli elementi?


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martedì 13 agosto 2013

"Storie Fantastiche" - A.A.V.V. [Rating 7]

Titolo: Storie Fantastiche - 1° Edizione
Autore: A.A.V.V.
Genere: Raccolta racconti
Pagine: 340
Rating: 7


Storie Fantastiche è una raccolta gratuita (ebook disponibile in tutti i formati), frutto di un concorso gratuito improntato alla fantasia più sfrenata, senza barriere di generi e contesti.
Il risultato è un potpourri dai mille sapori diversi e sempre piacevoli. Fantasia al comando.

 

In merito al concorso stesso, il cui tema era “La Ribellione”, non posso esimermi dal segnalare una certa vaghezza nell’argomento trattato in alcuni racconti. Personalmente in alcuni non ne ho trovato traccia, ma si sa, ognuno ha la propria sensibilità.
Invece in molti il tema della ribellione ha originato interessantissimi racconti capaci di sviscerare una critica a volte aspra e sferzante, altre più celata ma non per questo meno pungente, alla società moderna e al suo modello di sviluppo sintetizzabile nel laconico “produci-consuma-crepa”.
Per me è stata un gradita sorpresa constatare quanti autori abbiano sposato il tema per smuovere le coscienze nel modo migliore possibile, raccontando storie interessanti, facendo di quest’ebook non solo un opera ammirabile dal punto di vista della letteratura d’evasione, ma a tutti gli effetti anche uno strumento di riflessione profondo e “sincero”.
Non potendo analizzare i racconti singolarmente, mi limiterò a una panoramica generale sull’ebook offertoci dall’associazione “The Game’s Rebels” (associazione ludico-culturale con sede nel comune di Castel Rozzone). La premiazione è avvenuta all’interno di una giornata dedicata al fantastico (letteratura, giochi da tavolo e di ruolo ecc..), lo scorso 14 Aprile 2013
Buono il livello generale dei racconti. Diversi rievocano memorie e ambientazioni lovecraftiane, altri stimolano la riflessione su aspetti reali della società moderna pur calandoli in contesti futuribili o postapocalittici. In generale si può notare un’interessante varietà di generi e contaminazioni che rendono l’antologia (bella corposa, 340 e passa pagine) una carrellata varia e piacevole da gustare, fonte di spunti per la creazione di “nuovi Mondi”.
Un’iniziativa quindi assolutamente lodevole e che i promotori hanno già confermato avrà un seguito con un secondo appuntamento con tema da definirsi in base ad un sondaggio fra i partecipanti. Più di 300 i racconti in gara e gran lavoro per il comitato di lettura.
Due i racconti provenienti da una selezione di temi effettuata presso due Licei nostrani, che ci fanno apprezzare le penne di giovani scrittori e scrittrici in divenire.
Voto medio 7 quindi, poiché devo tenere conto anche di alcuni racconti prescelti che a mio avviso presentano una prosa acerba e da rivedere, andando ad intaccare il livello qualitativo del tutto. C’è da dire comunque che anche dove la prosa stenta, o all’opposto è eccessivamente satura, il contenuto e la trama degli stessi risultano sempre interessanti ed originali.
In un paio di scritti ho riscontrato errori di battitura che andrebbero aggiustati in sede di revisione, ma non sono certo questi a compromettere l’operato dell’associazione che ha sfornato un’antologia pregevole, gratuita e ha scovato alcuni autori dei quale a mio avviso avremo modo di sentir parlare anche in futuro.
Infine il mio personale podio giusto per rendere omaggio agli autori che maggiormente mi hanno colpito (no, non citerò il mio Rebel Yell, non preoccupatevi).
Nell’ordine… rullo di tamburi…
Al terzo posto:  "Morte di un vecchio in VII paragrafi e mezzo" di Mattia Giordano
Al secondo posto: "Kandar" di Giacomo Colossi
Vincitore assoluto: "Ama il tuo prossimo" di Tiziana Boccaccio


martedì 30 luglio 2013

Strategia di Scrittura nº15: Mostra il carattere


Gran parte del materiale di questo articolo - esempi esclusi - è tratto e/o riadattato dal manuale “Writing Tools” dell’insegnante di scrittura Roy Peter Clark, che ringrazio immensamente!

Zalaban si umettò le labbra mentre ruotava il mestolo nel calderone con spasmodica lentezza. Fiammate fluorescenti si riflettevano sul vetro delle cento e più bottiglie schierate in file ordinate alle sue spalle, ognuna etichettata con un nome, una data e una breve osservazione: “Artiglioscopendra, 20 Cal. XIX, Aggressiva - tenere sotto controllo”, “Ittiolabirintite, 13 Br. XXI, Caustica e maleodorante - buona col caffè”, “Tricarnia rubeola, 31 Fir. XXII, Non aprire - vi ucciderà!”

Sapete cosa mi piace di questo paragrafo? Che sono riuscito a descrivere un alchimista cauto, meticoloso, sistematico e un po’ fuori di testa, senza mai dover ricorrere agli aggettivi sopracitati.
È la croce e delizia di ogni scrittore, che sia aspirante, tale o presunto tale: mostrarele cose piuttosto che dirle. Narrare, invece di stendere sul foglio un resoconto di concetti anonimi. La nozione è valida soprattutto quando intendiamo descrivere il carattere di un personaggio. Ehm, volevo dire ‘mostrare’, non ‘descrivere’...

Prendiamo questo brillante esempio tratto dall’articolo “Show vs. Tell: Do You Know the Difference?” di Maria Murnane su Createspace: immagina, amica mia, di navigare su un sito di incontri online, alla ricerca della tua anima gemella!

Meglio questo:

“Sono un uomo attraente, spiritoso, avventuroso, con un gran senso dell’umorismo.”

o quest’altro?

“Eccoti qua la mia foto! Per la cronaca, se ci stai, sono assolutamente pronto a mentire sulle circostanze in cui ci siamo conosciuti. La butto lì così. E a proposito di buttarsi, la scorsa settimana mi sono lanciato da un aereo col paracadute. Uno spettacolo!”

Non c’è partita, vero? Il primo tizio afferma un sacco di cose senza mostrare nulla di concreto, mentre il secondo fa l’esatto opposto: il suo profilo trasuda humour e avventura, quanto all’aspetto preferisce che la foto parli al posto suo. Showvs. tell, successo assicurato.

Troppo spesso, a causa di fretta e inesperienza - o per non sbatterci troppo, ammettiamolo - prendiamo un’astrazione e la trasformiamo subito in aggettivo per definire il carattere di un personaggio: ‘compassionevole’, ‘altero’, ‘coraggioso’, ‘pavido’, ‘irritante’, ecc. Il tutto senza un briciolo di esempio pratico.

I migliori scrittori sono in grado di creare ritratti viventi dei personaggi, immagini che rivelino al lettore i tratti del loro carattere e le loro aspirazioni, speranze e paure, senza bisogno di ricorrere a inutili astrazioni.

Anche il dialogo, in questo senso, costituisce un utile strumento:

- L’hai baciato? Sul serio? Quello lì?
- Embé? A te che te ne frega?
- Ma sei proprio scema! Non lo vedi che è uno sfigato?
- Ha parlato quella che esce con Ciuffetto!
- Si chiama Riccardo, e va già all’università.
- Uhhh, che grand’uomo! Scommetto che Stefano ne sa più di lui...
- Magari, visto che é un secchione e uno sfi-ga-to!
- Ma vaffan...
- Smettetela voi due! Tanto il mio Marco è meglio di tutti gli altri.
- E perché?
- È il centravanti della squadra di calcio.
- Cosaaaa? Potevi anche dirmelo prima!
- Ha qualche amico carino?

Questo breve, stupido dialogo esprime varie astrazioni: adolescenza, pregiudizio, insicurezza, status sociale, ragionamento di gruppo... L’uso del dialogo - con tutte le sue imperfezioni e forme gergali - dà vita a questi concetti tramite un vivace scambio di battute, senza dover ricorrere a termini e forme “pesanti”, più adatte a un trattato sociologico.

Cerchiamo sempre di aprire i nostri personaggi all’ispezione del lettore, mostrando chi sono attraverso ciò che fanno e come interagiscono con il loro mondo. Riduciamo al minimo gli aggettivi nebbiosi, che finiscono per nascondere il personaggio sotto una coltre di definizioni astratte (NB: prendere cum grano salis! Dipendendo dal contesto letterario, per esempio il fantasy epico, possiamo anche concederci qualche esagerazione per pompare l’atmosfera).

Esercizi sotto l’ombrellone!
  • Siediti in un luogo pubblico (spiaggia? Perché no!) e osserva il comportamento delle persone, il loro aspetto, il loro modo di parlare. Quali aggettivi ti fanno venire in mente? Quali dettagli ti hanno portato a questa conclusione?
  • Alcuni scrittori partono da una sola frase, del tipo “Jack è un tipo scontroso e arrogante”, per raccontare a se stessi chi sia il loro personaggio. Questa frase non comparirà mai nel testo: è a partire da essa che lo scrittore si sforza di produrre le “prove concrete” che lo hanno condotto a questa conclusione. Prova a fare lo stesso in qualcuna delle tue storie.
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domenica 21 luglio 2013

Il ritornante Lorenzo Manara. [Rating 8]

Titolo: Il Ritornante
Autore: Lorenzo Manara
Genere: Fantasy/horror
Pagine: 379
Rating: 8/10
ISBN:978-1490332567
Link Acquisto  (0.99€)













TRAMA


“La speranza di vita di un uomo, da queste parti, è circa cinquant'anni. La mia è di tredici giorni esatti. Il marchio con cui sono stato maledetto si dissolve rapidamente e la sua scomparsa significa morte. C'è un solo modo per mantenerlo integro e riavviare il conto alla rovescia: uccidere. Potrei andare avanti così per l'eternità...Immortale? No, sono solo un ritornante.”





Il ritornante è il romanzo d'esordio di Lorenzo Manara.Devo dire che questo mi ha colpito moltissimo.Già a un primo sguardo la trama si presenta accattivante e la storia, devo dire, non delude.Devo iniziare col dirvi che parlar e di questo libro non è semplice, non so perché ma non riesco a fare ordine tra i mille pensieri che mi affollano la mente dopo averlo terminato.La narrazione inizia nel 1500 durante una battuta di caccia, che vede come protagonisti niente di meno che il giovane rampollo della famiglia de' Medici, Giovanni e il suo precettore e maestro, Jacopo. Le cose non non vanno come previsto e i due rimangono gravemente feriti. Verranno salvati e portati in un vicino convento dove l'abate tenterà il tutto e per tutto per salvare loro la vita, ma la le sue conoscenze mediche si dimostrano vane..a meno che....l'abate decide di usare il potere dei cubi.I cubi possono guarire..ma ogni guarigione ha il suo prezzo....Giovanni e Jacopo si svegliano con un simbolo stampato sul petto.. il peso di questo simbolo è enorme. Sono stati maledetti e da quel momento, per poter continuare a vivere devono uccidere.. hanno a loro disposizione 13 giorni esatti prima che il simbolo svanisca e la morte li richiami a sè...La storia prosegue con un salto temporale, Nero de Medici è un ragazzo che vive nella Città Industriale, dove tenta il tutto e per tutto per diventare un giornalista di successo. Vive in un piccolo locale in maniera abbastanza trasandata e trascorre le sue giornate a caccia di uno scoop, aiutato talvolta dall'amico di sempre, un giovane rampollo di famiglia benestante, Ettore.La ricerca dell'ennesimo pezzo sensazionale lo caccerà nei guai, si troverà suo malgrado coinvolto non solo in uno scontro tra bande ma in qualcosa di molto più grosso....è durante uno di questi scontri che anche lui si diventerà un ritornante...La ricerca dell'ennesimo pezzo sensazionale lo caccerà nei guai, si troverà suo malgrado coinvolto non solo in uno scontro tra bande ma in qualcosa di molto più grosso....è durante uno di questi scontri che anche lui si diventerà un ritornante...La prima difficoltà che incontro è quella di raccontarvi la trama senza fare spoiler, l'autore è stato bravo a  diluire la storia attraverso i vari capitoli e qualunque cosa vi dicessi, rischio di togliere un po' di gusto alla lettura. I capitoli si alternano tra passato e futuro e in ognuno di essi l'autore ci da una parte del puzzle che piano piano si ricostruisce.Devo ammettere di averci messo un po' ad appassionarmi, il primo terzo del libro è una sorta d'introduzione in cui iniziamo a conoscere Nero e la sua vita, superata questa parte si entra nel vivo e una volta che ci si immerge nella storia si divorano le pagine. Attraverso i vari capitoli ci ritroviamo a seguire così due vicende...quella dei primi ritornanti, Giovanni e Jacopo e quella di Nero..il nuovo ritornante. Tutti e tre portano il peso della stessa maledizione e scopriranno che uccidere non è affatto semplice...
Uno degli elementi che ho apprezzato di più è l'ambientazione del periodo in cui vive Nero. Ci viene descritta una città divisa in distretti, a seconda della mansione e del tipo di lavoro svolto, il periodo sembra quello della seconda rivoluzione industriale (fine 1800-inizi 1900), si gira in carrozza, per esempio, ma per le strade iniziano già a vedersi delle auto, nero possiede una macchina fotografica con flash al magnesio, la moda è femminile è quella degli abiti sontuosi e strizza-costole...(meravigliosi, ma non sarei durata un giorno), insomma tutti elementi, questi e altri, che mi richiamavano di continuo quel periodo storico. La città non è delle più felici, la suddivisione in classi sociali è forte, le persone vivono per lo più come schiave del lavoro, in più i vari distretti sono in mani alle diverse bande, spesso in lotta tra loro..La prima difficoltà che incontro è quella di raccontarvi la trama senza fare spoiler, l'autore è stato bravo a  diluire la storia attraverso i vari capitoli e qualunque cosa vi dicessi, rischio di togliere un po' di gusto alla lettura. I capitoli si alternano tra passato e futuro e in ognuno di essi l'autore ci da una parte del puzzle che piano piano si ricostruisce.Devo ammettere di averci messo un po' ad appassionarmi, il primo terzo del libro è una sorta d'introduzione in cui iniziamo a conoscere Nero e la sua vita, superata questa parte si entra nel vivo e una volta che ci si immerge nella storia si divorano le pagine. Attraverso i vari capitoli ci ritroviamo a seguire così due vicende...quella dei primi ritornanti, Giovanni e Jacopo e quella di Nero..il nuovo ritornante. Tutti e tre portano il peso della stessa maledizione e scopriranno che uccidere non è affatto semplice...I personaggi sono un altro elemento affascinante, sono tutti ben caratterizzati anche se naturalmente conosciamo meglio il nostro protagonista: Nero, è un ragazzo che punta in alto, vuole di più, vuole diventare un giornalista affermato e per questo si è allontanato dalla famiglia e si è trasferito in città. Articoli pubblicati al momento: zero. Si trascura, non paga l'affitto da due mesi, ha perso la donna che ama..insomma per il momento ha fallito. Ettore, l' amico, un rampollo di nobile famiglia, viziato e benestante....Come ho già detto non è semplice descriverlo a causa dell'intreccio fittissimo, ma credo che sia un libro valido, purtroppo il finale è un vero e proprio cliffhanger, e per questo il giudizio finale rimane comunque sospeso

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martedì 2 luglio 2013

Strategia di Scrittura nº14: Sintonizza la tua voce


Gran parte del materiale di questo articolo - esempi esclusi - è tratto e/o riadattato dal manuale “Writing Tools” dell’insegnante di scrittura Roy Peter Clark, che ringrazio immensamente!

Di tutti gli effetti creati da uno scrittore, nessuno è più importante ed elusivo della qualità conosciuta come voce. I buoni scrittori, lo si dice e lo si ripete, vogliono trovare la propria voce, e vogliono che questa voce sia autentica (parola che non a caso ne richiama altre due: autore e autorità).

Ma cos’è questa dannata voce, e come faccio ad acchiapparla?!?

Usiamo una definizione di Don Fry: "La voce è la somma di tutte le strategie utilizzate per creare l’illusione che lo scrittore stia parlando, dalla pagina, direttamente con il lettore." La voce fa sì che il messaggio scritto raggiunga il lettore tramite le orecchie, benché in realtà lo stia assorbendo per mezzo degli occhi.

Se la voce è una somma di strategie di scrittura, quali di esse sono essenziali per generare l’illusione del "messaggio orale"? Proviamo a immaginare un equalizzatore applicato alla scrittura, per modulare la nostra voce utilizzando una serie di levette e interruttori. Qui di seguito, riporto alcune delle funzioni più gettonate del nostro magico apparecchio.

Qual è il livello del mio linguaggio?
Uso lo slang di strada o le argomentazioni logiche di un professore di metafisica? Tengo i piedi ben saldi sui primi gradini della scala dell’astrazione, o volteggio lassù in cima? Posso muovermi su e giù quando mi va, o sono bloccato in una determinata posizione?

In che "persona" mi esprimo?
Prima persona, terza persona, o magari la seconda, come nei compianti LibriGame?

Qual è la fonte delle mie allusioni?
Attingo da una cultura di basso livello, alto livello, o entrambe? Cito teologi medievali o lottatori di wrestling?

Quanto spesso faccio uso di metafore e altre figure retoriche?
Voglio sembrare un poeta dal linguaggio immaginifico e opulento, o piuttosto un cronista parco di effetti speciali?

Qual è la lunghezza e la struttura di una mia frase tipica?
Uso frasi corte e semplici, dritte al punto? Lunghe, complesse e arzigogolate, come una danza d’accoppiamento di rari uccelli tropicali? Un mix delle due?

A che distanza mi colloco dalla neutralità?
Cerco di essere obiettivo oppure partigiano? Appassionato oppure neutro?

Che tipo di approccio prediligo, nei soggetti e nella forma?
Sono convenzionale nella scelta degli argomenti, uso strutture tradizionali e consolidate, oppure cerco di essere originale e iconoclasta, affrontando temi scottanti e avventurandomi in forme sperimentali?

Questi sono appena alcuni degli strumenti annessi al nostro prezioso equalizzatore. Aggiungine altri a piacere, per sintonizzarti sul tono giusto!

Proviamo a inventarci qualche mini-esempio:

(dialogo da strada)
- Provaci e ti spacco il c**o.
- Che c***o hai detto?
- Che ti spacco il c**o, brutto f****o!

(dialogo tutto sommato civile)
- Provaci e ti spacco le ossa.
- Cos’hai detto?
- Che ti spacco le ossa, disgraziato!

(dialogo da fighetti imparruccati)
- Tentate pure, se non temete le conseguenze.
- Perché non provate a ripetere tali vuote minacce?
- Continuate e non risponderò delle mie azioni, insolente!

Giovanni schizzò su come se avesse le ali. (allusione papale papale)
Giovanni saltò su come come un cavallo alato. (allusione più elaborata)
Giovanni balzò per aria come un novello Pegaso. (allusione mitologica)

La polizia ha affrontato i manifestanti. (neutro)
La polizia ha aggredito i manifestanti. (sono dalla parte dei manifestanti)
La polizia ha massacrato i manifestanti. (amo i manifestanti e odio la polizia)
La polizia ha trattenuto i manifestanti. (sono dalla parte della polizia)
La polizia ha messo in riga i manifestanti. (amo la polizia e odio i manifestanti)

Per mettere alla prova la tua voce, lo strumento più potente che hai a disposizione è, guarda caso... la lettura ad alta voce!

Sembra ridicolo, ma non lo è affatto. Hai appena scritto qualcosa? Leggilo forte per capire se ha il suono giusto, se suona come te. Hai dubbi sulla necessità di conservare una frase in apparenza inutile? Leggila ad alta voce e scopri che effetto avrebbe, sul ritmo, la sua rimozione. Se ne hai modo, fatti leggere il testo da una persona di fiducia - qualcuno che non sfrutti l’occasione per deriderti e umiliarti in pubblico, per carità :))

Qualche esercizio pratico per avventurarci alla ricerca della nostra voce:
  • Leggi un tuo testo, ad alta voce, ad un amico. Chiedigli se suona davvero come una cosa tua.
  • Metti giù una lista di aggettivi che ritieni definiscano la tua voce: pesante, aggressiva, giocosa, seducente… Adesso scova nei tuoi testi le prove concrete che ti hanno spinto a queste conclusioni.
  • Considera la voce di uno scrittore che ammiri. In che modo è simile alla tua? In che modo è differente? Scrivi un pezzo "a mano libera" cercando di imitare il più possibile la sua voce.

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