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giovedì 30 aprile 2015

"Mictlan: Doppio Inferno" di Caleb Battiago [Rating 8]

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Titolo: Mictlan: Doppio Inferno

Serie: Naraka World

Autore: Caleb Battiago (Alessandro Manzetti)

Genere: Horror

Rating: 8

Prezzo: Euro 0,99



Sinossi:

Tenochtitlán 1520 - Mexico City 2277. Il Mictlan è l'Inferno sotterraneo della mitologia azeca. 
Una storia che percorre parallelamente due diversi periodi storici: l'Impero Azteco ai tempi di Cortés e la Mexico City di un futuro post-apocalittico e distopico, invasa dagli zombie vittime della pandemia della superdroga Cloud 7, sintetizzata dalla New Moon Corporation. Nella location di Tenochtitlán la storia prende il via dalla Noche Triste, durante la conquista Spagnola del Messico. Durante la notte del 1º luglio 1520 la spedizione guidata da Hernán Cortés fu quasi totalmente distrutta dagli Aztechi. I prigionieri spagnoli vivranno sulla loro pelle i sacrifici umani della religione atzeca e la cultura e gli usi del cannibalismo. Nella location futura della megalopoli di Mexico City, affollata di infetti, si svolge la storia di tre "tigres de hierro", le tigri di ferro, un corpo speciale femminile del vecchio esercito della Repubblica Mesoamericana. Artemisia, Roslyn e Paloma devono raggiungere un punto d'incontro con le altre compagne sopravvissute, nei sotterranei di un albergo al centro della città, superando le legioni di zombie che presidiano tutti gli accessi alla megalopoli. Le due storie parallele convergeranno lentamente superando i 757 anni che le dividono, un continuità inaspettata lungo binari di sangue e di riti antropofagici e blasfemi. 

Caleb Battiago (pseudonimo di Alessandro Manzetti) autore di narrativa horror, SF, pulp e weird, poesia dark, editor e traduttore, ha pubblicato diverse opere in Italia, Stati Uniti ed Inghilterra. Ha ricevuto la nomination al Bram Stoker Awards 2014, all'Elgin Award 2015 e al Rhysling Award 2015




Recensione:

Questa volta ci sono cascato pure io. In compenso però mi è andata bene, molto bene! Sì, perché lo confesso, ho scelto questo Mictlan attratto dalla copertina, che reputo davvero eccezionale. Poi mi sono letto anche la sinossi che fortunatamente ha rafforzato la mia scelta iniziale, catturando la mia attenzione definitivamente. 
Riti Aztechi, divinità folli, le tigres de hierro, la superdroga?! Affare fatto!
Ammetto che non conoscevo questo autore.
La cosa mi stupisce visto che sono anni che spulcio fra gli scrittori indie e Alessandro Manzetti ha scelto di perseguire questa via con alcuni suoi testi, scrivendo racconti e romanzi che rientrano appieno fra i miei gusti. Peraltro ha un curriculum di tutto rispetto che vi lascio scoprire assieme al suo (bel) sito personale.
Inoltre, a parte la copertina della quale ho già parlato, anche il testo risulta curato in modo certosino, niente refusi ecc… Unica pecca non sono riuscito a trovare la versione epub.
Comunque inutile piangere sul latte versato, ora ho scoperto il Manzetti e lo presento anche a chi come me se lo fosse perso, perché il suo racconto (si purtroppo questo Mictlan non va oltre la trentina di paginette) è decisamente uno spettacolo.
Ho l’impressione che non rimarrà l’unica opera di questo scrittore che mi baloccherò a recensire perché l’universo tratteggiato, e che ho scoperto far parte di un mondo esplicitato dall’autore in altri romanzi (serie Naraka), mi ha colpito molto riuscendo a evocare un universo immaginifico affascinante e cupo.
Inizio subito col mettere le mani avanti: lo stile di Manzetti è molto particolare, per chi avesse avuto modo di leggere Alan Altieri, userei proprio questo Big come termine di paragone.
Frasi brevi, ritmo incalzante, densità di significati stordente, nessuna censura, brutalità fisica e psicologica. Anzi ora che ci penso mi pare di ricordare che Caleb (lo pseudonimo del Manzetti) sia proprio uno dei personaggi della saga di Magdeburg dell’Altieri… mah, la mia memoria perde colpi quindi potrei sbagliare… solo coincidenza? Non credo.
Se mi avessero fornito il racconto privo dell’indicazione dell’autore avrei scommesso la mia paghetta di aprile sul nome di A. Altieri, senza dubbio alcuno, passando il resto del mese a mangiare pane e cipolle…
Ad ogni modo chi mal digerisce la prosa di Altieri può evitarsi di prendere in mano il proprio lettore e innestarvi l’opera del Manzetti, perché dubito la troverebbe di proprio gradimento. Io, ovviamente, sono di tutt’altro avviso.
Ma veniamo a noi.
Un racconto breve quindi, ma ogni frase è pregna di significato, ogni parola è studiata e capace di evocare immagini talmente reali da scatenare emozioni forti in grado di dilatare il testo rendendolo ben più profondo e appagante di quanto possa indicare il numero delle pagine.
Un testo che mi sento di sconsigliare solo ai cuori deboli e agli stomaci fragili. Qui si parla di frattaglie umane senza troppi scrupoli e lo si fa con classe cristallina, rendendo le immagini nitide e appaganti.
Le due storie, quella ambientata all’epoca di Cortes e quella delle tigri di ferro (che donne, ragazzi!), corrono parallele per trovare un finale comune, mentre l’autore si cimenta, vittoriosamente, a condurci attraverso riti empi ed ecatombi zombie.
Pugnali d’ossidiana, piume di animali esotici, sacerdoti invasati, guerrieri ghepardo e Deità sanguinarie ci vengono presentati con la medesima facilità di armi futuristiche, tecniche di combattimento militari ultramoderne e quant’altro. Un matrimonio fra passato e futuro capace di gettarci in un vortice temporale credibile e godibilissimo capace di cementare quest’unione con badilate di violenza e adrenalina.
Insomma un racconto da 8 pieno, un antipasto gustoso in vista delle opere maggiori (L'inferno delle scimmie bianche?) di un autore a mio parere da non perdere di vista.
Un romanzo è cosa ben diversa da un racconto e sono proprio curioso di capire come l’autore avrà modellato la sua prosa per rapportarsi a questa differente tipologia di produzione.
Non vedo l’ora di scoprirlo!

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