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Sinossi:
Pubblicato nel 1995, "Le catene di Eymerich" costituisce il terzo episodio della saga dell'inquisitore catalano ed è ambientato nel 1360 quando il frate, appena quarantenne ma già da tempo Inquisitore generale del Regno d'Aragona, viene inviato in missione in Valle d'Aosta. Qui, nel villaggio di Chàxillon, sembra abbia trovato rifugio una comunità di catari sopravvissuti alle persecuzioni. Sulle tracce degli eretici, Eymerich procede nelle indagini: attorno a lui si moltiplicano inquietanti prodigi mentre creature mostruose e apparentemente immortali gli sbarrano il passo. Ancora una volta la lotta di Eymerich contro le forze demoniache si svolgerà a cavallo tra diverse epoche storiche dalla Germania nazista alla Romania liberatasi da Ceausescu.
Recensione:
Valerio Evangelisti è uno degli autori italiani che preferisco. Riesce a coniugare critica sociale, approfondimento socio/politico/religioso ad ambientazioni sempre diverse, con elementi fantastici e weid e lo fa in modo magistrale.
Credo sia anche uno degli autori del quale ho letto il maggior numero di romanzi. Amo molto le sue serie minori, quella del palero Pantera in primis, ma anche il ciclo dei pirati e quello americano. Oggi però sono tornato a concentrarmi sul suo filone principale, quello legato all’inquisitore Eymerich e lo faccio parlandovi del romanzo “Le catene di Eymerich”.
Ammetto che questo sia il lavoro che meno mi è piaciuto di Evangelisti. Intendiamoci, non è un brutto romanzo, ma non mi pare abbia brillato per originalità e non è riuscito a coinvolgermi in modo particolare.
Scienza e mistica, fede e mistero sono gli ingredienti base. L’eresia catara a fare da sfondo alle ricerche di un Eymerich quanto mai incapace di attrarre empatia. Un personaggio che si ama per arguzia e determinazione ferrea, ma capace di far inorridire per spietatezza.
Diverse linee narrative si intrecciano portandoci in periodi storici differenti a formare un costrutto gradevole, ma dalle basi scientifiche un po’ troppo inverosimili per il mio gusto.
Una vicenda che si trascina più lenta del solito, relegando i colpi di scena alle sole pagine finali. Non fosse per la prosa piaceovle dell’Evangelisti, mi spingerei a dire che a tratti, nel corso della narrazione, il ritmo sia risultato così blando da annoiarmi.
Decisamente sotto le attese.
Ora mi rimane la curiosità si affrontare la prossima avventura dell’Inquisitore per decidere se perseverare in questa saga o prediligere i pochi romanzi delle serie minori che mi mancano all’appello.
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