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domenica 17 settembre 2023

Recensione: L'eredità di Falco. Battle Mage di Peter A. Flannery [Rating 5] - a cura di Andrea Zanotti





Sinossi:

Il mondo sta cadendo sotto l'ombra ardente dei Posseduti e solo il potere di un Mago da battaglia può salvarlo. Ma l'antico legame con la razza dei draghi sta venendo meno. Di quelli che rispondono alla convocazione, troppi sono Draghi Neri e i Draghi Neri sono i nemici dell'umanità. I Draghi Neri sono pazzi… Falco, l'unica persona che potrà salvare il mondo dalla catastrofe, è un debole in un mondo di guerrieri, ma peggio ancora è figlio di un pazzo. Spinto dal dolore per avere inconsapevolmente permesso a un’orda di demoni di distruggere il suo villaggio, Falco prende una decisione che lo porterà sull'orlo della disperazione. Nel disperato tentativo di fare ammenda, il ragazzo decide di seguire i suoi amici all'Accademia della Guerra, una scuola di addestramento d’élite dedicata all'eccellenza marziale. Ma mentre i suoi amici fanno progressi, Falco lotta per superare i suoi dubbi e la sua insicurezza. Anche la Regina nutre seri dubbi su di lui. E mentre la Regina cerca di unire i regni contro i Posseduti, Falco lotta per superare le sue paure. Riuscirà a sbloccare il potere intrappolato in lui o soccomberà alla follia e all'omicidio come suo padre?


Recensione:

Battle Mage, l’eredità di Falco di Peter A. Flannery è un fantasy classico. 

460 pagine per questo primo volume, capostipite di una saga che non sono riuscito a quantificare. Portato in Italia da Armenia, mi pare il tipico caso di un romanzo che avrebbe tranquillamente potuto rimanere oltralpe, senza costituire una perdita per gli amanti del genere di italico idioma. Teoricamente adatto ad un pubblico giovane, grazie ai protagonisti imberbi, ammorba dall’inizio alla fine con battibecchi fra ragazzini e dubbi adolescenziali talmente stereotipati da rasentare il grottesco. 

Tralasciando lo stile piatto e uniforme della prosa dell’autore, ciò che lascia sbalorditi è il nulla protratto per quasi cinquecento pagine. 

E che dire del finale? Altro che mozzato con l’accetta, qui sembra di trovarsi innanzi a un lunghissimo e monotono preambolo, e finalmente, quando si intravvede all’orizzonte un po’ d’azione ci imbattiamo nella parola FINE. Non saprei dire se sia opera dell’Armenia, oppure se anche l’originale abbia adottato questa scelta, assolutamente non condivisibile. 

Spiace, perché alle volte Flannery lascia intravedere degli spunti interessanti baluginare fra i miasmi soporiferi del vuoto. La suddivisione delle diverse truppe, le relative manovre insegnate ai cadetti, e le possibili sotto trame, fra tradimenti e lotte di potere, e la fazione dei cattivi, potrebbero anche essere interessanti, ma sono e rimangono appunto spunti in un mare di tedio e noia protratta per lunghissimi tratti. Se il fantasy in Italia perde inesorabilmente pubblico, credo sia dovuto anche a scelte folli come quella di tradurre romanzi come questo. C’è da chiedersi se chi prende queste decisioni abbia mai letto fantasy in vita sua. Voto 5.

Andrea Zanotti    


 

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