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martedì 19 febbraio 2013

Strategia di Scrittura nº5: Usa i verbi nella forma attiva

Gran parte del materiale di questo articolo - esempi esclusi - è tratto e/o riadattato dal manuale “Writing Tools” dell’insegnante di scrittura Roy Peter Clark, che ringrazio immensamente!

L’uso dei verbi nella forma attiva produce azione, risparmia parole, chiarisce chi sta facendo cosa.

Nehru corre con tutto il fiato che ha in corpo. Salta una pozza d’acqua gelata, scavalca il relitto di un tronco, si fionda tra due rocce e ne emerge con il volto graffiato. Le orme si stagliano perfette sulla neve. Il nemico fuggedavanti a lui, ma non ha scampo.
(Nota anche l’uso del tempo presente, che immerge il lettore nell’immediatezza dell’esperienza e lo rende partecipe degli eventi narrati).

Evita quando puoi quelle forme verbali che aderiscono alla prosa come molluschi allo scafo di una nave, risucchiando la forza dei verbi attivi: “sembrava che”, “cominciò a”, “continuò a”, “doveva aver”, “avrebbe potuto”, “quasi come se avesse”... e così via, la lista è lunga. Ecco un esempio obbrobrioso per chiarire il concetto:

Gli sembra che il nemico abbia perso terreno, deve aver scelto il tragitto sbagliato nel labirinto di conifere. Nehru continua a camminare e comincia a seguire le tracce con più cautela, quasi come se Laktha lo stesse osservando dal suo nascondiglio.
Strappa questi crostacei dallo scafo durante la revisione, e la nave della tua prosa scivolerà in porto con fluidità e grazia. Applichiamo il concetto all’esempio – nei limiti concessi dalle mie capacità.

Il nemico ha perso terreno. Che abbia scelto il tragitto sbagliato nel labirinto di conifere? Nehru seguele tracce con più cautela lungo il cammino, nel timore che Laktha lo osservi dal suo nascondiglio.
Dipendendo dal contesto, meglio evitare anche verbi e complementi troppo gonfi di steroidi! Si corre il rischio di produrre una prosa surriscaldata, degna di riviste d’avventura e romanzetti rosa:

Nehru appioppa un pugno tremendo sul naso di Laktha e glielo sfonda con uno scrocchio nauseabondo. Il sangue zampilla alto come una fontana, inonda il suo volto contratto dall’ira.
Può anche passare, ma soltanto se il tono dell’intero testo è volutamente sopra le righe (power-death-epic-metal-fantasy come piace a me, per intenderci :)), altrimenti suona falso e ridicolo.

I verbi nella forma attiva sono ottimi non solo per esprimere l’azione fisica, ma anche quella interiore, emotiva:

Nehru odiava quella situazione con tutto se stesso. Sapeva che Laktha era un traditore della peggior specie e per questo lo disprezzava, ma non bramava affatto la sua morte.
L’azione può anche essere di tipo intellettuale, per rafforzare un ragionamento o una presa di posizione:

Io non tollero il tuo atteggiamento! La schiavitù è una mostruosità, lo affermo e lo ripeto. Chiunque creda altrimenti, lo definisco un pazzo.
Per concludere, un buon verbo attivo può anche rimediare alla confusione prodotta da certi usi del verbo essere. Per esempio:

C’erano nubi dappertutto nel cielo diventa Le nubi coprivanoil cielo.
E la forma passiva del verbo? George Orwell diceva: “Mai usare il passivo quando puoi usare l’attivo”, ma ovviamente esistono eccezioni. Niente di meglio di un verbo al passivo per richiamare l’attenzione su chi riceve l’azione, per enfatizzare la “vittima”:

Laktha venne percosso fino a perdere i sensi. Il suo corpo inerte fu calpestato e scalciato dalla folla, il suo volto venne coperto di sputi.
Non dite che ve l’ho detto io, ma la forma passiva risulta utilissima anche per occultare verità inconfessabili o per schivare dure responsabilità! Perché risolvere tutto con un semplice:

Ho analizzato i documenti e ammetto di aver commesso diversi errori.
quando posso cavarmela alla grande con:

I documenti sono stati analizzatie bisogna ammettere che sono stati commessi diversi errori.
Alzi la mano chi ha rivolto il pensiero ai nostri amati politici...

Ok, attiviamo i nostri cari esercizietti, per non cadere vittime della passività :))
  • Cerca i verbi passivi nel tuo testo: quando l’uso del passivo non è strettamente necessario, prova a trasformarli in verbi attivi e verifica il risultato.
  • Cerca i “molluschi” (“sembrava che”, “continuò a”...) avvinghiati allo scafo della tua prosa, strappali via ed osserva il miglioramento.
  • Cerca anche esempi di prosa “macho” o “feuilleton”, viziati da verbi super-pompati, e prova a fare una revisione.

Image courtesy of digitalart / FreeDigitalPhotos.net

4 commenti:

  1. Bell'articolo, come sempre. Un condensato di utilità! Se solo l'avessi letto cinque annetti fa, mi sarei risparmiato un sacco di scornate.
    Ora non attendo altro che quello sui "dialoghi non fittizi" e sul "come far affezionare il lettore ai propri personaggi"...
    Perchè ci saranno vero Lone Wolf? Niente scherzi!

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  2. Ottimi consigli, anche se io sono un sostenitore dell'uso (calibrato) del "sembrava" "cominciava a ", "quasi come". Secondo me, se usati appropriatamente danno la sensazione che il protagonista stesso non sappia bene cosa accade, molto utile se si vuole mettere il lettore nel suo stesso punto di vista.

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  3. Grazie Andrea! Anch'io, se avessi studiato cinque anni fa, mi sarei risparmiato una montagna di grattacapi, ahah! Entrambi argomenti molto interessanti quelli proposti, bisogna che vengano affrontati (notare l'uso del passivo per postergare la responsabilità :)). Almeno il primo, perché il secondo mi sa che esula un po' dalla sfera tecnica...

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  4. Concordo Sire, purché sia un uso davvero molto calibrato nel contesto che hai citato di "incertezza" del personaggio. Nel mio caso, mi rendo conto di usarli soprattutto per fretta o quando sono a corto di idee, e purtroppo i casi sono numerosi. È uno dei punti che intendo affrontare nel leggendario giorno della revisione dei vecchi testi :))

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