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venerdì 1 febbraio 2013

"Il Codice Baphomet" di Martin Rua [Rating 6]




Titolo: Il codice Baphomet (Trilogia dell'Ombra #3)
Autore: Martin Rua
Genere: Thriller esoterico
Pagine: 446
Editore: Martin Rua
Rating: 6/10
Link acquisto (0,99€ ebook)






"Il codice Baphomet" è un thriller, il terzo con lo stesso protagonista (che ha lo stesso nome dell'autore, come se stesse narrando delle avventure veramente vissute in prima persona). Non avendo letto i precedenti, non conosco bene le vicende lì narrate, ma leggendo le trame mi sono reso conto che anche loro avevano come argomento principale vicende legate all'esoterismo. Il romanzo mi ha incuriosito molto, visto il buon successo che sta riscuotendo su Amazon e la cura con cui l'autore ha scelto la copertina (ma le precedenti erano ancora più belle, come quella de "La luna di sabbia").

 
Trama
Questo romanzo inizia nel 1118 a Gerusalemme, quando alcuni monaci del neonato Ordine dei Poveri Cavalieri di Cristo e del Tempio di Salomone (più tardi noti come Templari) fanno una scoperta inquietante nelle viscere del Monte del Tempio.
Questo romanzo inizia nel marzo 1945 a Berlino, quando un gruppo scelto di otto uomini s’inoltra nella capitale nazista devastata dai bombardamenti per recuperare un prezioso manufatto.
Questo romanzo inizia al giorno d’oggi, a Napoli, dove l’antiquario Martin Rua conduce la sua solita vita tranquilla, fino a quando una giovane donna dell’est, comparsa misteriosamente, lo trascina in una drammatica vicenda dai risvolti esoterici.
Chi è veramente Anna Nikitovna Glys e che cosa lega suo nonno al nonno di Martin? Cosa è custodito nel cuore di Roma e quale ombra nera minaccia il Summit per i Diritti Umani organizzato da Papa Giacomo I?
Ma soprattutto, che cosa si nasconde dietro la parola Baphomet?
In un crescendo di colpi di scena, azione e ricerca esoterica, Il Codice Baphomet coinvolge il lettore in una corsa contro il tempo che lo porterà da Gerusalemme a Berlino e Napoli, fino alla Città Eterna.

 
La prosa del romanzo è di buona fattura. Le descrizioni sono in genere piuttosto incisive e i dialoghi ben fatti e mai noiosi. Gli argomenti portanti (Bafometto, ma anche i Templari e i nazisti) fanno parte di quell'immaginario collettivo che assicura l'interesse di molti lettori. Rua, poi, ha un'indiscutibile cultura sia generale che specifica, che gli permette di maneggiarli senza timori. Come già accennato la copertina è bella e l'edizione è curata e ben editata, con pochissimi refusi. In più, "Il codice Baphomet", ha un incipit molto intrigante, con una trovata (seppure già vista), che aggancia l'interesse del lettore. Eppure, nonostante tutti questi pregi, il romanzo non mi ha convinto e alla fine gli ho assegnato una stretta sufficienza. Perchè?

Il romanzo parte bene, ha tutto il potenziale per divenire un piccolo classico del fantastico, con un protagonista alla Indiana Jones e una storia alla Dan Brown, ma mano a mano che la trama va avanti si attorciglia, i personaggi sono via via meno credibili, l'eccesso di fantasia invece di aumentare l'interesse lo fa perdere. Quello che manca è l'equilibrio che nei bravi scrittori permette di accompagnare i lettori per mano fino alla sospensione dell'incredulità, fondamentale quando si trattano argomenti fantastici. Leggendo le recensioni dei libri precedenti fatte dai lettori, è esattamente quello che gli veniva rimproverato anche lì e dunque è molto, molto meno perdonabile. Perseverare diabolicum. Che bisogno c'è di mescolare tante cose, molte delle quali miscibili a fatica: occultismo, nazismo, droghe ipnotiche, tecnologia futuribile, Templari? L'impressione finale è di una zuppa con troppi argomenti e poca attenzione alla coerenza della trama, anche perchè alla fin fine ci si domanda: che bisogno aveva di Bafometto il cattivo dei cattivi (che si scopre solo alla fine), quando aveva dei droni killer superiori a qualsiasi arma esistente? Nessuna. Infatti a un certo punto la storia si sfarina e la sua coerenza si perde del tutto.

Capitolo a parte sulla scrittura. Rua utilizza tre linee temporali (Templari nel medioevo, nazisti nel 1945 e presente) e se la cava piuttosto bene, anche perchè la prima è usata pochissimo e la seconda con parsimonia e alla fin fine la maggior parte della narrazione avviene nel presente. Quello che risulta inefficace, invece, è il cambio di modalità narrativa. Molti capitoli sono in prima persona (il Martin Rua personaggio), ma altri in terza persona, con le vicende dei vari personaggi. Eh, no: l'uso della prima persona è una scelta ben precisa, con dei vantaggi e degli svantaggi. Non sono qui per fare un corso di scrittura, ma o si sceglie una via o l'altra. O metto il lettore nella testa del protagonista e vede e sente solo quello che vede e sente lui (con il vantaggio di provare anche i suoi sentimenti), oppure racconto in terza persona, con il vantaggio di poter cambiare punto di vista. Fare entrambe le cose fa solo pensare che l'autore volesse usare la prima persona, ma fosse troppo pigro per organizzare la narrazione in modo che tutte le informazioni giungessero comunque al lettore.
 
In finale, il romanzo è una piccola delusione, soprattutto perchè Rua ha ottime potenzialità come scrittore e perchè non siamo all'esordio, ma al terzo libro. Se si ripetono gli stessi errori o non si ha qualcuno con cui confrontarsi (ma le recensioni dei lettori devono servire anche a questo) o non si hanno margini di miglioramento.

6 commenti:

  1. Gentle staff di Scrittorindipendenti,
    vi ringrazio dell'approfondita analisi, dei complimenti, dei dubbi sollevati e delle critiche. Incasserò i primi, ma, soprattutto, farò tesoro dei secondi.
    Cordialmente,
    M.R.

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  2. Intanto ringrazio Martin Rua per il fair play con cui ha accolto la recensione. Credo che abbia percepito che si tratta della delusione di chi si aspetta molto dimpiù da uno scrittore con le sue potenzialità. Per quanto riguarda quanto detto da Francesco, posso essere anche d'accordo in teoria, in effetti non si tratta di una regola. Però la scelta di narrare sia in prima che in terza persona non mi ha dato l'idea di essere fatta con intenti particolari, se non quello di "supportare" la narrazione che nasceva in prima persona e che non avrebbe permesso (non facilmente, almeno) all'autore di far avere tutte le informazioni al lettore. Se avesse scelto di narrare in terza persona solo le vicende del passato, per esempio, non avrei avuto nulla da eccepire..

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  3. Ci mancherebbe, ho molto apprezzato la recensione perché, vivaddio, è fatta davvero con scrupolo. Ne ho ricevute altre negative che si limitavano a insultare me e il libro (alcune, col dichiarato intento di danneggiarmi, sono state anche rimosse da Amazon), ma la vostra è professionale.
    Condivido il disorientamento del doppio io narrante. L'avevo già sperimentato nel secondo romanzo per un paio di capitoli. Poi ho letto Il Cimitero di Praga di Umberto Eco (non il suo libro migliore, convengo) e ho notato che adottava un espediente simile. Potevo anche creare una situazione alla Dracula di Bram Stoker, dove gli eventi sono narrati attraverso lettere e diari. Alla fine ho deciso di semplificare le cose creando l'espediente di cambiare il titolo di ogni capitolo, per far capire chi fosse di volta in volta l'io narrante. Ispirandomi, in questo caso, a 1Q84 di Murakami.
    Il risultato, mi rendo conto, può sembrare un po' goffo, ma non è stato dettato dalla fretta. E' stata solo, forse, una scelta non proprio "azzeccata".
    Grazie ancora,
    MR

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  4. Ho finito proprio ieri di leggere il suo libro :) che ho acquistato tempo fà su amazon tramite kindle :)Che dire mi è piaciuto tantissimo!!Complimenti continui così.

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  5. scusate ma
    che differenza c'è, a parte i titoli dei capitoli, fra
    Il codice Baphomet e
    le nove chiavi dell'antiquario?

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  6. All'inizio non riuscivo a capire il nesso tra i Templari del 1100, i nazisti nel 1945 e la Napoli di oggi. Man mano che andavo avanti il racconto è diventato talmente avvincente che fatico a lasciarlo. Mi è piaciuto tantissimo, complimenti!

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