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martedì 18 giugno 2013

Strategia di Scrittura nº13: Muoviti avanti e indietro, muoviti su e giù!


Gran parte del materiale di questo articolo - esempi esclusi - è tratto e/o riadattato dal manuale “Writing Tools” dell’insegnante di scrittura Roy Peter Clark, che ringrazio immensamente!

In Perché io Scrivo, George Orwell spiega che "la buona prosa è come una lastra di vetro trasparente". Un buon lavoro deve richiamare l’attenzione del lettore sul mondo descritto, non certo sui volteggi della penna di chi scrive! Quando ci sporgiamo davanti a una finestra per scrutare l’orizzonte, non notiamo il vetro e l’intelaiatura, eppure essi delimitano il nostro sguardo proprio come uno scrittore orienta la nostra visione della storia.

La maggior parte degli scrittori dispone di almeno due modalità di scrittura: "Non fate caso a me, concentratevi sulla storia", e "Guardatemi danzare! Sono troppo bravo!". In termini retorici, queste due modalità si chiamano understatement (attenuazione) e overstatement (esagerazione). E non è affatto vero che la seconda sia da buttare, dipende sempre dal contesto. Una buona regola è la seguente: più serio o drammatico il soggetto, più lo scrittore dovrebbe ritrarsi dietro il sipario, lasciando che la storia "si racconti da sé".

L’attacco terroristico ha causato la morte di dieci persone e il ferimento di almeno ottanta. Non sono state comunicate rivendicazioni ufficiali dell’atto, ma i primi indizi rivelati dagli inquirenti indicano il possibile coinvolgimento di un gruppo di estremisti religiosi.
Se invece l’argomento è leggero o scherzoso, lo scrittore può farsi avanti senza paura e sbizzarrirsi con le “strizzatine d’occhio” e le invenzioni di linguaggio.

La Sagra del Cavolo (Verza) scuote puntuale come ogni anno gli animi della pacifica comunità di Moncrivello di Sant’Eustachio. L’esibizione degli ortaggi, orgoglio vivo di note personalità come il sindaco Scrofani e la vedova del commendator Zucconi, costituisce la scusa perfetta per una settimana di piacevoli bagordi, ove - lo si dica per inciso - porchetta e salamini la fanno da padroni a dispetto del nobile vegetale che dà il nome alla festa tutta.
Alcuni rifuggono da questo stile con sdegno imperituro, al punto che il romanziere Elmore Leonard dichiara: "Se mi suona come scrittura, lo riscrivo".

E’ davvero opportuno che uno scrittore apprenda a muoversi avanti e indietro in questo modo, nascondendo la propria presenza o mettendosi in mostra a seconda dei casi, ma esiste un altro tipo di movimento ancor più importante: su e giù per la scala dell’astrazione. Al fondo ci sono le spade sanguinanti, gli anelli magici e le teste mozzate. In cima vi sono la libertà, la giustizia, l’eterna lotta degli oppressi contro gli oppressori, e così via.

Attenzione ai gradini intermedi della scala, dove si annidano gli zombie del linguaggio tecnicista e burocratico! Per intenderci, è il luogo dove gli insegnanti sarebbero noti come educatori pedagogico-scolastici, e le lezioni di scuola media come unità educative di livello intermedio.

Analizziamo meglio la definizione dello strumento, scala dell’astrazione. Il primo sostantivo è scala, un utensile che puoi vedere, stringere e adoperare, che coinvolge i sensi, con cui puoi fare "cose". Il fondo della scala poggia sul linguaggio concreto. Concreto vuol dire duro, solido, ed è per questo che quando cadi da una scala rischi di romperti un braccio. Il braccio destro. Quello con un tatuaggio a forma di cuoricino.

Il secondo sostantivo è astrazione. Non puoi mangiarla, annusarla, né misurarla. Fa appello non ai sensi, ma all’intelletto. E’ un’idea che reclama esempi a gran voce.

In tanti venerano le arti culinarie del Principato di Meridia, i suoi sapori ricercati e originali, il gusto sopraffino innalzato a tramite per sfiorare il reame celeste degli Dei! Prendete lo stufato di porco-ratto, tanto per dire…
Quando mostriamo siamo in fondo alla scala, quando spieghiamo/raccontiamo siamo in cima. Possiamo muoverci su e giù come ci conviene, passando dal terra terra al concettuale e viceversa. Metafore e similitudini ci aiutano a spiegare le astrazioni attraverso una comparazione con cose concrete.

Alla vista della nereide vestita soltanto di schiuma, l’animo di Garko si inabissò negli oceani caldi della passione. Il suo cuore lo spinse a fondo, pesante e vivo come un leone marino, per poi guizzare verso la luce con il vigore di un delfino. Era ammaliato, era perduto, misero naufrago senza speranza di salvezza.
Se però scrivo una prosa che il lettore non riesce né a vederené a capire, devo essere rimasto intrappolato a metà scala, nella terra di nessuno dove regnano il burocratichese arido e la supercazzola fine a se stessa:

La nostra missione è fornire servizi autocratici nell’ottica dell’eccellenza aziendale considerata come tale e non, in eventuale sincronia diagnostica con la congiunzione economica e finanziaria dei prodotti derivati all’estero.
Per finire, ecco due semplici domande per aiutarci a utilizzare a dovere la scala dell’astrazione:
  • "Puoi darmi un esempio?" ti condurrà giù in fondo.
  • "Questo cosa significa?" ti spedirà su in cima.

Qualche esercizio per completare il tutto:
  • Compara il linguaggio di un testo drammatico con quello di un pezzo umoristico: nota come nel secondo caso la "presenza" dello scrittore si faccia molto più evidente.
  • Ascolta i testi di qualche canzone come esempio tipico di linguaggio che si muove su e giù per la scala dell’astrazione. Nota come parole e immagini concrete, nella musica, riescano a esprimere astrazioni come amore, speranza, lussuria, paura…
  • Leggi qualcuna delle tue storie e descrivi, in tre parole o meno, di cosa trattano davvero. Amicizia, perdita, tradimento? Hai modo di rendere tali significati più evidenti al lettore, cercando di essere più specifico nella tua prosa?
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