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venerdì 2 dicembre 2016

Recensione: Odio di Andrea Ferrari [Rating 6,5]


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Titolo: 
 Odio


Autore:  Andrea Ferrari

Editore: 96 rue de-La-Fontaine Edizioni

Genere: Narrativa contemporanea

Prezzo: cartaceo 9,00 Euro 


Rating: 6,5

Sinossi: "Sangue e morte, questo è ciò che si merita un individuo che calpesta questa terra. Ma è un pensiero che non sfiorava la mia mente quand'ero ancora un ragazzo. L'odio che sento ora è comparabile al sentimento di distruzione che vorrei provare ma non riesco a focalizzare per colpa dei farmaci antipsicotici. Farmaci che non sono stato l'unico a prendere, ma qui è troppo presto per parlarne."

Recensione: "Odio" è un libro particolare sia per la tipologia che per lo stile con cui è stato scritto. La trama ruota intorno alla vita del protagonista che , sin dalla più giovane età, è affetto da diverse ( e gravi) patologie psichiche ( paranoia, complesso di persecuzione ed una sessualità fin troppo esuberante che , spesso, cade nell'onanismo compulsivo). Il libro descrive alcuni episodi della sua vita e di come la sua malattia ne influenzi pesantemente il percorso.
La narrazione avviene attraverso il racconto dello stesso protagonista, come se fosse un libro di memorie. Il narratore/protagonista, oltre a descrivere le sue vicende, riflette sugli eventi ,da lui stesso narrati, descrivendo sia il punto di vista del sè stesso passato che , alcune volte, quello del momento in cui narra, in cui è cosciente di quale sia la sua condizione medica ( il così detto " senno del poi").
L'ambientazione è realistica, la nostra, ma cronologicamente e geograficamente differente da episodio ad episodio. La descrizione degli ambienti non è mai particolarmente approfondita anche se non mancano mai i particolari contestuali che danno un'idea ben precisa del tipo di atmosfera che respira il protagonista. Le descrizioni, infatti, sembrano ricalcare la visione del mondo di lui, in una visione soggettiva dell'ambiente , dettaglio che aiuta molto per quanto riguada l'immersione nel personaggio. Da ciò scaturisce un'atmosfera generale di squallore e prevaricazione, anche nei contesti di vita più mondana.
Come è ovvio che sia, date le modalità della narrazione, c'è una grande esplorazione della personalità del protagonista che avviene sia in modo diretto (descrivendonone le caratteristiche) che indiretto (tramite lo stile narrativo o gli eventi che vive). Interessante è il modo in cui l'autore ha deciso di rendere manifeste le ossessioni del personaggio, mettendo in risalto il ripetersi di alcune specifiche azioni (onanismo compulsivo, ad esempio) e degli elementi ambientali su cui il personaggio si focalizza. Una scelta simile ha sia il pregio di rendere più evidenti i disturbi del protagonista fino a (quasi) viverli, che il difetto di far risultare la narrazione più pesante.
Per quanto riguarda i personaggi secondari, la loro descrizione è, ovviamente, meno accurata ma comunque funzionale al loro ruolo, focalizzata, di solito, su uno o due aspetti principali.
Oltre ad una, ovvia, differenza quantitativa nella strutturazione dei personaggi, se ne nota una anche di metodo. Il protagonista è fisicamente abbozzato. Se ne conoscono le caratteristiche fisiche ma l'autore si concentra di più a farci conoscere la sua psicologia. La faccenda si ribalta con i personaggi che gli girano intorno dove domina più la descrizione esteriore che interiore, spesso abbozzata o assente.
La differenza sopra descritta, comunque, non va interpretata come difetto. In un libro come "Odio", che presenta continui cambi di luoghi e personaggi, differenti scelte avrebbero appesantito un ritmo di narrazione già pesante di suo. Questa libro, infatti, soffre di una narrazione lenta, a tratti ripetitiva, dovuta sia alla tipoligia di cui fa parte (le storie introspettive non sono famose per i ritmi al cardiopalma) sia al fatto che il soggetto trattato non permette grandi variazioni narrative. L'ossessività con cui vengono riproposte alcuni pensieri ed azioni se da una parte ci permettono di immergerci di più nel personaggio, dall'altra danno una forte sensazione di fastidio e pesantezza.
Al salvataggio di tale situazione arriva la seconda metà del libro dove si presenta un'importante svolta narrativa che andrà a mitigare una parte di questi problemi.
Punto forte della storia è l'originalità. Esistono diverse storie incentrate su malati mentali ma, di solito puntano in due direzioni nette: o pazzo psicopatico o malato da compatire ed aiutare. Qui c'è un mix. La malattia del protagonista, di solito, ha un uso maggiore per la prima categoria, però è affrontata umanizzando il personaggio (anche se non so dire quanto sia verosimile) parlando di un uomo che vive la sua malattia e l'affronta (seconda tipologia), senza andare a smuovere compassione (non è certamente un simpaticone amabile). Decisamente un mix difficile da gestire. Ho apprezzato questa caratteristica in diversi punti di svolta ,che non posso approfondire a causa del rischio spoiler.
Entrando nel punto meramente più commerciale, il libro si presenta con una lunghezza di 90 pagine circa ed un costo medio di 10 euro (esiste solo il cartaceo). Decisamente breve ma, onestamente, credo sia la lunghezza giusta e oltre le 120 (facendo adeguate aggiunte) non sarebbe potuto arrivare (a meno di annacquarlo pesantemente).
Voglio aggiungere, infine, un paio di considerazioni sul voto che intendo mettere. Come al solito non considero "difetti" le problematiche dovute al genere di appartenenza. Se leggo un libro introspettivo non posso lamentarmi di determinate caratteristiche intrinseche. Seconda cosa, il voto finale è molto influenzato da due difetti che, a mio avviso, pesano molto:
1) a prescindere se la malattia del protagonista sia psicologica (quindi determinata da traumi ambientali) o neurologica (quindi dovuta a danni/problematiche fisiche del suo cervello), non si capisce bene il perchè del suo atteggiamento verso gli altri, del suo odio, nei primi capitoli. L'autore pone poca enfasi sul perchè il protagonista odi in maniera così forte il mondo che lo circonda, dando quasi l'impressione che sia immotivato ed impedendo al lettore di comprenderlo e "schierarsi dalla sua parte" (cosa importante dato che l'interesse per il libro si regge molto sull'interesse per il personaggio). Con l'andare avanti della trama si accumulano vicende che danno senso al suo atteggiamento, ma esse sono, spesso, derivanti proprio dal suo modo di vedere e fare.
2) Il finale, semplicemente, non c'è. Non è uno spoiler, non ho intenzione di dirvi cosa succede, ma semplicemente vi accorgerete che il libro è finito perché non ci sarà più nulla da leggere. Immagino dovesse essere una specie di finale aperto ad interpretazioni ma sembra che, semplicemente, non abbiano stampato il resto della storia. Il motivo principale di questa sensazione è che il narratore esterno è il protagonista stesso e non ci viene mai fatto capire perché stia narrando, a chi si rivolga o dove si trovi. Non si capisce neanche perché, nella scena finale, lui faccia quello che fa. Arriva così, senza preavviso e, a mio parere, immotivata, se si guarda agli eventi precedenti. Non è un problema da poco, sopratutto se il motivo per cui stai leggendo è sapere dove l'autore vuole andare a parare.
In definitiva, è un brutto libro? No. Ha i suoi momenti interessanti e da molto spazio alla riflessione. Non è decisamente un libro leggero e spensierato, nè per tutti i gusti ma immagino che più di qualcuno non vedrà i difetti che io ho notato. Se siete curiosi vi conviene leggerne un estratto e farvi un'idea vostra.
Voto 6 1/2

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