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lunedì 3 aprile 2017

Recensione: Arma Infero II: I Cieli di Muareb di Fabio Carta [Rating 6]


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Titolo: Arma Infero II: I Cieli di Muareb



Autore:  Fabio Carta

Genere: Fantascienza

Prezzo: Euro 1,99

Rating: 6

Sinossi: Lakon e Karan sono divisi. Karan, con l’amata Luthien, si trova a sud nell’esotica e rigogliosa Gargan mentre Il Mastro di Forgia prosegue la sua ricerca nelle remote lande boreali. Pur così lontani i nostri protagonisti vedranno intrecciarsi nuovamente le loro storie, sullo sfondo di una guerra civile dove la furia cieca dell’uomo scatena il potere di nuove e terribili armi. Contro questa barbarie la cavalleria coloniale è costretta ad evolversi, crescendo e diventando qualcosa di diverso e migliore. Tra intrighi e lotte interne, solo grazie a Lakon e alla sua arcana sapienza la Falange potrà trovare la forza di levarsi sopra le bassezze e i tradimenti del nemico. Su in alto, fino a solcare i cieli di Muareb.

Recensione: Infine mi sono deciso ad affrontare il secondo tomo della Saga sci-fi i Fabio Carta, intitolato "I Cieli di Muareb". Vi consiglio una rapida lettura alla recensione del primo volume di Arma Infero, per comprendere sin da subito quello cui andremo incontro. Anche in questo caso il volume è corposo, quasi 800 pagine e ricalca sostanzialmente quanto detto in merito al primo episodio. 
Carta sa il fatto suo, e dal suo scritto traspare una cultura trasversale capace di esplicitarsi tanto nella vastità del linguaggio, quanto delle tematiche affrontate e trattate anche solo per mezzo del dialogo diretto fra i personaggi. Mi viene da pensare alle notizie sentite in questi giorni al Tg, che riportano le lamentele di un migliaio di docenti universitari in merito all'impreparazione dei loro studenti, rei di non saper scrivere e di leggere pochissimo. Beh, il testo di Carta potrebbe proprio fare al caso loro; per ampliare a dismisura il proprio vocabolario non c'è di meglio.
Torniamo a noi. Abbiamo detto quindi del linguaggio e della prosa assolutamente inadatti agli amanti dello "scriver semplice", ma dobbiamo sottolineare quanto questi elementi contribuiscano alla riuscita originale della creazione del mondo pensato dall'autore. Un mondo ben fatto, credibile e con una propria “personalità” costruitasi proprio grazie alla peculiarità e ricercatezza della scrittura di Carta. D'altro canto, purtroppo, a mio avviso, permane una certa pesantezza nei dialoghi diretti, che alle volte si trasformano in vere e proprie dissertazioni filosofiche tendenti a riempire pagine e pagine, soffocando l'epica della storia.
Insomma, in alcuni casi l'autore esagera, e purtroppo, come segnalato nella recensione del primo volume, anche questa volta lo fa soprattutto all'inizio del romanzo, occupando ben 200 pagine prima di presentarci qualche evento rilevante che vada oltre la descrizione (approfondita e ben fatta per l'amor del cielo) dell'innamoramento del protagonista e della bella Luthien.
Anche questa volta quindi mi trovo in difficoltà ad attribuire un voto sintetico ad un'opera complessa, croce e delizia per un lettore come me. Arma Infero potrebbe a mio avviso essere un Capolavoro Vero. Non servirebbe chissà quale revisione del testo perché ciò avvenisse, ma un semplice "trattamento dimagrante". Ci sono spezzoni di romanzo nei quali l'autore indugia troppo a lungo sulle minuzie tecnologiche, e credo di poter affermare che, a patto il target di riferimento desiderato da Carta non sia costituito solo da ingegneri meccanici, molti altri lettori concordino con me.
A tratti l'indagine degli stati d'animo di Karan si fa prolissa e per quanto la prosa dell'autore sia sempre piacevole, si consumano fiumi d'inchiostro per delineare concetti già chiari al lettore dopo poche righe. Detto questo il testo presenta una struttura di fondo ottima, sia per la profondità dell'analisi degli equilibri economici e sociali messi in piedi dall'autore, che dalle meccaniche che regolano il mondo immaginato e questo rimane uno dei punti di maggior forza, essendo l’universo partorito assolutamente di spessore. Può tranquillamente competere con i grandi del genere senza timore alcuno, sia per accuratezza che per originalità. Complimenti a Carta per essere riuscito in un prodigio del genere. Quando poi si passa all'azione, le doti dell'autore vengono esaltate con scene epiche, purtroppo però l’equilibrio fra parti “attive” e lunghe elucubrazione filosofiche si spezza con il procedere delle pagine, tendendo a un appesantimento duro da digerire.
Rimane notevole la commistione fra scienza e fede, fra ideali cavallereschi e grettezza mercantile, trasposti in un contesto futuristico a “velocità differenti”, nel quale riescono a permanere rituali antichi e scoperte innovative, il tutto in modo razionale e mai forzato. Trovate e interpretazioni eccellenti. La cerca del Pagan e gli Zodion stessi sono un concentrato di simboli tecnici e mistici, che strizzano l’occhio a fede e scienza simultaneamente. Un’idea brillante che affascina per ambiguità e mistero calandosi alla perfezione nel mondo creato e rinforzandolo ulteriormente.
Quindi dovendo forzatamente dare un voto, non posso andare oltre alla sufficienza piena, rimanendo dell’opinione che ci troviamo fra le mani un testo dalle potenzialità elevatissime, sia per doti tecniche dell’autore, che per originalità delle idee, ma che nella forma attuale, troppo spesso quelle che dovrebbero essere digressioni atte a far riflettere il lettore, si trasformano in ridondanti trattati, penalizzandolo inevitabilmente. A causa di ciò il sei rappresenta il mio modo per  indicare come il testo non possa essere consigliarsi a tutti, nonostante gli evidenti pregi. 

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