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domenica 9 aprile 2017

Recensione: Non possiamo morire di Daniele Conventi [Rating 7,5]


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Titolo: Non possiamo morire



Autore:  Daniele Conventi

Genere: Fantascienza - post apocalittico

Prezzo: Euro 1,99

Rating: 7,5

Sinossi: Il mondo come noi lo conosciamo non esiste più. Lande desolate e vuote, prive di ogni forma di vita, hanno preso il posto di tutto. Dell'operato degli uomini, delle loro costruzioni, della loro civiltà, non è rimasto nulla. Nulla se non gli uomini stessi.Gli umani vagano, affamati e primitivi, in un deserto senza fine, condannati a vivere per sempre, a soffrire per sempre, immortali.

Angelo, l'ultimo uomo a ricordare come fosse il mondo secoli prima, vaga in questa realtà accompagnato da una giovane ragazza, Giulia, alla ricerca di un posto da poter definire casa.

Recensione: Oggi presentiamo il romanzo “Non possiamo morire” di Daniele Conventi, uno dei membri del nostro staff. Inutile dire che in questi casi l’emozione nella lettura è sempre grande. Annuncio sin da ora che, anche in questo caso, così come nella sua raccolta horror “Allucinazioni”, Conventi riesce a dar origine a un ottimo scritto, rendendomi orgoglioso di collaborare con lui a questo blog. Entriamo quindi nel dettaglio.
Cosa caratterizza e rende unico questo testo? Beh, senza dubbio l’originalità. Il romanzo presenta l’ennesima apocalisse per la razza umana, ma lo fa in modo del tutto innovativo, rompendo decisamente tutti gli schemi del genere. I “sopravvissuti”, infatti, sono nel testo dell’autore niente meno che degli immortali. E qui viene il bello, perché a discapito di quello che si possa pensare, questa immortalità è tutt’altro che desiderabile e origina scenari a dir poco lugubri.
Questo è un altro aspetto che mi ha profondamente colpito: la caratterizzazione del mondo generato, un mondo che funziona diametralmente all’opposto rispetto a quanto siamo abituati, ma i meccanismi del quale sono del tutto credibili e razionali, frutto di una ricostruzione molto ben pensata e meglio ancora realizzata.
Conventi corre un bel rischio dedicando una bella fetta del libro a ricreare lo scenario desiderato, ma è capace di mantenere un giusto equilibrio, riuscendo a raggiungere il (difficile) obbiettivo di dar vita a una ambiente ostile, tetro, lugubre senza finire con l’annoiare il lettore, ampliando invece l’effetto “ansiogeno”. 
Ci troveremo così a rivivere gli albori dell’umanità con tutti i suoi patemi, quando non solo il concetto di società civile era ben lungi dall’essere solo pensabile, ma mancavano i rudimenti stessi delle arti e della tecnica. Una seconda preistoria incattivita dall’assenza totale di prede e altre possibilità di sostentamento, visto che come assunto base abbiamo un uomo immortale al vertice di una piramide alimentare nella quel tutte le restanti specie del mondo animale, così come di quello vegetale, hanno trovato da secoli la loro pace eterna.
L’assoluta disperazione che affligge la condizione di questi immortali, costretti a vivere in un ambiente oramai ridotto ad uno sterile deserto privo di altre forme di vita, ricorda pericolosamente la dannazione eterna delle anime, piuttosto che una condizione che la scienza moderna persegue con ogni mezzo e che caratterizza i sogni di gran parte dei megalomani moderni che nutrono verso la vita eterna una venerazione dissennata.
Le descrizioni sfornate si fanno crude, ossessive quasi, perfette per le circostanze e l’autore, raggiunta la meta, creato questo ambiente ansiogeno e privo di sbocchi, cala all’improvviso la speranza, la luce, e con essa il ritmo cresce, orchestrando una seconda parte del romanzo incentrata sulla visione di una possibilità di salvezza capace di ridare slancio ai personaggi e alla vicenda. Ovviamente non posso svelarvi nei dettagli il proseguo del tutto, ma di certo le sorprese non mancheranno. Le trovate illuminanti e l’approfondimento di temi che sproneranno inevitabilmente il lettore alla riflessione, aumentano lo spessore di un’opera d’intrattenimento assolutamente da far propria. Il prezzo inoltre è a dir poco ottimo rispetto alla qualità del racconto.
Conventi scrive bene, la sua prosa si adatta alla perfezione alle circostanze, passando con agilità fra le tematiche diverse e il linguaggio adottato è sempre pertinente e soddisfacente.
Non posso dare un bel 8, che è il massimo voto che attribuisco nelle recensioni, per un semplice motivo: la presenza di diversi refusi e errori di battitura e la gestione sbarazzina in un paio di frangenti della consecutio temporum.  Sono peccati veniali all’interno di un’opera pregevole, originale come poche e capace di scatenare emozioni vere nel lettore. Con questi elementi non vedo una sola ragione per la quale non dovreste sperimentare qualcosa di effettivamente diverso alla solita apocalisse zombie, tanto più che le parti nelle quali fanno capolino le scene prettamente horror sono a propria volta gestite in modo magistrale e non potranno non farvi correre qualche brivido lungo la schiena.
Voto 7,5, consigliatissimo!

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