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venerdì 21 luglio 2017

Recensione: Juggernaut: Terminal War di Alan D. Altieri


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Sinossi: 
La guerra è finita. Così è scritto su un monumento battuto dalla pioggia tossica, davanti a un edificio-simulacro. Non ci sono vincitori, dopo la guerra, non ci sono vinti, soltanto vittime. In un mondo in cui un’unica mega-corporazione chiamata Gottschalk possiede il dominio assoluto, la guerra, semplicemente, è diventata finanziariamente inutile. Un mondo senza più Stati, senza più nazioni, senza più eserciti. Un mondo dove le città sono «ecumenopoli», metastasi urbane da decine, a volte centinaia di milioni di abitanti, nelle quali «chi ha vive, chi non ha muore». Luoghi dove le scintillanti enclaves dei potenti sono assediate dalla tenebra delle undercities dei reietti, nelle quali l'unica legge è quella della strada. Perché la fine della guerra non significa affatto il tramonto della ferocia. Qualcuno, là fuori, continua a combattere. Sono gli Hunter/Killer, gli ultimi guerrieri, reliquie di un passato cancellato, araldi di un futuro di morte annunciata. E qualcun altro, dall'interno di un nucleo ad altissima tecnologia, ha bisogno degli Hunter/Killer. Un'entità subdola e multiforme decisa a individuare il guerriero terminale, ovunque esso si trovi. Sulla Terra, la guerra è finita, certo. Ma da qualche parte, in qualche «altro» luogo, c’è un nuovo nemico. In attesa. In agguato. 

Terminal War: Juggernaut è il romanzo di apertura di una nuova, esplosiva saga futuribile che porta il livello dello scontro oltre, ben oltre «i limiti estremi» dell’inumano. 


Recensione: 
Sergio “Alan” Altieri se ne è andato nel mese di giugno scorso. Per quel che mi riguarda un grande autore, unico nel suo genere, di sicuro a pieno titolo nel mio personalissimo pantheon degli scrittori che più amo.
Come spesso accade quando si hanno mille libri da voler leggere e che scalpitano per intrufolarsi nell’e-reader, quest’ultima trilogia di Altieri, inaugurata da Juggernaut, mi era completamente sfuggita. Solo mettendo piede nella mia libreria preferita, il romanzo, con la sua copertina semplice e pulita, mi è balzato all’occhio e subito l’ho fatto mio. Anzitutto vi lascio il link al significato della parola Juggernaut, che da sola riesce a dare un’idea di ciò che vi attende. Chi non conosce i lavori di Altieri rimarrà sicuramente colpito. Alcuni lo ameranno alla follia, altri arriveranno a addirittura a domandarsi se i suoi scritti non siano un crogiuolo di errori grammaticali, licenze poetiche volte a scardinare leggi divine quali la consecutio temporum o quant’altro.
La prosa dell’autore è sicuramente particolare, spesso pare di assistere a componimenti poetici (parecchio dark…), con frasi brevi, disarticolate, cariche di riferimenti volti a stordire i sensi. Un’esperienza unica, capace di far torcere le budella agli amanti dello scriver semplice.
Tecnicismi forniti a piene mani, capaci di rendere il costrutto perfettamente realistico, una carrellata di notizie asettiche nella loro brutalità, che ci mostrano tutta la preparazione e passione di uno scrittore che spazia nei vari generi senza difficoltà alcuna. Colgo l’occasione per segnalarvi la trilogia che mi ha fatto innamorare di questo autore, quella di Magdeburg composta da L'eretico, La furia, Il demone.
Ciò che crea Altieri è capace di smuovere le coscienze in risposta alla maestosità aberrante della realtà narrata, che è frutto non di bizzarro vaticinio campato in aria, quanto logica conseguenza dell’andamento della società attuale, dei limiti imposti dal buon senso oramai alle spalle, infranti, esplosi in mille pezzi e impossibili da rimettere in sesto.         
In questo Juggernaut non si discosta dalla visione di Altieri e dal suo modus operandi. Il testo è suddiviso in capitoli volti a presentarci didascalicamente il mondo immaginato, fornendoci quindi tutte le informazioni relative agli sviluppi delle Ecumenopoli, al Morbo Nero e quant’altro ci troveremo ad affrontare nel corso della narrazione, e i capitoli d’azione vera e propria. Questa suddivisione a mio avviso, potrebbe far storcere il naso a prima vista, invece è un artificio che si rivelerà vincente, sia per concedere delle pause, indispensabili al lettore, rispetto al crescendo vorticoso del ritmo degli eventi, sia perché risulta un piacere osservare come l’autore abbia ricreato un mondo assolutamente credibile e plausibile, capace non solo di far riflettere, ma forse anche di annichilire e riempire i nostri animi di sano terrore. D’altro canto qualcuno realmente crede che lo scenario descritto dall’Altieri sia poi così fantascientifico? A mio avviso, considerata la vastità del concetto di “Tempo”, direi che tale scenario è giusto dietro l’angolo…
Personaggi originali e accattivanti, pur nella loro “follia omicida”. Ho gradito parecchio lo slang utilizzato dalle classi “meno abbienti”, composto dalla mescolanza di diversi idiomi e frutto del generale imbarbarimento della società. Bella trovata e di certo efficace nel rendere più concreto il mondo generato anche perché i dialoghi sono sempre concisi, caustici e… memorabili.
Poco da dire, un testo consigliato anche se forse, per essere sinceri fino in fondo, in questo primo episodio, la storia non presenta in se elementi di particolare originalità, ma la prosa stessa dell’Altieri è di per se elemento sufficiente per colmare questa piccola lacuna.
Per chi già conosce l’autore quindi si va sul sicuro, per tutti gli altri si tratta di un’occasione per entrare in contatto con uno scrittore che si discosta decisamente dal gregge, per cui almeno un’occasione va concessa, magari scoprirete che anche voi entrerete nelle schiere dei suoi fan.

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