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domenica 14 novembre 2021

Recensione: Ombre di Valentino Appoloni [Rating 7] - recensione a cura di Peg Fly

 


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Opera: Ombre

Autore: Valentino Appoloni 

Genere: Narrativa, neo realismo magico

Target: Young/adult

Editore‏: ‎ Pubblicazione indipendente

Prezzo: Cartaceo 14,71 - ebook 0,99 

Rating: 7

Sinossi:

Può un trascrittore (non uno scrittore) diventare un simbolo di libertà? Cosa può fare un uomo che si accorge che un altro se stesso (forse) lo accompagna in ogni momento della sua giornata? L'individuo deve accodarsi alla massa nel plauso acritico al despota? Bisogna passare tranquillamente su un ponte che si dice costruito dal demonio? La razionalità è spesso un'arma spuntata. Bisogna ricorrere all'irrazionalità, al sogno e alla fantasia per muoversi nell'intrico della realtà. Anche perchè la linfa stenta ad arrivare ai rami più alti.

Recensione:

“Ombre”, di Valentino Appoloni, raccoglie ventisette racconti brevi, che suscitano nel lettore fantastici viaggi tra passato, presente e futuro, riuscendo a immergerti in quello che io definisco: “Magic World”. I personaggi, sapientemente narrati dall’autore, soffrono di continui dubbi e caos interiore, dovuto per altro più al mistero che circonda la loro vita. 

 Tra i protagonisti troviamo: cani, molti cani, che non si sa da dove sbucano fuori. Karl, Joseph, Rudolf, Hans, soldati, fuggiaschi, re – tutti uomini però che soffrono di solitudine -, che, grazie allo stile narrativo sobrio e intrigante dell’autore, vengono narrati come se stessero vivendo in un sogno, o incubo che fosse. 

Spesso troviamo situazioni alquanto stravaganti. Ombre che vagano e vivono una vita parallela a quella umana. A tratti, questo lato dell’irrazionale, assomiglia alla vena teatrale dell’assurdo jonescana venata di humor sarcastico nonché ombrato da lugubri considerazioni pittoresche e ambigue; ambientazioni velate da antichi presagi che la fanno da padrona, grazie alle caratteristiche umane sapientemente narrate dall’autore. 

Le atmosfere si attengono ai passaggi clou di ogni racconto, facendo di esso un vero piccolo capolavoro. I Pdv dei personaggi riescono a immergere il lettore, in quella che considero: “Empatia focalizzata”, perché ogni personaggio cattura e ammalia la mente, richiamando in scena autori come Lovecraft, Poe e soprattutto una in particolare: Oates, che con la sua vena horror, offre al lettore la visuale di quanto possano essere potenti i sentimenti e a che punto possono arrivare le persone per raggiungere i loro scopi, o la felicità che dir si voglia.  

“Il vero orrore è radicato non nel soprannaturale – il che sarebbe quasi rassicurante – ma nelle cose che le persone fanno le une alle altre sotto l’incantesimo dell’attrazione.” 

Joyce Carol Oates

Gli scenari della narrazione spaziano tra oscure ombre labirintiche, e le azioni si svolgono tra le macerie di luoghi distrutti. In quasi tutti i personaggi dei vari racconti prevale un pessimismo alla Kafka, (George Samsa – La metamorfosi) in cui l’unica via di uscita è la morte, o la trasformazione fisica in simboli avvolti nel mistero più totale. 

Un plauso all’illustratore, il quale è riuscito a estrapolare dalle parole dei singoli racconti, le immagini della cover, che lascia spazio all’immaginazione apocalittica e spettrale. 

Lo stile coinvolge grazie alla narrazione fluida, senza intoppi o granché di refusi che la rallentano, creando un’intesa perfetta tra passaggi ben studiati e suspense. 

L’autore, infatti, ci regala immagini di vita reale che, amalgamati alla irrealtà di cui le ombre la fanno da padrona. Racconti nei quali la psiche Junghiana e suoi archetipi “Ombra, persona e animus” incarnano persone, comportamenti o personalità, un ruolo fondamentale e influenzabile nelle scelte e del comportamento umano.  

Jung credeva che l’anima e l’animus si manifestassero apparendo nei sogni e influenzando gli atteggiamenti e le interazioni di una persona con il sesso opposto. Jung affermava che «l’incontro con l’ombra è il “pezzo da apprendista” nello sviluppo dell’individuo... che con l’anima è il “capolavoro”». 

Ed è grazie a queste meditazioni alla junghiana, che l’autore ci porta a riflettere su noi stessi, sulle azioni che compiamo, spesso nascondendoci dietro una maschera di fronte alla società per reprimere le nostre paure, di mostrare ciò che siamo veramente nella realtà.  

Nei racconti di Appoloni non esistono regole che disciplinano l’universo, dove si muovono i suoi personaggi, il cui destino sembra essere già segnato.

Che dirvi altro: vi consiglio questa lettura che, grazie alle capacità descrittive e narratologiche dell’autore, riesce a suscitare nel lettore sentimenti contrastanti ma anche forti emozioni che difficilmente arriverete a scrollarvi da dosso.

Voto: sette

Peg Fly



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