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sabato 26 febbraio 2022

Recensione: Vampiri Urbani di Paolo Lubinu [Rating 7] - recensione a cura di Peg Fly

 


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Opera: Vampiri Urbani

Autore: Paolo Lubinu

Editore: Catartica edizioni (12 ottobre 2021)

Genere: narrativa contemporanea

Target: adulti

Prezzo: cartaceo 13,30

Sinossi:

Essere un vampiro, un mostro, è l’unica vera chance di libertà rimasta al mondo, ma bisogna vivere a New Orleans per capirlo. New Orleans è il quartiere dei disagiati, degli immigrati, dei pazzi ed è molto probabile che sia nella tua città: qui potrai conoscere Denise, una mayasa buona che regala sogni paradisiaci ai tossici in overdose e alle prostitute o ai trans “che non ne possono più della vita e dei cazzi degli altri”. Potrai conoscere Eva, Signorina, Porcello e altri gentili antisociali che ti aiuteranno a cambiare, a trasformarti, a essere il geniale mostro che sei. Casomai fossi interessato, nel quartiere c’è una speciale agenzia funebre che offre funerali e sepolture anticipate a depressi cronici e sognatori molesti: perché bisogna lasciarsi seppellire almeno una volta per essere liberi. Perciò, se non credi tanto nell’ordine e nella vacua normalità sarai sempre il benvenuto. Altrimenti è meglio non mettere mai piede a New Orleans.


Recensione:

Il romanzo di Lubinu, - che definirei più una raccolta di racconti – è davvero una storia che si intreccia ad altre, dove la verità di una città come New Orleans, ti lascia di primo acchito, stordito. Il realismo nel modo in cui l’autore sbatte in faccia al lettore questo ambiente è oltremodo spudorato, irriverente ma al contempo geniale e assolutamente riflessivo.

Le storie che ci racconta l’autore sembrano essere uscite dai romanzi horror di Lovecraft, o del più eccellente Poe. Fatti reali che Lubinu riesce a trasformare in storie fantastiche e orrorifiche, che ti fanno accapponare la pelle, per quanta verità si nasconde dietro ognuna di esse. 

Un mondo fascinoso e al contempo mostruoso, i cui personaggi sembra che viaggino al di là del tempo e dello spazio all’interno di una dimensione parallela, al confine di un universo che li disorienta, li trova impreparati e, per questo, costretti ad affinare i cinque sensi per difendersi da qualcosa che risulta più grande delle loro capacità psicofisiche. Probabilmente - spero di aver interpretato esattamente - alcuni passaggi dell’autore mi hanno indotto a pensare che i personaggi devono difendersi proprio dal loro subconscio, che riemerge nella parte cosciente come un flusso continuo di ricordi, di cose lasciate in sospeso e che devono essere risolte. 

Storie, se vogliamo, che hanno una base psicologica dell’inconscio del vecchio e buon Freud, padre della psicoanalisi. Perché, Eros e Thanatos, non sono solo personaggi trattati nella filosofia mitologica arcaica, ma due forze conflittuali e sempre presenti nella vita di ogni essere umano, in ogni istante: “il vivente” e “il morente”, lo Yang e Yin, o come affermava Freud nel suo saggio: “Aldilà del principio di piacere”: – pulsione di vita e pulsione di morte.

Forze primordiali che potremmo considerare extra-umane, che guidano le sorti di ognuno di noi.

Tuttavia, l’abilità dell’autore, è stata quella di riuscire a combinare sesso, magia e psicoanalisi, Eros, Thanatos e Phatos “piacere e morte” incuneandosi in quelle che sono i meandri oscuri dell’esistenza umana, e non importa se c’è chi soccombe o riemerge dalla melma, l’importante è cercare in noi stessi chi siamo veramente e ciò che vorremo essere in futuro. “Vampiri o esseri umani”? 

Lo stile sobrio insieme a un registro colloquiale adottati dall’autore, rendono al quanto fluida la lettura, che scorre sotto gli occhi del lettore come il vento impetuoso delle stesse parole che l’autore adotta nella sua opera.

A questo punto, vi lascio un passaggio del romanzo che ho trovato davvero significativo e di ciò che intendo dire, per “il vento impetuoso delle stesse parole...”.

Strane forme assumono le parole, tratteggi di nuvola, cazzetti a righe, stormi di uccelli e girini guizzanti, coriandoli, orgasmi e galassie filanti; è tutta qui la verità? Beh, la domanda è sempre la stessa, fa parte di questa cosa dello scrivere.

Dice di sé: non ho nessun vuoto da colmare. Scrivo perché sono pieno di storie.

Beh, direi che l’autore è davvero pieno di idee da trasformare in racconti, che non sono male, anzi, ti conducono all’interno di vite vissute ai margini di una società che desidera sia così che debbano andare le cose per certi, e in modo diverso per altri. Come Bruno, lo scrittore, in carcere perché condannato per un crimine che forse non ha commesso, e Angela, all’apparenza la sua salvatrice, che tanto angelo custode non dimostra di essere alla fine, ma una persona scaltra e furba, una “vampira” che si appropria del manoscritto di Bruno per far carriera.

Testo originale e ben strutturato in ogni sua forma. Consigliato, voto 7.

Peg Fly


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