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Opera: L’uomo che affittava i libri
Autore: Giancarlo Catania
Editore: Pubblicazione indipendente (24 gennaio 2019)
Target: Young/adult
Rating: 7
Prezzo: ebook 5,49 Euro - cartaceo 15,10
Sinossi:
Un dirigente lascia improvvisamente la splendida carriera per mettersi alla ricerca della sconosciuta dimensione ideale; acquista un motocarro destinato alla pressa, lo carica dei suoi tanti romanzi mai letti e inizia a girare per i piccoli paesi del circondario, fermandosi nelle piazze per affittare i libri. Così scopre nuove realtà, ragiona sui sentimenti, sulle sensazioni e viene in contatto con tante caratteristiche umane: rabbia, ingenuità, indifferenza ma conosce anche l’amicizia, emozione quasi mai provata e l’amore, attentamente evitato nella vita precedente.
Una fotografia dai toni morbidi sulla società contemporanea, prendendo spunto dagli eventi, dagli atteggiamenti, dalle situazioni che fanno così parte della vita quotidiana da essere quasi invisibili.
Recensione:
“L’uomo che affittava i libri”, è un libro che introduce il lettore ai vari aspetti amicali, all’amore per i libri, all’incanto della magia della lettura, con la quale la nostra mente può viaggiare standosene comodamente seduto sul proprio divano di casa. È la prima volta che mi capita di leggere opere di questo autore e, se devo classificare il suo romanzo in un genere narrativo, potrei affermare con certezza che si tratta di una storia pura e semplice, narrata con stile non altrettanto semplice ma chiaro. Infatti, ho colto nell’espressione stilistica dell’autore tratti molto vicini a quello del verismo di Verga.
Un realismo basato sulla realtà umana, che racconta eventi di vita quotidiana reali, così come sono, per lo più con l’occhio di un personaggio delle classi sociali meno agiate, come ad esempio quella contadina.
Alla base del pensiero di Verga, come in quella dell’autore, c’è una concezione pessimistica della realtà, secondo cui la vita è mossa da un cieco meccanismo ed è vista come una dura lotta per la sopravvivenza in cui i più forti sopraffanno i più deboli. I cosiddetti “vinti” che sono il soggetto dell’opera; essi non sarebbero soltanto i ceti più umili, ma tutti, ovvero gli sconfitti del processo economico.
Con la poetica di Giovanni Verga e il Verismo, l’autore ritrova la verità reale della vita e riesce a rappresentarla senza intrusioni autobiografiche e individuali. Il Verga, come il Catania, sentono che il progresso inesorabile della specie è costruito sull’infelicità della persona.
Alla base del pessimismo verghiano sta la profonda convinzione che la società moderna sia dominata dal meccanismo della lotta per la vita; così è per l’autore dell’uomo che affittava i libri. Alla fine, quello che il Catania ci vuol fare comprendere, è che non dobbiamo mai lasciare quello che abbiamo per aspirare ad altro, perché di sicuro saremo sconfitti in partenza. (I Malavoglia)
Cosa hanno in comune Verga e l’autore, Catania?
Ciò che accomuna le due opere sono i protagonisti i quali rappresentano uomini sconfitti dalla vita, uomini che nella loro lotta per l’esistenza restano ai margini, vivono situazioni dolorose e desolanti e ne escono battuti, vinti.
Il venditore di libri, secondo il mio modesto parere, è un libro che attraverso gli occhi del protagonista cerca di scrutare l’anima delle persone, l’essere umano e i suoi comportamenti, come agisce, come si relaziona, evidenziando soprattutto i molti difetti, prerogativa solo dell’essere umano.
L’incipit della storia parte proprio da qui, da eventi e situazioni che i personaggi del racconto vivono quotidianamente ma all’ombra di una società nella quale esistono da invisibili, perché è pur vero che alcuni li percepiscono non come persone, ma rifiuti umani, è pur vero che non sempre è così. Ognuno fa parte della nostra vita, visibile, intelligente, colto o meno colto, invisibile e intelligente che sia, come appunto il nostro protagonista, un dirigente di mezz’età, il quale lascia il lavoro alla ricerca di un’ignota realtà, forse che ritiene adatta a sé, ai suoi pensieri, a come percepisce il mondo che lo circonda, non sempre bello e ideale, ma è pur vero, che anche gli invisibili hanno un peso nella società e come tali andrebbero rispettati, non messi all’angolo e dimenticati.
Ogni essere umano può dare qualcosa all’altro senza ricevere niente in cambio; perché “donare” è di per sé ricevere qualcosa...
Ed ecco il radicale cambiamento del protagonista che osserva, scruta e alla fine decide di acquistare un motocarro e lo carica dei suoi libri, che non aveva mai letto fino a quel momento. Il nostro personaggio si imbarca con il suo motocarro e inizia a girare nelle piazze dei paesi invogliando soprattutto i cittadini, non tanto a comprarli quanto a leggerli e diffondere nei bifolchi la cultura, perché il sapere è forza, le parole espresse in modo corretto sono il modo migliore per difendersi dai soprusi, dai raggiri dei furbetti che promettono e mai mantengono. A questo punto, l’autore racconta e descrive in modo fluido i ragionamenti che fa sulle sensazioni e le caratteristiche espresse dall’essere umano: rabbia, indifferenza, ingenuità; tuttavia, scopre per la prima volta anche l’importanza dell’amicizia, dell’amore evitato e allontanato durante tutto il corso della sua vita e dal suo futuro. E già, il nostro protagonista, probabilmente non aveva mai messo in conto di vivere il suo futuro con accanto una donna da amare, donarsi con tutto sé stesso. Diciamo, forse per timore di essere disilluso, di soffrire per l’ennesima volta?
Vite vissute in prima persona che a lungo andare deteriorano, lasciano l’amaro in bocca e sino alla fine, inaspettata.
Ho apprezzato molto il modo in cui l’autore descrive l’aspetto psicofisico dei personaggi; i commenti sul bel sedere di Tiziana la farmacista, un capolavoro di femmina che inizia dallo splendido sorriso e finisce con due gambe affusolate. Elegante ma lontana dall’ostentarla. Una donna dal carattere forte e ribelle, alla quale non sono mai mancate le occasioni, ma come ogni donna innamorata del proprio uomo, suo marito, ha occhi solo per lui. Beh, un amore idilliaco, fin quando, lui la lascia per andare a studiare lingue insieme alla giovane badante ucraina dell’anziana madre del calzolaio del paese, Giovanna. A questo punto, Tiziana, da donna innamorata diventa la vendetta fatta persona. Una vera Lady Macbeth shakespeariana.
Un altro personaggio tra i tanti azzeccatissimo, è la figura Don Giacomo Barberio. (Ricorda vagamente la figura di Don Abbondio dei Promessi Sposi)
Una persona avida, vigliacca astuta e tirchia, talmente taccagna, che di certo non si è mai dimostrato un buon cliente per il nostro protagonista, visto che non ha mai tirato fuori un cent per pagare l’affitto e leggere le opere del nostro affittuario di libri.
Voto: sette, solo per come l’autore narra e descrive i personaggi, anche se ho evidenziato qualche refuso ed errata consecutio, ma il contenuto supera queste inesattezze. Posso dire davvero che sia un bel libro: avrebbe potuto esserlo ancora di più. Le idee c’erano tutte.
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