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sabato 1 giugno 2024

Recensione: Le avventure della China Iron di Gabriela Cabezon Camara [Rating 5] - recensione a cura di Andrea Zanotti

 

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SINOSSI:

1872: la pampa argentina è un prisma di cani, mucche, cardi, polvere e cielo ai margini della quale China Iron, una ragazzina, si guadagna da vivere in un remoto accampamento. Quando il marito, il gaucho cantore Martín Fierro, un poco di buono che l'ha vinta a carte, sparisce dopo essere stato arruolato nell'esercito, China decide di fuggire in cerca della libertà e parte per un viaggio attraverso la pampa in compagnia della sua nuova amica Liz, una colona scozzese. Nel corso di questa lunga e affascinante traversata della immensa pianura, Liz non solo le impartisce un'educazione sentimentale ma la istruisce sugli splendori e le nefandezze dell'Impero britannico. Col passare dei giorni, gli occhi e le menti delle due donne scoprono via via le meraviglie della flora e della fauna, delle culture e delle lingue, oltre che la spietata violenza che c'è sempre alla base della costruzione di una nazione.

Questa rivisitazione sovversiva del mito (assai machista) su cui si fonda l'epopea argentina del gaucho Martín Fierro è una celebrazione del colore e del movimento del mondo vivente, della strada aperta, dell'amore e del sesso, e del sogno di una libertà duratura. Con umorismo e raffinatezza e con una leggerezza che non si nasconde dal dolore e dalla morte, Gabriela Cabezón Cámara non ha solo creato un romanzo gioioso e allucinato ma ha lanciato una vera e propria bomba chiassosa, lirica, profana, esilarante e calorosa che riduce in coriandoli i peggiori "ismi" di allora e di oggi - colonialismo, sessismo, razzismo.



RECENSIONE:

Non ho idea del come Le avventure della China Iron di Gabriela Cabezon Camara sia finito nella mia lista di romanzi da leggere. Quando me lo sono trovato fra le mani, pur nel dubbio su quale delle mie subpersonalità avesse effettuato la scelta, o sotto quali influssi, mi sono fatto coraggio e l’ho iniziato sperando di poter infine demolire quelli che sospettavo fossero i miei pregiudizzi ingiustificati. 

Niente, purtroppo invece si è rivelato per quello che temevo essere: uno strumento di becera propaganda. Ogni personaggio presente nel testo, tranne il cane della protagonista e il grande cattivone, il povero vecchio inglese alcoolizzato convinto di portare il progresso nella pampa, è gay, lesbica o meglio ancora bisessuale.

Orde di gauchos e indios sballati e fluidi in uno spaccato di una realtà volto a riscrivere la storia e a scolpire nella pietra verità perlomeno dubbie. E via di carrellate di orge a base di alcool e funghetti allucinogeni, consumati senza neppure degnarsi di inquadrali in rituali sacri di dionisiaca memoria, ma così, tanto per poter finire a sguazzare tutti assieme nel putridume, aggrovigliati in un cumulo di carni e fluidi, felici e orgogliosi della propria possibilità di "esprimersi in libertà". Insomma, dove Mondadori ci trovi la “poesia” del sovratitolo io proprio non riesco a vederlo, ma tantè. Intendiamoci quello che infastidisce è l’esagerazione di ogni situazione col fine di presentare il tutto come normalità, come se bastasse una sbronza per far diventare ogni uomo e donna pronti a “sperimentare”, a regredire a livelli belluini. Non conosco gli intenti della Cabezon, ma grazie al cielo la realtà attuale per quanto oramai allo sfascio, non è così, figuriamoci l’America latina del XIX secolo, dove l'omosessualità e altre forme di sessualità non conformi agli standard potevano essere stigmatizzate e persino perseguitate. Si tratta a tutti gli effetti di una menzogna fuorviante utile solo a perseguire l’andazzo generale dei vari Netflix, Disney ecc, che non trasmettono più serie tv se non presentano almeno la maggioranza dei protagonisti fluidi. Procedendo su questa via ci sarà poco da stupirsi se fra qualche anno ci ritroveremo catapultati in realtà ancor più grottesche, alla “Il racconto dell’ancella” per intendersi. È inevitabile, la legge del pendolo. Di più artificioso e tendenzioso ricordo di aver letto solo il fantasy “Leopardo nero, Lupo rosso” di Marlon James. Voto 5.


Andrea Zanotti  


sabato 18 maggio 2024

Recensione: Il servo del destino. Noan di Antonio La Vecchia [Rating 7] - recensione a cura di PegFly

 

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SINOSSI:

A dieci anni dalla battaglia del Grande Tempio in Eternia, Noan, spinto da uno strano sogno, lascia di nuovo Rione per affrontare un misterioso viaggio nel mistico Regno delle Anime. Qui, grazie all’incontro con persone care credute ormai perdute per sempre, aggiunge ulteriori pezzi circa le proprie origini. Ritornato nel mondo dei vivi, apprende dell’ascesa al poter di Yosel, in passato consigliere di Fiume, autoproclamatosi Condottiero del regno di Tre Corone, che, grazie a una schiera di creature infernali, né vive né morte, ha preso il controllo dei territori di Fiume e Terra Ardente, e messo per sempre fine al culto eterniano, abbattendo il Grande Tempio. Ma un misterioso e più grande pericolo lo spinge a intraprendere una nuova avventura nel lontano continente dei Monti Ghiacciati. Addentrandosi nei meandri di una terra fredda e inospitale, tra creature inquietanti e mostruose, scoprendo nuove razze mai incontrate in precedenza, Noan, con l’aiuto degli amici di sempre, di nuovi compagni, e il supporto degli alleati di Grande Ovest, affronteranno una missione epica destinata a decidere le sorti della sfida tra la Luce e l’Oscurità.


RECENSIONE:

“Il servo del destino” è un’epica avventura fantasy che cattura l’immaginazione e il cuore dei lettori sin dalle prime pagine, portandoli in un viaggio attraverso mondi mistici, pericoli imminenti e una lotta epica tra il bene e il male.

Antonio La Vecchia continua a dimostrare il suo talento nel creare mondi ricchi di dettagli e personaggi memorabili, trasportando i lettori in un’esperienza indimenticabile. In questo terzo volume della serie, Noan si trova di fronte a nuove sfide e a un destino ancora più intricato di quanto avesse mai immaginato. La trama è avvincente e ricca di colpi di scena, mantenendo costantemente alta la suspense e l’emozione.

Ciò che rende veramente speciale questo romanzo è la profondità dei personaggi e delle loro relazioni. Noan è un eroe complesso, tormentato dal proprio passato e dalla responsabilità del suo ruolo nel destino del mondo. Gli amici e gli alleati che lo accompagnano in questa avventura sono altrettanto affascinanti, ognuno con i propri segreti e le proprie motivazioni.

La Vecchia dimostra anche una maestria nel descrivere ambientazioni e creature fantastiche, trasportando i lettori in mondi magici e pericolosi che prendono vita tra le pagine del libro. La sua scrittura è fluida e coinvolgente, rendendo difficile per il lettore staccarsi dalla storia.

Inoltre, “Il servo del destino” si distingue per la sua capacità di esplorare temi profondi e universali, come il sacrificio, l’amicizia e la lotta per la giustizia, senza mai perdere di vista l’azione e l’avventura che rendono il genere fantasy così avvincente.

L’aggiunta della rivelazione sull’origine mistica del viaggio di Noan nel Regno delle Anime aggiunge un nuovo strato di complessità e mistero alla trama, mettendo in discussione le certezze del protagonista e aprendo la strada a una missione ancora più pericolosa e cruciale per il destino del mondo.

 È d’obbligo aggiungere che, “Il servo del destino” è un capolavoro dell’epica fantasy che non delude le aspettative dei lettori affezionati alla serie di Noan. Con una trama avvincente, personaggi indimenticabili e mondi magici vibranti, questo romanzo è un must-read per tutti gli amanti del genere.

 Come appassionata di fantasy, non posso che lodare il lavoro di Antonio La Vecchia in “Il servo del destino”. La sua capacità di creare mondi e personaggi così vividi e trascinanti è davvero impressionante, e sono ansiosa di vedere come si concluderà questa epica saga. Consiglio vivamente questo libro a tutti coloro che cercano un’avventura sopra le righe nel mondo della letteratura fantasy.

Di questo autore ho già letto i primi due volumi della trilogia:

Noan, il re dei banditiNoan, il principe perduto, e devo dire che ancora una volta l’autore non si smentisce.

Complimenti. Rating: 7

Peg Fly


sabato 4 maggio 2024

Recensione: After dark di Haruki Murakami [Rating 7] - recensione a cura di Andrea Zanotti

 

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SINOSSI:

Tokyo, un quartiere che inizia a vivere quando cala il buio, strade dove le insegne di bar e night club restano accese fino all'alba. Dalla mezzanotte alle sette del mattino, alcune persone sono casualmente coinvolte in una squallida vicenda di violenza. All'Alphaville, un love hotel gestito da Kaoru, un'ex campionessa di lotta libera, una giovane prostituta cinese viene picchiata da un cliente che poi fugge. In una caffetteria poco distante, Mari, una diciannovenne studentessa di cinese in cerca di solitudine, sta leggendo un libro; Takahashi, un giovane musicista jazz disinvolto e chiacchierone, vorrebbe attaccare discorso ma si scontra con la sua reticenza. Tuttavia, quando Kaoru cerca qualcuno che faccia da interprete alla prostituta ferita, Takahashi, che con il suo gruppo sta provando in uno scantinato vicino all'albergo, le suggerisce di rivolgersi alla giovane. Mari viene cosi a contatto con un ambiente a lei estraneo, ma paradossalmente riesce a comunicare con le persone che vi incontra in modo spontaneo e profondo: per la prima volta vince la riluttanza a parlare di Eri, la sorella maggiore, caduta in un letargo volontario dal quale non sembra volersi svegliare. L'immagine della bellissima ragazza che sta per essere inghiottita nel nulla attraverso lo schermo di un televisore apre un pericoloso spazio onirico nel quale rischia in ogni momento di scivolare la realtà.


RECENSIONE:

After Dark è il primo romanzo di Haruki Murakami che leggo. Un romanzo asciutto, sia per volume, un 150 pagine, che per stile narrativo. Tutto si svolge a Tokio, nell'arco di una notte, durante la quale si incrociano i destini di diverse persone. Belli i dialoghi, gradevoli i personaggi e alcuni spunti di riflessione molto profondi e stimolanti. L’atmosfera onirica cala di pagina in pagina, avvolgendoci come una nebbia impalpabile senza quasi che ci si renda conto dell’essersi trovati improvvisamente al buio, col fiato corto e con un’angoscia crescente, per quanto difficile da comprendere. Merito dell’autore che mescola realtà e sogno con maestria e naturalezza. 

Mi lascia più perplesso il finale, pieno zeppo di punti di domanda. Non ho idea se sia un marchio di fabbrica di Murakami, assegnare al lettore il compito di darsi delle risposte, ma a me ha lasciato un po’ l’amaro in bocca, perché vanno bene i finali aperti, ma qui mi pare si siano sospese in aria intere linee narrative. Ad ogni modo, quando il viaggio è stato così piacevole, poco male se la meta finale non lo sia stata altrettanto, l’importante è esserci goduti il tragitto, e in questo Murakami non ha certo fallito. Un autore che approfondirò sicuramente. Voto 7


Andrea Zanotti



sabato 27 aprile 2024

Recensione: Alba di guerra di Cassern S. Goto [Rating 8] - recensione a cura di Andrea Zanotti

 

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SINOSSI:

È il quarantunesimo millennio. Da più di cento secoli l'Imperatore Immortale siede sul Trono d'Oro della Terra, dominatore di milioni di mondi, sovrano sanguinario e crudele di miliardi di creature. Ma ormai è solo una misera carcassa tenuta in vita da un'oscura tecnologia, signore di un pianeta che sta per scomparire, la cui sopravvivenza è affidata a un ultimo, esile filo di speranza: le truppe dei sovrumani Space Marine. Solo loro possono garantire la sopravvivenza del genere umano contro le ostili razze aliene, i demoni e le Legioni Traditrici. Ma per quanto ancora? La terza compagnia degli Space Marine del capitano Angelos sta combattendo una sanguinosa battaglia contro gli orki invasori: per salvare il pianeta Tartarus, Angelos deve lanciare i propri uomini in un'ultima, disperata azione, ma prima di tutto deve combattere contro i propri demoni interiori e affrontare la spirale di intrighi, inganni e segreti che potrebbe mettere a rischio l'esistenza stessa dell'umanità.


RECENSIONE:

Alba di Guerra di C. S. Goto è il primo romanzo della Saga Dawn of War, facente parte di una trilogia ambientata nel fantascientifico mondo di Warhammer 40.000, incentrata sulla figura del comandante Gabriel Angelos e dei suoi Corvi Sanguinari.

Romanzo gagliardo, ricco di scontri a fuoco, dalle schermaglie sino a veri e propri assedi a città. E’ il primo dei vari romanzi legati a quest’ambientazione che leggo nel quale siano coinvolte ben quattro fazioni differenti, Orki, Eldar, e Marine del Caos, oltre agli imperiali capeggiati da Angelos. Che dire, un vero spasso.

Ambientazione come sempre eccellente, descrizioni di armamenti e tattiche ai massimi livelli, data la presenza simultanea di più razze con le proprie caratteristiche specifiche. Non conoscendo per nulla gli Eldar, ne sono rimasto particolarmente affascinato, almeno quanto alla mia amata Aplha Legion. Il mio amore per la stella a otto punte, e alla sua profonda e ricca simbologia non ha tempo, impossibile rimanere indifferenti al suo fascino.

Scontri a tutto campo, imboscate e controreazioni, c’è tutto il necessario per intavolare un romanzo adrenalinico, realmente capace di tenere incollati a ogni singola pagina, rendendo difficoltoso il riporlo sul comodino, nel cuore della notte per concedersi il meritato riposo. In mezzo a quest’ordalia di fuoco e fiamme si ergono singoli personaggi capaci di affascinare per carisma e peculiarità varie. Assolutamente da leggere e godere sino in fondo. Consigliatissimo anche se oramai fuori produzione, in attesa che la nostra amata AlaNera edizioni lo faccia risorgere dalle ceneri. Qualche copia usata disponibile sul link amazon indicato sopra, oppure a buon mercato su ebay. Consigliatissimo. Voto 8.


Andrea Zanotti


domenica 21 aprile 2024

Recensione: Pandemon di Giuseppe Chiodi [Rating 7] - recensione a cura di Peg Fly

 


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Sinossi:

Quarta Era. L'Italia è governata dalla Santa Sede, che sfrutta le reliquie dei santi per i loro immensi poteri. Il giovane Camillo assiste alla distruzione della sua città e al massacro della sua famiglia a opera della Sacra Lancia, brandita dal pontefice Innocenzo XV. Il sodalizio con Zagreo Toccaceli, ladro di reliquie di professione, condurrà il ragazzo tra catacombe e antiche cripte, tagliagole e alti prelati, alla ricerca della verità e dell'agognata vendetta.

Da Giuseppe Chiodi, autore de Il Mistero del Principe, curatore del blog letterario Immersività e insegnante di scrittura, una nuova avventura ad ambientazione italiana che mescola fantasy, storia alternativa ed elementi del cattolicesimo romano. Include un breve saggio dell'autore intitolato Di santi e kami: l'animismo italiano e i suoi feticci.


Recensione:

“Pàndemon – Cacciatori di Reliquie” di Giuseppe Chiodi promette un’immersione straordinaria in un mondo fantastico ricco di intrighi, potere e vendetta, ambientato nel suggestivo contesto del Sacro Impero Pontificio.

Nella Quarta Era, l’Italia è governata dalla potente influenza della Santa Sede, che impiega le reliquie sante per accrescere il proprio potere. Il giovane Camillo, testimone della devastazione della sua città e della perdita della sua famiglia per mano della Sacra Lancia, impugnata dal pontefice Innocenzo XV, si tuffa in un viaggio avvincente alla ricerca della verità e della vendetta tanto agognata. Il suo destino si intreccia con quello di Zagreo Toccaceli, abile ladro di reliquie, e insieme si ritrovano immersi tra le oscure catacombe, antiche cripte, pericolosi tagliagole e potenti prelati.

Giuseppe Chiodi, noto autore de “Il Mistero del Principe”, ci regala un’avventura epica dall’ambientazione italiana unica nel suo genere, che fonde abilmente elementi fantasy, storia alternativa e richiami al cattolicesimo romano. Oltre alla trama coinvolgente, il libro offre un ulteriore approfondimento con un breve saggio dell’autore dal titolo “Di santi e kami: l’animismo italiano e i suoi feticci”, arricchendo ulteriormente l’esperienza di lettura con interessanti spunti di riflessione.

“Pàndemon – Cacciatori di Reliquie” si presenta come un’opera imperdibile per gli amanti dell’avventura fantasy, offrendo una narrazione avvincente e una profonda riflessione in un mondo ricco di mistero, magia e tradizione storica. 

Una lettura che promette di catturare l’immaginazione dei lettori, trascinandoli in un viaggio indimenticabile attraverso le intricanti trame del Sacro Impero Pontificio.

Complimenti all’autore

Rating: 7


Peg Fly



domenica 10 marzo 2024

Recensione: Alien, guerra coloniale di David Barnett [Rating 6,5] - recensione a cura di Andrea Zanotti

 


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Sinossi:

Sulla Terra, il clima politico è bollente per la tensione fra le Americhe Unite, l’Unione dei Popoli Progressisti e l’Impero dei Tre Mondi. Il conflitto si estende ai margini della galassia e la colonia britannica di Nuova Albione rompe con l’Impero dei Tre Mondi.

Ciò potrebbe portare alla…

GUERRA COLONIALE

Intrappolati nel mezzo ci sono la giornalista Cher Hunt, lo scienziato Chad McLaren e il sintetico Davis. Nell’intento di scoprire chi ha causato la morte di sua sorella, Shy Hunt, Cher si rende conto che la storia è molto più grande di lei, mentre la missione di McLaren, che lo scienziato combatte da sempre al fianco della moglie Amanda Ripley, è fermare la creazione dell’arma più letale di tutte: lo Xenomorfo.

Le tracce conducono i tre a un impianto di trivellazione su LV-187.Qualcuno o qualcosa lo ha devastato e ne ha ucciso il personale, e la colpa ricade sui britannici. Quando arrivano le forze coloniali e infuria il combattimento, i contendenti vengono sopraffatti da uno sciame alieno. La loro unica speranza potrebbe risiedere nei Royal Marine della God’s Hammer…


Recensione:

Alien – Guerra coloniale di David Barnett, a quanto ho capito è il romanzo d’esordio di quella che dovrebbe essere una vera e propria Saga basata sui famosi film dei 20th Century Studios. Un nuovo filone che AlaNera Edizioni ha deciso di introdurre nel suo catalogo e che affianca le tradizionali sue pubblicazioni dedicate ai mondi di Warhammer. 

Il romanzo è piacevole e la storia scorre bene nelle sue 400 e passa pagine. Gli elementi per caratterizzare questo nuovo universo fantascientifico prendono corpo a mano a mano che la narrazione prosegue, lasciandoci intravvedere sullo sfondo delle azioni dei protagonisti principali l’ambientazione socio-politica e le rivolte in corso di svolgimento. Certo nulla di paragonabile all’immane epopea di Wh40k, questo è bene specificarlo subito, per evitare la formazione di aspettative fuori luogo. Si tratta ti piani differenti.

Adrenalina in buone dosi, tensione cinematografica stile film e zero censure ci accompagnano in questa avventura ricca di colpi di scena. Le diverse fazioni presenti nell’episodio ci permettono di ampliare la visione che per il resto rimane focalizzata sulla vicenda del mondo LV-187 trasformando il romanzo in una sorta di storia “spara e fuggi” dal buon ritmo, ma dalle basi un po’ troppo fragili per i miei gusti personali. 

Molto adatto agli amanti delle storie più leggere e agli appassionati della filmografia legata a questi diabolici alieni, utilizzati dagli ancor più diabolici umani, per i loro biechi scopi. Nulla di nuovo sotto al sole, homo homini lupus.

Veniamo alla questione realizzazione prodotto. Bella la cover, ma posso affermare con una certa sicurezza che da un certo punto del romanzo deve essere accaduto qualcosa a chi si occupava della revisione, perché a una prima parte ben curata, segue la seconda piena di refusi. 

Voto 6.5   

Segnalo che a fine romanzo c’è anche un contenuto extra dedicato ai possessori del gioco di ruolo Alien, edito in Italia da Wyrd Edizioni, uno scenario basato proprio sul romanzo. 


Andrea Zanotti


sabato 17 febbraio 2024

Recensione: Al Dio sconosciuto di John Steinbeck [Rating 7,5] - recensione a cura di Andrea Zanotti

 


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SINOSSI:

Romanzo "profetico" che prende il titolo dal discorso tenuto da san Paolo nell'Areopago di Atene, "Al Dio sconosciuto" fu pubblicato nel 1935 e tradotto da Eugenio Montale nel 1946. Racconta la storia di un contadino, Joseph Wayne, che lascia la vecchia fattoria del Vermont per traversare l'America e stabilirsi insieme ai fratelli in una fertile vallata della California. Le vicende, talora cruente, che si susseguono nella "terra promessa" raggiunta da questo indecifrabile sacerdote-colono, danno luogo a un quadro di sapore pagano - primitivistico - che Steinbeck ammanta di una luce sacrale.


RECESIONE:

“Al Dio sconosciuto” di John Steinbeck è un libro dalle atmosfere molto particolari. Credo appartenga a quella cerchia di produzioni letterarie per le quali non ci si riesca a dare una precisa spiegazione del fatto che riscontrino un così largo apprezzamento da parte del pubblico, eppure a propria volta, in sede di sincero giudizio si finisca con il trovarlo apprezzabile ed a consigliarlo. Un testo che parla alla parte più nascosta di noi, quella ancestrale ancora radicata nonostante tutto nella nostra interiorità, scavalcando di netto il filtro della mente.

"Al Dio sconosciuto" esplora temi profondi legati alla spiritualità, alla natura umana e al rapporto dell'uomo con la terra. La trama ruota attorno a Joseph Wayne, un contadino che gestisce con fratelli e famiglie, una fattoria, e sperimenta una connessione intensa con la terra e una sorta di deità presente nella natura circostante.

Non è un romanzo per tutti data la spiccata vena filosofica che lo percorre interamente e senza l’apprezzamento della quale, risulta poca cosa. Tutto ruota attorno al rapporto uomo/natura/fede, che viene esplorato anche grazie alle differenti inclinazioni dei fratelli. Ciò che maggiormente mi è piaciuto è l’ampio margine che Steinbeck concede alla riflessione del suo lettore, imponendosi di non fornire soluzioni precostituite, ma unicamente spunti di riflessione. Ad esempio, la natura potrebbe essere valutata in modi differenti dai lettori, anche diametralmente opposti, come assolutamente fedele a se stessa, ciclica e capace di autoregolarsi in modo divino, oppure all’inverso come terribile, dalla spietata indifferenze verso le umane vicissitudini.

Così avviene anche per i personaggi, l’indefesso Burton, uno dei fratelli del protagonista, grande religioso che potrebbe apparire agli uni come il più saggio, agli altri come un terribile bacchettone.  

Massima apertura d’interpretazione che non coinvolge solo attori e scenari, ma anche il finale. Insomma, un romanzo particolare che ho apprezzato, ma che non consiglierei a tutti. Voto 7,5

Andrea Zanotti