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domenica 7 maggio 2017

Recensione: "Non prima che siano impiccati" di Joe Abercrombie


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Sinossi:
Come si fa a difendere una città accerchiata dai nemici e zeppa di traditori, quando non puoi fidarti dei tuoi alleati e il tuo predecessore è svanito nel nulla senza lasciare traccia? Ce n'è abbastanza da far venire all'Inquisitore Glokta una gran voglia di darsela a gambe, se non dovesse appoggiarsi al bastone anche solo per stare in piedi. Eppure il torturatore dovrà rimanere e trovare le risposte di cui ha bisogno prima che l'esercito dei Gurkish arrivi a bussare alla sua porta. Gli Uomini del Nord hanno violato il confine dell'Angland e ora stanno mettendo a ferro e fuoco quella gelida terra. Intanto il Principe Ereditario Ladisla si prepara a ricacciarli indietro e a guadagnarsi la gloria eterna. C'è solo un problemino: il suo è l'esercito peggio equipaggiato, addestrato e comandato del mondo intero. Nel frattempo Bayaz, il Primo Mago, guida una spedizione di avventurieri in missione fra le rovine del passato. La donna più odiata del Sud, l'uomo più temuto del Nord e il ragazzo più egoista dell'Unione formano proprio una strana compagnia, ma se solo non si disprezzassero l'un l'altro così tanto sarebbero letali. Antichi segreti verranno rivelati. Saranno perse e vinte sanguinose battaglie. Acerrimi nemici riceveranno il perdono, ma non prima che siano impiccati.

Recensione:

Molto tempo è trascorso dall’ultimo romanzo di Joe Abercrombie che ho avuto il piacere di leggere, Il Richiamo delle Spade. Poco importa che fosse il primo di una trilogia (La Prima Legge) già bella e ultimata dal prolifico Joe, perché evidentemente molti altri libri, soprattutto di autori indie, hanno preteso la precedenza. E’ però con grande piacere che mi sono accostato al seguito di “Il richiamo delle spade”, dal pregevole titolo “Non prima che siano impiccati”, romanzo capace sin dalle prime pagine di riportarmi alla mente quanto accaduto nel primo tomo. Già questo, considerando la mia pessima memoria, combinata al tempo trascorso, è indice inconfutabile dell’abilità dell’autore di generare storie e personaggi appunto “indimenticabili”.

Se lo scopo dell’autore era, così come da lui affermato, stravolgere il genere del fantasy classico, non possiamo che affermare che con i suoi personaggi dissacranti, e la realtà mostrata in tutta la propria crudezza, ci sia in buona parte riuscito. I suoi sono romanzi collettivi, nei quali diversi filoni narrativi si intrecciano, o corrono paralleli, per imbastire una trama complessa e dar vita a un mondo ben definito e originale. La magia in questo mondo ricopre una parte del tutto marginale e serve fondamentalmente per aggiungere mistero alla storia. In questo episodio trovano un po’ di spazio “i testapiatta”, creature assimilabili ad una sorta di orchetti, ma lo spazio per stramberie e creature bizzarre è limitato a questo. Per il resto la realtà è quella che tutti noi conosciamo, sporca, brutta, spietata e cattiva, senza spazio per miracoli od eroi.


A mio avviso i personaggi sono il cuore e il gioiello delle opere di Abercrombie. Sono essi a garantire valore aggiunto alle vicende, che di per sé non hanno nulla di particolarmente innovativo ed originale, ma interpretate da questi “fenomeni” assumono uno spessore di tutto rilievo. La caratterizzazione peculiare per ognuno di essi è un dono innato dell’autore, che grazie a dialoghi e a descrizioni mai tediose, riesce in un’impresa che pare del tutto naturale,mentre ad altri autori necessiterebbe di dozzine e dozzine di pagine senza peraltro riuscire a raggiungere questi livelli.
Se nel primo capitolo della saga, avevo avuto modo di lamentarmi per l’assenza di “azione” e di ritmo, auspicando che l’autore si fosse limitato a predisporre tutte le carte sul tavolo per proporci un gran secondo tomo, posso confermare che la sostanza abbonda in questo episodio. Non mancheranno schermaglie, assedi e battaglie, senza tralasciare comunque l’evoluzione dei rapporti fra i protagonisti. Colpi di scena che si inanelleranno senza mai avere il sentore che l’autore stia forzando la mano. E poi che dire, un personaggio su tutti, l’inquisitore storpio Glotka… eccezionale!
Un romanzo che riscatta appieno il primo volume, che intendiamoci non era per nulla male, ma che presentava appunto una carenza d’azione. Consigliato quindi a tutti gli amanti del fantasy maturo, ossia a tutti quelli che pensano di non rimaner sconvolti dalle descrizioni realistiche di una ferita da ascia e delle sue terribili conseguenze sul fragile corpo umano.
Confesso di scalpitare in attesa del capitolo finale, "L'ultima ragione dei re", già caricato sul mio e-reader.

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