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TITOLO: L'Obelisco dei Divoratori
SAGA: Saga della Corona delle Rose
AUTORE: Gianluca Villano
PREZZO: cartaceo 16,37 Euro, ebook 1,99 Euro
PAGINE: 326
GENERE: Fantasy
RATING: 8
SINOSSI:
Dopo la rivelazione del vero Profeta e la distruzione di Muelnor, il mondo di illusioni e menzogne creato dall'Haor crolla progressivamente.La guerra all'Haorian non può più essere rimandata.Logren, così come il capitano Pellin e i seguaci della Nuova Dottrina si preparano allo scontro finale. Dentro se stessi dovranno trovare la fede per sperare nel sostegno di Horomos e il coraggio per affrontare l'Iniquo.
RECENSIONE:
Proseguono le avventure di Logren e dei compagni, dopo il finale rocambolesco del primo volume della saga.
L'autore introduce fin da subito una novità: da una trama lineare, qui ci viene proposta una narrazione che si dipana su due fronti: da una parte abbiamo Logren, impegnato in un viaggio concreto e simbolico alla scoperta del suo nuovo ruolo e della sua missione; dall'altra troviamo il capitano Pellin, che da personaggio di contorno viene qui “promosso” e approfondito. La prima cosa che stupisce è come, a tratti, sia proprio quest'ultima figura a risultare predominante, sia per lo spazio effettivo dedicatole nel conto delle pagine, sia per un processo di maturazione e mutamento al quale assistiamo e che rende Pellin, a mio avviso, il personaggio più interessante e complesso della saga (almeno finora). Da un filo narrativo interamente incentrato su Logren, indiscusso protagonista della storia e del primo libro, si passa quindi a un'alternanza di POV che favorisce il capitano e quei personaggi che si muovono accanto a lui, come Angrell, Haury e Miitha. Leggendo, ho avuto come l'impressione che Logren fosse stato messo da parte, anche se, ovviamente, so che l'intento dell'autore non era questo. Tuttavia, non posso negare che la sua linea narrativa, per quanto affascinante e fondamentale, mi abbia catturata meno rispetto a quella che si sviluppa in parallelo, più dinamica e varia.
Una delle critiche che avevo mosso al primo libro riguardava l'eccessiva lentezza e la scarsità di eventi e sono lieta di affermare che questo problema non si è ripresentato. Ho comunque notato un leggero divario tra le due metà del romanzo: la prima è caratterizzata da un ritmo altalenante e risente ancora della tendenza del primo libro a riversare sul lettore una quantità fin troppo generosa di informazioni e situazioni prive di contesto (come nel caso di una grande battaglia che arriva in modo quasi inaspettato, cogliendo il lettore di sorpresa e disorientandolo un poco). Dalla metà in poi, tuttavia, la narrazione risulta più fluida e incalzante ed è un vero piacere seguire Pellin, Logren e i compagni, impegnati nelle rispettive missioni.
Apriamo ora una parentesi sull'universo fantastico di Arbor, che questo secondo romanzo arricchisce di nuovi dettagli, di Storia, tradizioni, ma soprattutto ambientazioni. Se lo scenario principale de “Il Divoratore d'ombra” era la città di Muelnor, qui l'azione si sposta rapidamente da un ambiente all'altro, in un percorso tipico del genere fantasy. Il lettore avrà così modo di esplorare i tortuosi passaggi sotterranei delle Caverne d'Ambra, custodi di antichi segreti sepolti; il Cono rovesciato, rifugio dei seguaci della Nuova Dottrina, e infine Drelda, la città d'Acqua, magistralmente concepita e descritta dall'autore.
Per quanto riguarda i personaggi, in parte già citati, assistiamo al ritorno di figure già note (e non mancano i colpi di scena!) alle quali si aggiungono molte new entries interessanti. Personalmente, avrei preferito che un personaggio promettente come Nahily fosse più presente o che, se non altro, giocasse un ruolo più incisivo nelle vicende narrate; ma devo anche ammettere che la sua “assenza” viene colmata da un'altra figura femminile affascinante e ben riuscita: l'Animista Haury; dopo Pellin, il mio personaggio preferito.
Lo stile dell'autore si conferma la carta vincente del romanzo, con i suoi toni lirici, le descrizioni corpose e un'aura al confine tra misticismo e magia che permea ogni pagina.
In conclusione, “L'obelisco dei Divoratori” rappresenta un passo in avanti rispetto al primo volume della saga, merito non soltanto di un ritmo più sostenuto e di nuovi personaggi convincenti, ma soprattutto del modo in cui una trama appena accennata si sia qui sviluppata e rivelata, rimandando ai canoni di un epic fantasy classico. Per dovere di cronaca, segnalo la presenza di alcuni refusi che, pur distraendo, non pregiudicano la fruizione del testo.
La Saga della Corona delle Rose, di Gianluca Villano, è consigliata agli amanti del fantasy tradizionale.
Chiunque fosse interessato ad entrare nel mondo di Arbor, può anche scaricare un racconto gratuito, “L'ancella di Crios”, dai principali stores.
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