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"Tu sarai Khan, Gran Signore dei Mongoli. E noi ti chiameremo Gengis, il Guerriero Perfetto." Così ha avuto il suo nome uno dei più grandi condottieri della storia, imperatore intelligente e tenace, guerriero furbo e imbattibile, sovrano illuminato, conquistatore di terre il cui dominio si estendeva al di là di ogni ambizione umana. La sua vita e le sue gesta costituiscono un'epopea nella quale è arduo distinguere la realtà dalla leggenda. Mai nessuno ha eguagliato Gengis Khan e la cronaca delle sue avventure, che Franco Forte fa rivivere sullo sfondo della magnifica e terribile Asia del XII secolo, è la più affascinante e spettacolare storia che si possa raccontare. Il mito di un uomo, del suo popolo e del più vasto impero che mente umana ricordi.
RECENSIONE:
Oggi ci dedichiamo a un altro romanzo storico, andando a esplorare le sterminate steppe che hanno dato i natali a uno dei personaggi più incredibili della Storia: il Khan dei Khan.
Non è il primo romanzo di Franco Forte che mi gusto e posso sin da ora affermare che anche questo non tradisce le aspettative, per quanto elevate queste possano essere.
La storia di Temugin, divenuto Gengis Khan, ci viene narrata sin dalla nascita, con qualche capitolo iniziale dedicato all’illustre genitore. Come sempre, l’autore riesce a farci vivere l’epopea che ha portato i Mongoli sul tetto del mondo, con grande abilità. Ci vengono mostrati gli usi e costumi di questi popoli così lontani da noi e dalle nostre tradizioni, con grande naturalezza, senza mai scadere nella pedanteria. Qualche cammeo che ho molto apprezzato viene dedicato ai missionari di Cristo, giunti sin in quelle lande per portare il verbo di Nostro Signore. Li ho apprezzati molto, in quanto grazie alla loro diversità riescono a far risaltare ancor più le marcate differenze. Ci permettono inoltre di mettere in luce la grande tolleranza dell’illuminato condottiero Mongolo.
Insomma, un romanzo che sarebbe utile anche come manuale storico e di certo più avvincente e capace di attrarre l’attenzione di uno studente.
Come si diceva pocanzi le gesta del condottiero vengono ripercorse sin dalla sua giovinezza. L’abilità, non solo bellica, ma da vero e proprio uomo politico completo, viene esplorata attraverso le mille peripezie che l’hanno portato dal guadagnarsi la pagnotta non appena bandito dalla yurta di famiglia, fino all’accumulare immani ricchezze dopo aver sconfitto l’Impero del Dragone e la dinastia Kin, nonché l’impero dei Pascià.
Il turbinio degli eventi narrati fa ben capire lo spessore di quest’uomo, capace di unificare una miriade di tribù, mutando la tradizionale bellicosità delle stesse, senza far venir meno quelli che erano i loro costumi e tradizioni, non ultimo quello di rimanere sostanzialmente un popolo itinerante. Questa mancanza di punti di riferimento, senza una capitale o grandi città da poter assediare deve essere stato un bel dilemma per i nemici che ogni volta si trovavano a dover rincorrere il condottiero nemico senza sapere dove si sarebbe rintanato per poi tornare più forte di prima al contrattacco. Affascinante.
I giochi di alleanze e tradimenti che impreziosiscono i numerosi scontri lasciano sempre con il fiato sospeso, in modo tale da rendere le 700 pagine del romanzo assolutamente scorrevoli e senza cali di tensione di rilievo. Non è poco.
La parte che ho trovato meno riuscita, è forse quella finale, quando la presenza di poteri “soprannaturali” legati ad uno sciamano ribelle si fa un po’ troppo insistente, mentre le incursioni del Gran Khan nell’impero del Pasha vengono espletate troppo rapidamente. Sembra quasi che l’autore fosse giunto alla fine dei caratteri a sua disposizione o che dovesse rispettare dettami della casa editrice in merito al numero massimo di pagine. A mio avviso è un’occasione persa in quanto ci sarebbe stato spazio per esplorare meglio un’altra cultura affascinante come quella legata ai fedeli di Allah.
Ad ogni modo il romanzo rimane assolutamente consigliato, per quel che mi riguarda. Una fonte d’ispirazione e di scoperte di mille aneddoti di grande fascino, dai rapporti del Khan con le svariate mogli e concubine, sin a quelli con i diversi personaggi secondari appartenenti al suo “quadro ufficiali”.
Un periodo storico interessante, spesso trascurato, reso ancor più affascinante dalla prosa dell’autore e dalla sua capacità di inserire elementi meno esplorati dalla storia ufficiale, quali premonizioni e divinazioni, viaggi nel regno dei morti e sogni premonitori. Tutti eventi che sicuramente avevano un peso specifico nelle decisioni degli uomini di potere dell’epoca, ma spesso tralasciati dai libri di storia.
Bello e consigliato. Fatevi il piacere di leggerlo!
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