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venerdì 20 luglio 2018

Recensione: Il grande dio Pan di Arthur Machen


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Sinossi:
Finalmente, dopo anni di ricerche nel campo delle scienze occulte e dello studio delle funzioni cerebrali, il dottor Raymond è pronto per portare a termine un folle esperimento. Una notte d'estate, assieme all'amico Clarke, che sarà suo testimone, decide di sottoporre la giovane Mary a un intervento chirurgico al cervello per consentirle di sollevare il velo che cela la mostruosa divinità della natura, il Grande Dio Pan. Ciò che la ragazza vede la sconvolgerà per sempre. Molti anni dopo, in una Londra vittoriana ancora profondamente scossa dagli omicidi di Whitechapel, una catena di inspiegabili suicidi sconvolge le famiglie benestanti del West End, stringendo la città in una morsa di terrore nella quale nessuno può dire chi sarà il prossimo, né quando accadrà. Soltanto Villiers, appassionato esploratore notturno, il gentiluomo Austin e lo stesso Clarke, segretamente affascinato dall'occulto e dal mistero, sospettano che dietro ai suicidi possa nascondersi un'enigmatica figura femminile. Tra angoscianti testimonianze e onirici peregrinaggi dai sobborghi più ricchi fino ai bassifondi più squallidi di Londra, i tre insoliti investigatori si troveranno dinanzi a un terribile segreto che getta le radici tra le pieghe del tempo, in un passato colmo di suggestione e oscurità. Il Grande Dio Pan, all'epoca additato come osceno per i contenuti sessuali e lo stile decadente, viene oggi considerato uno dei migliori romanzi gotici dell'orrore di fine Ottocento. Uno dei classici della letteratura gotica in edizione con testo originale a fronte e una nuova traduzione accompagnata da note critiche e da una postfazione di H.P. Lovecraft.


Recensione:
E’ sempre piacevole andare a leggersi qualche buon classico della letteratura e Il grande dio Pan di Arthur Machen edito da Adiaphora Edizioni rientra in questa categoria, senza ombra di dubbio. Il fatto che sia stato scritto a fine XIX secolo traspare unicamente dai dialoghi leggermente ingessati, rispetto a quanto siamo abituati ai giorni nostri. Di contro però possiamo rilevare la visionarietà dell’autore, i cui argomenti hanno contribuito in modo rilevante alla produzione letteraria successiva nell’ambito del gotico e dell’horror. 
Andiamo con ordine. Il volume propostoci da Adiaphora Edizioni comprende la versione in lingua originale del testo, la traduzione e vari commenti. Molto ben fatto, impaginazione ed editing curati sin nei minimi dettagli, prezzo praticato altrettanto buono, quindi nessuna lamentala da segnalare. 
Il testo come detto ci offre il fascino degli ambienti aristocratici della Londra di fine XIX secolo. Un’ambientazione di sicuro fascino con le sue notti buie e nebbiose, illuminate solo dalle lampade a gas e con i suoi vicoletti che si svuotano con il trascorrere delle ore notturne, lasciando libero sfogo alle più basse pulsioni degli uomini.
Insomma una location perfetta e suggestiva dove calare il mistero di personaggi inquietanti e visioni orrorifiche solo accennate e per questo ancor più angoscianti in quanto lasciano ampi spazi alle peggiori paure del singolo lettore per far breccia nella sua razionalità.
Gli indizi ci vengono forniti dall’autore a piccole dosi, calamitandoci nella lettura, che si rivela piacevole per tutto l’arco narrativo, partendo da una vicenda lontana nel tempo, ma capace di destare sin da subito la curiosità “morbosa” del lettore. Anche di quello moderno, intendiamoci, perché a discapito dell’horror più in voga oggigiorno, che prevede dosi più o meno massicce di sangue e violenza, Machen non scende mai nei particolari. E’ un escamotage che personalmente apprezzo molto, in quanto ritengo che le peggiori fobie nascano nella mente degli uomini e ognuno conosce, e teme, quelli che sono i propri incubi più spaventosi. 
Il Dio Pan del titolo infatti non ha sembianze e attributi ben definiti, manifestandosi piuttosto come una presenza multiforme e selvaggia come solo la natura sa essere quando decide di mostrare tutta la propria potenza, arrivando a irridere le smanie di grandezza degli uomini che si credono onnipotenti. 
Come detto l’unico aspetto che può non soddisfare appieno è quello dei dialoghi, che complice la spocchia e supponenza dei letterati del tempo che ne sono protagonisti, risultano vagamente artefatti, più simili a lettere di corrispondenza fra studiosi che a un botta e risposta fra uomini intenti a sondare misteri scabrosi e capaci di terrorizzare. Detto questo, per concludere, un testo che consiglio a tutti, e non solo agli amanti di Lovecraft, per i quali è assolutamente imperdibile grazie alle trame oniriche che riesce a sviluppare.

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