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SINOSSI:
La metropoli di New Crobuzon si estende al centro di un mondo sbalorditivo. Umani, mutanti e razze arcane si accalcano nell’oscurità fra le ciminiere, lungo fiumi indolenti alimentati da rivoli innaturali, tra fabbriche e fonderie che pulsano nella notte. Per piú di mille anni il Parlamento e la sua brutale milizia hanno governato su una moltitudine di operai e artisti, spie e maghi, ubriachi e prostitute. Ma uno straniero è giunto con le tasche piene d’oro e ha imposto una richiesta inverosimile, scatenando l’incredibile. La città, l’immensa capitale, la sterminata New Crobuzon cade in preda a un terrore sconosciuto: il destino di milioni dipende da un gruppo di emarginati in fuga da legislatori e signori del crimine. Il paesaggio notturno diviene un territorio di caccia, mentre le battaglie infuriano all’ombra di costruzioni immense e bizzarre. Una resa dei conti è prevista nel cuore della città, nello smisurato edificio che si chiama Perdido Street Station. Ormai, per chiunque viva a New Crobuzon, è troppo tardi per scappare…
Romanzo di straripante magia, Perdido Street Station è al di fuori dei generi: un esempio di come la letteratura fantastica contemporanea possa dare vita a una fantasmagoria colossale e immaginativa, sospesa tra critica sociale e gusto dell’avventura, tra scienza e alchimia, tra l’orrore e la meraviglia.
RECENSIONE:
Oggi recensiamo un romanzo che mi ha dato del filo da torcere e non solo a causa delle sue 800 e passa pagine, ma per la densità delle stesse. Sto parlando di Perdido Street Station, il romanzo che mi ha fatto conoscere China Mièville e che da un po’ avevo nel mirino. Ero conscio che si sarebbe rivelata una lettura tosta, ma non credevo sino a questo punto. Un romanzo che alla fine mi ha lasciato più di un dubbio, nonostante non stenti a definire l’autore capace di apportare qualcosa di realmente nuovo e originale.
Perdido Street Station è un romanzo atipico, difficile da incasellare in un genere ben preciso. Ci sono elementi steampunk, horror, fantascientifici e weird, innestati su una struttura tipicamente fantasy. Il tutto è gestito in modo magistrale, riuscendo nella non semplice impresa di non partorire un aborto caotico e sconclusionato, ma generando un mondo parallelo con le proprie regole e scenari coerenti.
L’autore ci fa immergere nella sua caleidoscopica immaginazione calandoci nella megalopoli di New Crobuzon, un agglomerato di quartieri abitati da personaggi bizzarri, razze aliene, uomini cactus, strani insettoidi con molti caratteri umani e persone come noi. Un mix che Mièville riesce a gestire in modo esemplare, senza che mai ci venga in mente qualche incongruenza nella realtà prospettataci.
Dico subito che ciò che maggiormente impressiona è proprio l’assoluta originalità, sia dell’ambientazione che dello sviluppo della trama, non certo lineare, ma efficacemente complessa e arzigogolata.
Ma allora cosa ha reso la lettura così ardua?
Lo stile dell’autore è particolare, il lessico ricercato, le costruzioni barocche, le descrizioni alle volte spossanti. Le prime duecentocinquanta pagine non presentano nulla di particolarmente rilevante dal punto di vista della trama, assolvendo la sola funzione di introdurci nell’ambientazione. Ero quasi sul punto di abbandonare l’impresa, e ora, giunto alla conclusione, so che me ne sarei pentito.
Certo, molti diranno che se si vuole creare un mondo bizzarro, credibile e originale, si deve pur avere il tempo per farlo, ma a tutto c’è un limite. O perlomeno si può tentare di agevolare il lettore utilizzando per questo lungo preambolo una prosa più leggera e fluida. Parere personale, intendiamoci, sulla classe dell’autore non si discute, sul fatto che avrebbe potuto gestire diversamente il ritmo secondo me sì.
Ad ogni modo la cura per i personaggi e il loro ambiente è per lo meno ben spesa e ci permette di accrescere l’empatia nei loro confronti di pagina in pagina. Ho apprezzato molto l’evoluzione del protagonista, che colpito duro dagli eventi, riuscirà a maturare in modo originale e scevro dal buonismo che affligge solitamente gran parte dei protagonisti. Qui ci troviamo innanzi un uomo in carne e ossa, con i propri difetti e le proprie incoerenze. L’ho molto apprezzato. Alcuni comprimari invece, anche se dotati di spazio sufficiente per poter emergere, tendono a sparire e defilarsi senza quasi che si riesca ad accorgersene, ma tant’è.
Ad ogni modo il clima claustrofobico di New Crobuzon lascia il segno, questo è indubbio e costituisce un viaggio potenzialmente interessante per ogni lettore che gradisca esser trasportato alla scoperta di un mondo diverso, lugubre, sotto l’occhio vigile della milizia sempre pronta a punire in modo esemplare e brutale i trasgressori. Già perché per quanto l’ambientazione sia bizzarra e aliena il tema di fondo rimane molto legato alla realtà che stiamo vivendo, con chiari rimandi ai sistemi totalitari, alla corruzione, all’ecologia e all’integrazione razziale. Insomma ci sono diversi livelli di lettura, come in ogni romanzo d’evasione che si rispetti. Per concludere quindi che dire, dovessi sintetizzare con un voto darei un 7, principalmente per l’originalità del tutto, cattivi di turno inclusi. Non vado oltre nella valutazione perché ritengo che troppe pagine delle totali 800 siano state un puro esercizio stilistico da parte dell’autore che avrebbe potuto tranquillamente evitare.
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