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Titolo opera: Squadra Demolizioni
Autore: Enrico Lanzalone
Editore: Indipendente
Formato: cartaceo e ebook
Genere: steam-fantasy
Prezzo: ebook 1,99 / cart. 17,00
Sinossi: Su Aend l'epopea fantasy è morta da un pezzo.
A Bluren, poi, è in avanzato stato di decomposizione. Un coacervo di razze diverse si ammassa entro i confini mutevoli della metropoli, dove tecnologia e arcano si mescolano insieme. La mafia delle fatine klix domina i bassifondi, i demoni gestiscono le assicurazioni, i nonmorti sintetizzano nuovi tipi di stupefacenti, mentre la nobiltà degli orecchie a punta vive nel lusso della città alta.
Ma questo fragile equilibrio sta per spezzarsi.
Un misterioso terrorista, armato di ferrei ideali e esplosivi ad alto potenziale, sta seminando il caos nella città. Mentre l'altaguardia brancola nel buio, l'ispettrice Rethién si trova davanti un'unica alternativa: se gli eroi preferiscono firmare gli autografi a ragazzine urlanti, solo il peggio offerto da Bluren può affrontare la nuova minaccia. Una squadra di folli; una squadra capace di far tremare le fondamenta della metropoli; in poche parole: "La Squadra Demolizioni".
Recensione: QUANDO LA FAVORITA INSULTA L’ARBITRO
Il libro in breve.
In una città fantasy che fonde medioevo e modernità un gruppo raffazzonato di pasticcioni e decerebrati deve indagare sugli attentati bombaroli che stanno minando l’ordine costituito.
Mettiamo le carte in tavola, “Squadra Demolizioni” con me partiva in discesa. Ambientazione steam-fantasy, vicenda investigativa, taglio ironico, tre elementi che in un’opera mi mandano in visibilio e che da soli facevano partire da 8 il voto della recensione. Una vittoria facile, in stile nazionale che gioca contro la squadra dell’oratorio, con l’arbitro connivente. Poi purtroppo la favorita insulta l’arbitro.
Sia chiaro: parliamo comunque di un libro divertente, con alcune trovate geniali, un’ambientazione originale che richiama a tratti il sommo Prachett, purtroppo zavorrato da una scrittura non troppo pulita e qualche buco di trama. Ah…è solo una prima parte.
Punti di Forza.
L’ambientazione è senza ombra di dubbio il fiore all’occhiello del romanzo. Fresca, pulsante, affronta quasi ogni luogo comune del fantasy in maniera dissacrante, con un’ironia tra il non-sense e il demenziale che sfiora la parodia. Decine di razze, dalle più comuni (elfi) a quelle mai sentite prima (gatti zombi mannari) popolano la città in maniera caotica, divisi in classi sociali, intessendo relazioni disfunzionali che danno vita a una criminalità stratificata ed esilarante. Magia usata come droga, frigoriferi muniti di mitragliatrici, mafia delle fatine, lampi di genialità dell’assurdo con cui Lanzalone infarcisce il suo mondo. Su tutti brilla la razza dei richir, la gente piccola, una genia di ladri, tagliagole, contrabbandieri e qualsiasi altro lavoro infranga la legge, perché per un richir le regole sono un’usanza curiosa delle razze primitive.
Note Dolenti
A fronte di numerose idee spumeggianti purtroppo organizzazione del romanzo e tecnica di scrittura non sono così curate. In primo luogo i protagonisti sono almeno sette e si alternano come voce narrante senza soluzione di continuità all’interno dei capitoli. Questo porta due problemi: uno, alcuni protagonisti sono davvero troppo deboli come narratori, rendendo fiacchi i loro pezzi, due, troppo spesso l’autore salta a un altro personaggio prima che l’azione del precedente sia conclusa, facendoci sapere come è andata a finire tramite racconti fuori scena; alla lunga questa cosa a me ha infastidito molto. Per essere un giallo la trama procede un po’ troppo per coincidenze, con un oggetto magico molto potente inserito a metà del libro come Deus Ex Machina. Viene infine il vero colpo basso, lo sgambetto all’arbitro con annessa gomitata quando è a terra: il libro è solo una prima parte, il lato A di un vinile come si capirà meglio in chiusura.
La questione non sarebbe di per se un demerito, se però la vicenda arrivasse a una qualche conclusione almeno parziale. Invece no, senza preparare il lettore, senza che si arrivi almeno a una situazione di stallo, una sorta di “save point”, la narrazione si interrompe di punto in bianco, lasciando nel sottoscritto un senso di fastidio che ha avvelenato il ricordo dell’esperienza. Un vero peccato, perché questo fastidio è indice che l’affezione ai personaggi c’era, la voglia di continuare anche.
Voto: 6
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