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mercoledì 19 dicembre 2018

Recensione: I Mille Nomi di Django Wexler


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Sinossi:
La sonnolenta quotidianità in cui il capitano maggiore Marcus d'Ivoire e il suo piccolo esercito sono risucchiati, rassegnati a finire i propri giorni in un remoto avamposto, è stravolta dallo scoppio di una ribellione ai confini del Regno di Vordan, che li costringerà alla dura prova della difesa di una fortezza nel deserto. Winter Ihernglass si è arruolata nell'esercito fingendosi un uomo, con il solo scopo di sfuggire al suo passato. Coraggio e determinazione non le mancano, e insieme alla sua umanità le faranno ottenere in breve una promozione a luogotenente. I destini di questi due soldati e dei loro uomini dipendono dal colonnello Janus bet Vhalnich, il prescelto dal re per riprendere in mano le redini di una guerra che sembra perduta e ristabilire l'ordine. Il suo genio militare sembra non conoscere limiti, sotto il suo comando si assiste a un rovesciamento delle sorti. Marcus e Winter credono nel loro superiore e sono pronti a seguirlo fino alla fine, ma la loro fedeltà sarà messa a dura prova quando cominceranno a sospettare che le ambizioni dell'enigmatico colonnello vadano ben al di là del campo di battaglia, avvicinandosi pericolosamente al sovrannaturale...


Recensione:
Ho atteso parecchio prima di leggere questo romanzo e vi posso anche confessare la futile ragione per questa titubanza… che credibilità si può dare a un autore con questo nome?! Diamine, Django Wexler!? Parrebbe una trovata pubblicitaria di pessimo gusto a giudicare dagli pseudonimi utilizzati da tanti autori nostrani per irretire l’impreparato lettore, se non che Django Wrexler sembrerebbe essere il nome vero e proprio dell’autore, anagrafe alla mano…
Tanto di cappello alla mamma, allora, anche perché il mister non ha certo bisogno di questi mezzucci per conquistarci: I Mille Nomi è un gran bel romanzo. Un military fantasy con molto military e il giusto pizzico di fantasy, per la precisione. 

L’ambientazione è particolare sia come collocazione spaziale, che temporale. Si può dire senza timore di offendere l’autore che il suo lavoro ricalca le peripezie della Legione Straniera, diciamo agli albori del XIX secolo, ovviamente per poi arricchire il tutto con pennellate di stregoneria e riti magici. Non ci troviamo quindi calati nel solito medioevo alternativo, bensì immersi in deserti torridi dalle sabbie grigie e opprimenti, al cospetto di moschetti e cannoni e polvere pirica, innanzi a formazioni a quadrato e a orde di tuareg rivisti per l’occasione e trasformati in "desoltiani" al comando di una leggenda vivente chiamata Spettro d’Acciaio a causa della maschera che porta sul volto e dell’apparente imbattibilità e ubiquità.

Riuscitissima anche la trasposizione dei diversi culti e dei diversi nemici contro i quali si trovano a confrontarsi i nostri eroi. Nemici che ben rappresentano le guerre tribali e le diverse fazioni che imperversano per queste lande inospitali e le cui risorse non sono sufficienti a sostentare la gente del posto, figurarsi un intero esercito invasore.

La riconquista e la restituzione del trono al “legittimo” Principe (cugino dell’imperatore peraltro e odiato da tutto il popolo), è solo un pretesto per una cerca ben più importante e misteriosa: quella dei Mille Nomi, che danno il titolo al romanzo e che rimane avvolta dal suo alone di mistero sin alla fine, lasciando parecchie domande senza risposta. Sì, perché a sorpresa, per quanto mi riguarda almeno, il romanzo non è affatto conclusivo. La storia ha un suo epilogo, ma la trama generale non viene affatto espletata in questo romanzo. Il sequel intitolato “Il Trono Ombra” è già disponibile in italiano, mentre mi pare di capire che nulla si sappia sui successivi.

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Personaggi ben definiti, sfaccettati e credibili (anche se la meritocrazia che pare esserci all’interno dell’esercito di Vordan ha dell’utopistico, concedetemelo) rendono il narrato particolarmente coinvolgente, spingendo persino il sottoscritto a fare il tifo per “i buoni”, cosa quantomai rara.

Intrallazzi e giochi di potere si stagliano sullo sfondo, ambientati nella lontana patria dei protagonisti, il fantomatico “Impero” al quale Django ci fa dare solo una sbirciatina immaginaria grazie alle imbeccate del colonnello e di un personaggio mite e all’apparenza secondario come la copista inviata al suo seguito.
Avremo modo di conoscere meglio questo Impero e i suoi protagonisti dai prossimi volumi di questa saga, perché non v’è dubbio che dovrò trovare il tempo per portarne a compimento la lettura. 
Consigliatissimo, una vera sorpresa!




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