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martedì 25 maggio 2021

Recensione: Mucchio d'ossa di Stephen King

 

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Sinossi:

Mike Noonan - quarant'anni, autore di best-seller - è un privilegiato: un discreto successo, un buon conto in banca, la consapevolezza di sentirsi arrivato; tutte cose che ovviamente non hanno alcun senso se l'unica persona a cui tieni un giorno esce di casa e non ritorna più, folgorata per strada dalla morte. Quattro anni dopo è uno scrittore finito, afflitto da un'esistenza vuota. E' alla resa dei conti ma è anche angosciato dalla sensazione che "qualcos'altro", oltre a lui, non sappia rassegnarsi all'ineluttabile di un'esistenza troncata, qualcosa che si fa strada nella sua mente insinuando dubbi tormentosi, procurando incubi che travalicano i limiti del reale...


Recensione:

Mi chiedo cosa possa esserci di nuovo da scrivere quando ci si appresta a recensire l’ennesimo romanzo di Stephen King. Non è facile, visto che di questo autore si è detto oramai tutto. Aggiungiamo il fatto che il romanzo di turno quest’oggi non è certo fresco di stampa, risalendo al lontano 1998, ossia a più di ventanni fa, per quelli come me che stentano a tenere il conto degli anni che passano. 
Insomma, come avrete capito sto cercando di prendere tempo, guadagnare spazio, allungare il brodo e chi più ne ha, più ne metta, e buona notte al secchio. 
Ok, finiamola. 
C’è poco da dire in realtà, se non che “Mucchio d’ossa” risulta a mio avviso fra quella schiera di romanzi del Re ben riusciti, quelli nei quali l’autore è ispirato dal profondo, quelli che estrae carpendo direttamente dai Pensieri Abissali, o come scrive lui, quelli partoriti direttamente dal duro lavoro dei ragazzi in tutta blu, giù da basso, quelli che sguazzano nel torbido e che si guadagnano la paga con il sudore della fronte. 
Risulta quindi un vero piacere divorare le 600 pagine della quali si compone Mucchio d'Ossa. Almeno, questa è la mia impressione sull’autore di cui stiamo trattando, e che stimo infinitamente, solo che non sempre i suoi romanzi arrivano a toccare in modo parimenti significativo. Si può assistere a una bella storia, ci si può affezionare ai suoi personaggi, forse anche solo per la sua abilità oratoria e alla familiarità data dalla lunga compagnia che ci hanno tenuto. Questo nel peggiore dei casi. Oppure ci si può calare fino a sentirsi coinvolti in modo tale di rimanerne stupiti. In questo secondo caso, nel quale rientra Mucchio d’Ossa, si capisce come l’autore abbia colto in pieno il bersaglio, parlando direttamente al profondo del lettore. King a mio avviso è maestro in questo, una dote che non è facile da riscontrare e che mi riporta periodicamente ad attingere alla sua folta produzione. 
Quando si pesca bene, si trovano veramente delle perle preziose, come questa storia, capace di commuovere e far sognare, non fosse altro che per un ultra quarantenne con la passione della scrittura come il sottoscritto, che si trova a leggere la storia d’amore impossibile fra il protagonista scrittore quarantenne e la giovane mamma ventenne e l’applicazione ferrea di una delle leggi presentate nell’unico manuale di scrittura creativa che io abbia letto in vita mia: … Non posso spiegarvela per non rovinarvi le sorprese, ma per Bacco, i colpi di scena e il dramma raggiungeranno toni epici. Consigliatissimo!


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