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mercoledì 27 ottobre 2021

Recensione: Artificial kid di Bruce Sterling

 


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  Descrizione:

Il pianeta Reverie è frutto di un esperimento finito male: invece di una società senza diseguaglianze né odio, il panorama offre solo decadenza e rigide separazioni di casta. 

I ricchi e i potenti non abitano sulla superficie, ma in lussuose case orbitanti dove si dedicano al loro passatempo preferito: guardare in Tv i video di sesso e violenza estremi girati, migliaia di chilometri più in basso, dalle classi umili. 

L'eroe mediatico del pianeta Reverie si chiama The Artificial Kid ed è il campione di lotta ufficiale. E quando un pericoloso nemico scopre un segreto sul suo fosco passato, il lottatore deve affrontare il suo combattimento più duro, e trovarsi responsabile del destino di un intero pianeta.


Recensione: 

Un romanzo difficile da recensire. Difficile anzitutto perché non sono riuscito neppure a capire se mi sia piaciuto, o meno, né perché… quindi, o sono impazzito io, oppure c’è qualcosa di anomalo nella creazione di Bruce Sterling. Dato il lignaggio dell’autore, sono certo che verrò rampognato ben benino per questa mini recensione, ma forse riuscirò a togliermi alcuni dei dubbi che mi ha lasciato questo testo.

Artificial Kid, romanzo di fantascienza pubblicato per la prima volta nel 1980, è risultato a mio avviso un mix di idee brillanti e scivoloni narrativi capaci di mandarmi in corto circuito. Non saprei neppure dire il target di riferimento, perché a guardare la trama risulta piuttosto banale, con alcune forzature talmente grossolane da non poter essere sottaciute. A tratti invece l’autore, per bocca dei suoi personaggi, si lancia in disquisizioni affascinanti, ricche di spunti di riflessione e capaci di dare al testo tutt’altra profondità. Insomma, un bel rompicapo. 

L’ambientazione di tipo fantascientifico/distopico/cyberpunk sarebbe originale e ben congeniata, ma a mio avviso sfruttata poco e malamente, e lasciata colpevolmente sfumare in toni decisamente troppo soft, almeno per lunghi tratti del romanzo. 

La descrizione dei paesaggi della "zona trasformativa della Massa" è a dir poco di difficile immaginazione, sintomo che l’autore non sia riuscito appieno a dar corpo a quella che doveva essere l’idea cardine del suo lavoro. Intendiamoci, il romanzo si lascia leggere, offre anche colpi di scena e riflessioni sfiziose, ma rimane addosso un senso di occasione persa, per offrire qualcosa di veramente memorabile. Peccato. Parere del tutto personale, per cui sarò ben lieto di avere i vostri riscontri.


Andrea Zanotti  


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