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Sinossi:
Bisogna risalire all'era oscura che seguì l'abbandono della Britannia da parte delle legioni romane. Tutta la regione è in preda al caos e alle lotte fra i vari clan. Il re di Britannia viene ucciso a tradimento e la spada del potere scompare. Comandati dalla Regina Incantatrice e dal Signore dei Non-morti, migliaia di barbari stanno per impadronirsi della Britannia. Solo un ragazzino e un vecchio guerriero tentano di sbarrare loro la strada, il giovinetto però è un principe del sangue e il vecchio è una leggenda vivente, Culain il Signore della Lancia.
Recensione:
Eccoci giunti al terzo episodio del Ciclo delle Sipstrassi di David Gemmell, intitolato Il Re dei Fantasmi. Che dire… pur avendo letto le sinossi, e quindi pronto ad affrontare il cambio di scenario rispetto ai due capitoli precedenti, sono rimasto spiazzato nel trovarmi innanzi a una storia, almeno all’apparenza, priva di collegamenti concreti, se non quello delle famigerate pietre magiche. Se avete letto le mie recensioni ai due volumi che precedono questo Re dei Fantasmi, saprete quanto entusiasmo erano riusciti a ingenerare in me. L’ambientazione simil-western e il protagonista Jon Shannow mi avevano fatto innamorare di quelle opere, ma il mondo è fatto così, no? Le delusioni sono sempre dietro l’angolo, e subdole, colpiscono quanto meno te le aspetti. Così è stato con questo romanzo.
Non che sia un brutto racconto, intendiamoci, la vicenda è ben narrata, piacevole e con alcune trovate che mi sono piaciute parecchio, però, miei cari lettori, siamo anni luce indietro rispetto ai precedenti. Un romanzo scialbo, a mio parere, così come nella media sono i protagonisti della vicenda. Uno su tutti il giovane Uther, che non mi pare presenti spunti di particolare originalità nella sua parabola di ascesa che lo porta da principino emaciato e arrogante a divenire Re e condottiero di uomini.
Sono realmente sorpreso e non riesco a spiegarmi cosa possa aver spinto l’autore a una tale scelta. Forse qualcuno meglio informato del sottoscritto saprà illuminarmi, perché di sicuro qualcuno avrà posto la domanda all’autore.
In sostanza ci troviamo innanzi a una rivisitazione personale di Gemmell alle vicende di Artù e della Tavola rotonda, a cavallo fra la Britannia e i mondi delle nebbie, imbrigliati nello schema delle sipstrassi.
Ripeto il romanzo rimane godibile, data l’abilità dell’autore nel narrarci questi accadimenti, alla fluidità dei dialoghi e a qualche personaggio secondario ben riuscito, ma nessuno riuscirà a togliermi l’amaro di bocca, pensando all’universo spettacolare nel quale si muoveva un personaggio del calibro di Jon Shannow. Insomma, mi pare un’occasione persa. A quanto ho capito il quarto volume della saga sarà ancora ambientato in questo senario, ma nel quinto e conclusivo capitolo si dovrebbe tornare al pistolero. Come detto mi sarei atteso che in questo romanzo ci fossero perlomeno dei collegamenti salienti, capaci di far crescere l’intera costruzione, cosa che invece non ho riscontrato. Forse, anzi sicuramente (altrimenti che ce li avrebbe messi a fare?!), tale incarico è stato demandato a L’ultima spada del potere (il quarto volume), quindi prima o poi vedrete comparire la mia recensione a riguardo, anche se ammetto che la tentazione di saltare all’ultimo episodio è molto elevata.
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