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domenica 7 aprile 2019

Recensione: La tomba del canarino di Isabel Giustiniani [Rating 8]


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Titolo: La tomba del canarino


Editore: Pubblicazione indipendente 

Genere: Romanzo storico

Prezzo: Ebook Euro 1,99 - Cartaceo Euro 8,99

Sinossi: Il sepolcro di Tutankhamon ha ancora un segreto.

Nell’ottobre 1922 Howard Carter fa ritorno a Luxor dall’Inghilterra recando con sé un canarino affinché il canto della bestiola possa allietare le sue giornate. Il cuore dell’uomo, infatti, è colmo di preoccupazione: ad Highclere il suo magnate e finanziatore lord Carnarvon gli ha comunicato l’intenzione di terminare gli scavi in Egitto dopo quell’ultima stagione. 

L’uccellino giallo, novità in quella terra, riscuote la meraviglia degli operai egiziani tanto da meritarsi l’appellativo di “uccello d’oro” e venire considerato foriero di grandi ricchezze. Quando, solo qualche giorno più tardi, uno scavatore si imbatte nel primo gradino che porterà al sepolcro di Tutankhamon con i suoi immensi tesori, per gli operai il ritrovamento non potrà essere altro che “la tomba del canarino”. 

Ben presto la felicità per tale scoperta si trasforma in un incubo quando un serpente si insinua nella gabbia del piccolo pennuto, divorandolo. L’azione del cobra, simbolo per eccellenza dei faraoni, è per i nativi il chiaro messaggio dell’ira del defunto il cui sonno è stato turbato. 

Da quel momento Carter si troverà a combattere contro la superstizione del popolo, le accuse di furto e l’ingerenza del governo egiziano che vede nella sensazionale scoperta un motivo per alimentare il nazionalismo. L’assillo dei giornalisti dopo la morte di Carnarvon - sempre alla ricerca di scoop per accrescere le dicerie sulla maledizione del faraone - le battaglie legali e il disperato amore per lady Evelyn, travolgeranno l’archeologo portandolo a ignorare le parole del suo fedele assistente Na’im. Quella ormai lontana notte di novembre in cui, assieme a Carnarvon e alla figlia, sono entrati per primi di nascosto nella tomba, il giovane egiziano ha visto qualcosa alla quale l’archeologo non crede. Oppure finge di non credere. 

Recensione: 
Aperto, letto d’un fiato e chiuso a malincuore.
Come lettore non posso che essere soddisfatto, come scrittore invece, una punta d’invidia mi serpeggia lungo la schiena, quasi che quel serpentello che si cela costantemente tra le pagine del libro sia veramente un qualcosa di più di uno splendido monile.
Il constatare, una volta di più, che si può essere scrittori indipendenti senza minimamente scadere nel dilettantismo, non può che far bene sia agli amanti della lettura che a quelli che osano prendere una penna in mano, e non mi rimane che far tanto di cappello alla bravura dell’Autrice.
Affrontare un romanzo storico è qualcosa di veramente difficile, non solo ci vuole una grande passione personale, cosa relativamente facile da riscontrare in molti Autori, ma soprattutto la capacità di gestire la montagna di dati e informazioni che vengono raccolti sul tema trattato, cosa che in genere si tramuta il più delle volte in un penoso elenco di date e citazioni, intervallate da tentativi più o meno riusciti di imbastire il tutto con trame e dialoghi che dovrebbero apparire appropriati.
Per essere credibili la regola principale è scrivere di cose che si conoscono e a meno che uno non sia un valente archeologo di professione, raccontare da vicino, come in questo caso, una delle più grandi scoperte del ‘900 non è cosa da poco.
Ma qui l’Autrice  ha quel tocco di genio che ha dato vitalità al famoso serpentello dell’invidia di poco prima.
La trovata di un narratore non solo è vincente, ma preclude anche la banalità del sotterfugio utilizzato con la scelta del personaggio di Na’im. In un colpo solo l’Autrice non solo si mette al riparo dall’inevitabile inadeguatezza professionale e tecnica verso il mondo dell’archeologia, ma grazie proprio al ruolo di semplice inserviente ricoperto dal narratore, si tutela anche dall’affrontare troppo da vicino le implicazioni sociali, politiche e religiose che hanno condizionato pesantemente l’intera vicenda.
Libera da quei lacci, l’Autrice può solo dedicarsi a narrare con passione una storia che chiaramente l’affascina, trascinando il lettore nella sua visione di un’avventura emozionante, dove la sua preparazione e la cura dei particolari storici si adatta perfettamente alla trama, regalandoci una visione di personaggi e di luoghi accattivante, dove i dialoghi sono naturali e ben congegnati, sempre perfettamente credibili.
Affrontare inoltre la cultura egizia, pregna di misteri e di anacronismi, senza pesare eccessivamente sul racconto, ma affidando a un semplice monile il compito di diffondere mistero e magia è un’altra piccola perla di questo bel libro, che ha una sola pecca, quello di essere troppo breve.
Da leggere! 
Pro:  ottimo editing  e perfetta scelta dei dialoghi.
Contro: forse troppa lentezza nelle prime 50 pagine, ma poi il ritmo prende vigore e si arriva alla fine d’un balzo.
Il racconto meriterebbe più spazio, la personalità dei personaggi principali potrebbe essere più approfondita, nonostante sia indubbiamente accurata, o forse è solo che sono così bene presentati che uno vorrebbe conoscerli meglio.
Voto: Otto pieno!


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