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domenica 3 maggio 2020

Recensione: Italian Sword&Sorcery: La via italiana all'heroic fantasy di Francesco La Manno - recensione a cura di Fantom Caligo


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Titolo: Itaian Sword and Sorcery, La via italiana all’Eroic Fantasy

Autore: Francesco La Manno (con i saggi di Adriano Monti Buzzetti, Gianfranco de Torris, Mario Polia, Paolo Paron)

Editore: Italian Sword&Sorcery Books

Genere: Saggistica

Prezzo: 4,99 ebook,

Rating: 9

Sinossi:
Italian Sword&Sorcery. La via italiana all’heroic fantasy è un saggio di Francesco La Manno, curato da Annarita Guarnieri, che ha l’obiettivo di delineare i confini dello sword and sorcery, particolare sottogenere del fantasy nato quasi un secolo or sono dalla penna di Robert E. Howard che ancora oggi continua ad appassionare i lettori di tutto il mondo.
Lo studio muove dall’analisi degli elementi costitutivi dello sword and sorcery, dalla disamina dei principali personaggi di heroic fantasy del Maestro di Cross Plains (Conan il Cimmero, Kull di Valusia, Solomon Kane, Bran Mak Morn e James Allison), da una ricognizione nei cicli dell’immaginario nero di Clark Ashton Smith (Hyperborea, Poseidonis, Averoigne e Zothique) e di Thongor di Lemuria di Lin Carter, dalla critica mordace al fenomeno commerciale del grimdark fantasy lanciato da George R.R. Martin e da Joe Abercrombie, per concludere con la presentazione della nuova fantasia eroica mediterranea e dei suoi alfieri. Il volume contiene anche i saggi di Adriano Monti Buzzetti, Gianfranco de Turris, Mario Polia e Paolo Paron.

Recensione:
Oggi non tratteremo di romanzi. In questo periodo di pandemia, chiusi in casa mentre disperati compiliamo il modulo di autocertificazione che il governo tra cinque minuti cambierà – impedendoci d’uscire – oltre alla lettura dei nostri romanzi preferiti perché non leggersi dei buoni saggi sul genere fantasy?
L’Italian Sworld and Sorcery è un’associazione culturale che consiglio di seguire. Oltre alla divulgazione, si sta occupando dello sviluppo di un filone fantasy italiano legato al mondo dello sword and sorcery.
Il saggio di cui stiamo parlando mi ha illuminato sulla profondità e l’ampiezza del genere. Vi dico solo che, prima della lettura di questo testo, nella mia mente dark fantasy e sword and sorcery erano due filoni ben distinti. Per dirla in termini pratici, libri come Black Company di Cook o la saga di Withcer di Sapkwoski erano per me esclusivamente dei dark fantasy, mentre lo sword and sorcery rappresentava un filone ormai esaurito, ancora legato al personaggio, ripreso negli anni ’80 con il nome di Conan il Barbaro, sviluppato da R.E. Howard. Solo leggendo questo saggio ho scoperto che la distinzione tra i due generi sia molto sottile (Cook e Sapwoski sono citati da La Manno come esempi di sword and sorcery moderno, ma allo stesso tempo sono considerati dalla critica degli ottimi esempi di dark fantasy) e come già i primi lavori non solo abbiano gettato delle solide basi per questo genere, ma abbiano anche creato i presupposti del filone dark. (A questo punto mi spingo a chiedere agli autori, sperando di non recare loro offesa, una digressione su questo doppio filone e sul contributo dello sword and sorcery allo sviluppo della letteratura Epic e Dark Fantasy.)
Chi leggerà il saggio farà un viaggio nel genere, partendo principalmente dagli albori. La Manno ci mostra come già gli iniziatori dello sword and sorcery spaziassero, gli autori mi concedano questa semplificazione, dall’epic al dark senza porsi alcun problema.
Le figure degli antieroi, rese oggi popolari da autori quali Martin e Abercombie, erano già presenti nello sword and sorcery assieme alla grande carica di fantastico che pervade questi libri.
Il saggio si può dividere in quattro sezioni: la prima è una presentazione dell’associazione Italian Sword and Sorcery, la seconda un’analisi dei “padri fondatori”, ossia Howard, Alison, Ashton e Carter. Non ci troveremo soltanto di fronte ad una mera critica stilistica, ma grazie a questo lavoro entreremo in contatto con le profonde mitologie che ispirano questi libri, che variano dai culti pagani, al cristianesimo e allo stesso esoterismo. Non si tratta, come si potrebbe pensare, di semplici battaglie e colpi di spada, ma ognuno di questi autori porta con sé una visione del mondo, un approccio unico e singolare che il saggio aiuta a cogliere e apprezzare.
La terza sezione presenta i nuovi artisti dello sword and sorcery mediterraneo, ossia la nuova “via Italiana” al fantasy di questo genere. Troviamo molte ambientazioni interessanti che vanno dalla Sardegna all’Asia di Alessandro Magno. Una serie di libri tutta da scoprire e che, spero, di poter recensire su questo sito.
Infine l’ultima parte offre spunti di critica al filone più intransigente del grimdark. Qui mi permetto di fare una brevissima digressione. Per chi non conoscesse i retroscena, J. Abercombie (La prima legge), uno degli autori più influenti della cosiddetta 3rd Wave – il filone low fantasy lanciato da Martin e cresciuto durante gli anni 2000 - ha stilato una serie di principi, condivisibili o meno, su come deve essere un libro grimdark. Tra questi vi è una forte riduzione dell’elemento fantastico e alcune linee guida su come devono essere i personaggi. 
L’ultima parte dell’articolo critica abilmente questa visione del fantasy, sviscerando alcune contraddizioni e mancanze presenti in questo approccio.
Un saggio che consiglio vivamente di leggere a chiunque che, oltre ad essere un lettore o scrittore fantasy, voglia crearsi delle forti basi. 
In questo periodo di piattume editoriale e di facile superficialità, è bello vedere realtà letterarie non solo votate alla vendita di libri, ma anche alla scoperta dei significati che essi racchiudono e dei messaggi che questi propongono.
Colgo l’occasione per fare l’imbocca al lupo all’Italian Sword and Sorcery per un rilancio di questo filone.
Voto 9

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