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domenica 24 maggio 2020

Recensione: Titolo: Come nascono gli eroi di Gianluca Turconi [Rating 9,5] - recensione a cura di Hagar Lane




Titolo: Come nascono gli eroi

Autore: Gianluca Turconi

Casa editrice: pubblicazione indipendente

Genere: Fantascienza

Costo: Gratuito

Rating: 9

Sinossi: 
Nel futuro prossimo, a San Pietroburgo, durante la Seconda Guerra Patriottica tra Unionisti e Secessionisti, Pierre, insieme al gruppo di bambini che protegge, è costretto a vivere rintanato nei sotterranei della città per sfuggire al nemico, umano e non.
Deciso ad abbandonare la zona per sopravvivere, finirà con l'avere un incontro del tutto inaspettato.
Chi è veramente Pierre e perché si nasconde tanto dagli Unionisti quanto dai Secessionisti?

Recensione:
Ho scoperto per caso nel web lo scrittore Gianluca Turconi e il suo sito Letture Fantastiche.
È uno scrittore che ha pubblicato molti libri, una penna decisamente matura, di quelle che meritano il titolo di “scrittore” senza se e senza ma. 
Ho voluto saggiare la sua scrittura leggendo uno dei racconti che Turconi ha messo nel suo sito a disposizione di tutti, gratuitamente. Fra i tanti ho scelto “Come nascono gli eroi”. 
La mia scelta è stata secca e determinata, perché il titolo del racconto contiene in sé una domanda che accompagna le ricerche dell’uomo da sempre, sin da quando Dei ed Eroi davano vita a quei miti (greci) che stanno alla base della nostra cultura occidentale (greco-latina).
“Come nascono gli eroi” è un racconto di 17 pagine dove Turconi è riuscito a concentrare tutto quanto dev’essere concentrato nella scrittura. 
Diciassette pagine dense di significato, poggiate su tre ambientazioni sceniche complete di tutto, descritte puntando su particolari che da soli bastano a catapultare il lettore in un mondo reale e futuristico insieme (fantascienza). 
Dialoghi fatti di parole “normali”, ma scelte con la sapienza di chi sa che la distinzione tra un personaggio e l’altro si addensa nelle sfumature del linguaggio, e sono quelle che devono farci, da sole e con poche battute, distinguere un bambino da un militare, ma anche tutte le emozioni che sottendono il dichiarato. Ed è così che fa Turconi. 
In ogni frase dei dialoghi concentra tutto quanto non serve più che venga aggiunto al contorno. Le emozioni e le personalità dei protagonisti arrivano tutte, nitide e potenti al lettore. Mi è arrivato tutto il coraggio di Mikkeli, la paura di Pierre, la rabbia di Jurij, la saggezza e bontà di Marika, ma anche la lenta e inesorabile presa di coscienza che accompagna Pierre lungo tutto il racconto. 
“Come nascono gli eroi” è un racconto di fantascienza dove lo scontro è tra l’uomo e se stesso, prima ancora che tra gli umani e i biobot. 
I biobot sono robot composti di parti meccaniche, elettroniche, ma anche umane: gli uomini che smembrano e dai quali prendono i “pezzi di ricambio” che necessitano. Sono creature nate da reti neurali impiantate in loro dall’uomo, e che nel tempo sviluppano una piena autonomia dai propri creatori. Così avviene, in fondo, per tutti i figli nei confronti dei propri genitori, pertanto non c’è tanto da stupirsi se un giorno ciò che descrive Turconi avvenisse realmente. 
Così, anche i biobot diventano, nel tempo, creatori essi stessi di altri biobot, ma molto più avanzati di loro. 
A quel punto il legame con gli antichi padri, gli uomini, si rompe, e questo è il rischio concreto al quale l’umanità va incontro nel momento in cui crea delle intelligenze artificiali su base rete neurale avanzatissima, perché i meccanismi di autoapprendimento sono infinitamente più rapidi in una rete neurale (artificiale) rispetto a quanto avviene nel cervello umano. 
Ciò che non si sta, forse, tenendo in debita considerazione, è che una rete neurale è molto più vicina al concetto di “mente” che non a quello di “cervello”, con la conseguenza che potrebbe sviluppare nel tempo la cosiddetta “coscienza”, creatrice per sua stessa natura e della quale ancora i neuroscienziati sanno poco o nulla. 
Il tema trattato da Turconi è quindi, al tempo stesso, affascinante e reale (ci riguarderà tutti da vicino e in un futuro non molto lontano), più di quanto si possa immaginare. Per me, personalmente, è il tema più interessante dell’intera letteratura fantascientifica.
Lo stile di Turconi è potente, delizioso e intriso di significati, ad ogni passo. Oserei dire che è il tipo di scrittura che amo maggiormente: leggi una storia che scorre come l’olio, ma ogni frase che la compone è densa di significato, e puoi soffermarti, se vuoi, a riflettere ad ogni passo. Rileggi il testo la seconda volta, con l’occhio critico di chi si accinge a scriverne una recensione, e arrivi alla conclusione che la scrittura di Turconi è quel tipo di scrittura che non lascia niente al caso, dove ogni parola è studiata e messa al posto giusto dove l’ha messa.
Non vi dirò come nascono gli eroi, che è una domanda alla quale si possono dare molte risposte. Turconi ci da la sua e io vi invito a leggere il suo racconto per scoprirla da voi. 
Scrivo, invece, due battute di un dialogo del racconto, che da sole mostrano, per me, cosa aspettarci dal racconto di Turconi, ma anche lo spessore dell’autore:
    • Quindi la nostra esistenza non ha scopo?
    • Avrà quello che deciderete di dargli.
Un racconto che contiene al suo interno, perfettamente delineati, sei personaggi umani e un biobot, tre differenti ambientazioni sceniche, una trama complessa e perfettamente intrecciata e dipanata lungo il racconto, spessore psicologico dei protagonisti ben evidente e, non ultimo, due riflessioni di grande portata.
La prima è con riferimento al titolo del racconto, mostrando con la storia stessa come può anche nascere un eroe.
La seconda è con riferimento al progetto nel quale, noi umani, ci siamo imbarcati da tempo: l’utilizzo di reti neurali sempre più sofisticate e potenti per la creazione di nuove forme viventi nel pianeta (robot), che siano simili all’uomo, ma infinitamente più potenti di noi. Forme viventi che pensiamo di poter addomesticare come cagnolini e/o usare come schiavi senza il minimo problema, per far svolgere loro tutte le mansioni manuali possibili e immaginabili, ma anche da usare per la creazione di opere artistiche innovative e perfette (quadri, libri, sculture…), e per fare lavori mentali d’ogni tipo (consulenza, calcoli computazionali complessi e qualsiasi altro lavoro che oggi svolge l’uomo). 
Questo è già realtà in parte, e sempre più lo sta diventando in paesi come il Giappone e altri ancora. Ma queste nuove creature potrebbero svelarci nel tempo delle sorprese, e non è detto che siano tutte piacevoli per gli uomini.
Chiudo con la frase detta dal sergente Stejskal a tal riguardo, quando Jurij afferma che “i biobot non passano inosservati”. Il sergente lo squadra dalla testa ai piedi e gli risponde: “Ragazzino, i biobot posseggono centinaia di modi diversi per stupirti. E nessuno di essi ti piacerebbe”.
Gianluca Turconi è uno scrittore tutto da scoprire, di questo ne sono certa, e il mio voto al suo racconto è: 9.

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