• Titolo opera: La Casa dalle Radici Insanguinate
• Rating: 7,5
• Sinossi:
Cupo, Mago, Skizzo. Tre figure in agguato nell’oscurità, tre predatori in mezzo agli alberi, un unico obiettivo: svuotare la cassaforte di Villa Marchetti, residenza di facoltosi gioiellieri romani. Il piano: sorprendere la coppia di ritorno dal lavoro, entrare in casa, arraffare il possibile e filare verso una nuova vita, lontano dalla periferia degradata della città. Un gioco da ragazzi, come armare il cane di una pistola dalla matricola abrasa. Cupo, Mago e Skizzo questo credevano. Finché non hanno aperto la porta sbagliata.
• Recensione:
Oggi parliamo di un bel romanzo horror di stampo classico: La casa dalle radici insanguinate di Roberto Ciardiello edito da DZ Edizioni.
Non sono un grande esperto di racconti dell’orrore, ma credo di essere in grado di giudicare quando ci troviamo innanzi a qualcuno capace di scriverli. Questo è il caso di Ciardiello, nessun dubbio.
Il romanzo mi ha lasciato alcune perplessità di cui vi parlerò più avanti nel corso della recensione, ma voglio iniziare con i doverosi complimenti all’autore.
Era un pezzo che non mi trovavo innanzi a un lavoro capace di mettermi quella sana tremarella che solo i grandi scrittori sono capaci di far trapelare fra le pagine dei loro romanzi.
Ebbene, l’autore DZ ci riesce alla perfezione e lo fa nel modo più naturale possibile, sfoggiando una prosa semplice ma efficace, diretta e funzionale allo slancio narrativo che desidera, e riesce, a imprimere alla narrazione.
Per sviluppare la vicenda ricorre al punto di vista mobile, alternando lo sguardo dei diversi protagonisti di capitolo in capitolo. La cosa riesce molto bene, permettendo al contempo di coprire l’intero palcoscenico e di farlo nel modo più interessante per il lettore: fornendo a mano a mano dettagli che prima erano rimasti celati abilmente nell’ombra.
L’abilità dell’autore sta proprio nel farlo in modo quantomai naturale, mai artefatto, spronandoci a non mollare mai il romanzo e costringendoci a divorarlo in un baleno. Complimenti.
Cosa aggiungere? I personaggi? Beh, ben costruiti, credibili e carichi di personalità, grazie anche a dialoghi sempre all’altezza, ironici quando serve, sprezzanti nelle giuste occasioni e comunque mai banali e stucchevolmente volti al politicamente corretto. Decisamente ben fatto.
Dell’adrenalina che fluisce copiosa, almeno quanto il sangue che inizia a scorrere nel corso di questa rapina in villa in stile Arancia Meccanica ho già detto, e non mi soffermerò oltre.
I colpi di scena non mancheranno, anche se questo aspetto mi porta dritto diretto ad affrontare quei piccoli problemini accennati all’inizio.
Alcuni interrogativi sorgono spontanei e rimangono irrisolti. Per quanto il lettore possa essere infoiato dall’incedere incalzante degli eventi, tali interrogativi non possono non nascere e fossi stato l’autore avrei offerto almeno qualche spunto di soluzione. Non posso sbilanciarmi nell’indicarli apertamente per non incappare in spoiler, ma sarò lieto di illustrarli all’autore se si mostrerà interessato. Ad ogni modo nulla che possa intaccare la bontà del romanzo, che rimane del tutto godibile e che vi consiglio di cuore.
Ultimo aspetto, del tutto soggettivo in questo caso, il finale. Non mi è piaciuto. Tranquilli, se è per questo boccio anche molti finali di Stephen King, ma non l’ho mai reputato un problema. Ciò che conta è il viaggio e quello offertoci da Ciardiello merita sicuramente il prezzo del biglietto.
Voto 7,5
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