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martedì 22 dicembre 2020

Recensione: La città & la città di China Miéville

 




Sinossi:
Immaginate due città, separate e unite allo stesso tempo, in un punto indefinito dell'Europa. Figlie della catastrofe post-sovietica. Due città sovrapposte, che condividono lo stesso spazio, ognuna con le proprie strade, i propri palazzi, i propri cittadini, la propria storia, la propria identità. Un'anomalia spazio-temporale, un capriccio tecnologico, un errore nella creazione, una scissione a un certo punto della storia? Tutto questo, o forse no. Per un cittadino dell'una il più grave reato è quello di vedere un cittadino dell'altra: sono due mondi vicinissimi, eppure incomunicabili, e la punizione per chi trasgredisce è certa e impietosa. Così tutti sono abituati fin dalla nascita a non-vedere, a sfuggire ogni forma di contatto con gli altri che pure sono lì, sotto i loro occhi e a portata di mano. Viene scoperto un delitto, in una delle due città, e le indagini portano fino all'altra città, e poi oltre, in un'altra realtà che nessuna delle due sembra conoscere, e che forse le trascende entrambe.


Recensione:

Quando si prende in mano un romanzo di China Miéville lo si fa per il desiderio di trovare qualcosa di nuovo, qualcosa di bizzarro, e anche questa volta, con La città & la città, il nostro campione del new weird non si smentisce. 

Ammetto di averci messo parecchie pagine a calarmi in questa realtà fatta di due città che condividono il medesimo spazio fisico. Attenzione, a dividerle non c’è un muro di Berlino qualsiasi, ma la sola convinzione condivisa di trovarsi in due luoghi distinti, sorretta da una ridda di regole che obbligano gli abitanti dell’una a “disvedere” ciò che avviene nell’altra, e viceversa. Avete capito bene. Si cammina per strada e al vostro fianco potrebbe esserci un cittadino dell'alta città, nella sua città, e voi dovreste far finta di non vederlo, proseguendo per la vostra strada, nella vostra città. Spazi condivisi, regole diverse, mondi diversi. A vigilare su tutto, con occhio attento e braccio forte, c’è appunto la Vigilanza, uomini senza volto, ma dai poteri che appaiono illimitati e dalle decisioni presumibilmente infallibili. 

In Perdido Street Station, Miéville mi aveva convinto in quanto ad originalità e trama, tuttavia mi era risultato piuttosto prolisso. In questo romanzo invece tutto scorre più rapido e piacevole. Una volta calati in questa realtà all’apparenza assurda, risulterà del tutto piacevole indagare i retroscena e i sottesi psicologico-sociali che essa comporta. Una sorta di poliziesco distopico molto ben caratterizzato, in un ambiente ricostruito con maestria. Il protagonista è il classico stereotipo del detective duro e puro, ma riesce a conquistare nel corso della narrazione anche se non viene approfondito particolarmente il suo di aspetto psicologico. L’analisi dell’autore è tutta rivolta all’esterno, alle istituzioni e alle situazioni di questo micromondo diviso e condiviso e anche l’attenzione del lettore è risucchiata in questa realtà. Nel mio caso è riuscito a coinvolgermi, non sono certo possa funzionare con tutti, quindi a livello di consiglio non saprei che dire. Qualche pennellata di mistero e qualche inseguimento a cavallo fra le due città sovrapposte sono quello che Miéville ha da offrirvi in quest’opera. Niente razze bizzarre e poteri sovrannaturali alla Perdido Street Station, vi avviso, siamo su un altro mondo, con le sue regole bislacche, ma molto più simile alla realtà quotidiana che sperimentiamo tutti i giorni. Forse anche più di quanto possa apparire a prima vista...

Andrea Zanotti

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